contemporanea
ORSO MARIO CORBINO
SCIENZIATO, MANAGER E
UOMO POLITICO
di Francesco Cappellani
Nel settembre del 1927 si svolse a Como,
nel quadro delle onoranze ad Alessandro
Volta nel primo centenario della morte,
il “Congresso Internazionale dei
Fisici” che avrebbe assunto
un’importanza straordinaria nella storia
della fisica moderna, per la presenza di
quegli scienziati che stavano creando le
basi della nuova fisica, la fisica
quantistica. Dei 61 partecipanti, 12
avevano già vinto il Premio Nobel e
altri tre l’avrebbero preso in seguito.
Unico assente fra i grandi fu Albert
Einstein, per la sua decisa opposizione
al regime fascista e a Mussolini che
aveva caldeggiato il convegno. È stato
affermato che la meccanica quantistica
ha avuto la sua inaugurazione ufficiale
al Congresso di Como e, con
l’appellativo di “Como Lecture”,
passerà alla storia la prima trattazione
ufficiale di questa materia presentata
dal danese Niels Bohr. Al congresso
aveva partecipato un fisico siciliano,
Orso Mario Corbino, con una dotta
esposizione sulla pila di Volta
(CORBINO).
L’argomento trattato porterebbe a
pensare che l’autore fosse interessato a
sceverare in profondità temi oramai
acquisiti, ma vedremo che l’attività
vulcanica del nostro non si limitava
alla fisica “classica”, ma abbracciava
la nuova fisica che stava germogliando
in quegli anni e inoltre spaziava in
altri campi come l’elettrotecnica nella
quale diventerà uno dei massimi esperti
italiani; il suo impegno scientifico
“fu costantemente intramezzata con un
vivo interessamento per lo sviluppo
dell’industria e per la vita politica.
Aveva particolari tendenze e capacità
non comuni per le attività industriali,
in genere, ed in particolare per quelle
costituenti l’industria idroelettrica
italiana” (TRABACCHI).
Ciò gli permise di arrivare a posti
direttivi sia a livello statale che
industriale culminati nella nomina a
senatore nel 1920, a presidente del
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
nel 1923, poi alla direzione del
ministero dell’Economia Nazionale e in
seguito eletto consigliere di società
come Edison e Pirelli, e membro di
svariati consigli d’amministrazione.
Sono passati oltre 80 anni dalla
scomparsa di Orso Mario Corbino e come
dice U.Sanzo nella ricchissima
introduzione alla raccolta di testi di
Corbino “Scienza e Società”
(CORBINO) «salvo un certo numero di
necrologi, alcuni agiografici, nessuno
si è preoccupato di tracciare il
ritratto di un uomo che sicuramente ha
avuto un grandissimo rilievo nella vita
sociale, politica, industriale e
scientifica dell’Italia della prima metà
del secolo XX».
Perché la peculiarità di questo grande
siciliano era di assommare in sé la
capacità di essere un docente
universitario e scienziato di alto
livello e al contempo un manager
scientifico, dirigente industriale e
politico di eguale livello, una
caratteristica che nell’Italia degli
anni trenta del secolo scorso, ma anche
oggi, era assolutamente unica e
irripetibile.
Attività scientifica
Orso Mario Corbino era nato ad Augusta
il 30 Aprile 1876. Il padre aveva
partecipato alla battaglia di Custoza
del 1866 e nel 1868, congedato
dall’esercito, era rientrato ad Augusta
dove aveva acquistato una fabbrica
artigiana di maccheroni e nel 1872 aveva
sposato una proprietaria terriera
benestante. La coppia ebbe sette figli:
Orso Mario fu il secondo; Epicarmo, il
quarto, divenne un valente economista e,
dopo la seconda guerra mondiale, fu
deputato all’Assemblea Costituente e
ministro del tesoro nei primi due
gabinetti retti da Alcide De Gasperi.
Conseguita la licenza ginnasiale ad
Augusta, Orso Mario proseguì gli studi
liceali a Catania e poi alla locale
università che lasciò dopo il primo anno
per andare a Palermo che aveva una fama
migliore nel campo scientifico grazie
alla guida del professore Macaluso, buon
fisico, colto e al corrente della fisica
contemporanea. Laureatosi a 20 anni
insegnò brevemente al liceo di Catanzaro
per poi rientrare a Palermo dove rimase
cinque anni insegnando al liceo Vittorio
Emanuele II e parallelamente lavorando
all’università col professor Macaluso.
Insieme scoprirono nel 1898 un
particolare effetto magneto-ottico,
legato all’effetto Zeeman scoperto due
anni prima, noto oggi come effetto
Macaluso-Corbino (CORBINO), che ebbe
vasta eco nel mondo scientifico
internazionale. Pubblicò ancora altri
lavori su questi argomenti acquisendo
presto grande fama; nel 1900 consegue la
libera docenza in fisica sperimentale e
nel 1902 in elettrotecnica; nel 1904
vince i concorsi a cattedra per entrambe
le discipline e nel 1905 opta per la
cattedra di fisica sperimentale
all’università di Messina. Salvatosi con
la famiglia miracolosamente dal
terremoto, fu chiamato a Roma nel 1908
dal senatore Pietro Blaserna, direttore
dell’Istituto di Fisica di Roma, alla
cattedra di fisica sperimentale.
Nelle parole di Giovanni Vittorio
Pallottino (PALLOTTINO): “«La
chiamata a Roma, decisiva per i
successivi sviluppi della sua carriera e
la sua evoluzione da scienziato puro a
organizzatore della ricerca, uomo
politico e grand commis dello stato,
avviene anche grazie all’apprezzamento
della sua personalità, fisico
sperimentale di grande capacità ma anche
sicuramente aperto e sensibile alle
novità di natura teorica che
caratterizzano gli anni a cavallo dei
due secoli (…)».
La sua attività scientifica copre studi
sull’elettromagnetismo (“l’effetto
Corbino”, una variante dell’effetto
Hall), sull’elettronica (analisi di
circuiti oscillanti con valvole
termoioniche), sul calore specifico a
elevate temperature di alcuni metalli,
sulla fotoelasticità, sugli esplosivi
(nitroglicerina) durante la prima guerra
mondiale e, più tardi, sulla
progettazione e realizzazione di
alimentatori per i tubi a raggi X usati
in medicina, e infine prosegue con la
lungimirante fondazione, nel 1936,
dell’Istituto di Elettroacustica.
Musicista appassionato “pochi giorni
prima di morire, aveva pubblicato i
risultati di una elegante soluzione di
uno dei problemi fondamentali sulla
riproduzione elettrica dei suoni: la
taratura dei microfoni elettrostatici”
(TRABACCHI).
Il suo impegno nella ricerca viene
riconosciuto nel 1914 col premio per la
Fisica dell’Accademia dei Lincei e con
la nomina dal 1914 al 1919 a presidente
della Società Italiana di Fisica. Nel
1918, in seguito alla morte di Blaserna,
diventa direttore del Laboratorio di
Fisica di Roma, carica che manterrà fino
alla sua scomparsa, e l’anno dopo viene
nominato membro dell’Accademia dei
Lincei. Dirigerà dal 1925 la rivista “Il
Nuovo Cimento”, all’epoca una delle
migliori pubblicazioni scientifiche a
livello europeo, e, dal 1928, la rivista
“Energia Elettrica”.
L’ultima onorificenza la riceverà nel
1933: il premio Mussolini dell’Accademia
d’Italia. Corbino ci ha lasciato oltre
160 pubblicazioni di cui un centinaio
sono lavori originali e gli altri
riguardano conferenze e articoli di
rassegna. Il ricordo di un suo allievo,
il premio Nobel Emilio Segrè, è basilare
per capire Corbino come uomo e
scienziato: «Corbino aveva
un’intelligenza scientifica eccezionale,
che colpiva chiunque conversasse con
lui; tale impressione era condivisa da
Fermi e da tutti i fisici della nuova
generazione. Riusciva ad orientarsi su
qualsiasi questione con rapidità
prodigiosa e riconosceva immediatamente
i punti essenziali di ogni problema sia
scientifico, sia umano. Verso il 1920
era praticamente il solo professore di
fisica in Italia che fosse aggiornato e
apprezzasse gli sviluppi della fisica
che avvenivano in quegli anni.
Eccellente oratore, con uno stile un po’
fiorito e personale in cui si
riconosceva spesso l’origine siciliana
della frase, era spiritosissimo e aveva
la risposta fulminante. La sua altezza
d’ingegno era accompagnata da una
personalità e simpatia e da una certa
propensità alle manovre accademiche. Gli
piaceva organizzare promozioni,
trasferimenti e cose simili e in
generale i suoi piani riuscivano. Era
astutissimo, ma ciò che lo distingueva
dai molti politicanti universitari, era
l’elevatezza dei suoi fini e la
sicurezza del suo giudizio» (SEGRÈ).
È curioso anche il ricordo di Giorgia de
Cousandier, amica dei fisici romani, che
raccontando delle nozze di Emilio Segré
nel 1936 annota: «Testimoni per lo
sposo furono Tullio Levi Civita e Orso
Mario Corbino. Fu una festa semplice. Il
senatore Corbino era lieto come un
ragazzo quel giorno e scherzò tutto il
tempo. Lo rivedo sempre tanto piccolo di
statura che, con la bombetta calcata
sulla testa, non arrivava all’altezza
del bar!»
(DE
COUSANDIER).
Attività politica e amministrativa
Parallelamente all’attività scientifica,
alla quale, dalla fine degli anni venti,
Corbino ebbe sempre meno tempo da
dedicare, si svolse la sua attività
politica e amministrativa. La continua
ascesa in questi campi è merito senza
dubbio delle sue grandi capacità
tecniche ma anche, come sottolinea Sanzo
(CORBINO), «al momento storico nel
quale si trovò ad operare, il periodo
d’industrializzazione del paese. Non
deve, infatti, sfuggire all’occhio dello
storico che la fortuna di Corbino è
tutta legata alla sua passione per
l’elettrotecnica e all’aver compreso,
appena giunto a Roma, che la partita
dell’ammodernamento della nazione si
giocava tutta nel settore della ricerca
energetica. Gli alti incarichi che egli
ha ricoperto a livello industriale,
politico e accademico, sono tutti
connessi al problema della produzione di
energia, settore nel quale aveva
acquisito, sin da giovane, un’altissima
competenza tecnica che lo rese uno dei
massimi elettrotecnici italiani e un
collaboratore appetibile, sia a livello
pubblico, sia a livello privato».
Nel 1910 entra nel Consiglio
d’Amministrazione dell’Azienda Elettrica
Municipalizzata di Roma. In seguito allo
scoppio della prima guerra mondiale e la
conseguente penuria energetica e quindi
la necessità di gestire efficacemente il
settore idroelettrico, il ministro dei
Lavoro Pubblici Ivanoe Bonomi crea nel
1917 il Consiglio Superiore delle Acque
affidandone la presidenza a Corbino.
L’abilità di Corbino nel gestire questo
incarico spingerà Giolitti, nel 1920, a
nominarlo senatore del regno. Nel Giugno
del 1921 Bonomi, divenuto Presidente del
Consiglio, insiste affinché Corbino
accetti la poltrona di ministro delle
Pubblica Istruzione che era stata di
Benedetto Croce nel governo precedente.
Ma il fascismo è alle porte. Corbino
rifiuta allora e in seguito di prendere
la tessera del partito e nel 1922, in
qualità di senatore, vota contro il
governo Mussolini. Il duce nel 1923 crea
il Ministero dell’Economia Nazionale
accorpando i due dicasteri
dell’Agricoltura e dell’Industria e
Lavoro e vi mette a capo proprio Corbino,
cioè un avversario politico.
La spiegazione di questa scelta
apparentemente contraddittoria, secondo
Renzo de Felice, dipendeva dal fatto che
Mussolini “tendeva ad assicurare al
proprio governo personalità di prestigio
e tecnici di valore che con la loro
presenza dessero ad esso autorità,
legittimazione e, quindi, gli
assicurassero nuovi consensi” (SEGRÈ).
Dopo il delitto Matteotti, nel 1924, il
Duce elimina alcuni ministri “scomodi”
tra cui Corbino e Giovanni Gentile. Ma
l’ascesa di Corbino prosegue
ininterrotta con nuovi incarichi:
diviene membro del consiglio
d’Amministrazione dell’Edison,
dell’I.M.I. (Istituto Mobiliare
Italiano) e del Credito Italiano di cui
seguirà, nel 1934, il passaggio
all’I.R.I. (Istituto per la
Ricostruzione Italiana). Nel 1931 viene
nominato presidente della Commissione
per le Direttive Artistiche e la
Vigilanza delle Radiodiffusioni,
organismo che, nel 1936, passa dalla
dipendenza del Ministero delle
Comunicazioni a quella del Ministero per
la Stampa e la Propaganda diretto da
Galeazzo Ciano.
Corbino, privo di tessera del PNF
(Partito Nazionale Fascista), si dimette
ma è costretto a riprendere l’incarico
su iniziativa personale di Mussolini. Il
commento in proposito di Laura Fermi è
illuminante: «Corbino apparteneva a
quella prestigiosa categoria di
personaggi talmente illustri a livello
nazionale e internazionale che nessuna
dittatura avrebbe mai osato discriminare»
(DE COUSANDIER).
Corbino non si ferma, ha intuito
l’importanza fondamentale che la radio e
la televisione potranno assumere
nell’imminente futuro: partecipa al
primo Congresso Internazionale di
Televisione tenutosi a Nizza nel
1935 e l’anno dopo si reca negli Stati
Uniti per studiare le prime trasmissioni
televisive. Rientrato in Italia si
interessa alla realizzazione a Roma di
una stazione trasmittente sperimentale,
ma non arriverà ad assistere alle prove
iniziali perché una banale polmonite ne
stroncherà in pochi giorni, il 23
gennaio del 1937 a 61 anni,
l’instancabile fibra.
La scuola di Roma
Forse, in una visione retrospettiva, il
lascito più importante di Corbino fu
quello di avere creato le condizioni
ottimali per la nascita della “Scuola di
Roma”. Malgrado gli impegni crescenti in
altri campi, Corbino rimase attentissimo
al mondo della nuova fisica, cioè
relatività e meccanica quantistica, che
fioriva nei primi decenni del novecento
e ne era il massimo difensore tra i
fisici della sua generazione.
«Il suo intento di portare la fisica
italiana a livello di eccellenza si
manifesta allora con una scelta che si
rivelerà decisiva e che costituisce
veramente il maggior merito di tutta la
sua opera. Cioè la decisione di
istituire a Roma una cattedra di fisica
teorica, la prima in Italia con questa
denominazione, e di chiamare a
ricoprirla nel 1926 Enrico Fermi, appena
venticinquenne ma già affermato a
livello internazionale. Decisione che
riesce ad attuare grazie al potere di
cui disponeva» (DE FELICE).
È la mossa vincente, ma non basta,
Corbino raccoglie attorno a Fermi un
gruppo di giovani capaci e entusiasti
tra cui Edoardo Amaldi, Ettore Majorana,
Emilio Segrè e Bruno Pontecorvo. In
pochi anni l’istituto di fisica romano
di via Panisperna assurge a fama
internazionale al punto che il primo
Congresso Internazionale di Fisica
Nucleare si terrà proprio a Roma con la
presenza dei massimi scienziati del
tempo come Maria Curie, Niels Bohr,
Werner Heisenberg e Wolfgang Pauli.
Corbino non partecipa direttamente alle
ricerche di Fermi e dei “ragazzi di via
Panisperna”, ma ne segue con attenzione
l’attività scientifica discutendo
quotidianamente con loro i risultati
ottenuti. Amaldi trova “sconvolgente”
che Corbino “dopo il 1930, quando
aveva ormai quasi del tutto abbandonato
la ricerca, fosse ancora in grado di
discutere di qualsiasi problema
scientifico con gli allievi della scuola
di Roma” (FERMI).
Inoltre si prodiga per ridurre l’impegno
didattico dei suoi “ragazzi” in modo che
possano fare ricerca quasi a tempo
pieno, e li spinge ad andare all’estero
a perfezionarsi nelle migliori
università con i fisici di maggior
prestigio dell’epoca. Solleva il gruppo
da ogni impegno amministrativo,
organizzativo e finanziario, reperendo
fondi e risorse grazie anche al suo
stretto rapporto con gli industriali
elettrici e appoggiandosi al Laboratorio
di Fisica della Sanità Pubblica che
aveva creato quando era ministro
dell’Economia Nazionale, per ottenere il
costosissimo radio necessario per le
esperienze di fisica nucleare. È
straordinaria la preveggenza di Corbino
che, in occasione di un discorso
pronunciato nel 1929 a Firenze, afferma:
«È indispensabile che gli
sperimentatori possiedano la conoscenza
rapida e sicura dei risultati che va
conseguendo la Fisica Teorica, e che
siano muniti di mezzi d’indagine sempre
più larghi. Pretendere di fare della
Fisica sperimentale senza conoscere
giorno per giorno i risultati dei lavori
di Fisica teorica e senza grandi mezzi
di laboratorio equivale a voler vincere
una battaglia moderna senza aeroplani e
senza artiglieria» (CORBINO).
Si può immaginare che il suo allievo
Edoardo Amaldi ricordasse queste parole
quando, subito dopo la guerra, si batté
caparbiamente per la creazione del CERN
(Centro Europeo di Ricerca Nucleare) a
Ginevra dove si riuniranno i migliori
fisici teorici e si costruiranno le più
potenti “macchine” al mondo per svelare
i misteri dell’atomo, con risultati
straordinari come la scoperta
ultimamente del bosone di Higgs.
Nel 1934, a seguito della scoperta della
radioattività artificiale, cioè la
possibilità di creare elementi
radioattivi bombardando elementi stabili
con particelle nucleari, da parte dei
coniugi Joliot-Curie a Parigi usando
particelle cariche (raggi alfa), Fermi
intuisce che i neutroni, essendo, a
differenza delle particelle alfa, privi
di carica, avrebbero superato indenni il
campo elettrico del nucleo bersaglio;
riducendo poi l’energia dei neutroni
rallentandoli mediante spessori di acqua
o paraffina, si aumentava a dismisura la
probabilità di creare nuovi elementi
radioattivi. Fermi e il suo gruppo
irradiano parecchie decine di elementi
creando una quarantina di radionuclidi.
Tale risultato sarà fondamentale per la
successiva scoperta della fissione
nucleare e per la creazione dei tanti
radioisotopi oggi largamente usati in
medicina e in metallurgia.
Irraggiano anche l’uranio e pensano,
senza troppa convinzione, di avere
scoperto due nuovi elementi più pesanti
dell’uranio. Corbino, senza informare
Fermi, annuncia con grande entusiasmo
nel 1934 all’Accademia dei Lincei, la
scoperta dei due elementi transuranici (CORBINO);
la notizia, subito diffusa dalla stampa
italiana e estera, infastidisce Fermi
che aveva sospetti sulla fondatezza
della interpretazione delle misure e non
voleva dare nomi ai due presunti nuovi
elementi.
Segrè ricorda: «Credo che ci siano
stati suggerimenti, se non pressioni,
per aggiungere una gloria al Regime
fascista e battezzare un elemento
“Littorio”. Corbino, che era di
risposta prontissima, pare che abbia
fatto notare che la vita delle sostanze
era troppo breve (solo un quarto d’ora)
per associarle al regime!» (SEGRÈ).
Corbino credeva nei due nuovi elementi
e, intenibile, concluderà enfaticamente
così un’altra sua conferenza: «La
scienza italiana non aveva finora avuto
la ventura di contribuire alle scoperte
di nuovi elementi chimici fatte nei vari
paesi del mondo. Oggi interviene, con la
creazione di due elementi nuovi, che non
esistevano sulla terra; e saluta
l’evento nell’anno dell’impero apponendo
ad essi i vetusti nomi che simboleggiano
il nome sacro d’Italia» (CORBINO).
I nomi assegnati erano ausonio e
esperio. Forse, se pure in minime
quantità, si erano prodotti
effettivamente negli esperimenti di
Fermi, ma in realtà la radioattività
misurata era dovuta alla fissione
dell’uranio che sarà scoperta nel 1938
da Hahn e Strassmann a Berlino. I due
transuranici saranno definitivamente
prodotti e studiati nel 1940 a Berkeley
(USA) e battezzati con i nomi di
Nettunio e Plutonio.
Per la scoperta della radioattività
indotta da neutroni lenti Fermi otterrà,
nel 1938, il premio Nobel per la fisica.
Corbino non c’è più e non potrà godere,
lui che era un uomo totalmente privo di
invidia, di questo massimo
riconoscimento a uno della sua scuola.
Ma forse il destino gli ha risparmiato
la delusione di vedere disperdersi i
suoi “ragazzi” a cominciare da Fermi che
nel 1938, ritirato a Stoccolma il Nobel,
proseguirà direttamente con tutta la
famiglia per gli Stati Uniti; gli
eviterà l’angoscia di constatare
l’asservimento dell’Italia alla Germania
con la promulgazione delle leggi
razziali; il fratello Epicarmo dirà in
proposito: «Mi sono chiesto quale
sarebbe stata la sua reazione alla lotta
contro gli ebrei, fra i quali aveva
colleghi eccelsi e amici e discepoli
carissimi» (CORBINO).
Corbino riuscì a operare nel difficile
ventennio fascista senza mai piegarsi
passivamente al regime totalitario ma
nel contempo, sempre però con grande
onestà intellettuale, scendendo a quei
compromessi che riteneva potessero
giovare a sostenere i suoi progetti per
l’università e per l’industria italiana.
Muore, “alla vigilia di un periodo
che avrebbe verosimilmente messo a dura
prova la sua capacità di navigare
attraverso le turbolente acque
dell’ultimo periodo del fascismo” (BATTIMELLI-PAOLONI);
per un alto funzionario come lui,
continuare a restare “non allineato”
a un regime sempre più truculento e
becero sarebbe stato terribilmente
difficile.
A conclusione di una conferenza
all’Accademia dei Lincei, riferendosi
alla nuova fisica e alla conversione di
massa in energia “al cambio di 25
milioni di kilowattora per grammo di
materia”, prefigurando l’avvento
dell’energia atomica, aveva detto: «L’uomo
non appare ancora degno di avere in suo
dominio sorgenti così formidabili di
potenza e di distruzione: il progresso
scientifico gliene ha fornito già
troppi, forse al di là di quanto era
compatibile col progresso morale
raggiunto» (CORBINO).
Riferimenti bibliografici:
O.M. Corbino, L’effetto Volta e la
teoria elettronica della pila, Atti
del Congresso Internazionale dei Fisici,
11-20 Settembre 1927, vol. II,
Zanichelli, 1928.
G.C. Trabacchi, In memoria di Orso
Mario Corbino, Il Nuovo Cimento,
vol. XIV, 1937.
O.M. Corbino, Scienza e Società,
a cura di U. Sanzo, Barbieri Editore,
2003.
O.M. Corbino e D. Macaluso, Sopra una
nuova azione che la luce subisce
attraverso alcuni vapori metallici in un
campo magnetico, Il Nuovo Cimento,
vol. VII, 1898.
G.V. Pallottino, Orso Maria Corbino,
un fruttuoso intreccio fra scienza,
politica e industria, Nuova
Secondaria, n. 8 , 2011, anno XXVIII.
E. Segrè, Enrico Fermi, fisico,
Zanichelli, 1971.
G. de Cousandier, Les enfants
terribles, Civiltà delle Macchine,
IV, n. 5, settembre-ottobre 1956.
R. De Felice, Mussolini il fascista.
La conquista del potere (1921-1925),
Einaudi, 1955.
L. Fermi, Atomi in famiglia,
Mondadori, Milano 1954.
O.M. Corbino, I nuovi compiti della
fisica sperimentale, Atti Società
Italiana Progresso delle Scienze, 18, I,
1929.
O.M. Corbino, Conferenze e discorsi,
Roma, E. Pinci, 1937.
E. Segrè, Personaggi e scoperte nella
fisica contemporanea, E.S.T.,
Mondadori, Milano 1976.
O.M. Corbino, Il Radio artificiale:
l’Ausonio e l’Esperio, Nuova
Antologia, n. 71, 1936.
E. Corbino, Racconto di una vita,
Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli
1972.
G. Battimelli, G. Paoloni, Il
ministro scienziato, Le Scienze, n.
484, dicembre 2008.
O.M. Corbino, Risultati e prospettive
della fisica moderna, Nuova
Antologia, n. 69, 1934. |