[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

194 / FEBBRAIO 2024 (CCXXV)


ambiente

RICORDANDO LA TRISTE VICENDA DI KESAGAKE
L'ORSO "terrore" DEl Giappone

di Lorenzo Bruni

 

Nel corso degli ultimi anni in Giappone si sta assistendo a un incremento del numero di attacchi perpetrati da orsi selvatici ai danni di esseri umani: tra l’aprile e il novembre 2023 le aggressioni sono state centonovantatre, il numero più alto mai registrato dal 2006, ovvero da quando si è iniziato a tenerne il conto. Le persone coinvolte sono state duecentododici, delle quali sei hanno perso la vita: numero particolare, dato che, a condizioni normali, si tratterebbe della media annuale di vittime globali causate da attacchi di orsi.

 

Il perché di questo aumento di pericolosità sarebbe da legarsi al cambiamento climatico e all’incremento della temperatura media giapponese, che avrebbe avuto come conseguenza una diminuzione nella fioritura di alberi da ghianda e noce; riscontrando maggiori difficoltà nel procacciarsi il cibo, i plantigradi si sarebbero gradualmente avvicinati agli insediamenti umani, cibandosi dei rifiuti ed entrando in contatto con la popolazione.

 

Se in Italia tale argomento è diventato di interesse pubblico lo scorso aprile 2023, e ha sollevato numerose discussioni e dibattiti in materia soprattutto per la crudeltà con la quale le autorità hanno gestito il fatto, per via della vicenda legata all’orsa JJ4, a causa della quale Andrea Papi ha avuto la sventura di divenire l’unico decesso mai avvenuto nel nostro Paese, in un totale di sette aggressioni negli ultimi centocinquanta anni, in Giappone la storia insegna che questi episodi sono molto più frequenti: un po’ per la massiccia presenza di orsi allo stato selvaggio, un po’ per il continuo espandersi delle foreste e delle attività di escursionismo, un po’ perché tali animali sono sempre stati centrali nelle varie religioni locali, sia come animali sacri che come prede di caccia sacrificale.

 

In molti di questi casi le conseguenze per gli orsi sono state brutali e spesso sono state risolte con violenza ingiustificata: è stato così in Italia, come già accennato, per l’orsa JJ4, abbattuta dalle autorità competenti, ed è attualmente così in Giappone, dove è stata posta una ricompensa per quei cacciatori che prevengano attacchi di plantigradi, con il rischio che quest’ultima possa portare a un aumento della caccia e, di conseguenze, delle vittime, sia umane che animali.

 
Un esempio emblematico, da questo punto di vista, si è registrato lo scorso secolo nella costa Ovest dell’isola Hokkaido, la più settentrionale dell’arcipelago nipponico: tra il novembre e il dicembre 1915 un plantigrado di dimensioni superiori alla media avrebbe assalito i villaggi di Sankebetsu, Tomamae, Rumoi e Rokusen-sawa e ucciso sette persone. Le informazioni in nostro possesso, tramandate inizialmente solo per via orale, sono state raccolte nel 1961 dall’ufficiale forestale Kimura Moritake, grazie allo studio da lui effettuato sui registri dell’epoca e alla raccolta di testimonianze dirette dei sopravvissuti.


L’orso in questione, probabilmente svegliatosi in anticipo dal letargo e reso feroce dall’assenza di cibo, causata da un autunno particolarmente rigido, in un primo momento venne avvistato per due volte nei pressi della casa della famiglia Ikeda: spaventati, il capofamiglia e alcuni amici diedero la caccia all’animale e lo ferirono con un colpo di fucile, ma ne persero le tracce lungo il monte Onishika. Questo riapparve in cerca di cibo alla porta della famiglia Ota, uccidendo una donna e un bambino.

 

Una nuova battuta di caccia, stavolta composta da più partecipanti, non riuscì a uccidere l’animale, che fuggì nel profondo della foresta. Il panico si impossessò degli abitanti della zona, che organizzarono un appostamento a guardia della casa degli Ota. L’espediente fallì, poiché l’animale cambiò obiettivo, fiutando odore di cucina e dirigendosi verso l’abitazione di Miyouke Yasutaro. Mentre stava preparando da mangiare, Yayo Yasutaro venne infatti distratta da alcuni rumori esterni. L’orso fece irruzione dalla finestra, attaccando la donna, che venne salvata dall’intervento di Odo, l’uomo rimasto a guardia dell’abitazione. Quest’ultimo venne ucciso, assieme a uno dei figli di Yayo, oltre al figlio della famiglia Saito e alla moglie di costui, all’epoca incinta. La donna riuscì a fuggire e a richiamare i cacciatori, che si precipitarono alla casa nel mentre il plantigrado si dava alla fuga: all’interno dell’abitazione vennero rinvenuti due figli di Yayo, feriti ma ancora in vita.

 

Mentre gli abitanti abbandonavano il villaggio la notte stessa, Miyouke Yasutaro, contattò un famoso cacciatore di orsi, Yamamoto Heikichi, che si recò sul posto. In base alle descrizioni fornite dai testimoni, affermò che l’animale era Kesagake, traducibile con “lo sfregio diagonale sulla spalla”, un orso feroce che in passato aveva già ucciso tre donne. Yamamoto rifiutò il contratto, dato che aveva barattato il suo fucile per dell’alcool, ma alla fine decise di restare. Nei due giorni successivi Kesagake tornò a visitare alcune case dell’area, ormai abbandonate, e a cibarsi delle provviste, finché il 14 dicembre le orme dell’orso vennero rinvenute in prossimità di un fiume.

 

Deciso a finire la caccia prima che sopraggiungesse una nuova tempesta di neve, Yamamoto, assieme a due accompagnatori, seguì le impronte e lo trovò nei pressi di una grossa quercia. Avvicinatosi fino a venti metri di distanza, lo uccise colpendolo con due proiettili: uno alla testa e uno al cuore. La bestia, dal colore marrone scuro, a parte una striatura bianca sul petto, era alta due metri e settanta centimetri e pesava trecentoquaranta chilogrammi. La popolazione inferocita, però, non si limitò a scuoiarlo e a inveire sulla carcassa: il suo teschio e la sua pelliccia vennero conservati e utilizzati per alcuni anni in un macabro spettacolo circense, il cui incasso veniva devoluto in beneficenza ai familiari delle vittime; in seguito questi sono spariti e a oggi non se ne ha alcuna traccia.

 

Terminata la vicenda, negli anni il villaggio di Rokusen-sawa, abbandonato nel pieno del terrore per Kesegake, divenne un villaggio fantasma, dato che i precedenti abitanti si rifiutavano di tornare e nessun altro intendeva trasferirsi lì per timore che fosse teatro di un altro massacro. In tempi recenti è stato realizzato un santuario vicino al ponte Uchidome, il cui scopo, più che commemorare le vittime di allora, sembra quello di intrattenere i curiosi: tra le “attrazioni”, infatti, vi sono una casa restaurata secondo lo stile dell’epoca, nella quale è raffigurato un attacco di Kesagake, che spunta da una parete squarciata, pronto a gettarsi su due vittime innocenti; una statua in scala dell’orso, intento a ruggire e pronto ad attaccare un edificio, sotto la quale i turisti sono soliti scattare delle foto, anche di famiglie intere; infine si trova un’insegna lignea sulla quale sono raccontati i crudi avvenimenti della caccia a Kesagake.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]