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filosofia & religione


N. 148 - Aprile 2020 (CLXXIX)

OROSIO

Il ruolo della provvidenza nella STORIA

di Ermelinda Calabria e Giovanni Pellegrino

 

In relazione alla filosofia della storia di Paolo Orosio (IV-V secolo d.C.), discepolo di Agostino, emerge chiaramente come il tema del principio dell’azione della provvidenza e del fine apologetico siano analoghi a quelli presenti nell'opera del maestro, comi si evince in particolare analizzando il libro III dell’opera Historiae adversus paganos libri septem. Benché il lavoro di Orosio sia contemporanea a quella di Agostino, il suo atteggiamento di fronte all’Impero Romano, è diverso, dal momento che egli è orgoglioso di essere un cittadino romano.

 

Orosio ritiene che i barbari non siano in fondo così cattivi, dal momento che si sono civilizzati rapidamente offrendo anche i loro servizi come ausiliari dell’esercito romano. Dobbiamo mettere in evidenza che per lui, come per Agostino, la storia è storia della salvezza proprio perché è la storia del genere umano che ha fatto cattivo uso della sua libertà contro il creatore. Poiché l’uomo è macchiato dal peccato originale la storia della sua redenzione deve fondarsi necessariamente sul castigo che è una cosa giusta.

 

La filosofia della storia di Orosio si basa sulla fede che un vero Dio rivelatosi nella storia in unico evento in un tempo determinato abbia ordinato il corso degli eventi storici all’unico scopo di ricondurre l’uomo al suo creatore. Orosio mette in evidenza che l’uomo avendo fatto cattivo uso del dono divino della libertà deve ringraziare l’Indulgenza del suo creatore che gli ha offerto l’occasione di pentirsi e redimersi.

 

Considerata sotto la prospettiva del peccato originale tutta la storia umana è essenzialmente la stessa poiché qualsiasi cosa venga costruita dalle mani degli uomini nel corso del tempo decade e trova la sua fine. Per Orosio la miseria dell’uomo comincia col suo peccato e la sventura che affligge la razza umana si estende perciò in tutto il mondo.

 

Orosio mette in evidenza che anche se le catastrofi del suo secolo sono state molto gravi tuttavia non sono state più gravi e opprimenti di quelle del passato anche se gli uomini del passato non avevano il conforto di conoscere la vera religione ossia la religione cristiana. Orosio afferma che negli ultimi tempi quando comparirà l’Anti Cristo e verrà pronunciato il Giudizio finale l’angoscia che dovranno sopportare gli uomini sarà più grande di quella delle altre epoche storiche.

 

In particolar modo Orosio afferma che i dolori del genere umano lungi dal negare la presenza di Dio la rendono chiara nella maniera più assoluta. Orosio vuole ribadire a chiare lettere che Dio governa gli avvenimenti della storia umana dal momento che egli è il Signore della creazione e il Creatore dell’uomo. Pertanto, ogni potenza politica che governa le altre Nazioni deriva il suo potere in ultima analisi da Dio, dal momento che è meglio per gli uomini che un Unico regno predomini nelle varie epoche storiche.

 

Orosio prende in considerazione quattro regni che dominarono in tempi successivi nei quattro punti cardinali del mondo. I quattro regni in questione citati da Orosio sono l’impero Babilonese, quello Macedone, quello Africano e infine quello romano che riuscirono a dominare gli altri regni perché questa era la volontà di Dio.

 

Orosio afferma che Dio ha diretto il corso degli eventi storici in modo tale da assicurare a questi quattro imperi il domino in tempi diversi e in aree geografiche differenti e sottolinea il significato della coincidenza temporale del governo di Cesare Augusto e della nascita di Gesù Cristo elaborando ciò che fu detto il monoteismo politico degli apologisti cristiani.

 

Afferma inoltre che quando l’Impero Romano ebbe esteso il suo dominio in tre continenti Dio fece in modo di trasmettere tutto il potere a un unico imperatore cosicché tutto il mondo conosciuto fu unificato dal diritto romano e dalla Pax Romana.

Orosio mette in evidenza che questa fu la condizione politica preliminare per l’illimitata diffusione del Vangelo cosicché per Orosio il regno di Augusto fu la preparazione per il futuro avvento di Gesù sulla terra preannunciato da molti segni e prodigi. Cerca anche di rispondere all’affermazione dei pagani del suo tempo che sostenevano che il presente ovvero l’epoca cristiana in cui il culto degli dei pagani era stato abbandonato, era afflitto da calamità prima mai sperimentate mentre Roma al tempo delle persecuzioni contro i cristiani, aveva raggiunto l’apogeo della sua potenza.

 

Il filosofo cristiano risponde ai pagani del suo tempo che la tradizione storica dimostra come le devastazioni della guerra gli incendi delle città e tutte le altre miserie e calamità che costituiscono la storia vi sono sempre state anche al tempo del dominio del paganesimo. Secondo Orosio bisogna superare la naturale tendenza degli esseri umani a considerare i mali presenti più gravi di quelli del passato cercando di attribuire alle catastrofi del passato la stessa importanza che attribuiamo a una calamità da noi vissuta nel presente. Infatti, esiste la tendenza a esagerare l’importanza delle calamità del presente e a sminuire l’importanza delle calamità del passato.

 

Di conseguenza il filosofo cristiano afferma che per quanto le disgrazie attuali possono essere non più gravi di quelle del passato esse appaiono tuttavia agli uomini molto più sgradevoli di quelle sofferte dagli altri uomini nei tempi passati. Gli uomini tendono a mitizzare il passato dal momento che le calamità degli uomini del passato vengono deformate nel ricordo tanto che gli esseri umani tendono a ricordare solo i fatti gloriosi e i successi degli uomini del passato dimenticando i dolori causati da questi fatti.

 

Per dirla in altro modo il nostro autore afferma a chiare lettere che quando i pagani dicevano che Roma provava il sapore della vittoria e continui trionfi, si deve far loro osservare che quando Roma vinceva tutto il resto del mondo era vinto. Orosio nella sua qualità di apologista cristiano insisteva sul relativo miglioramento della condizione degli uomini nell’epoca cristiana facendo riferimento al fatto che il mondo cristiano poteva contare su qualcosa che il mondo pagano non aveva mai avuto ovvero la grazia di Cristo.

 

Il filosofo cristiano cita alcuni esempi per dimostrare che il passato non era affatto migliore del presente. Molto conosciuto è l’esempio in cui viene chiamato in causa Alessandro Magno: Orosio mette in evidenza che molti esaltano in maniera esagerata le imprese di Alessandro Magno il quale conquistò gran parte del mondo conosciuto allora guadagnandosi infinite lodi per il suo valore militare. Fa notare che è sbagliato lodare i tempi di Alessandro Magno dal momento che le conquiste del condottiero macedone causarono molte rovine e molte calamità nel mondo allora conosciuto.

 

Orosio quindi si oppone fermamente alla mitizzazione dei tempi passati e afferma che tuttavia nulla è meno cristiano di attendersi la felicità terrena nel mondo materiale. Il filosofo cristiano è consapevole che la presenza del dolore rappresenta un elemento essenziale nell’economia del mondo cosicché il cristiano deve cercare consolazione non negli eventi storici ma nella fede incondizionata.

 

Legge gli eventi storici alla luce della storia della salvezza cosicché afferma un qualcosa che può sembrare paradossale ai nostri occhi e cioè che le terribili invasioni barbariche del suo tempo potevano suscitare l’opportunità di rendere noto il Vangelo tra i pagani.

 

Per un cristiano credente come Orosio la storia profana è priva di un senso profondo: essa è tutt’al più un riflesso frammentario della sua sostanza soprastorica ossia il divenire della storia della salvezza determinata da Dio che utilizza gli eventi storici per il suo progetto di salvezza dell’ Umanità. Il filosofo cristiano cerca di leggere negli avvenimenti storici gli eventi della storia della salvezza per cui possiamo dire che la filosofia della storia del nostro autore trova il suo senso profondo solamente nella sua fede incrollabile in Dio. Infatti, senza la fede non è possibile mettere in correlazione gli eventi della storia del mondo con gli eventi della storia della salvezza dal momento che la relazione della storia della salvezza con quella del mondo può essere vista solamente dagli uomini che guardano la storia con gli occhi della fede.

 

È da mettere in evidenza che il filosofo cristiano traccia una storia del genere umano che va dalla creazione sino al tempo a lui contemporaneo (un periodo di 5.618 anni ). Nella sua filosofia della storia, che poi è in ultima analisi una teologia della storia, Orosio vuole rappresentare le passioni e le punizioni dell’uomo peccatore che si è attirato contro i giusti giudizi di Dio che non può fare a meno di punire i gravi peccati degli uomini anche se nella sua infinita misericordia non tralascia mai di ordinare il corso degli eventi storici a l’unico scopo di ricondurre l’ uomo al suo creatore.

 

Orosio è consapevole che proprio a causa della miseria che affligge gli uomini deve necessariamente accadere che qualsiasi cosa venga costruita dalle mani degli esseri umani nel corso del tempo deve inevitabilmente decadere e trovare la sua fine.



 

 

 

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