N. 55 - Luglio 2012
(LXXXVI)
ORO E ARGENTO
Come in tempo di guerra?
di Giovanna D’Arbitrio
Qualche
anno
fa
quando
un
negozio
di
“casalinghi”
vicino
casa
fu
sostituito
da
uno
denominato
“Compro
Oro
e
Argento”,
non
ci
facemmo
quasi
caso,
poi
via
via
il
fenomeno
cominciò
a
preoccuparci
perché
ovunque
andassimo,
non
solo
a
Napoli
ma
in
tutta
Italia
e
perfino
all’estero,
sembrava
che
crescessero
come
funghi.
Mi
vennero
in
mente
i
racconti
degli
anziani
che
ricordando
i
tempi
di
guerra
parlavano
di
oggetti
d’oro
o d’
argento
spesso
barattati
per
un
po’
di
cibo,
per
sfamarsi.
Dunque
sta
accadendo
ancora
nella
nostra
grande
e
civile
Europa
che
ci
siano
tante
persone
in
difficoltà
costrette
a
vendere
i
pochi
”gioielli
di
famiglia”,
mentre
altri
speculano
e
fanno
affari
con
oro
e
argento
considerati
beni-rifugio
in
tempo
di
crisi.
Mi
vengono
i
brividi
a
pensarci!
Siamo
dunque
in
guerra?
E
chi
sono
gli
invisibili
nemici
che
stanno
mettendo
in
pericolo
il
futuro
dei
nostri
figli?
Come
si
fa a
parlare
di
“crescita”
e
“rilancio
dell’economia”
se
si
continua
a
delocalizzare,
portando
il
lavoro
altrove?
Su
quante
merci
troneggia
in
bella
mostra
il
marchio
italiano,
ma
poi
nascosta
da
qualche
parte
c’è
un’etichetta
con
i
nomi
dei
paesi
asiatici
in
cui
vengono
fabbricati!
Questa
è la
realtà:
purtroppo
il
lavoro
comincia
a
mancare
in
occidente
e la
gente
in
difficoltà
vende
oro
e
argento.
Tutto
ciò
viene
confermato
da
esperti
nel
campo,
come
Nunzio
Ragno,
presidente
del
Comitato
“Tutela
I
Compro
Oro”,
il
quale
ha
dichiarato:
- Le
attività
di
questo
genere
sono
aumentate
e
continuano
ad
aumentare
in
modo
esponenziale.
Siamo
passati
da
un
rapporto
di
un
esercente
ogni
13
mila
abitanti,
di
solo
due
anni
fa,
all’attuale
rapporto
mediamente
calcolato
in
uno
a
6-7
mila
abitanti.
Si
tratta
di
un
fenomeno
in
ascesa
netta,
tant’è
che
le
questure
pullulano
di
richieste
di
licenze
nuove.
Egli
ha
poi
messo
in
rilievo
la
differenza
tra
Nord
e
Sud
in
quanto
“nelle
regioni
del
Nord,
come
Piemonte
e
Trentino,
il
fenomeno
è
minore
perché
è
minore
la
detenzione
di
metallo,
così
come
l’attitudine
alla
vendita.
Le
regioni
più
colpite
dal
fenomeno,
invece,
sono
Lazio
e
Campania;
aggredite
anche
a
livello
speculativo
da
parte
dei
privati
che
cercano
di
vendere
per
ricavare
di
più,
a
fronte
di
un
minor
guadagno
degli
esercenti.
Questo
accade
proprio
perché
ci
sono
tantissimi
“Compro
Oro”.
Il
gap
si
spiega
col
fatto
che,
in
sostanza,
le
realtà
economiche
sono
differenti”.
Anche
secondo
il
“Rapporto
Eurispes
Italia
2011”negli
ultimi
due
anni
i
negozi
“Compro
Oro”
in
Italia
sono
quadruplicati,
generando
un
giro
d’affari
di
circa
tre
miliardi
di
euro
all’anno.
I
dati
pubblicati
confermano
l’andamento
crescente
del
fenomeno
come
forma
di
finanziamento
alternativo
al
credito
bancario.
Tutto
ciò
era
stato
denunciato
già
da
tempo
dall’AIRA
(associazione
italiana
responsabili
antiriciclaggio)
e
dall’
ANOPO
(associazione
nazionale
operatori
professionali
in
oro)in
un
studio
in
cui
vengono
riportate
le
cause
del
problema
ed i
rischi
ad
esso
connessi.
Secondo
i
suddetti
dati
in
genere
si
fa
ricorso
ai
“Compro
oro”
per
ottenere
denaro
per
la
stretta
creditizia
imposta
dal
settore
bancario
alle
imprese
e
alle
famiglie
che
corrono
il
rischio
d’imbattersi
in
forme
alternative
di
usura
e
altre
attività
illegali.
AIRA
e
ANOPO
hanno
presentato
pertanto
una
proposta
per
modificare
l’attuale
normativa
per
garantire
maggiore
legalità
a
tutela
delle
persone.
Leggendo
tutte
queste
notizie
online
o
sui
giornali
il
mio
pensiero
è
andato
con
nostalgia
ai
gioielli
che
mi
furono
rubati
circa
10
anni
fa
in
casa:
non
si
sa
da
chi,
né
come,
né
perché
furono
presi
di
mira
oggetti
che
rappresentavano
le
tappe
felici
della
mia
vita,
quali
nascita,
maturità,
laurea,
fidanzamento,
matrimonio,
anniversari.
Piansi
a
lungo
non
solo
per
il
loro
valore,
ma
per
i
ricordi
legati
a
quei
doni,
in
particolare
ricordi
di
persone,
alcune
ora
scomparse,
che
mi
volevano
o mi
vogliono
ancora
bene
e
che
avevano
preferito
regalare
qualcosa
di
“tangibile”
da
conservare
con
cura.
Da
quel
momento
in
poi
non
ho
voluto
più
gioielli.
In
fondo
i
bei
ricordi
sono
incisi
in
modo
indelebile
nella
nostra
anima.
Ed
ora
incrocio
le
dita
e
spero
che
la
crisi
economica
in
qualche
modo
si
risolva
e
tutto
torni
alla
normalità.