N. 97 - Gennaio 2016
(CXXVIII)
sULLA LETTERATURA INGLESE
LE ORIGINI STORICHE - PARTE III
di Vincenzo La Salandra
Non
è
possibile
parlare
del
IX
secolo
della
storia
europea
senza
fare
riferimento
ad
un
monarca
medievale
tra
i
più
rappresentativi
Alfredo
il
Grande
d'Inghilterra
(849-899).
Re
del
Wessex
dall'871
all'899,
venne
considerato
uno
dei
sovrani
più
illuminati
del
Medioevo.
Fu
il
quinto
figlio
di
re
Etelwulf
del
Wessex
e
solo
all'apparenza
quello
che
meno
probabilmente
avrebbe
potuto
succedergli.
Nell'853
si
recò
a
Roma
dove
venne
filialmnte
accolto
da
papa
Leone
IV,
cosa
probabilmente
indicativa
del
fatto
che
suo
padre
con
il
quale
aveva
viaggiato
nutriva
l'aspettativa
di
vederlo
entrare
nel
clero.
Due
anni
dopo
visitò
la
corte
carolingia
di
Carlo
il
Calvo.
Sempre
caldamente
interessato
al
sapere
e
alle
lettere
latine
si
trovò
tuttavia
nell'impossibilità
di
apprendere
il
latino
fino
all'età
di
circa
dieci
anni.
Il
suo
profondo
amore
per
la
poesia
inglese
fu
dovuto
con
ogni
probabilità
alla
madre,
che
per
prima
gli
donò
un
libro
di
poesie.
Alla
morte
di
Etelwulf
nell'858
gli
succedettero
i
figli
sopravvissuti
e
pertanto
Alfredo
non
servì
attivamente
la
Corona
fino
ad
almeno
l'868,
quando
assieme
al
fratello
Etelredo
I
marciò
contro
un
esercito
danese
che
minacciava
il
re
della
Mercia,
Burgred.
Nell'871
i
Danesi
tornarono
a
minacciare
coste
ed
entroterra
...
i
due
fratelli
si
opposero
nuovamente
agli
invasori,
rinnovando
l'antagonismo
militare
dei
sassoni
...
Etelredo
morì
durante
lo
stesso
anno
ed
Alfredo
venne
nominato
re
nonostante
i
figli
del
fratello
scomparso.
In
effetti
era
accaduto
l'inimagginabile,
Alfredo
aveva
assunto
il
comando
completo
del
dominio
sassone.
Trascorsero
alcuni
anni
di
duri
ed
amari
conflitti
e
numerose
'battaglie
campali'
contro
gli
eserciti
conquistatori
danesi.
L'anno
871
fu
particolarmente
difficile
sul
piano
politico-militare:
i
Sassoni
vennero
coinvolti
in
un
feroce
stato
di
guerriglia
permanente,
e
tale
situazione
durò
per
sette
anni.
Finalmente
nell'878,
arroccato
nella
sua
fortezza
difesa
dalle
paludi
del
Somerset,
Alfredo
riunì
un
grande
esercito
ed
attaccò
sconfiggendo
i
Danesi
nella
battaglia
di
Edington.
Conseguenza
della
vittoria
sassone
fu
il
battesimo
del
re
danese
Guthrum.
In
seguito
le
truppe
sassoni
occuparono
Londra
nell'886,
segnando
contestualmente
il
riconoscimento
di
Alfredo
come
monarca
di
tutta
l'Inghilterra
al
di
fuori
della
dominazione
danese,
ma
anche
la
fine
di
una
lunga
guerra
e la
firma
formale
di
un
trattato
con
i
Danesi
che
dette
vita
al
Danelaw.
I
pochi
anni
di
pace
vennero
bruscamente
interrotti
nell'895
con
l'invasione
del
Kent
da
parte
di
un'altra
schiera
danese,
sostenuta
da
quei
Danesi
che
si
erano
insediati
in
pianta
stabile
nell'Anglia
orientale.
Nell'896
i
Norreni
furono
sconfitti
per
terra
e
per
mare.
I
successi
delle
campagna
militari
di
Alfredo
andrebbero
ricercati
principalmente
nelle
svolte
della
sua
politica
attuata
nel
regno.
Fu
in
grado
di
creare
un'organizzazione
razionale,
arruolò
un
esercito
con
il
supporto
navale,
eresse
dei
forti
lungo
le
coste
dell'Inghilterra
meridionale
e
mantenne
buone
relazioni
diplomatiche
con
i
vicini,
come
nel
caso
della
Mercia,
garantendo
i
legami
dinastici
anche
attraverso
il
suo
matrimonio
con
la
merciana
Ealthswith
e il
matrimonio
della
figlia,
Atelfled,
con
Etelredo
di
Mercia.
Alfredo
stabilì
in
questo
modo
le
basi
che
sarebbero
state
sfruttate
dai
suoi
eredi
per
conquistare
la
terra
danese
ed
unificare
tutta
l'Inghilterra.
Di
pari
importanza
rispetto
alle
conquiste
belliche
furono
i
trionfi
artistici,
legali
ed
intellettuali
di
Alfredo.
Dopo
aver
appreso
la
lingua
latina,
assieme
ad
Asser,
egli
tradusse
e
fece
tradurre
libri
latini
in
inglese,
incoraggiando
diversi
studiosi
europei
a
recarsi
alla
sua
corte,
che
si
trasformò
in
centro
di
mecenatismo
e
cultura.
Fra
le
sue
traduzioni
più
significative
si
annoverano
le
opere
di
Beda
il
Venerabile,
Sant'Agostino,
San
Gregorio
Magno,
Boezio
ed
Orosio.
La
famosa
Cronaca
anglosassone
venne
iniziata
durante
il
suo
fiorente
regno
e
l'interesse
per
l'arte
e la
letteratura
crebbero
anche
grazie
all'influenza
dei
molti
artisti
stranieri
attirati
dalla
fama
della
sua
corte,
alveo
altomedievale
di
mecenatismo.
Alfredo
utilizzò
i
codici
delle
leggi
emanati
da
Offa
di
Mercia,
Etelberto
del
Kent
e
Ina
del
Wessex,
applicandoli
ai
bisogni
della
sua
gente
ed
elevandosi
a
legislatore
raffinato.
Alfredo
morì
nell'899
dopo
aver
ricreato
un
regno
completamente
differente
da
quello
che
aveva
ereditato.
Meritò
il
titolo
di
Grande
in
grazia
dei
suoi
successi
in
guerra
e in
pace,
bellici
e
intellettivi.
Ebbe
una
reputazione
leggendaria
e
quasi
mistica,
il
suo
amico
e
consigliere
Asser
scrisse
la
sua
biografia.
Nella
sua
traduzione
della
Consolazione
della
filosofia
di
Boezio
parafrasò
quello
che
potrebbe
valere
ancora
come
suo
epitaffio
calzante:
“Io
posso
dire
che
è
stato
sempre
il
mio
augurio
vivere
onorevolmente
e
dopo
la
mia
morte
lasciare
a
quelli
che
verranno
dopo
di
me
il
mio
ricordo
impresso
nelle
mie
buone
opere.”
Le
incursioni
dei
vichinghi
avevano
lascito
la
sola
dinastia
originaria
nel
Wessex
e Re
Alfredo
vinse
la
battaglia
per
il
controllo
dell'isola
contro
i
danesi:
instancabilmente
gettò
le
basi
per
la
riunificazione
del
regno
anglosassone
sotto
i
suoi
successori.
Arricchì
la
matrice
anglosassone
della
regalità
con
apporti
carolingi
e
dell'antichità
cristiana
ed
ebraica.
Governò
con
un'autorità
che
gli
permise
di
intervenire
efficacemente
nell'organizzazione
militare,
di
superare
le
tensioni
dinastiche
e di
ottenere,
in
conseguenza,
l'alleanza
dei
regni
vicini.
Quando
promulgò
un
ampio
codice
legislativo
gli
fece
precedere
testi
che
considerava
modelli
di
legislazione
attinti
dalla
Bibbia.
Uomo
molto
colto
e
conoscitore
raffinato
del
latino,
come
dicevamo,
vide
come
presupposto
essenziale
per
il
buon
fine
delle
proprie
azioni,
anche
politiche
e
militari,
l'amore
per
la
sapienza,
acquisita
per
sé e
proposta
a
tutti.
In
modo
non
diverso
dai
suoi
contemporanei
orientali
Costantino
e
Metodio
e
sviluppando
la
strada
aperta
da
Beda,
egli
comprese
le
potenzialità
positive
della
cultura
e
volle
che
l'alfabetizzazione
fosse
il
più
possibile
diffusa
nel
suo
regno.
Ottenne
la
collaborazione
di
dotti
del
paese
e
d'oltremare,
irlandesi,
sassoni
e
franchi
che
chiamò
alla
sua
corte,
e
mantenne
contatti
stabili
con
studiosi
e
sovrani
dall'Irlanda
al
Mediterraneo.
Suo
figlio
minore
fu
affidato
alla
cura
di
maestri,
a
corte,
insieme
a
ragazzi
nobili
e
non
nobili;
in
questa
'schola'
veniva
data
uguale
importanza
allo
studio
della
lingua
latina
e di
quella
'sassone'
(old
English).
L'attenzione
per
la
lingua
vernacolare
affiancò
il
suo
interesse
per
la
cultura;
e
per
concludere
idealmente
con
le
parole
di
Alfred
questo
breve
saggio,
in
un
famoso
passo
il
re
commenta
l'attività
delle
traduzioni
e la
separazione
tra
le
due
lingue:
”A
me
sembra
meglio
anche
per
noi
tradurre
alcuni
dei
libri
più
necessari
da
conosce
per
tutti
gli
uomini
nella
lingua
che
tutti
possiamo
capire
...
così
che
tutti
i
giovani
liberi
che
ne
hanno
la
capacità
possano
dedicarvisi
fino
a
che
altre
occupazioni
non
li
distrarranno
e
fino
a
che
sapranno
leggere
bene
in
inglese.
Potranno
poi
venire
istruiti
nella
lingua
latina
coloro
ai
quali
si
vuole
impartire
un
ulteriore
insegnamento
per
elevarli
a
maggiori
incarichi”.