N. 95 - Novembre 2015
(CXXVI)
SULLA LETTERATURA INGLESE
LE ORIGINI STORICHE - PARTE I
di Vincenzo La Salandra
La lingua Inglese e la sua ricca letteratura sono parte integrante del vasto panorama europeo delle lettere nordiche. Con questi articoli si vuole offrire un affondo critico nella storia della lingua e della letteratura inglese a partire dalla sue remote origini.
Iniziando
con
la
mitologia
si
ritiene
che
la
città
di
Londra
sia
stata
fondata
da
parte
dei
Troiani
e
precisamente
da
Brutus
di
Troia,
nipote
di
Enea,
intorno
al
1100
a.C.
che
le
diede
il
nome
di
Llandin:
una
delle
fonti
principali
di
queste
mitiche
origini
è la
famosa
Historia
Regum
Britanniae
di
Goffredo
di
Monmouth
(m.
1154).
Successivamente
giunsero
i
romani
che
nominarono
la
città
Londinium
nel
I
secolo
d.C.:
ma
per
quanto
riguarda
la
presenza
dei
romani
la
storia
registra
importanti
antefatti
prima
della
colonizzazione
con
le
prime
notizie
accertate
sulla
capitale
datate
intorno
al
43
d.C.
Infatti
le
prime
spedizioni
furono
quelle
di
Cesare
nel
55 e
nel
54
a.C.,
che
fu
seguito
da
Claudio
e da
Adriano,
e a
lui
si
deve
la
realizzazione
del
famoso
Vallo,
una
vera
e
propria
muraglia
che
correva
da
est
a
ovest
dell’Inghilterra
e
venne
costruito
per
proteggere
le
popolazioni
meridionali
dalle
invasioni
dei
Pitti-Scozzesi.
Sempre
legata
all’alveo
mitologico
è la
figura
classica
della
regina
Boadicea
o
Baudicca
che
avrebbe
guidato
la
rivolta
dei
Druidi,
la
classe
di
sacerdoti
e
guerrieri
celti,
che
scacciarono
i
romani
in
reazione
alle
prime
colonizzazioni.
Seguendo
il
corso
del
fiume
Fleet,
uno
dei
fiumi
scomparsi
di
Londra
da
cui
prende
il
nome
la
attuale
Fleet
Street,
si
trova
il
Battle
Bridge
dove
le
legioni
romane,
condotte
da
Suetonius,
sconfissero
la
Regina
Boadicea
dopo
che
essa
aveva
attaccato
e
dato
alle
fiamme
il
forte
romano
di
Londinium.
Il
mitico
passato
celtico
costituisce
il
prodromo
essenziale
per
la
storia
delle
isole
britanniche:
intorno
al
700
a.C.
i
Celti
cominciarono
a
raggiungere
l’Inghilterra
provenienti
dalla
Germania
nord-occidentale.
Si
trattava
di
contadini,
cacciatori,
pescatori
e
lavoratori
di
metalli:
adoratori
degli
elementi
naturali
sole,
luna,
alberi
e
fiumi,
consideravano
l’acqua
un
elemento
sacro,
generatore
di
vita
e
porta
per
l’aldilà;
credevano
nell’immortalità
e
nella
trasmigrazione
delle
anime,
indulgenti
verso
la
magia
naturale.
Si
afferma
generalmente
che
la
letteratura
inglese
inizia
con
Chaucer,
questa
visione
concede
una
parabola
di
appena
sei
secoli
di
letteratura;
se
la
lingua
inglese
inizia
in
effetti
con
Geoffrey
Chaucer
(1340-1400),
tuttavia,
la
storia
della
letteratura
Britannica
comprende
almeno
altri
sei
secoli
prima
della
nascita
del
primo
grande
poeta
nazionale.
Due
eventi
cruciali
si
verificarono
nella
storia
britannica
prima
della
data
periodizzante
della
conquista
normanna
nel
1066:
nel
V e
VI
secolo
d.C.
le
tribù
degli
Angli,
dei
Sassoni
e
degli
Iuti
invasero
l’Inghilterra
complicando
il
panorama
etnico
e
culturale
dell’isola,
si
trattava
di
tribù
pagane
e
germaniche;
il
secondo
evento
cardine
del
periodo
altomedievale
è la
cristianizzazione
delle
isole
britanniche.
Nel
597
Agostino,
inviato
da
Gregorio
Magno,
aveva
raggiunto
l’Inghilterra
da
Roma
iniziando
a
convertire
le
tribù
degli
Iuti
del
Kent
e
nello
stesso
periodo
alcuni
monaci
provenienti
dall’Irlanda
fondarono
alcuni
monasteri
in
Northumbria.
Questa
regione
fu
sede
del
regno
anglo-sassone
dell’Inghilterra
nord-orientale,
frutto
dell’unione
di
Deira,
con
capitale
York,
e
Bernicia,
con
capitale
Bamburgh,
sotto
il
re
Edwin
nel
622.
Nei
secoli
VII
e
VIII
subì
un
declino
politico
che,
tuttavia,
non
impedì
una
stagione
di
culturale
fioritura
e
rinascita
testimoniata
dalla
produzione
storica
di
Beda
il
Venerabile
(673-735)
e
dai
manoscritti
miniati
di
Lindisfarne.
Edwin
e i
suoi
successori
edificarono
nella
località
di
Yeavering,
nel
Northumerland
settentrionale,
alcuni
palazzi
portando
a
supporre
che
il
sito
poteva
assurgere
a
capitale
politica
del
regno.
Lindisfarne,
conosciuta
anche
come
Holy
Island,
è
unita
alla
costa
del
Northumberland
solo
grazie
alla
bassa
marea.
Qui
venne
fondato
un
monastero
nel
635.
dal
vescovo
Aidan
da
Iona
e
divenne
ben
presto
il
centro
principale
della
Chiesa
celtica
dando
origine
ad
importanti
case
religiose
a
York,
Jarrow
ed
Hexham.
A
seguito
dell’importante
passo
verso
l’unità
con
il
riconoscimento
da
parte
della
Chiesa
celtica
della
supremazia
di
Roma,
con
il
sinodo
di
Withby
del
663,
Lindisfarne
divenne
il
fulcro
della
rinascita
culturale
del
Northumberland
intorno
al
700.
A
questo
periodo
risalgono
gli
importanti
manoscritti,
tra
cui
spiccano
i
vangeli
splendidamente
miniati.
Il
monastero
fiorì
fino
al
793,
e
divenne
l’obiettivo
della
prima
incursione
vichinga
in
Inghilterra,
che
inaugurava
una
fase
storica
successiva
e
rivoluzionaria.
L’isola
di
Iona,
delle
Ebridi
interne,
concessa
da
Connal
di
Dàlriada
a
San
Columba,
nel
563,
per
la
fondazione
di
un
monastero,
rappresentò
la
base
da
cui
la
Chiesa
celtica,
sotto
Columba,
Aidan
e i
loro
successori,
convertì
al
Cristianesimo
la
Britannia
settentrionale.
Lindisfarne
fu
la
più
importante
derivazione
di
Iona.
Nel
tentativo
di
completare
il
quadro
storico
è
importante
un
riferimento
agli
straordinari
ritrovamenti
archeologici
nella
località
di
Sutton
Hoo,
ovvero
il
più
ricco
tesoro
mai
scavato
sul
suolo
britannico.
Si
tratta
del
deposito
funerario
di
un
re
dell’Anglia
orientale,
del
VII
secolo,
ora
al
British
Museum.
Sutton
Hoo
si
trova
vicino
al
fiume
Deben,
nel
Suffolk,
difronte
alla
città
di
Woodbridge.
La
forma
della
nave
sassone
ritrovata
conteneva
tesori
e
ori
di
inestimabile
valore,
le
monete
datano
la
sepoltura
a 25
anni
dal
650,
almeno
fino
a
datazioni
più
precise,
quindi
questo
monumento
commemorativo
pare
sia
stato
eretto
in
onore
o di
Redwald
o di
Aethelhere.
Redwald
(599-625)
fu
il
più
importante
re
dell’Anglia
orientale,
conosciuto
per
metà
cristiano,
ma
per
le
monete
alcuni
lo
escludono;
Aethelhere
(654-55)
fu
probabilmente
pagano
e
morì
in
battaglia
nella
Northumbria.
In
ogni
caso
il
tesoro
dimostra
un
livello
culturale
assai
più
elevato
e
contatti
commerciali
molto
più
ampi
di
quel
che
si
potesse
immaginare
per
l’antico
periodo
sassone
in
Inghilterra,
dimostrando
paralleli
molto
stretti
con
le
testimonianze
di
sepolture
in
nave,
conservate
peraltro
nella
letteratura.
Speciali
divennero
ben
presto
i
rapporti
con
Roma
e
l’Italia,
le
nuove
relazione
furono
fruttuose
e
stimolarono
la
cultura
anglo-sassone:
“I
neofiti
ed i
prelati
tornavano
da
Roma
con
l’orizzonte
intellettuale
ampliato,
fondavano
chiese,
monasteri,
scuole
e
librerie
con
i
pochi
classici
raccolti
in
Roma.
Già
fin
dal
secolo
ottavo
l’Inghilterra
contava
parecchie
celebri
librerie,
fra
le
quali
era
rinomatissima
quella
della
cattedrale
di
York,
fondata
dall’arcivescovo
Egbert,
che
contava
trentasei
autori
tra
greci,
latini
e
cristiani,
ed
in
quel
tempo
era
un
tesoro
letterario.
In
breve
i
monasteri
inglesi
divennero
centri
fervidissimi
di
coltura
intellettuale.
Le
scuole
annesse
ai
conventi
erano
frequentate
da
numerosi
alunni;
s’insegnava
teologia,
dialettica,
retorica,
medicina,
aritmetica,
geografia,
greco
e
latino”
(Solazzi,
p.
12).
Sintetizzando
il
lascito
di
antiche
e
recenti
ricerche
si
può
affermare
che
nel
giro
di
poche
generazioni,
dai
primi
albori
della
conversione,
gli
anglo-sassoni
divennero
il
faro
artistico,
spirituale
e
religioso
dell’Europa
nord-occidentale.
Con
la
lenta
diffusione
del
Cristianesimo
i
nuovi
modelli
provenienti
dal
mondo
mediterraneo,
specie
dalla
parte
orientale,
vennero
felicemente
copiati
e
adottati
nell’arte,
nell’iconografia
e
nella
vita
religiosa.
L’influsso
del
Mediterraneo
e
quello
della
classicità
greco-latina,
filtrato
attraverso
la
tradizione
irlandese,
si
combinarono
per
creare
qualcosa
di
nuovo
ed
originale
che
guardava
tanto
al
futuro
quanto
al
passato.
Un
potente
contributo
giunse
allorquando,
vacante
la
sede
di
Canterbury,
su
richiesta
dei
re
di
Northumbria
e
del
Kent,
papa
Vitaliano
consacrò
vescovo
e
mandò
in
Inghilterra
uno
dei
monaci
orientali
che
vivevano
a
Roma.
Teodoro
era
nativo
di
Tarso
in
Cilicia
e
aveva
studiato
ad
Antiochia,
per
passare
poi
a
Costantinopoli.
A
Roma
la
sua
notevole
conoscenza
delle
fonti
patristiche
greche
era
stato
utile
sostegno
al
papato
nelle
accese
controversie
teologiche
dell’epoca.
Teodoro
fu
accompagnato
dal
monaco
africano
Adriano,
abate
a
Napoli.
L’arrivo
dei
due
a
Canterbury
nel
669
agì
come
un
potente
stimolo
sul
movimento
di
ricezione
delle
eredità
classico-cristiane
iniziato
dagli
anglosassoni.
Sotto
la
loro
direzione
la
scuola
di
Canterbury
si
elevò
a un
livello
eccellente.
Accorsero
ad
ascoltare
i
due
maestri
mediterranei
numerosi
discepoli,
anche
dall’Irlanda.
Nelle
opere
di
Adelmo
di
Malmesbury,
uno
dei
padri
fondatori
della
cultura
cristiana
anglosassone,
si
riflettono
l’ottima
pratica
del
latino
e
l’eccellente
conoscenza
delle
fonti
classiche
e
patristiche
ricevute
alla
scuola
di
Canterbury.
La
chiesa
inglese
si
costituì
gradualmente,
differenziandosi
dalla
tradizione
irlandese;
per
opera
di
Teodoro
si
organizzò
sistematicamente
in
diocesi,
sul
modello
romano.
Nel
664
a
Whitby,
si
incontrarono
ecclesiastici
irlandesi
e
anglosassoni
per
discutere
la
determinazione
della
data
della
Pasqua.
Agli
irlandesi
che
invocavano
la
tradizione
apostolica,
patristica
e di
San
Colombano,
Wilfrid,
un
monaco
northumbro
entusiasta
del
modo
romano
appreso
in
Italia
e in
Gallia,
oppose
il
richiamo
all’autorità
del
pontefice
di
Roma.
E il
re
Oswy
scelse
Pietro,
‘poiché
a
lui
erano
state
date
le
chiavi’.
Il
sinodo
inaugurò
tra
l’isola
e la
sede
pontificia
un
legame
stretto
e
intenso,
che
sarebbe
durato
fino
alla
riforma
gregoriana
nell’XI
secolo.
Per
avere
un’idea
più
precisa
dei
rapporti
altomedievali
con
Roma
e la
Cristianità
italiana,
si
citano
due
esempi.
Roma
fu
anche
base
verso
Gerusalemme
e
l’Oriente
per
i
primi
pellegrini
inglesi,
questi
luoghi
erano
conosciuti
nelle
terre
del
nord
grazie
al
De
locis
sanctis,
l’itinerario
nel
Mediterraneo
orientale
databile
intorno
al
670,
narrato
dal
vescovo
Gallico
Arculfo
e
trascritto
da
Adamanno
di
Iona.
Per
alcuni
secoli
il
testo
sarebbe
stato
il
principale
riferimento
per
la
Terra
Santa,
Costantinopoli
e
l’Oriente.
E
ricordiamo
Willibald,
il
primo
pellegrino
inglese
a
Gerusalemme
che
abbia
lasciato
traccia
del
suo
viaggio:
partì
nel
720,
attraversò
Lucca
e
Roma
per
giungere
finalmente
in
Siria.
Per
più
di
due
anni
visitò
i
luoghi
Santi,
trovandosi
bene
con
i
musulmani
incontrati;
reimbarcatosi
a
Tiro,
rimase
due
anni
a
Costantinopoli
e,
tornato
in
Italia,
si
ritirò
nel
monastero
di
Montecassino,
da
poco
restaurato.
Sarebbe
poi
divenuto
vescovo
di
Eichstätt,
in
Germania.