N. 4 - Aprile 2008
(XXXV)
ALLE ORIGINI DEL Basket
IL BOSCAIOLO CHE INVENTò LA PALLACANESTRO
di Simone
Valtieri
Sentendo nominare la
parola “Springfield” può venire subito in mente il luogo
dove vivono degli strani personaggi gialli del mondo dei
cartoons: i Simpson. Tuttavia la città di Springfield
nel Massachusetts, una delle oltre settanta con questo
nome presenti sul suolo statunitense, riveste
un’importanza capitale nella storia dello sport: è la
città dov’è nato il basket, una delle poche discipline
di cui si conoscono esattamente il luogo di nascita,
l’anno e il nome dell’inventore.
A Springfield, nel
dicembre 1891, James Naismith (1861-1939), canadese,
insegnante di educazione fisica presso la Ymca
International Training School, elaborò in una notte
cinque principi fondamentali, poi sviluppati in tredici
regole, per un nuovo gioco da praticare al chiuso,
durante i mesi invernali.
Il 15 gennaio 1892 l’idea
venne pubblicata. Perché inventare un nuovo gioco?
Semplice: per sconfiggere la noia di cui erano preda gli
studenti durante il gelido inverno del Massachusetts.
Alla Ymca esisteva già un corso di educazione fisica
sotto la responsabilità del preside Luther Hasley Gulick,
che sollecitava i suoi allievi a un grande impegno
agonistico puntando sui giochi di squadra per
consolidare sempre più lo spirito di gruppo e la
reciproca assistenza, considerati fondamentali
nell’educazione dei giovani.
L’inverno, però,
costituiva un problema e non solo per le temperature
polari: il baseball, codificato fin dal 1846 a Hoboken,
si giocava e si gioca tuttora dalla primavera a ottobre;
Il football americano, nato ufficialmente nel 1873 ad
Harvard (non male per un’università di secchioni…), è
sport autunnale e non si spinge oltre gennaio. Per gli
studenti del college, quindi, i primi mesi del nuovo
anno erano puntualmente caratterizzati da lunghi vuoti
che i tradizionali e ripetitivi corsi di educazione
fisica non riuscivano a colmare.
Così Gulick si rivolse a
un suo giovane collaboratore, James Naismith,
chiedendogli di trovare qualcosa per tenere impegnati
gli allievi, che la noia stava rendendo sempre più
irrequieti. Doveva essere un gioco da praticare al
coperto, con luce artificiale, che fosse divertente e
facilmente assimilabile, che non presentasse occasioni
di violenza e, last but not least, che non
incidesse molto sulle casse della scuola. Naismith si
mise al lavoro.
L’inventore del basket
proveniva da Almonte, un piccolo villaggio contadino tra
le foreste dell’Ontario. Figlio di immigrati scozzesi,
perse i genitori in giovanissima età e fu cresciuto
dallo zio. Continuò a vivere tra i boschi, alternando lo
studio al lavoro di taglialegna. Una vita comunque molto
dura, che costrinse Naismith a completare il liceo con
quattro anni di ritardo, ma con buoni voti che gli
consentirono l’accesso all’università, il Presbiterian
College di Montreal. Durante l’università giocò nella
squadra di football, tra l’altro facilitato dall’ottimo
fisico messo su spaccando legna. Nel 1890, conclusi gli
studi, andò a insegnare negli Stati Uniti alla Ymca di
Springfield.
Ricevuto ordine di
inventare un nuovo passatempo atletico, James Naismith
si immerse nella riflessione, come uno scrittore in
cerca di ispirazione per il romanzo della vita. I primi
tentativi andarono a vuoto: era arduo per l’epoca
soddisfare quelle particolari richieste.
Poi, pian piano, un’idea
iniziò a farsi strada nella mente dell’ex boscaiolo di
Almonte.
Gli tornò in mente il
duck-on-a-rock, un gioco che aveva imparato da
bambino in Ontario, letteralmente “anatra su una
roccia”. Si trattava di una gara a chi per primo
riusciva a far cadere, colpendola con un sasso da una
distanza prestabilita, la pietra (detta duck),
collocata su un masso. Una volta fatta cadere, bisognava
correre a recuperare il proprio sasso, mentre il
goalkeeper, rimesso il duck al suo posto,
doveva tentare di afferrare l’avversario. Più si arcuava
la parabola, più aumentavano le possibilità di successo:
Era un gioco che richiedeva finezza e accuratezza a chi
lo praticava. Inoltre a Naismith vennero in mente anche
gli antichi giochi praticati dai Maya (po-ta-pok)
e dagli Aztechi (tchlatchli), in cui una sfera
andava fatta passare dentro anelli dal significato
religioso. Perché – pensò Naismith – non sostituire un
pallone al sasso e un cesto al duck, mantenendo
il gesto tecnico della parabola?
Dopo due settimane di
riflessione, poco prima di Natale, in una leggendaria
notte insonne, chino sulla scrivania al solo lume di una
consumata candela, James Naismith elaborò cinque
principi fondamentali di un nuovo gioco, poi tradotte in
tredici regole di base. Li fece battere a macchina dalla
segretaria del college, la signorina Lyons, e il 15
gennaio 1842 il regolamento fu pubblicato su Triangle,
il giornalino studentesco, con il titolo A new game.
Il problema
dell’attrezzatura fu rapidamente risolto: si impiegarono
i palloni di cuoio usati nel soccer, mentre le ceste di
vimini furono messe a disposizione dall’economo del
college, Mr. Stebbins. Furono fissate al bordo più alto
della palestra, su due lati fronteggianti. Una volta
contenevano pesche. Agli inizi le ceste utilizzate non
erano bucate e dopo ogni canestro si era costretti ad
arrampicarsi su una scala per recuperare il pallone. Il
gioco fu chiamato basketball da uno dei primi
giocatori, Frank Mahan, dopo che l’inventore aveva
respinto l’idea di chiamarlo Naismith Game.
L’innovazione più grande
della pallacanestro consiste nel suo non essere uno
sport di contatto, sostituendo alla forza fisica e alla
potenziale violenza altre qualità come l’intelligenza,
la destrezza, l’abilità. Non c’è alcuna forma di
fuorigioco e si prevede esclusivamente l’uso delle mani.
Le regole della pallacanestro furono pensate per
produrre un gioco d’attacco, estremamente veloce e
tecnicamente tra i più esigenti.
Ecco i cinque principi
ideati da Naismith:
1. Il gioco viene
praticato con un pallone rotondo che può essere trattato
solo con le mani.
2. Non è consentito
camminare con il pallone.
3. I giocatori possono
prendere una posizione sul campo di gioco in qualsiasi
momento e dovunque preferiscano.
4. Non è permesso il
contatto fisico tra i giocatori.
5. Il goal è
collocato orizzontalmente in alto.
Il 21 dicembre 1891 nella
palestra di Armory Street a Springfield venne disputata
la prima partita sperimentale. Le due squadre
schieravano nove giocatori ciascuna: diciotto infatti
erano gli alunni del corso di Naismith, e le sue regole
non indicavano il numero di componenti di ciascuna
formazione. Il match terminò un punto a zero con un
canestro messo a segno da William Chase. La prima gara
“ufficiale” fu giocata il 2 o l’11 marzo 1892, tra una
squadra di insegnanti (tra cui lo stesso Naismith) e una
composta da studenti. Davanti a duecento spettatori
vinsero i primi per cinque canestri a uno. Amos Alonzo
Stagg segnò tutti i punti dei docenti, Ruggles l’unico
canestro degli studenti. Presto si appassionarono al
nuovo gioco anche le ragazze. Anzi, un dizionario
inglese del 1895, dava alla pallacanestro la definizione
di “gioco per ragazze”, evidentemente con intenti poco
lusinghieri. L’ascesa del basket femminile sarà però
lentissima, in quanto frenata da regole restrittive fino
all’inizio degli anni ’70.
A differenza di altri
sport nati negli Stati Uniti, come il baseball e il
football, il basket divenne gioco globale, esportato in
Europa nel 1893 e approdato alle olimpiadi di Berlino
nel 1936 (ma il femminile solo nel 1976) a cui presenziò
lo stesso Naismith. Il basket nel vecchio continente
divenne però popolare soltanto dopo la seconda guerra
mondiale, grazie alla presenza delle truppe americane.
Intanto nel 1950 negli Stati Uniti si giocava la prima
partita della nuova lega professionistica, la NBA, tra
Minneapolis e Syracuse.
In Italia il primo
incontro ufficiale di basket si disputò l’8 giugno 1919
all’Arena di Milano.
Fu un’esibizione tra due
squadre militari, gli Avieri della Malpensa in maglia
azzurra e la Compagnia degli Automobilisti di Monza in
maglia gialla, che doveva intrattenere il pubblico in
attesa dell’arrivo dell’ultima tappa del Giro d’Italia
di quell’anno. Così la prima partita di “palla al cesto”
della storia finì 11-11, con uno storico e irripetibile
pareggio.
Oggi a livello
internazionale la pallacanestro è regolamentata dalla
FIBA (Fédération International de Basketball) che conta
213 federazioni nazionali affiliate.
Se ci si vuole però
immergere nei momenti più entusiasmanti di questo sport,
bisogna recarsi ancora una volta nella cara vecchia
Springfield, per visitare uno dei migliori musei
sportivi del mondo, la Hall of Fame, che è anche una
vera e propria istituzione preposta a eleggere di volta
in volta i più significativi personaggi nella storia del
basket. |