antica
IL TEATRO PRIMA DEL TEATRO
ESPERIENZE TEATRALI OLTRE LA GRECIA DEL
V SECOLO A.C.
di Letizia Comminiello
Il termine teatro, dal latino theatrum,
di derivazione dal greco ϑέατρον
a sua volta da
ϑεάομαι,
ovvero “guardare, essere spettatore”,
indica convenzionalmente l’edificio o il
complesso architettonico costruito e
attrezzato per rappresentazioni
sceniche. Lo stesso termine,
chiaramente, designa l’arte performativa
che si svolge all’interno o meno di uno
spazio costruito e designato. Questa
manifestazione artistica segue dalla
notte dei tempi il destino della civiltà
umana, benchè la nascita del teatro
inteso come tradizione teatrale
occidentale sia riscontrabile solo a
partire dal V secolo a.C. nelle
produzioni generate nella città di
Atene.
Data la premessa, sarebbe però erroneo
ritenere che nei secoli precedenti la
comparsa del teatro codificato dai
greci, non esistessero comunque tutta
una serie di ritualità comprendenti
l’utilizzo del gesto, della voce e del
canto. Si tratta di manifestazioni che
hanno ben poco a che vedere con le
modalità espressive, organizzative e
linguistiche del teatro classico, ma che
si basano sulla dimensione sociale.
Sono, insomma, forme non legate
all’origine del teatro, ma proposte
altre, riconducibili maggiormente
alle feste collettive.
In quelli che Cesare Molinari definisce
“popoli primitivi”, con particolare
riferimento alla visione del teatro
auspicata dalla scuola etnologica di
Rousseau, le manifestazioni teatrali
coinvolgono l’intera comunità e
coincidono con i cicli stagionali o con
i momenti di transito tra uno e l’altro,
allo scopo di celebrare il rinnovarsi
della natura o delle attività umane,
specie quelle agricole, e la
sopravvivenza della comunità.
A svolgere queste attività rituali,
però, non sono solo i popoli a vocazione
agricola, e dunque più strettamente
legati alla periodicità della natura, ma
anche popolazioni cacciatrici. Due
differenti esempi sono offerti dai Nahua
(Aztechi, Colhua, Tepanechi, Acolhua e
Toltechi), popolazioni estinte del
Centro America e dagli Eschimesi
stanziatisi all’estremo nord, presso il
fiume Copper (Alaska centromeridionale).
Nel primo caso, la popolazione celebrava
e propriziava la fertilità nel giorno
del Solstizio d’estate con una grande
festa di piazza, comprendente la
rappresentazione del dio della fertilità
tramite un altissimo palo sul quale
veniva posta la sua effige, danze
collettive svolte da soli uomini, benchè
travestiti da donne, e performance
acrobatiche. Nel secondo caso, un
narratore presentava una vicenda
complessa riguardante il furto e la
liberazione della Luce, mimata da un
coro di donne.
L’attività teatrale si rintraccia non
soltanto, come visto, in periodicità
fisse, ma anche in momenti scanditi dai
ritmi della comunità, che possono
corrispondere a feste di passaggio per i
giovani uomini, matrimoni o alleanze tra
popolazioni. Il teatro si pone come
valido strumento per collegare i vari
momenti della vita, creando legami tra
passato, presente e futuro ed evocando
la storia e il destino del gruppo
stesso.
Anche in questo caso due differenti
esempi sono forniti dagli Aranda
dell’Australia centrale e dai Pigmei del
Gabon. I primi compiono un’azione mimica
stilizzata e ricca di movimenti, con il
corpo dipinto e il capo adornato da un
fastoso copricapo dalle forme astratte.
I secondi mimano con estrema precisione
le mosse della caccia che si svolgerà il
giorno successivo. Se nel primo caso lo
scopo è evocare la dimensione del sogno
e creare identificazione con gli eroi di
un’era passata, nel secondo si sta
prefigurando un’azione concreta e
imminente. Nel primo caso è necessaria
una buona conoscenza del proprio
passato, nel secondo un’acutissima
visione della natura e delle mosse che
si dovranno compiere, dettate anche
dall’esperienza pregressa. I Pigmei,
inoltre, non usano mascherarsi, il loro
teatro è fatto unicamente di mimica e
voce.
Come accade anche in altri casi, lo
scopo ultimo delle rappresentazioni
degli Aranda è la trasmissione del
patrimonio mitico-culturale – necessario
a mantenere unito il tessuto sociale – e
le norme di comportamento morale.
La trasmissione del passato comune è un
elemento riscontrabile nei riti di
iniziazione, cerimonie solitimente brevi
inserite in cicli della durata di anni.
Questi riti si compongono di tre fasi: i
giovani iniziati sono sottoposti a prove
fisiche e psichiche, entrano in
contratto con gli spiriti, rappresentati
da maschere (manifestazione) e, una
volta iniziati, incontrano i veri
spiriti, impersonati da uomini
(rivelazione). La cerimonia avviene al
centro del villaggio e la popolazione
non direttamente coinvolta funge da
coro, leggittimato comunque a
intervenire per esibirsi o profferire
qualcosa.
Antonin
Artaud, fautore del
“teatro della crudeltà” – un’esperienza
in grado di creare «una metafisica
della parola, del gesto e
dell’espressione, al fine di strappare
il teatro alle pastoie psicologiche e
sentimentali» –, nella sua raccolta
di saggi Il teatro e il suo doppio
(1938) si riferisce diffusamente
all’esperienza del teatro Balinese.
.
Performance del teatro balinese,
Tropenmuseum, National Museum of World
Cultures
È necessario precisare come il teatro
Balinese non afferisca direttamente al
teatro dei “primitivi” riportato da
Molinari – in quanto è tutt’ora
praticato in Indonesia –, ma
indubbiamente è ben distante dal teatro
codificato in Grecia e sviluppatosi poi
in Occidente. Lo spettacolo Balinese è
fatto di danza, canto e pantomima e,
secondo Artaud, riporta il teatro a una
dimensione pura.
Attori in abiti geometrici assumono
posizioni spigolose e compiono gesti
bruscamenti interrotti al fine di
trasmettere vicende vaghe e astratte.
Benchè a prima vista possa non sembrare,
i gesti sono attentamente calibrati,
nulla è lasciato al caso. Allo stesso
modo la vocalità, che non compone
parole, ma modulazioni di gola che
talvolta si spezzano per lasciare spazio
a suoni evocanti animali o fenomeni
naturali.
Questo teatro è di natura popolare, ma
caratterizzato dalla sacralità di un
rito: in esso non esistono quelli che in
Occidente sono chiamati regista e
attore, bensì è la Natura stessa a
risuonare attraverso i gesti.
Riferimenti bibliografici:
C. Molinari, Storia del teatro,
Editori Laterza, Roma-Bari 2007.
A. Artaud, Il teatro e il suo doppio,
Einaudi, Torino 2000.
P.A. Clancy, Artaud and the Balinese
Theatre, Modern Drama, University of
Toronto Press, Vol. 28, N. 3, Fall 1985. |