N. 51 - Marzo 2012
(LXXXII)
l'ineluttabile motore del mondo
la guerra come origine
di Giuseppe Formisano
La
guerra
non
piace
a
nessuno,
tranne
chi
la
provoca,
qualsiasi
sia
la
ragione
e i
popoli
coinvolti.
Il
primo
conflitto
mondiale
è
ricordato
come
la
Grande
Guerra,
oppure
come
la
Guerra
Totale.
Perché
questo
aggettivo
particolare?
Ludendorff
fu
il
primo
a
parlare
di
Guerra
Totale
in
merito
al
conflitto
del
1914-1918.
Totale
perché
fu
il
primo
vero
conflitto
che
invase
e
mobilitò
tutta
la
società:
vittime
civili,
donne
che
sostituirono
gli
uomini
nelle
fabbriche
o
alla
guida
degli
autobus,
violenza,
ma
soprattutto
il
ricordo
e
lutto
postumo
che
rimase
per
tanto
tempo
nei
cuori
di
chi
aveva
combattuto
o
vissuto
quella
guerra.
Gli
Stati
europei,
nei
secoli
precedenti,
hanno
sempre
ricorso
alle
armi
per
risolvere
le
controversie
tra
loro.
Ciò
è
avvenuto
fino
al
1945,
anno
in
cui
la
Seconda
Guerra
Mondiale,
altro
terribilissimo
conflitto,
cessò.
Da
allora
gli
europei,
grazie
alla
saggezza
di
alcuni
politici
e
cosiddetti
tecnocrati
(come
il
francese
Monnet)
che
guidarono
le
nazioni
appena
uscite
dalla
guerra,
si
resero
conto
che
bisognava
intraprendere
la
strada
dell’unità
per
un
continente
più
prospero
e
rappacificato.
Così,
il
processo
d’integrazione
europeo
ebbe
inizio.
Altre
guerre
furono
combattute
nel
cuore
del
vecchio
continente
a
processo
d’integrazione
avanzato
e
rafforzato
soprattutto
nell’ambito
economico;
i
conflitti
etnici
nei
Balcani
provocati
dall’alto
spirito
nazionalista
dei
serbi
(secondo
questi,
nella
Federazione
della
Jugoslavia,
il
loro
patriottismo
fu
soffocato
dal
sistema
politico
creato
da
Tito),
mostrarono
a
tutto
il
mondo
che
l’odio
del
XX
secolo
non
era
stato
archiviato
nonostante
i
vari
“mai
più”
e i
“per
non
dimenticare”.
A
proposito
di
memoria,
lo
scorso
10
febbraio
–
come
ogni
anno
ormai
dal
2004
-
sono
state
ricordate
le
vittime
italiane
espulse
dall’Istria
e
Dalmazia,
territori
persi
dall’Italia
dopo
la
disfatta
bellica.
Sul
web,
come
ormai
avviene
per
tutto,
le
discussioni
sui
quei
tragici
eventi
hanno
trovato
spazio,
e
sempre
come
spesso
avviene
proprio
sul
web,
l’argomento
è
stato
anche
trattato
con
una
certa
frivolezza.
Si
parla
di
uccisioni,
quindi
meritano
tempo
e
dedizione,
elementi
che
non
sempre
è
facile
trovare,
soprattutto
quando
si è
collegati
ad
internet.
Perché
dopo
la
guerra,
quando
Tito
in
Jugoslavia
stava
imponendo
il
suo
sistema
socialista
(pur
se
libero
dalla
lunga
mano
di
Mosca),
degli
italiani
abitanti
al
confine,
furono
cacciati
da
quei
territori?
Nell’immaginario
della
guerra,
Hitler
impersonava
l’uomo
nero
che
ha
sterminato
gli
ebrei
e
assoggettato
quasi
tutta
l’Europa
con
le
sue
truppe.
Effettivamente
fu
così,
ma
non
solo.
Anche
gli
italiani,
fascisti
e
alleati
dei
nazisti,
intrapresero
una
politica
imperialista
d’espansione
territoriale.
Quando
Mussolini
entrò
in
guerra
nel
giugno
1940,
il
nostro
paese
avviò
una
“guerra
parallela”
con
l’invasione
dei
Balcani
e
l’intendo
di
calpestare
quei
territori.
Ma
da
soldati
imbranati
(pur
se
gli
“italiani
brava
gente”,
sia
in
Jugoslavia
che
in
Africa
Orientale,
commisero
innumerevoli
atrocità),
non
riuscirono
a
fare
molto
senza
l’aiuto
degli
alleati
tedeschi.
Come
in
tutte
le
guerre,
quando
la
situazione
si
capovolge,
chi
prima
aveva
subito
le
angherie
cerca
di
vendicarsi
come
può.
Lo
testimoniano
i
numerosi
casi
di
emigrazione
forzata
dall’Europa
centro-orientale
di
tanti
tedeschi,
ritenuti
nazisti
e
sostenitori
dei
soldati
di
Hitler
che
aveva
occupato
le
terre
tra
la
Germania
e
l’URSS.
Anche
al
confine
tra
l’Italia
e la
Jugoslavia
molti
italiani
persero
le
loro
case,
le
terre
che
per
anni
avevano
coltivato.
Le
atrocità
delle
Foibe
furono
commesse
dai
titini.
Cacciando
gli
italiani
credevano
di
mandar
via
i
precedenti
invasori,
le
persone
che
prima
avevano
ucciso
e
stuprato.
Il
10
febbraio
di
ogni
anno,
si
dovrebbero
ricordare
le
vittime
innocenti,
le
persone
che
abitavano
lì
da
anni
e
che
nulla
avevano
fatto
contro
le
popolazioni
slave.
Nelle
celebrazioni,
dovrebbero
essere
ricordato,
proprio
perché
si
parla
tanto
–
giustamente
– di
memoria,
che
i
fascisti
italiani,
irredentisti
e
imperialisti,
avevano
invaso
e
che
le
nefandezze
dei
titini,
comunque
biasimevole,
furono
una
reazione.
I
titini
sono
stati
autori
di
crimini
marchiani
e
hanno
usato
strumenti
di
morte
terribili
come
quando
legavano
un
pesante
sasso
al
collo
degli
italiani
per
lanciarli
in
acqua
o
nelle
foibe.
Con
quanto
detto
voglio
dire
che
purtroppo,
la
guerra
è
guerra.
Le
tragiche
azioni
che
in
essa
accadono
devono,
per
obbligo
umano,
essere
disapprovate,
ma
purtroppo
sono
inevitabili,
soprattutto
le
azioni
di
risposta.
Non
è
facile
far
capire
ad
un
ebreo
o ad
uno
slavo,
che
–
per
fare
un
esempio
-
trovandosi
in
fonte
ad
un
inerme
soldato
della
Wehrmacht,
di
non
commettere
lo
stesso
errore
che
commise
la
persona
che
si
trova
davanti.
Il
perdono,
il
“porgi
l’altra
guancia”,
sono
parole
che
nella
natura
umana
trovano
il
tempo
che
trovano.
Lo
stesso
è
successo
in
Istria
e
Dalmazia.
La
guerra
imbarbarisce,
rende
inumani
anche
le
vittime
facendo
commettere
a
questi
–
quando
il
manico
del
coltello
è
dalla
loro
parte
–
atrocità
su
innocenti,
cacciandoli
dalle
loro
case,
uccidendoli
e
seppellendoli
in
fosse
comuni,
solo
perché
italiani,
connazionali
di
chi
precedentemente
e
barbaramente
era
entrato
in
casa
altrui,
ritenendoli
slavi
inferiori.
Il
problema,
dunque,
andrebbe
risolto
a
monte.
Se
si
vuole
comprendere
perché
tutto
è
successo
-
partendo
dall’ultimo
tragico
evento
-
andando
a
ritroso
per
vedere
le
cause
di
tale
evento,
cause
che
a
loro
volta
sono
effetto
di
qualcos’
altro,
insomma,
arrivare
al
primo
anello
della
catena,
l’origine
di
tutto
è la
guerra.
È da
essa
che
l’umanità
deve
iniziare
a
difendersi.
A
conflitto
iniziato
è
inutile
incolpare
chi
ha
ucciso
chi.
Le
persone
che
lo
fanno
in
guerra,
non
sono
più
persone,
non
sono
macchine,
sono
niente.
Sono
esseri
che
cercano
solo
di
salvare
la
propria
pelle
e
quella
dei
propri
figli.
Non
c’è
umanità,
c’è
paura
ed
egoismo.
Per
questo
le
guerre
vanno
fermate
prima
che
inizino,
non
con
le
fiaccolate
o le
parole,
ed è
per
questo
che
la
colpa
principale
di
tutto
è di
chi
ha
voluto
la
guerra.
È
colpa
dei
nazi-fascisti
se
ci
sono
state
le
foibe
in
Jugoslavia
o le
violenze
dei
soldati
sovietici
sulle
donne
a
Berlino
dopo
la
caduta
di
Hitler.
È
colpa
dell’URSS
se
gli
americani
di
Reagan
finanziarono
i
Mujaheddin
in
Afghanistan
per
resistere
all’invasione
dell’Armata
Rossa
nel
dicembre
1979.
È
facile
rispondere
che
le
guerre
sono
fatte
per
interessi
economici.
È
facile
perché
è
vero.
Allora,
cosa
potrebbero
fare
i
movimenti
pacifisti
di
tutto
il
mondo
per
bloccare
le
guerre,
dunque
sconfiggere
i
grandissimi
interessi
economici?
La
via
diplomatica
non
può
estirpare
la
guerra.
Un
grande
pensatore
come
Sant’Agostino
diceva
che
le
guerre
esistono
perché
ognuno
vuole
la
sua
pace.
Nulla
di
più
vero.
Hitler
voleva
la
guerra
perché
pensava
di
eseguire
le
leggi
della
natura.
Estirpando
il
giudaismo,
il
bolscevismo
e le
popolazioni
inferiori
dell’est
europeo,
pensava
che
avrebbe
creato
un
mondo
di
soli
superuomini,
eliminando
il
conflitto
tra
i
popoli
e
portando
la
pace.
Altro
esempio:
un
paese
ricco
di
risorse
naturali,
decide
di
non
venderle
anche
ad
altri
paesi,
badando
solo
alla
propria
pace
e ai
suoi
interessi.
Così,
altri
paesi
si
coalizzano
e,
inventando
un
preteso,
invadono
il
paese
in
questione,
portando
ancora
la
guerra.
Non
c’è
soluzione
alla
guerra.
Finché
l’uomo
non
imparare
a
condividere
o
cooperare
con
altri
uomini,
anche
sconosciuti
e
lontanissimi
fisicamente
e
culturalmente
– e
ciò
significa
voltare
le
spalle
alla
natura
umana
- la
guerra
sarà
sempre
un
mezzo
indispensabile.
O i
pacifisti
di
tutto
il
mondo
arrivano
al
potere
e
decidono
di
lavorare
con
gli
altri
popoli
per
l’incolumità
di
tutti,
o ci
rassegniamo
all’idea
di
vedere
tanti
altri
conflitti.
L’attuale
Europa
non
rischia
ciò.
Salvo
che
un
giorno
non
si
romperà
il
forte
legame
economico
che
i
partner
dell’UE
hanno
tra
loro
creato,
un’altra
guerra
intereuropea,
fortunatamente,
non
ci
sarà.
Invece,
al
di
fuori
dell’Europa,
con
gli
stessi
paesi
europei
protagonisti
come
aggressori,
sì,
ne
vedremo
ancora
tante
altre.
Vedremo
e
sentiremo
ancora
parlare
di
cittadini
civili
uccisi
da
bombe.
Vedremo
e
sentiremo.
Vedrà
e
sentirà
chi
avrà
ancora
occhi
per
guardare
e
orecchie
per
sentire,
chi
non
sarà
dalla
guerra
travolto.