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N. 30 - Giugno 2010
(LXI)
Tra Fede e nobiltà
gli Ordini monastico-militari
di Lawrence M.F. Sudbury
Tutto
cominciò
nel
1099,
alla
conquista
di
Gerusalemme.
O
forse,
tutto
cominciò
nel
1080,
con
la
fondazione
dell'Ospedale
della
Città
Santa.
O
forse,
il
vero
inizio
fu
nel
1128,
quando
Bernardo
di
Chiaravalle
scrisse
il
suo
De
Laude
Novae
Militiae
ad
Milites
Templi,
istituendo
l'inusitata
regola
del
"malicidio",
che,
contro
ogni
insegnamento
cristiano
precedente,
dava
facoltà
ai
cavalieri
crociati
degli
ordini
monastico-cavallereschi
di
uccidere
gli
infedeli
al
fine
di
"debellare
il
male"
da
essi
derivato
e
che,
inevitabilmente,
creava
una
sorta
di
"nicchia
protetta"
all'interno
del
corpus
cristiano.
Il
fatto
è
che
è
complicato
cercare
un'origine
comune
per
una
serie
di
Ordini
diversi,
certo
tutti
frutto
del
clima
crociato,
ma
ognuno
con
una
sua
storia
singolare.
Dovendo
cercare
un
minimo
comune
denominatore,
appare
naturale
pensare
alla
peculiarità
di
monaci
soldati,
quasi
schizofrenicamente
scissi
tra
impeto
guerresco
e
spiritualità
sacra
suggellata
dall'assunzione
dei
sacri
Voti.
Un
excursus
storico
sulle
vicende
di
questa
"anomalia"
all'interno
dell'evoluzione
della
Cristianità,
per
quanto
interessante,
esula
dagli
scopi
di
questo
scritto,
che
vuole
piuttosto
concentrarsi
sul
tentativo
di
rispondere
ad
un
quesito
fondamentale:
che
cosa
resta
oggi
degli
Ordini
monastico-militari?
E,
corollariamente,
che
senso
possono
avere
istituzioni
nate
quasi
1000
anni
fa
nel
mondo
attuale
e
all'interno
del
Cattolicesimo
post-conciliare?
Anche
restringendo
il
campo
a
quest'unico
assunto,
le
cose
non
diventano
certamente
più
semplici:
prima
di
qualunque
altra
considerazione,
dobbiamo
infatti
definire
che
cosa
intendiamo
per
Ordine
monastico-militare.
Allo
stato
attuale
dei
fatti
esistono
oltre
100
ordini
che,
in
un
modo
o
nell'altro,
si
rifanno,
direttamente
o in
forma
più
velata,
a
quei
primi
nuclei
di
credenti
decisi
a
difendere
il
Regno
Latino
di
Gerusalemme
a
costo
della
vita
e
per
la
gloria
di
Dio.
Cercando
di
limitare
il
più
possibile
il
campo
di
indagine,
è,
però,
ragionevole
comprendere
nel
novero
degli
Ordini
propriamente
detti
solo
quelli
che
posseggano
caratteristiche
di
continuità
diretta
con
i
primi
quattro
nuclei
accettati
dal
papato:
Templari,
Ospedalieri,
Teutonici
e
Cavalieri
del
Santo
sepolcro.
Tenendo
conto,
inoltre,
che
l'Ordine
dei
"Poveri
commilitoni
di
Cristo
e
del
Tempio
di
Salomone",
cioè
l'Ordine
Templare,
ha
cessato
ufficialmente
di
esistere,
nonostante
le
numerose
e
francamente
assurde
rivendicazioni
da
parte
di
questo
o
quel
gruppo
neo-templare,
nel
1312,
con
la
Bolla
formale
di
Papa
Clemente
V e
il
rogo
del
Gran
Maestro
Jacques
de
Molay
e di
alcuni
suoi
Confratelli
all'Isle
des
Juifs,
ad
opera
di
re
Filippo
il
Bello,
la
focalizzazione
della
nostra
analisi
viene
necessariamente
a
restringersi
sui
tre
ordini
restanti.
Tra
essi
il
più
antico
(ma
anche,
a
tutt'oggi,
il
più
vitale)
risulta
essere
quello
dell'"Ordine
Sovrano
Militare
Ospedaliero
di
San
Giovanni
di
Gerusalemme
di
Rodi
e di
Malta",
più
noto
come
Ordine
dei
Cavalieri
di
Malta.
Sorto
già
prima
della
presa
di
Gerusalemme
con
la
creazione
da
parte
del
Beato
Gerardo
di
un
ospedale
per
pellegrini
in
Terra
Santa
(1080)
e
confermato
con
Bolla
papale
da
Papa
Pasquale
II,
nel
1113,
l'Ordine
degli
Ospedalieri
fu
indubbiamente,
insieme
con
quello
templare,
il
maggior
centro
di
potere
militare
dell'epopea
crociata,
arrivando,
al
culmine
dello
splendore
del
Regno
di
Gerusalemme,
a
possedere
sette
grandi
forti
difensivi
e
oltre
140
possedimenti
sparsi
per
tutta
la
Palestina,
oltre
che
un
numero
davvero
impressionante
di
magioni
in
tutta
Europa.
Tutti
questi
possedimenti
erano
amministrati
attraverso
la
suddivisione
in
Priorati,
Balivati
e
Comanderie
che
finivano
per
creare
una
rete
di
ricchezza
e
poteri
territoriali
in
fondo
non
inferiori
a
quelle,
ben
più
note,
dei
Templari
stessi.
Lo
sviluppo
dell'offensiva
islamica
finì,
però,
per
cacciare
gli
Ospedalieri
(così
come
tutti
gli
altri
Cristiani)
dalla
Terra
Santa,
con
la
caduta
di
Acri
nel
1291
(Gerusalemme
era
già
caduta
nel
1187)
ma è
a
questo
punto
che,
differenziandosi
dai
Cavalieri
del
Tempio,
"Cavallieri
dell'Ospedale"
posero
le
basi
della
"perennità"
della
loro
esistenza:
con
il
Gran
Maestro
Guillame
de
Villaret,
esule
nel
regno
di
Cipro,
essi
compresero
la
necessità
di
sviluppare
un
proprio
dominio
temporale,
che
fu
acquisito
nell'isola
di
Rodi
con
il
successivo
Gran
Maestro
Fulkes
de
Villaret.
È
durante
la
loro
residenza
nel
"isola
delle
rose"
che
i
"Cavalieri
di
Rodi",
come
ora
si
facevano
chiamare,
vennero
in
possesso
di
gran
parte
degli
ex-possedimenti
dei
Templari,
ormai
dissolti,
ampliando
ulteriormente
le
loro
ricchezze
che,
però,
non
poterono
metterli
in
salvo,
nel
1522,
dopo
sei
mesi
di
assedio,
dalla
riconquista
di
Rodi
da
parte
delle
truppe
di
Solimano
il
Magnifico.
Dopo
sette
anni
di
pellegrinaggi,
comunque,
nel
1530,
Carlo
V,
imperatore
del
Sacro
Romano
Impero,
re
di
Spagna
e di
Sicilia,
acconsentì
a
donare,
dopo
pressanti
richieste
da
parte
di
numerosi
Balivati
dei
cavalieri,
che
nel
soggiorno
a
Rodi
avevano
compreso
l'importanza
di
avere
un
regno
proprio,
le
isole
di
Malta,
Gozo
e
Comino
a
quelli
che
nei
circa
200
anni
successivi
sarebbero
stati
i
nuovi
padroni
dell'area,
cambiando
nuovamente
nome
in
"cavalieri
di
Malta".
Dal
centro
del
Mediterraneo
i
Cavalieri
continuarono
la
loro
lotta
contro
i
Musulmani,
in
particolare
contro
i
pirati
berberi.
Ciò
provocò
le
ire
dell'Impero
Ottomano
che,
nel
1565,
tentò
di
invadere
Malta
ma
fu
sconfitto
in
quello
che
passò
alla
storia
come
il
"grande
assedio",
l'ultima
importante
vittoria
dei
Cavalieri.
Il
resto
della
storia
dell'ordine
si
confonde
con
la
storia
del
governo
del
suo
piccolo
regno,
mantenuto
per
265
anni,
mentre
Balivati
e
Comanderie
cadevano
uno
dopo
l'altro
sotto
i
colpi
del
Protestantesimo
e
dell'egualitarismo
francese.
Infine,
nel
1798,
durante
la
sua
spedizione
in
Egitto,
Napoleone
si
impadronì,
senza
colpo
ferire,
anche
di
Malta
e i
Cavalieri
dovettero
trovar
rifugio
a
San
Pietroburgo,
ospiti
dello
zar
Paolo
I
che
divenne
anche
Gran
Maestro
dell'ordine
(sebbene
la
sua
nomina
non
venisse
mai
ratificata
da
Roma).
Solo
nel
1879
Papa
Leone
XIII
si
decise
a
nominare
un
nuovo
Gran
Maestro
e a
rinnovare
l'Ordine
come
organizzazione
umanitaria
e
religiosa.
Nel
frattempo,
dalla
metà
dell'ottocento,
nei
Paesi
protestanti
si
era
sviluppato
un
ramo
riformato,
che
prese
il
nome
di
"Ordine
di
San
Giovanni",
diffondendosi
notevolmente
non
solo
nel
Nord
Europa
ma
anche
negli
Stati
Uniti
e in
Canada.
Oggi
il
"Sovrano
Militare
Ordine
di
Malta"
rappresenta
una
sorta
di
anomalia
diplomatica:
uno
"stato
senza
territorio"
(o
meglio
con
un
territorio
che
consiste
unicamente
nella
extraterritorialità
di
Palazzo
Malta,
la
sede
dell'Ordine
a
Roma),
governato
da
un
Sovrano
Gran
Maestro,
allo
stesso
tempo
serenissimo
principe
secolare
e
Cardinale
della
Chiesa
cattolica,
"abitato"
da
circa
12.000
Cavalieri
e
Dame
divisi
in
tre
classi
(Cavalieri
professi,
con
voti
monastici
perpetui;
Cavalieri
in
obbedienza,
con
promessa
di
aderire
strettamente
ai
principi
ecclesiastici
e
dell'Ordine;
membri
laici
che
si
ripromettono
di
vivere
secondo
i
dettami
della
chiesa)
e
votati
alla
difesa
della
fede
e
all'aiuto
ai
poveri
(secondo
il
motto
dell'ordine
"Defensio
Fidei
et
Tuitio
Pauperum"),
con
proprie
leggi,
ministeri,
passaporti
diplomatici
(per
tutti
gli
appartenenti
all'Ordine)
e
con
un
seggio
come
osservatore
permanente
alle
Nazioni
Unite.
Diventare
un
Cavaliere
di
Malta
non
è
certo
impresa
facile,
soprattutto
per
quanto
riguarda
i
ranghi
più
elevati:
le
costituzioni
dell'ordine,
infatti,
richiedono
per
l'iniziazione
il
possesso
di
una
patente
di
nobiltà
che
attesti
almeno
300
anni
di
sangue
blu,
l'aver
prestato
servizio
all'interno
dell'esercito
del
proprio
Paese
e
una
dichiarazione
ecclesiastica
di
perfetta
vita
religiosa.
In
realtà,
comunque,
la
prima
clausola
può
essere
facilmente
aggirata
dal
momento
che
il
Gran
Maestro
ha
facoltà
di
ammettere
anche
membri
non
nobili
del
sangue
ma
nobilitati
dal
loro
agire
cristiano.
In
teoria...
Di
fatto,
ancora
oggi
10.000
cavalieri
e
dame
discendono
dalla
più
alta
nobiltà
europea
e i
2000
"plebei"
circa
rimanenti
sono
caratterizzati
soprattutto
dal
fatto
di
far
parte
dell'èlite
politico-economica
mondiale.
Lasciando
anche
da
parte
ogni
considerazione
riguardante
l'evangelicità
di
una
distinzione
di
stampo
medievale
tra
nobili
e
non
nobili
(persino
il
"nobile"
papa
Pio
XII,
poco
prima
della
sua
morte
aveva
ordinato
una
investigazione
sullo
S.M.O.M.,
che
includesse
una
verifica
della
liceità
del
suo
essere
stato
sovrano
e
una
riforma
dei
suoi
statuti
per
"conformarli
alle
decisioni
della
Santa
sede",
investigazione
poi
lasciata
cadere
con
la
fine
del
suo
regno),
in
realtà
il
tratto
che
lascia
più
perplessi
riguarda
la
religiosità
di
alcuni
noti
appartenenti
all'ordine.
Il
fatto
è
che
la
natura
stessa,
in
gran
maggioranza
nobiliare,
degli
appartenenti
all'Ordine
implica
quasi
necessariamente
una
loro
visione
sia
religiosa
che
politica
improntata
fortemente
al
conservatorismo
e,
soprattutto,
ad
un
viscerale
anticomunismo.
Ciò
ha
fatto
sì
che,
nel
corso
della
storia
e
anche
in
periodi
recenti,
un
aperto
schieramento
"antibolscevico"
venisse
in
alcuni
casi
visto
come
soddisfacente
sostitutivo
di
una
vita
nella
pratica
ben
poco
improntata
ai
principi
neotestamentari.
Senza
voler
cadere
negli
eccessi,
ai
limiti
della
paranoia,
di
certe
frange
"ultra-complottiste"
che
vedono
nell'ordine
di
Malta
una
sorta
di
massoneria
che
dirige
il
mondo
(per
altro
spesso
confondendo
il
cavalierato
con
un
"grado"
della
piramide
massonica
realmente
esistente
ma
senza
alcun
collegamento
con
l'Ordine),
una
organizzazione
al
vertice
del
"nuovo
ordine
mondiale"
(il
Council
for
National
Policy
statunitense
ha
classificato
lo
S.M.O.M.
come
entità
giuridica
sospetta,
alla
pari
di
Scientology,
Ku
Klux
Klan,
C.I.A.
e
Chiesa
dell'Unificazione
del
Reverendo
Moon)
o
una
specie
di
servizio
segreto
Vaticano
(in
ciò
concordando
con
un
certo
numero
di
storici
della
Chiesa),
resta
indubbio,
in
effetti,
che
l'Ordine,
in
un
certo
numero
di
situazioni,
abbia
unito
il
proprio
nome
a
quello
di
personaggi
che
con
il
Cattolicesimo
in
senso
stretto
sembrano
aver
ben
poco
a
che
fare.
Alcuni
esempi
possono
chiarire
questo
assunto.
Da
un
numero
cospicuo
di
documenti
risulta,
ad
esempio,
chiaro
il
ruolo
dei
Cavalieri
di
Malta
(difficile
dire
se
per
iniziativa
propria
o
vaticana)
all'interno
delle
cosiddette
"rat
line",
le
"vie
di
fuga"
dei
criminali
nazisti
verso
il
sud
America
al
termine
della
seconda
guerra
mondiale,
attraverso
la
fornitura
di
passaporti
e
lasciapassare
diplomatici.
D'altra
parte,
non
va
dimenticato
che
il
barone
Von
Papen,
figura
chiave
(come
acclarato
nel
processo
di
Norimberga)
nell'ascesa
al
potere
di
Adolf
Hitler
era
un
Cavaliere
di
Malta
(oltre
che,
dal
1923,
Ciambellano
papale
di
Pio
XI)
e
che,
al
termine
della
guerra,
nel
1948,
l'ex
generale
nazista
Reinhard
Von
Gehlen,
capo
dell'intelligence
di
Hitler
sul
fronte
orientale
(e,
in
seguito,
dei
servizi
segreti
della
Repubblica
Federale
Tedesca),
venisse
insignito
dall'Ordine
della
prestigiosissima
"Gran
Croce
al
Merito",
persino
superiore
a
quella
"Gran
Croce
di
Onore
e
Devozione"
con
cui
il
Gran
Maestro
Ludovico
Chigi
Albani
aveva
decorato,
qualche
anno
prima,
Benito
Mussolini.
L'impegno
anti-comunista
dell'ordine
appare
in
tutta
la
sua
interezza
se
si
tiene
conto
che
tra
i
suoi
membri
si
annoveravano
i
fondatori
della
C.I.A.
William
"Wild
Bill"
Donovan
(insignito
nel
1944
da
Papa
Pio
XII
della
"gran
croce
dell'ordine
di
San
Silvestro")
e
Allen
Dulles,
secondo
molti
i
veri
creatori
della
guerra
fredda,
che
diedero
inizio,
in
qualche
modo,
ad
una
tradizione
dal
momento
che,
in
seguito,
anche
John
McCone,
il
direttore
dell'Agenzia
ai
tempi
di
Kennedy,
e
William
Casey,
che
rivestì
lo
stesso
ruolo
nel
periodo
reaganiano,
erano
cavalieri
di
Malta.
In
tempi
più
recenti,
a
vestire
l'uniforme
dei
cavalieri
furono
personaggi
"particolari"
quali
il
principe
Bernardo
d'Olanda,
Balivo
dell'Ordine,
comprovato
ex-nazista,
presidente
del
Bildenberg
Group,
uno
dei
più
potenti
club
finanziari
del
mondo
(fino
a
quando,
nel
1976,
lo
scandalo
Lockheed
lo
costrinse
alle
dimissioni),
Umberto
Ortolani,
ex
ambasciatore
dello
S.M.O.M.
in
Uruguay,
implicato
in
tutte
le
più
oscure
vicende
italiane
(dallo
scandalo
P2
all'affare
Calvi)
degli
anni
'70
e
Augusto
Pinochet,
a
lungo
sanguinario
dittatore
del
Cile.
Infine,
non
va
dimenticata,
in
epoca
recentissima,
la
presenza
di
almeno
tre
Cavalieri
(Joseph
Schmitz,
Cofer
Black
e
Erik
Prince)
ai
vertici
della
Blackwater
Worldwide,
la
più
importante
compagnia
militare
privata
del
mondo,
a
tutt'oggi
principale
security
contractor
in
Iraq
per
conto
dell'amministrazione
statunitense,
a
lungo
sotto
inchiesta
del
Congresso
degli
Stati
Uniti
per
la
violenza
sproporzionata
dei
loro
interventi
a
Bagdad
e
Falluja.
Insomma,
strane
amicizie
e
affiliazioni
per
un
Ordine
il
cui
scopo
principale
è
oggi
l'assistenza
medica
ai
poveri
di
tutto
il
mondo,
un
Ordine
che,
comunque,
certamente
esercita
un
potere
politico
e
militare
assolutamente
sproporzionato
rispetto
al
numero
dei
suoi
aderenti.
Certamente
meno
potente,
soprattutto
a
causa
dell'estrema
esiguità
del
numero
dei
suoi
attuali
aderenti
(circa
90
Religiosi
in
senso
stretto,
280
Suore
e
680
laici
associati)
è il
secondo
grande
ordine
medievale
ancora
esistente:
l'ordine
dei
cavalieri
teutonici.
Fondati
nel
1191,
all'epoca
della
terza
crociata,
come
corpo
di
Monaci-guerrieri
preposto
alla
cura
fisica
e
spirituale
dei
crociati
e
dei
pellegrini
di
lingua
tedesca,
i
"Cavalieri
dell'Ospedale
di
Santa
Maria
dei
Tedeschi
di
Gerusalemme"
videro
i
loro
statuti
approvati
da
Papa
Clemente
III
nel
1198.
La
loro
storia
segue
da
vicino
quella
degli
altri
Ordini
consimili:
nel
1291,
quando
la
Palestina
ritornò
sotto
il
controllo
islamico,
essi
si
assunse
il
compito
di
difendere
i
confini
della
Cristianità
in
Europa
orientale
dalle
incursioni
pagane,
arrivando,
dopo
cinquant'anni
di
guerra
e
alleanze
a
crearsi
un
regno
proprio,
una
teocrazia
che
governava
l'odierna
Prussia
e
che,
nel
corso
del
XIV
secolo,
e
stese
il
suo
potere
a un
territorio
che
comprendeva
le
odierne
Estonia,
Lettonia
e
Lituania
e
parte
della
Pomerania.
Nei
secoli
successivi,
per
varie
vicende
storiche,
l'ordine
si
indebolì
sempre
più
e
perse
progressivamente
i
propri
territori,
fino
ad
essere,
nel
1809
dichiarato
estinto
da
Napoleone,
che
ridistribuì
i
pochi
possedimenti
cavallereschi
rimanenti
tra
i
suoi
fedelissimi,
"dimenticandosi"
unicamente
di
confiscare
piccole
aree
nell'odierno
Alto
Tirolo.
Nel
1834
l'imperatore
d'Austria
reintegrò
ufficialmente
l'ordine
a
Vienna
ma
il
suo
carattere
militare
venne
esplicitamente
cancellato,
sostituito
da
un
carisma
di
"carità
e
ministero
ai
poveri",
ribadito
nel
1871
dalle
nuove
Regole
sancite
da
Papa
Pio
IX
per
i
Sacerdoti
dell'Ordine.
Disciolto
nuovamente
nel
1938
dalle
autorità
naziste,
l'Ordine
Teutonico
si
ricostituì
a
Vienna
nel
1947,
con
rami
(tuttora
esistenti)
anche
in
Baviera,
Assia
e
Alto
Adige
e
con
una
forte
attività
di
evangelizzazione
nei
Paesi
dell'Europa
orientale
che
gli
valse
una
totale
proscrizione
da
parte
delle
autorità
comuniste
(alla
cui
caduta
l'Ordine
ha
ripreso
una
intensa
opera
missionaria
concentrata
soprattutto
in
Slovenia,
nella
Repubblica
ceca
e
nella
Repubblica
slovacca).
Pur
nell'estrema
esiguità
dei
suoi
componenti,
comunque
in
grandissima
parte,
per
quanto
riguarda
i
membri
laici,
appartenenti
all'alta
nobiltà
germanica,
anche
l'Ordine
teutonico
ha,
oggi,
mire
di
extraterritorialità:
da
qualche
anno
un
gruppo
di
Cavalieri
e
dame
ha
dato
vita
alla
"Lichtenberg
Foundation",
una
grande
organizzazione
filantropica,
al
cui
vertice
siede
la
principessa
Maya
de
Hayneau,
diretta
discendente
di
Carlo
Magno,
che
da
qualche
tempo
richiede
a
gran
voce
un
diritto
di
"extraterritorialità
diplomatica"
per
i
suoi
aderenti
(gerarchizzati
in
una
rigida
piramide
di
stampo
feudale),
che
né
le
Nazioni
Unite
né
la
Comunità
Europea
sembrano
propense
a
concedere.
La
fondazione,
che
mantiene
uffici
a
Ginevra,
a
stretto
contatto
con
le
organizzazioni
umanitarie
delle
Nazioni
Unite,
e
che
ha a
sua
disposizione
una
piccola
flottiglia
aerea
di
intervento
diretto
nelle
aree
di
emergenza
umanitaria,
ha
come
suo
scopo
diretto
l'aiuto
alle
popolazioni
colpite
da
guerre
o
epidemie,
ma
ciò
che
appare
più
strano
è
che,
negli
statuti
fondativi
dell'organizzazione,
risulti
come
scopo
secondario
la
"lotta
contro
il
terrorismo":
come
ciò
si
esplichi
non
è
dato
sapere,
ma,
indubbiamente,
la
presenza
di
un
obiettivo
del
genere
all'interno
di
una
istituzione
filantropica
e i
cui
componenti
vantano
contatti
con
i
vertici
delle
più
importanti
organizzazioni
europee
non
può
che
destare
qualche
perplessità
relativa,
soprattutto,
al
senso
da
attribuire
al
generico
termine
"terrorismo".
Forse,
dei
tre
grandi
Ordini
cavallereschi
crociati,
quello
che
meglio
di
ogni
altro
ha
saputo
adeguarsi
alle
mutate
condizioni
sociali
è
stato
l'''Ordine
Equestre
del
Santo
Sepolcro
di
Gerusalemme".
L'Ordine
fa
risalire
le
sue
origini
alla
prima
crociata,
quando
Goffredo
di
Buglione
raccolse
intorno
a sé
un
gruppo
di
Cavalieri
a
cui
venne
affidata
la
protezione
del
Capitolo
dei
Canonici
religiosi
presenti
presso
il
Santo
Sepolcro
di
Cristo:
per
vent'anni
questi
Cavalieri
e
quelli
seguirono
protessero
la
presenza
cristiana
a
Gerusalemme,
nel
1113
Papa
Pasquale
II
riconobbe
ufficialmente
la
loro
esistenza
e,
nel
1122,
Papa
Callisto
II
emise
una
Bolla
che
li
istituì
come
comunità
laica
religiosa
con
specifiche
responsabilità
di
custodia
della
Basilica
del
Santo
Sepolcro
e
della
città
di
Gerusalemme
contro
gli
attacchi
musulmani.
Con
la
caduta
del
Regno
Latino
di
Gerusalemme
e la
presa
di
Acri
nel
1291,
inizio
per
i
Cavalieri
un
periodo
di
diaspora
tra
Mediterraneo
orientale,
Francia,
Spagna
e
Polonia,
mentre
la
Custodia
del
Santo
Sepolcro
passava
nelle
mani
dei
Francescani
(1330),
un
cui
Priore
(denominato
"Custos
Terrae
Sanctae")
assunse
anche
l'incarico
di
Vicario
papale
alla
guida
dell'Ordine.
Nel
1489,
papa
Innocenzo
VlII
fuse
i
Cavalieri
del
Santo
Sepolcro
con
l'Ordine
di
Malta,
ma
la
fusione
fu
revocata
sette
anni
dopo
da
Papa
Alessandro
VI
che,
tra
l'altro,
decretò
che
l'Ordine
non
fosse
più
disciplinato
dalla
carica
del
"Custos"
ma
dal
Papa
stesso,
in
qualità
di
Gran
Maestro.
L'Istituzione,
comunque,
entrò
in
una
sorta
di
letargo
per
quattrocento
anni,
fino
alla
restaurazione,
nel
1847,
del
Patriarcato
Latino
di
Gerusalemme:
nei
vent''anni
successivi,
Pio
IX,
nell'entusiasmo
della
"rinnovata
presenza"
nella
Città
Santa,
non
solo
rivide
radicalmente
le
Regole
dei
Cavalieri,
ma
si
diede
un
gran
da
fare
per
il
rilancio
dell'Ordine,
tra
l'altro
abolendo
la
norma
che
imponeva
l'investitura
dei
nuovi
Membri
solo
a
Gerusalemme.
Completò
l'opera
Papa
Leone
XIII,
nel
1888,
con
un
passo
fondamentale
per
l'ammodernamento
delle
Norme
di
accettazione
dei
nuovi
Cavalieri:
permise
l'ingresso
delle
"Dame"
e
dei
non
nobili
(ad
eccezione
della
prima
delle
cinque
classi
che
formano
la
gerarchia
cavalleresca,
dalla
quale
proviene
buona
parte
dei
vertici
laici
dei
Cavalieri,
sebbene
la
Gran
Maestranza
sia
oggi
sempre
affidata
a un
Ecclesiastico
e il
Gran
Priorato
spetti
di
diritto
al
Patriarca
di
Gerusalemme).
Sulla
scia
dell'Ordine
di
Malta,
anche
quello
del
Santo
Sepolcro
ha,
già
dai
tempi
di
Pio
IX,
invocato
in
alcune
occasioni,
attraverso
petizioni
alla
Santa
Sede,
il
conferimento
di
uno
status
sovrano
ma
il
Vaticano
gli
ha
sempre
negato
questa
prerogativa,
tra
l'altro
non
essendo,
da
sola,
in
grado
di
concederla.
Nel
1949,
Eugenio
Pacelli,
Papa
Pio
XII,
ha,
come
accennato,
ristrutturato
l'Ordine
ancora
una
volta,
abbandonando
per
sé e
per
i
suoi
Successori
il
titolo
e la
carica
di
Gran
Maestro,
concessi
ad
un
Cardinale
Protettore
di
nomina
pontificia,
ma
non
si è
trattato
dell'ultima
revisione
degli
Statuti
interni
(e,
forse,
proprio
queste
continue
revisioni
sono
la
ragione
di
una
loro
maggiore
"modernità").
A
seguito
di
una
certa
"resistenza"
da
parte
del
Gran
Magistero
(l'organo
direttivo
dell'Ordine)
nei
confronti
di
alcune
decisioni
conciliari,
in
particolare
legate
all'ecumenismo
(è
bene
ricordare
che,
ancora
oggi,
ai
postulanti
viene
richiesto
un
"giuramento
di
difesa
della
Fede"
di
stampo
medievale),
nel
1977
Papa
Paolo
VI
ha
promulgato
una
nuova
costituzione
che,
oltre
a
sancire
la
protezione
dell'Ordine
da
parte
del
Vaticano
ai
sensi
del
diritto
canonico,
ha
inteso
chiarire
i
termini
in
cui
i
Cavalieri
devono
intendere
il
loro
impegno
a
"mantenere
fermo
l'ideale
delle
Crociate".
Tali
termini
comprendono:
a)favorire
nei
Membri
la
pratica
della
vita
cristiana;
b)essere
zelante
nella
conservazione
e
diffusione
della
Fede
in
Palestina;
c)difendere
i
diritti
della
Chiesa
cattolica
nella
Terra
Santa,
culla
dell'Ordine.
Per
certi
versi,
dunque,
nella
volontà
del
Santo
Padre,
i
Cavalieri
avrebbero
dovuto
trasformarsi
in
una
sorta
di
"missionari"
dediti
all'evangelizzazione
dell'area
mediorientale.
Non
sempre
è
stato
così
e,
spesso,
l'Ordine
Equestre
si
è,
piuttosto,
presentato
come
una
specie
di
"club
élitario"
ultracattolico,
in
cui
nobiltà
di
sangue
e
alta
cultura
si
incontrano
per
ridar
respiro
a
riti
di
sapore
medievale.
L'elitarismo
è,
d'altra
parte,
connaturato
in
Istituzioni
come
quelle
esaminate,
retaggi
di
un
passato
(secondo
alcuni)
glorioso
all'ombra
della
Croce
ma,
forse,
troppo
lontane
dall'odierno
spirito
della
Chiesa
e,
certamente,
lontanissime
da
quel
"Beati
voi
poveri,
perché
vostro
è il
regno
di
Dio"
che
dovrebbe
essere
alla
base
della
vita
evangelica.
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