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N. 56 - Agosto 2012 (LXXXVII)

OCCHI DI MASCHIO
donne e televisione in Italia

di Giovanna D’Arbitrio

 

È stato presentato sabato, 7 giugno alle ore 19.30 presso la Corte del Comune di Sabaudia, il nuovo libro di Daniela Brancati Occhi di maschio - Le donne e la televisione italiana nell’ambito del Premio Pavoncella che si propone di promuovere riconoscimento ed omaggio alle donne seriamente impegnate in varie attività.

 

Hanno accompagnato l'autrice in questo suo racconto Enrica Bonaccorti e Valeria Fedeli: l’una valida testimone e protagonista del mondo televisivo, l’altra convinta sostenitrice di tante battaglie civili per elevare la donna da oggetto a soggetto.

 

Ha condotto il dibattito il presidente dell’Ente Parco del Circeo, Gaetano Benedetto, dopo una breve introduzione della dott. Francesca d’Oriano, presidente dell’associazione culturale “ArteOltre” , nonché ideatrice del suddetto Premio.

 

Daniela Brancati, nota giornalista già direttrice di un telegiornale Rai (la prima in Italia), nel suo saggio su donne e Tv fornisce informazioni e dati attraverso un’interessante carrellata della storia della televisione dal 1954 ad oggi, cioè dal tempo in cui Fulvia Colombo diede inizio alla prima trasmissione Rai dagli studi di Milano fino ai nostri giorni.

 

Leggendo il libro si rivivono i tempi lontani di una Tv in bianco e nero nell’Italia democristiana, poi gli anni ‘60 con la nascita del secondo e terzo canale e relativa lottizzazione dei partiti e via via gli anni successivi, ripercorrendo le tappe della storia del costume, dell’influsso religioso, delle manipolazioni del potere politico e all’interno di esso quelle classiche del maschilismo sulle donne, “il popolo dei vinti”.

 

In effetti si dimostra con i fatti come la televisione abbia subìto un processo involutivo, specchio della nostra politica e del nostro vivere civile. Sotto accusa la nascita della Tv commerciale e delle Tv private, in particolare Mediaset.

 

Il libro è interessante per l’attenzione che si riserva alle donne perfino nel titolo e nell’emblematica e provocatoria copertina, dove compaiono graziose ragazze poco vestite (quelle di “Drive in”, programma di successo negli anni ‘80) senza testa, parte considerata poco interessante nell’ottica maschilista.

 

Pur non ritenendo le donne del tutto innocenti, l’autrice dimostra tuttavia come in Tv esse siano state strumentalizzate e usate, rappresentandole prima come oche giulive, più tardi come vallette mute (celebri quelle di Lascia o Raddoppia) fino alle più recenti veline, letterine ecc., mentre donne con forte personalità e notevoli capacità hanno dovuto adattarsi ad immagini stereotipate scendendo a compromessi pesanti per affermarsi sul piccolo schermo, dove contano soprattutto telegenia e fisicità più che abilità e bravura professionale.

 

Insomma ciò che non è richiesto agli uomini, purtroppo è ritenuto di fondamentale importanza per le donne che comunque raramente arrivano a posizioni di rilievo.

 

Dunque il saggio della Brancati si legge con interesse per i temi proposti con rigore, in modo cronologico e documentato, evidenziando le cause del progressivo involgarimento della Tv.

 

Personalmente mi è piaciuto molto il discorso pacato ma fermo di Enrica Bonaccorti che più degli altri ha messo in rilievo la necessità di un maggior senso di responsabilità nel gestire i programmi televisivi, poiché secondo lei ” la Tv può essere terribilmente “invasiva” nell’educare o “diseducare”.

 

I messaggi televisivi arrivano nei cervelli di tanti ragazzi in un’età molto delicata, quando è facile condizionare ed incidere ”come su una malleabile creta che se solo viene sfiorata, conserva un’indelebile impronta”, ella ha affermato con convinzione e forza.



 

 

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