N°
173
/ MAGGIO 2022 (CCIV)
contemporanea
SULLA STORIA DELLA NOVOROSSIYA
DALL’IMPERO ZARISTA A OGGI
di Enrico Targa
Durante l’impero russo con il termine Novorossiya
(anche Novorossiysk Krai, in russo: Новороссия) si
indicavano le terre dell’Ucraina meridionale; essa
comprendevano i territori annessi dall’Impero russo
nel XVIII secolo, vale a dire le terre dell’Esercito
della pianura di Zaporozhian (abitate dai cosacchi
di Zaporozhye), il Khanato di Crimea e il possesso
dell’Impero Ottomano nel Mar Nero settentrionale
(comprendente le città di Odessa, Nikolaev,
Kherson). Fu menzionata per la prima volta nel 1764
come provincia di Novorossijsk: il nome
“Novorossiya” fu spesso usato come sinonimo della
seconda provincia di Novorossijsk.
Il territorio includeva la parte meridionale
dell’Ucraina moderna: Dnipropetrovsk, Zaporizhia,
Mykolaiv, la maggior parte delle regioni di Kherson,
Kirovohrad, Odessa e Donetsk, piccole aree del
centro di Luhansk e del sud di Kharkiv e l’intera
penisola della Crimea (la “prima” provincia di
Novorossijsk dal 1775 includeva solo le terre tra il
Bug meridionale e il corso inferiore del Dnepr
inclusa la regione geografica di Priorillya).
All’inizio del XX secolo, il nome si estendeva alla
provincia di Kherson, alla provincia di
Ekaterinoslav e alla provincia di Tavriya, talvolta
alla provincia della Bessarabia, alla provincia di
Stavropol, alla regione di Kuban e alla regione
dell’esercito del Don; cioè, il concetto si
estendeva alle seguenti terre storiche dell’Ucraina:
Zaporozhye, costa settentrionale del Mar Nero,
Tavria, Azov, Budzhak e abitate principalmente da
popoli parlanti la lingua ucraina e Kuban ora parte
della Federazione Russa.
Dagli anni Venti del Novecento, il termine è stato
usato raramente e al suo posto la regione era
denominata Ucraina meridionale e solo dalla fine
degli anni Ottanta, quando oramai la dissoluzione
dell’URSS era inevitabile, l’uso di questo termine,
nella letteratura in lingua russa, fu gradualmente
ripreso dai nazionalisti russi.
Nel 2014, su richiesta del presidente russo Vladimir
Putin il termine “Novorossiya” ha iniziato ad essere
ampiamente utilizzato nel sud-est dell’Ucraina non
solo dai separatisti russi ma anche autorità russe
ufficiali: il 26 giugno 2014, in alcuni distretti
delle regioni ucraine di Luhansk e Donetsk
controllate da separatisti filo russi, è stata
proclamata l’Unione delle Repubbliche popolari di
Novorossiya, progetto poi sospeso il 20 maggio 2015
(solo l’Ossezia del sud riconobbe l’Unione).
Ai tempi della Confederazione polacco-lituana
(1569-1795) l’attuale regione della Novorossiya
veniva comunemente chiamata con il nome di Dzikie
Pola cioè “campi selvaggi”. Il nome Novorossiya fu
introdotto per la prima volta dal governo zarista
nel 1764 dopo la formazione della prima provincia di
Novorossijsk nata dall’unione della Nuova Serbia
(che occupava l’area da ovest a est da Sinyukha al
Dnepr, e da nord a sud da Velika Visa al corso
superiore dell’Ingula e dell’Ingulec) e il
reggimento cosacco di Novoslobod. In tale contesto
il nome di “Nuova Grecia” era usato per analogia con
il nome di Piccola Russia.
Nello stesso anno, 1764, la linea ucraina (una linea
di fortificazioni costruite tra il 1731 e il 1770
nei territori di Zaporizhzhya, Slobozhanshchina e
Donbass), la slavo-Serbia (Слов’яносе́рбія, una
provincia militare amministrativo-territoriale
formata dal governo russo nel 1753 a sud del fiume
Seversky Donets tra i suoi affluenti Bakhmutka e
Luganka e verrà sciolta nel 1764) e la provincia di
Bakhmut furono incluse nella Novorossiya. Dopo lo
scioglimento dello Zaporozhian Sich (1775) e del
Khanato di Crimea nel 1783, la Novorossiya incluse
anche queste terre.
Prima di parlare del periodo della “colonizzazione
della Novorossoiya” è bene ricordare, proprio per
capire a cosa si riferisce il termine
colonizzazione, che nel XIII secolo le parti
orientali della Rus (compresa Mosca) passarono sotto
il dominio tartaro fino alla loro unificazione sotto
lo zarismo della Moscovia, mentre le aree
sud-occidentali (compresa Kiev) furono incorporate
nel Granducato di Lituania. Per i successivi quattro
secoli la lingua delle due regioni si è evoluta in
relativo isolamento l’una dall’altra: le fonti
scritte dell’esistenza della lingua ucraina
risalgono alla fine del XVI secolo cioè una
mescolanza della lingua liturgica standardizzata
dell’antico slavo ecclesiastico, ruteno e polacco e
in misura minore dal latino.
L’influenza di quest’ultimo aumentò gradualmente
rispetto ai primi due, poiché la nobiltà e la classe
dei grandi proprietari terrieri rurali, nota come
szlachta, erano in gran parte di lingua polacca
(i documenti ufficiali come i bandi assunsero presto
molte caratteristiche polacche sovrapposte alla
fonetica rutena). L’influenza del polacco e del
latino sullo sviluppo della lingua ucraina si
riflette in molteplici parole usate nel linguaggio
ucraino quotidiano: esempi di parole polacche
adottate a partire da questo periodo includono
termini come zavzhdy (“sempre”; tratto
dall’antica parola polacca zawżdy) e
obitsiaty (“promettere”; preso dal polacco
obiecać) e dal latino raptom
(“all’improvviso”) e meta (“obiettivo”).
Senza dimenticare poi che il contatto significativo
con tartari (gruppo etnico di origine turca
proveniente dalla Mongolia del nord) e turchi ha
portato all’adozione nella lingua ucraina di molte
parole turche, in particolare quelle relative a
questioni militari e all’industria della steppa. Gli
esempi includono torba (“borsa”) e tyutyun
(“tabacco”).
Per questo motivo molti linguisti sostengono che
l’ucraino volgare della prima età moderna (prosta
mov, “discorso semplice”) aveva più somiglianze
lessicali con le lingue slave occidentali che con il
russo o lo slavo ecclesiastico: verso la metà del
XVII secolo, la divergenza linguistica tra le lingue
ucraina e russa era diventata così significativa che
fu necessario l’intervento dei traduttori durante i
negoziati per il Trattato di Pereyaslav (1654), tra
Bohdan Khmelnytsky, atamano dei cosacchi di
Zaporižžja e gli emissari dello zar Alessio I.
Il trattato segnò una svolta fondamentale nella
storia ucraina e delle successive vicende
riguardanti la Novorossiya: istituì l’Etmanato
cosacco sulla Riva sinistra ucraina sotto il dominio
russo. Nel 1620 si stava affermando l’idea
dell’istituzione di uno stato cosacco; ma nel 1638,
la Polonia tentò di inglobare all’interno della sua
struttura militare alcuni gruppi di cosacchi a essa
fedeli (i cosiddetti “cosacchi registrati”,
reestrovye), cercando in questo modo di
smantellare le istituzioni tradizionali dei
cosacchi. Come reazione un gran numero di cosacchi
dalla Zaporižžja si erano rifugiati sulla riva
sinistra del Dnepr.
È in questo contesto che la Russia offrì il suo
sostegno e la sua protezione ai cosacchi, aprendo la
strada alla guerra russo-polacca (1654-1667) che
avrebbe portato a un indebolimento irreversibile
della nazione polacco-lituana. Il trattato produsse
un risultato molto diverso da quello previsto da
Bohdan Khmelnyctsky: originariamente progettato solo
per garantire il sostegno militare del potere russo,
infatti, segnò la separazione dell’Ucraina dalla
Polonia e rafforzò la potenza russa.
La zona, che ai tempi del predominio polacco faceva
riferimento alla tradizione cattolica, passò sotto
l’influenza della chiesa ortodossa. Per la Russia,
l’acquisizione dell’Ucraina segnò il rafforzamento
del suo potere e giustificò il nome di “impero” e il
titolo di zar come “imperatore di tutte le Russie”.
Nel 1954, in occasione del terzo centenario del
trattato, Nikita Chruščëv trasferì la Crimea dalla
Russia all’Ucraina, come parte dell’Unione
Sovietica. Il trattato è celebrato dagli ucraini
filo-russi come l’unione dei popoli slavi russi,
ucraini e bielorussi. Per i nazionalisti ucraini
segna l’inizio del giogo russo sull’Ucraina.
Tornando al XVIII secolo, il principe Potemkin fu
nominato governatore generale della provincia di
Novorossijsk dal 1774-1783; attraverso una serie di
decreti volti a popolare le terre conquistate (come
la regione della Zaporizhia che portò alla
fondazione della città di Ekaterinoslav, ora Dnipro,
nel 1776) il governatore moscovita concesse le terre
ai nuovi proprietari terrieri russi che portarono
con sé servi della gleba dalla Russia centrale,
coloni tedeschi – non solo i tedeschi del Volga che
colonizzarono molte zone del Caucaso sostituendo i
popoli autoctoni come i Circassi vittime di un vero
e proprio genocidio ma anche i tedeschi che subivano
persistenti discriminazioni religiose come gli
anabattisti mennoniti – serbi e greci. Forte fu
l’influenza del Filellenismo che spinse il principe
Potemkin a vagheggiare la creazione di una Nuova
Grecia, non a caso presentò alla zarina il famoso
Progetto Greco volto a costruire un nuovo impero
bizantino attorno alla capitale turca di
Costantinopoli.
Secondo una ricerca del geografo russo Andrei
Petrovich la popolazione della regione era composta
principalmente da ucraini “piccolo russi” o
“malorussi” (42,4%) e russi (31,8%). C’è stato anche
un tentativo di insediare coloni ebrei in queste
terre. Furono fondate molte nuove città, come la
ricordata Ekaterinoslav, Oleksandrivsk (ora
Zaporizhia) Mykolaiv, Kherson, Odessa e
Novorossiysk.
Molte furono le riforme amministrative che
cambiarono il volto politico della regione: nel 1783
la Novorossiya fu amministrativamente annessa,
insieme alla Crimea, alla regione di Tauride. Con
decreto del 12 dicembre 1796, lo zar Paolo I fece
rivivere la provincia di Novorossijsk con il centro
a Ekaterinoslav (sotto Paolo I la città si chiamava
Novorossijsk), i capoluoghi della contea erano
Bakhmut, Ekaterinoslav, Elisavetgrad,
Constantinograd, Mariupol, Olviopol, Pavlograd,
Perekop, Rostov, Simferopol, Tiraspol, Cherson. La
provincia si mantenne tale fino al 1802, dopodiché
fu divisa nelle province di Nikolaev (nel 1803 fu
ribattezzato Governatorato di Cherson),
Ekaterinoslav e Tauride. Nel 1805 fu formato il
governo generale di Novorossijsk-Bessarabia che
durerà fino al 1874, di cui uno dei primi
governatori fu il duca Richelieu (la cui statua
commemorativa è presente a Odessa).
Durante questo periodo furono costruite oltre 10
ferrovie per consentire lo sviluppo del bacino
carbonifero di Donetsk e dal 1880 iniziò lo sviluppo
di giacimenti di manganese vicino a Nikopol, di
mercurio vicino a Nikitovka e dei giacimenti di
ferro di Krivoy Rog. Nel 1902 erano presenti ben 20
stabilimenti metallurgici, furono costruiti numerosi
impianti di costruzione di macchine agricole e
industrialimentre nelle regioni di Odessa, Nikolaev
e Kherson prese avvio l’industria cantieristica.
Comunque la principale attività della regione rimase
l’agricoltura: ancora oggi il settore primario
costituisce il 75% del Pil dell’Ucraina. Kiev
esporta mondialmente il 10% di mais, il 13% di orzo,
il 15% di mais e oltre il 50% di olio di girasole.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, il 31 ottobre (13
novembre del calendario gregoriano) 1917, la Rada
Centrale ucraina, tra gli altri territori, estese il
potere del suo governo (Segretariato Generale) a
Kherson, Ekaterinoslav e alle regioni settentrionali
delle province di Tauride.
La Rada Centrale ucraina fu un organo
rappresentativo di organizzazioni politiche,
pubbliche, culturali e professionali ucraine;
dall’aprile 1917, dopo il Congresso nazionale
pan-ucraino, assunse le funzioni del più alto organo
legislativo in Ucraina, coordinando lo sviluppo del
movimento nazionale ucraino e proclamò
unilateralmente l’autonomia nazionale-territoriale
dell’Ucraina all’interno della Russia.
Dopo il rovesciamento del governo provvisorio
(Rivoluzione d’ottobre), la Rada centrale, il 7
novembre, proclamò la nascita della Repubblica
popolare ucraina (UNR) in collegamento federale con
la Repubblica russa. Il nome “Repubblica Russa” fu
usato per la prima volta come nome ufficiale dalle
autorità sovietiche, fino a quando non introdussero
un nuovo nome per la repubblica: RSFSR. Il movimento
bianco, che si oppose ai bolscevichi nella guerra
civile, a sua volta dichiarò il principio di “non
decisione” e, a partire dalla Conferenza di Stato di
Ufa, usò ufficialmente il nome di Stato russo.
La Repubblica popolare ucraina comprendeva territori
abitati in maggioranza da ucraini, comprese le
province di Kherson e Ekaterinoslav e i distretti
della Tavria settentrionale (a esclusione della
Crimea). Nel dicembre 1917-gennaio 1918 ci fu una
lotta per il potere in questo territorio tra i
sostenitori del potere sovietico e le formazioni
armate della Rada centrale: la guerra
sovietico-ucraina 1918-1921; nella stessa guerra
vanno inclusi i combattimenti tra le varie entità
che si succedettero alla guida del movimento
d’indipendenza in Ucraina il Central’na Rada (Rada
Centrale) della Repubblica Popolare Ucraina,
l’etmanato di Pavlo Skoropads’kyj e il direttorato,
autonominatisi successori nella lotta contro la
Repubblica Socialista Sovietica Ucraina e contro il
movimento bolscevico, e le truppe ucraine
bolsceviche unitesi all’Armata Rossa).
Tuttavia, nel febbraio-marzo 1918, la regione
settentrionale del Mar Nero, come il resto del
territorio dell’UNR, fu occupata dalle truppe
austro-tedesche, che rimasero qui fino al novembre
1918. Il 25 agosto del 1919, il sud della Russia
(una formazione statale autonoma nei territori
controllati dalle Forze armate della Guardia Bianca
del sud della Russia) fu amministrativamente diviso
in quattro regioni per ordine del comandante in capo
dell’intera Unione Repubblica Socialista di Russia,
una delle quali era la regione (oblast’) di
Novorossijsk, o Novorossiya, che aveva il suo centro
politico a Odessa (le altre tre: Kharkov, Kievskayae
del Caucaso settentrionale).
Nel 1919, distaccamenti dei Makhnovisti operarono
nel territorio di Novorossia (Ekaterinoslav e
Taurida settentrionale). Nei territori della
Novorossia, facente parte della Repubblica
Socialista Sovietica Ucraina (la guerra
ucraino-polacca ebbe delle conseguenze relative alla
Galizia orientali che passò sotto il controllo
polacco), con una popolazione prevalentemente non
russofona negli anni Venti e Trenta del Novecento fu
attuata una politica di indigenizzazione, durante la
quale furono promossi e introdotti elementi della
lingua e della cultura delle varie nazionalità che
vivono su queste terre (ucraini, tedeschi, greci,
bulgari, ecc.) ma verso la fine degli anni Trenta,
l’indigenizzazione fu ridotta a favore di una
radicale russificazione della società.
Durante e dopo la fine Grande Guerra Patriottica le
minoranze tedesca e tartara di Crimea furono
deportate in Siberia, Kazakistan e Uzbekistan. A
seguito della dissoluzione dell’URSS e la nascita,
il 24 agosto 1991, dell’attuale Ucraina la regione
storica della Novorossiya, di cui il Donbass – una
regione geografica dell’Ucraina sud-orientale
identificata dagli oblast’ di Donec’k e
Luhans’k e storicamente estesa fino alle città
minerarie più occidentali dell’oblast’ di Rostov in
Russia – costituisce solo una parte, è suddivisa in
vari oblast’.
A seguito dell’invasione russa iniziata il 24
febbraio 2022 è stata sottolineata la presenza,
nella regione del Donbass, di cave e miniere le cui
risorse vengono estratte e trasformate
dall’industria pesante locale. La risorsa
economicamente e storicamente più rilevante è il
carbone, che viene estratto in piccole miniere
posizionate nelle zone più ricche del bacino
carbonifero del Donec’k, la più grande risorsa di
carbone a livello europeo. L’estrazione del carbone
ha avuto una forte espansione durante il governo
dell’Unione Sovietica, per poi subire una brusca
diminuzione in seguito alla sua dissoluzione.
Altri giacimenti rilevante sono i depositi salini di
Artemivs’k, il bacino di potassio precarpatico e il
deposito di terra refrattaria di Chasovoyarsʹke.
Ma a complicare di più la situazione è un altro
fattore: il senso di appartenenza dei due grandi
gruppi etnici della regione: i russi e gli ucraini.
Secondo il censimento del 2001, gli ucraini etnici
costituiscono il 58% della popolazione dell’Oblast’
di Luhansk e il 56,9% dell’Oblast’ di Donetsk. I
russi etnici costituiscono la minoranza più
numerosa, rappresentando rispettivamente il 39% e il
38,2% delle due oblast’. Lo stesso censimento però
afferma che il russo è la prima lingua per il 74,9%
dei residenti nell’Oblast’ di Donets’k e del 68,8%
nell’Oblast’ di Luhans’k.
Nella regione della Novorossiya e in particolare nel
Donbass risulta impossibile tracciare una linea di
demarcazione netta tra russi e ucraini entrambi
appartenenti al ceppo slavo degli Slavi orientali.
Riferimenti bibliografici:
AA. VV., L’Ucraina tra noi e Putin, Limes.
Rivista italiana di geopolitica, 4, 2014;
M. Vassallo, Storia dell’Ucraina. Dai tempi più
antichi ad oggi, Mimesis, 2020;
J.P. Ducret, La Rivoluzione Russa in Ucraina. La
storia di Nestor Makhno, Biblioteca Archivio
Germinal, 2013;
N. Riasanovsky, Storia universale. Storia della
Russia, RCS Quotidiani, 2004;
F. Cardini, Il Sultano e lo Zar. Due imperi a
confronto, Salerno Editrice, 2018;
E. di Rienzo, Il conflitto russo-ucraino:
Geopolitica del nuovo dis(ordine) mondiale,
Rubbettino Editore, 2015.