[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

173 / MAGGIO 2022 (CCIV)


contemporanea

SULLA STORIA DELLA NOVOROSSIYA

DALL’IMPERO ZARISTA A OGGI

di Enrico Targa

 

Durante l’impero russo con il termine Novorossiya (anche Novorossiysk Krai, in russo: Новороссия) si indicavano le terre dell’Ucraina meridionale; essa comprendevano i territori annessi dall’Impero russo nel XVIII secolo, vale a dire le terre dell’Esercito della pianura di Zaporozhian (abitate dai cosacchi di Zaporozhye), il Khanato di Crimea e il possesso dell’Impero Ottomano nel Mar Nero settentrionale (comprendente le città di Odessa, Nikolaev, Kherson). Fu menzionata per la prima volta nel 1764 come provincia di Novorossijsk: il nome “Novorossiya” fu spesso usato come sinonimo della seconda provincia di Novorossijsk.

 

Il territorio includeva la parte meridionale dell’Ucraina moderna: Dnipropetrovsk, Zaporizhia, Mykolaiv, la maggior parte delle regioni di Kherson, Kirovohrad, Odessa e Donetsk, piccole aree del centro di Luhansk e del sud di Kharkiv e l’intera penisola della Crimea (la “prima” provincia di Novorossijsk dal 1775 includeva solo le terre tra il Bug meridionale e il corso inferiore del Dnepr inclusa la regione geografica di Priorillya). All’inizio del XX secolo, il nome si estendeva alla provincia di Kherson, alla provincia di Ekaterinoslav e alla provincia di Tavriya, talvolta alla provincia della Bessarabia, alla provincia di Stavropol, alla regione di Kuban e alla regione dell’esercito del Don; cioè, il concetto si estendeva alle seguenti terre storiche dell’Ucraina: Zaporozhye, costa settentrionale del Mar Nero, Tavria, Azov, Budzhak e abitate principalmente da popoli parlanti la lingua ucraina e Kuban ora parte della Federazione Russa.

 

Dagli anni Venti del Novecento, il termine è stato usato raramente e al suo posto la regione era denominata Ucraina meridionale e solo dalla fine degli anni Ottanta, quando oramai la dissoluzione dell’URSS era inevitabile, l’uso di questo termine, nella letteratura in lingua russa, fu gradualmente ripreso dai nazionalisti russi.

 

Nel 2014, su richiesta del presidente russo Vladimir Putin il termine “Novorossiya” ha iniziato ad essere ampiamente utilizzato nel sud-est dell’Ucraina non solo dai separatisti russi ma anche autorità russe ufficiali: il 26 giugno 2014, in alcuni distretti delle regioni ucraine di Luhansk e Donetsk controllate da separatisti filo russi, è stata proclamata l’Unione delle Repubbliche popolari di Novorossiya, progetto poi sospeso il 20 maggio 2015 (solo l’Ossezia del sud riconobbe l’Unione).

 

Ai tempi della Confederazione polacco-lituana (1569-1795) l’attuale regione della Novorossiya veniva comunemente chiamata con il nome di Dzikie Pola cioè “campi selvaggi”. Il nome Novorossiya fu introdotto per la prima volta dal governo zarista nel 1764 dopo la formazione della prima provincia di Novorossijsk nata dall’unione della Nuova Serbia (che occupava l’area da ovest a est da Sinyukha al Dnepr, e da nord a sud da Velika Visa al corso superiore dell’Ingula e dell’Ingulec) e il reggimento cosacco di Novoslobod. In tale contesto il nome di “Nuova Grecia” era usato per analogia con il nome di Piccola Russia.

 

Nello stesso anno, 1764, la linea ucraina (una linea di fortificazioni costruite tra il 1731 e il 1770 nei territori di Zaporizhzhya, Slobozhanshchina e Donbass), la slavo-Serbia (Слов’яносе́рбія, una provincia militare amministrativo-territoriale formata dal governo russo nel 1753 a sud del fiume Seversky Donets tra i suoi affluenti Bakhmutka e Luganka e verrà sciolta nel 1764) e la provincia di Bakhmut furono incluse nella Novorossiya. Dopo lo scioglimento dello Zaporozhian Sich (1775) e del Khanato di Crimea nel 1783, la Novorossiya incluse anche queste terre.

 

Prima di parlare del periodo della “colonizzazione della Novorossoiya” è bene ricordare, proprio per capire a cosa si riferisce il termine colonizzazione, che nel XIII secolo le parti orientali della Rus (compresa Mosca) passarono sotto il dominio tartaro fino alla loro unificazione sotto lo zarismo della Moscovia, mentre le aree sud-occidentali (compresa Kiev) furono incorporate nel Granducato di Lituania. Per i successivi quattro secoli la lingua delle due regioni si è evoluta in relativo isolamento l’una dall’altra: le fonti scritte dell’esistenza della lingua ucraina risalgono alla fine del XVI secolo cioè una mescolanza della lingua liturgica standardizzata dell’antico slavo ecclesiastico, ruteno e polacco e in misura minore dal latino.

 

L’influenza di quest’ultimo aumentò gradualmente rispetto ai primi due, poiché la nobiltà e la classe dei grandi proprietari terrieri rurali, nota come szlachta, erano in gran parte di lingua polacca (i documenti ufficiali come i bandi assunsero presto molte caratteristiche polacche sovrapposte alla fonetica rutena). L’influenza del polacco e del latino sullo sviluppo della lingua ucraina si riflette in molteplici parole usate nel linguaggio ucraino quotidiano: esempi di parole polacche adottate a partire da questo periodo includono termini come zavzhdy (“sempre”; tratto dall’antica parola polacca zawżdy) e obitsiaty (“promettere”; preso dal polacco obiecać) e dal latino raptom (“all’improvviso”) e meta (“obiettivo”). Senza dimenticare poi che il contatto significativo con tartari (gruppo etnico di origine turca proveniente dalla Mongolia del nord) e turchi ha portato all’adozione nella lingua ucraina di molte parole turche, in particolare quelle relative a questioni militari e all’industria della steppa. Gli esempi includono torba (“borsa”) e tyutyun (“tabacco”).

 

Per questo motivo molti linguisti sostengono che l’ucraino volgare della prima età moderna (prosta mov, “discorso semplice”) aveva più somiglianze lessicali con le lingue slave occidentali che con il russo o lo slavo ecclesiastico: verso la metà del XVII secolo, la divergenza linguistica tra le lingue ucraina e russa era diventata così significativa che fu necessario l’intervento dei traduttori durante i negoziati per il Trattato di Pereyaslav (1654), tra Bohdan Khmelnytsky, atamano dei cosacchi di Zaporižžja e gli emissari dello zar Alessio I.

 

Il trattato segnò una svolta fondamentale nella storia ucraina e delle successive vicende riguardanti la Novorossiya: istituì l’Etmanato cosacco sulla Riva sinistra ucraina sotto il dominio russo. Nel 1620 si stava affermando l’idea dell’istituzione di uno stato cosacco; ma nel 1638, la Polonia tentò di inglobare all’interno della sua struttura militare alcuni gruppi di cosacchi a essa fedeli (i cosiddetti “cosacchi registrati”, reestrovye), cercando in questo modo di smantellare le istituzioni tradizionali dei cosacchi. Come reazione un gran numero di cosacchi dalla Zaporižžja si erano rifugiati sulla riva sinistra del Dnepr.

 

È in questo contesto che la Russia offrì il suo sostegno e la sua protezione ai cosacchi, aprendo la strada alla guerra russo-polacca (1654-1667) che avrebbe portato a un indebolimento irreversibile della nazione polacco-lituana. Il trattato produsse un risultato molto diverso da quello previsto da Bohdan Khmelnyctsky: originariamente progettato solo per garantire il sostegno militare del potere russo, infatti, segnò la separazione dell’Ucraina dalla Polonia e rafforzò la potenza russa.

 

La zona, che ai tempi del predominio polacco faceva riferimento alla tradizione cattolica, passò sotto l’influenza della chiesa ortodossa. Per la Russia, l’acquisizione dell’Ucraina segnò il rafforzamento del suo potere e giustificò il nome di “impero” e il titolo di zar come “imperatore di tutte le Russie”. Nel 1954, in occasione del terzo centenario del trattato, Nikita Chruščëv trasferì la Crimea dalla Russia all’Ucraina, come parte dell’Unione Sovietica. Il trattato è celebrato dagli ucraini filo-russi come l’unione dei popoli slavi russi, ucraini e bielorussi. Per i nazionalisti ucraini segna l’inizio del giogo russo sull’Ucraina.

 

Tornando al XVIII secolo, il principe Potemkin fu nominato governatore generale della provincia di Novorossijsk dal 1774-1783; attraverso una serie di decreti volti a popolare le terre conquistate (come la regione della Zaporizhia che portò alla fondazione della città di Ekaterinoslav, ora Dnipro, nel 1776) il governatore moscovita concesse le terre ai nuovi proprietari terrieri russi che portarono con sé servi della gleba dalla Russia centrale, coloni tedeschi – non solo i tedeschi del Volga che colonizzarono molte zone del Caucaso sostituendo i popoli autoctoni come i Circassi vittime di un vero e proprio genocidio ma anche i tedeschi che subivano persistenti discriminazioni religiose come gli anabattisti mennoniti – serbi e greci. Forte fu l’influenza del Filellenismo che spinse il principe Potemkin a vagheggiare la creazione di una Nuova Grecia, non a caso presentò alla zarina il famoso Progetto Greco volto a costruire un nuovo impero bizantino attorno alla capitale turca di Costantinopoli.

 

Secondo una ricerca del geografo russo Andrei Petrovich la popolazione della regione era composta principalmente da ucraini “piccolo russi” o “malorussi” (42,4%) e russi (31,8%). C’è stato anche un tentativo di insediare coloni ebrei in queste terre. Furono fondate molte nuove città, come la ricordata Ekaterinoslav, Oleksandrivsk (ora Zaporizhia) Mykolaiv, Kherson, Odessa e Novorossiysk.

 

Molte furono le riforme amministrative che cambiarono il volto politico della regione: nel 1783 la Novorossiya fu amministrativamente annessa, insieme alla Crimea, alla regione di Tauride. Con decreto del 12 dicembre 1796, lo zar Paolo I fece rivivere la provincia di Novorossijsk con il centro a Ekaterinoslav (sotto Paolo I la città si chiamava Novorossijsk), i capoluoghi della contea erano Bakhmut, Ekaterinoslav, Elisavetgrad, Constantinograd, Mariupol, Olviopol, Pavlograd, Perekop, Rostov, Simferopol, Tiraspol, Cherson. La provincia si mantenne tale fino al 1802, dopodiché fu divisa nelle province di Nikolaev (nel 1803 fu ribattezzato Governatorato di Cherson), Ekaterinoslav e Tauride. Nel 1805 fu formato il governo generale di Novorossijsk-Bessarabia che durerà fino al 1874, di cui uno dei primi governatori fu il duca Richelieu (la cui statua commemorativa è presente a Odessa).

 

Durante questo periodo furono costruite oltre 10 ferrovie per consentire lo sviluppo del bacino carbonifero di Donetsk e dal 1880 iniziò lo sviluppo di giacimenti di manganese vicino a Nikopol, di mercurio vicino a Nikitovka e dei giacimenti di ferro di Krivoy Rog. Nel 1902 erano presenti ben 20 stabilimenti metallurgici, furono costruiti numerosi impianti di costruzione di macchine agricole e industrialimentre nelle regioni di Odessa, Nikolaev e Kherson prese avvio l’industria cantieristica.

 

Comunque la principale attività della regione rimase l’agricoltura: ancora oggi il settore primario costituisce il 75% del Pil dell’Ucraina. Kiev esporta mondialmente il 10% di mais, il 13% di orzo, il 15% di mais e oltre il 50% di olio di girasole. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, il 31 ottobre (13 novembre del calendario gregoriano) 1917, la Rada Centrale ucraina, tra gli altri territori, estese il potere del suo governo (Segretariato Generale) a Kherson, Ekaterinoslav e alle regioni settentrionali delle province di Tauride.

 

La Rada Centrale ucraina fu un organo rappresentativo di organizzazioni politiche, pubbliche, culturali e professionali ucraine; dall’aprile 1917, dopo il Congresso nazionale pan-ucraino, assunse le funzioni del più alto organo legislativo in Ucraina, coordinando lo sviluppo del movimento nazionale ucraino e proclamò unilateralmente l’autonomia nazionale-territoriale dell’Ucraina all’interno della Russia.

 

Dopo il rovesciamento del governo provvisorio (Rivoluzione d’ottobre), la Rada centrale, il 7 novembre, proclamò la nascita della Repubblica popolare ucraina (UNR) in collegamento federale con la Repubblica russa. Il nome “Repubblica Russa” fu usato per la prima volta come nome ufficiale dalle autorità sovietiche, fino a quando non introdussero un nuovo nome per la repubblica: RSFSR. Il movimento bianco, che si oppose ai bolscevichi nella guerra civile, a sua volta dichiarò il principio di “non decisione” e, a partire dalla Conferenza di Stato di Ufa, usò ufficialmente il nome di Stato russo.

 

La Repubblica popolare ucraina comprendeva territori abitati in maggioranza da ucraini, comprese le province di Kherson e Ekaterinoslav e i distretti della Tavria settentrionale (a esclusione della Crimea). Nel dicembre 1917-gennaio 1918 ci fu una lotta per il potere in questo territorio tra i sostenitori del potere sovietico e le formazioni armate della Rada centrale: la guerra sovietico-ucraina 1918-1921; nella stessa guerra vanno inclusi i combattimenti tra le varie entità che si succedettero alla guida del movimento d’indipendenza in Ucraina il Central’na Rada (Rada Centrale) della Repubblica Popolare Ucraina, l’etmanato di Pavlo Skoropads’kyj e il direttorato, autonominatisi successori nella lotta contro la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina e contro il movimento bolscevico, e le truppe ucraine bolsceviche unitesi all’Armata Rossa).

 

Tuttavia, nel febbraio-marzo 1918, la regione settentrionale del Mar Nero, come il resto del territorio dell’UNR, fu occupata dalle truppe austro-tedesche, che rimasero qui fino al novembre 1918. Il 25 agosto del 1919, il sud della Russia (una formazione statale autonoma nei territori controllati dalle Forze armate della Guardia Bianca del sud della Russia) fu amministrativamente diviso in quattro regioni per ordine del comandante in capo dell’intera Unione Repubblica Socialista di Russia, una delle quali era la regione (oblast’) di Novorossijsk, o Novorossiya, che aveva il suo centro politico a Odessa (le altre tre: Kharkov, Kievskayae del Caucaso settentrionale).

 

Nel 1919, distaccamenti dei Makhnovisti operarono nel territorio di Novorossia (Ekaterinoslav e Taurida settentrionale). Nei territori della Novorossia, facente parte della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina (la guerra ucraino-polacca ebbe delle conseguenze relative alla Galizia orientali che passò sotto il controllo polacco), con una popolazione prevalentemente non russofona negli anni Venti e Trenta del Novecento fu attuata una politica di indigenizzazione, durante la quale furono promossi e introdotti elementi della lingua e della cultura delle varie nazionalità che vivono su queste terre (ucraini, tedeschi, greci, bulgari, ecc.) ma verso la fine degli anni Trenta, l’indigenizzazione fu ridotta a favore di una radicale russificazione della società.

 

Durante e dopo la fine Grande Guerra Patriottica le minoranze tedesca e tartara di Crimea furono deportate in Siberia, Kazakistan e Uzbekistan. A seguito della dissoluzione dell’URSS e la nascita, il 24 agosto 1991, dell’attuale Ucraina la regione storica della Novorossiya, di cui il Donbass – una regione geografica dell’Ucraina sud-orientale identificata dagli oblast’ di Donec’k e Luhans’k e storicamente estesa fino alle città minerarie più occidentali dell’oblast’ di Rostov in Russia – costituisce solo una parte, è suddivisa in vari oblast’.

 

A seguito dell’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022 è stata sottolineata la presenza, nella regione del Donbass, di cave e miniere le cui risorse vengono estratte e trasformate dall’industria pesante locale. La risorsa economicamente e storicamente più rilevante è il carbone, che viene estratto in piccole miniere posizionate nelle zone più ricche del bacino carbonifero del Donec’k, la più grande risorsa di carbone a livello europeo. L’estrazione del carbone ha avuto una forte espansione durante il governo dell’Unione Sovietica, per poi subire una brusca diminuzione in seguito alla sua dissoluzione.

 

Altri giacimenti rilevante sono i depositi salini di Artemivs’k, il bacino di potassio precarpatico e il deposito di terra refrattaria di Chasovoyarsʹke. Ma a complicare di più la situazione è un altro fattore: il senso di appartenenza dei due grandi gruppi etnici della regione: i russi e gli ucraini. Secondo il censimento del 2001, gli ucraini etnici costituiscono il 58% della popolazione dell’Oblast’ di Luhansk e il 56,9% dell’Oblast’ di Donetsk. I russi etnici costituiscono la minoranza più numerosa, rappresentando rispettivamente il 39% e il 38,2% delle due oblast’. Lo stesso censimento però afferma che il russo è la prima lingua per il 74,9% dei residenti nell’Oblast’ di Donets’k e del 68,8% nell’Oblast’ di Luhans’k.

 

Nella regione della Novorossiya e in particolare nel Donbass risulta impossibile tracciare una linea di demarcazione netta tra russi e ucraini entrambi appartenenti al ceppo slavo degli Slavi orientali.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

AA. VV., L’Ucraina tra noi e Putin, Limes. Rivista italiana di geopolitica, 4, 2014;

M. Vassallo, Storia dell’Ucraina. Dai tempi più antichi ad oggi, Mimesis, 2020;

J.P. Ducret, La Rivoluzione Russa in Ucraina. La storia di Nestor Makhno, Biblioteca Archivio Germinal, 2013;

N. Riasanovsky, Storia universale. Storia della Russia, RCS Quotidiani, 2004;

F. Cardini, Il Sultano e lo Zar. Due imperi a confronto, Salerno Editrice, 2018;

E. di Rienzo, Il conflitto russo-ucraino: Geopolitica del nuovo dis(ordine) mondiale, Rubbettino Editore, 2015. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]