N. 84 - Dicembre 2014
(CXV)
Novak Djokovic
One man show
di Francesco Agostini
È
prerogativa
degli
artisti
essere
tanto
spigliati
ed
estroversi
sul
palcoscenico
quanto
timidi
e
impacciati
nella
vita
reale,
ma
non
solo
loro.
Pensiamo
anche
ai
comici:
divertenti
e
frizzanti
davanti
a
una
telecamera
e
magari
tristi
e
malinconici
nella
vita
reale.
Ebbene,
il
campione
di
tennis
serbo
Novak
Djokovic
è
più
o
meno
della
stessa
pasta:
tanto
allegro
e
spensierato
fuori
dal
campo,
amante
delle
barzellette
ed
eccellente
imitatore
di
colleghi
e
colleghe,
quanto
cinico,
spietato
e a
volte
scorretto
in
campo.
Novak,
per
gli
amici
Nole,
è
uno
dei
pochissimi
tennisti
che
è
stato
capace
di
varcare
le
frontiere
del
tennis
e di
entrare
nell’immaginario
pubblico.
Grande
amico
del
nostro
Fiorello,
è
stato
più
e
più
volte
invitato
ai
suoi
show
e,
con
grande
sorpresa
di
tutti,
gli
ha
rubato
letteralmente
la
scena
grazie
alle
sue
gag
e
alla
sua
innata
simpatia.
Memorabile
l’imitazione
della
bellissima
Maria
Sharapova,
che
è
universalmente
conosciuta
nel
circuito
per
la
sua
atavica
lentezza
nell’approcciarsi
al
servizio.
Djokovic
è
talmente
simpatico
che
tutti
lo
vogliono:
lo
cercano
gli
sponsor
(anche
perché
è un
campione
e
vince
tanto),
ha
tantissimi
tifosi
e le
pubblicità
fanno
a
gara
per
averlo.
È
proprio
di
questi
giorni
una
réclame
di
una
nota
casa
automobilistica
che
lo
vede
indiscusso
protagonista
nei
panni
di
un
giocatore
di
tennis
non
proprio
impeccabile.
Ma,
come
spesso
accade,
chi
ha
molto
successo
ha
anche
parecchi
nemici
e i
detrattori
del
tennista
serbo
non
sono
pochi.
Tra
i
suoi
colleghi
c’è
Jerzy
Janowicz
che
ha
detto
senza
mezzi
termini:
“Djokovic
è un
falso,
ama
solo
mettersi
in
mostra
e
recitare.”
Tra
i
giornalisti
italiani,
il
più
agguerrito
nei
suoi
confronti
è
sicuramente
Andrea
Scanzi
che
così
si è
espresso:
“Il
Lendl
di
oggi,
senza
però
il
coraggio
di
essere
pienamente
cattivo.
In
campo
è
scorretto,
simula
infortuni,
boccheggia
come
se
vivesse
in
continua
apnea.
Poi
fa
un
punto
decisivo
ed
esulta
belluinamente,
come
neanche
un
ustascia.
Cattivissimo.
Ma
fuori
dal
campo,
no:
si
presenta
come
simpatico,
imitatore
di
colleghi,
raccontatore
di
barzellette”.
Dunque,
Novak
Djokovic,
è un
campione
che
da
sempre
divide
l’opinione
pubblica.
Vero
o
falso?
Simpatico
o
antipatico?
Sono
diatribe
da
bar,
forse,
e
non
hanno
poi
molta
importanza
perché
in
campo
non
conta
essere
simpatici
o
antipatici,
veri
o
falsi:
in
campo
conta
solo
giocare
bene
e
vincere
e
Djokovic
questo
lo
sa
fare
benissimo.
Un
rovescio
bimane
terrificante,
frutto
di
un’impeccabile
spinta
con
i
piedi,
un
dritto
penetrante
e
preciso,
un
servizio
–
missile
e,
soprattutto,
un
grande
ex
campione
come
Boris
Becker
ad
allenarlo.
Insomma,
cosa
si
vuole
di
più?
La
storia
di
Novak
Djokovic
parla
chiaro:
quarantacinque
titoli
vinti
(fino
ad
ora),
vittoria
in
tutti
gli
Slam
tranne
che
nel
Roland
Garros
dove
si è
dovuto
arrendere
solo
a
sua
maestà
Rafael
Nadal
per
ben
due
volte.
A
fronte
di
così
tanti
successi,
per
un
tennista
che
si
rispetti
conta
poco
strappare
o
meno
un
sorriso
al
pubblico.
Per
un
tennista
che
si
rispetti
conta
solo
vincere.