In occasione della
Piedigrotta appena ritrovata, la notte bianca a
Napoli c’è già stata . È quella degli automobilisti
imbottigliati nel traffico nel tentativo di
ritrovare una via di uscita per ritornare a casa e
quella dei pedoni in attesa di un inesistente mezzo
pubblico.
Ma il governatore
Bassolino, non si sa se ispirato da questo
estemporaneo abbinamento o dall’entusiasmo dei
napoletani per il ripristino della festa, si è
affrettato a lanciare l’idea di fondere la prossima
Piedigrotta con la Notte bianca.
Sembra invece che le
motivazioni di quanti vanno perorando la causa del
pieno recupero della festa e sono impegnati per il
suo rilancio siano diametralmente opposte a quelle
di una omologazione della Piedigrotta con altre
manifestazioni, proprio perché con il suo ripristino
si intende restituire alla città e ai suoi
visitatori un evento caratteristico della storia e
della cultura napoletana.
C’è da sperare che,
anche per questa occasione, come talvolta sanno fare
i politici a proposito di qualche clamoroso passo
falso, l’on. Bassolino possa avere modo di
“chiarire" il proposito da lui espresso, facendo
marcia indietro sull’idea della fusione o della
continuità di due eventi che devono essere
decisamente tenuti separati e distinti.
L’esigenza non è
infatti quella di una discutibile contaminazione di
Piedigrotta, che ne segnerebbe non il rinnovamento
ma il completo travisamento e la definitiva
scomparsa, ma è, magari, quello di una
contestualizzazione della “notte bianca” a Napoli,
di cui sin dalla prima edizione, abbiamo lamentato
la mancata corrispondenza alla cultura del
territorio e alla rappresentazione dei suoi
problemi.
L’incalzare della
globalizzazione negli usi, costumi e consumi del
pianeta induce la perdita delle rispettive identità
territoriali e personali, il cui recupero deve
essere invece perseguito attraverso la riscoperta
del passato e delle sue radici, affinché il presente
ed il futuro abbiano un senso ed una prospettiva e
lo spaesamento dell’uomo contemporaneo,
particolarmente quello dei giovani, trovi un
rimedio in un rinnovato senso di appartenenza e di
cittadinanza attiva e consapevole.
Fare di ogni festa una
notte bianca e di ogni notte bianca un pacchetto
preconfezionato, con i soliti eventi e le solite
star richiamate a fior di quattrini (e di
clientelismo) in ogni dove, è cosa insulsa,
irrimediabilmente ispirata a quel provincialismo che
ignora talenti e tesori di casa propria nell’errato
convincimento di voler assumere ad ogni costo un
“respiro di portata internazionale” attraverso
l’ignoranza o la negazione della tradizione e dei
suoi valori.
Lo stesso Dario
Scalabrini, amministratore dell’EPT, in questi
giorni ha avuto modo, tra l’altro, di riferirsi al
crescente coinvolgimento dei piccoli in feste come
la Notte di Halloween ed altri eventi che si
importano da altri paesi, mentre alle nuove
generazioni nulla è dato di sapere sulle antiche
feste locali, sui miti, sui loro significati e i
loro rituali.
Nella programmazione
di una prossima edizione di Piedigrotta, ai
laboratori per la realizzazione dei vestiti di carta
per i bambini sarà bene affiancare anche quelli per
il recupero degli antichi ornamenti e giochi di
festa che proprio attraverso il divertito uso da
parte dei più giovani caratterizzavano e coloravano
la Piedigrotta di un tempo.
Lungo l’itinerario dei
carri di quest’anno, abbiamo visto scendere dai
quartieri popolari la gente che, accompagnando il
loro percorso, si è lasciata coinvolgere in balli e
canti. E a divertirsi tra la folla c’erano, tra gli
altri, lo stesso assessore Marco Di Lello, come
aveva preannunciato, e il presidente della
Municipalità Fabio Chiosi. È stato notato, tra i
sorpresi interrogativi dei meno anziani, persino
qualche estemporaneo “coppolone”, ricavato da un
vecchio paralume. Con gli anziani, alcuni dei quali
non senza qualche emozione, si divertivano anche i
bambini che, a saperlo, avrebbero fatto volentieri
uso di sciosciammocca, lingue di Menelik, palle di
pezza, cappellini di carta, coriandoli, stelle
filanti, tammorre, trombette ed altri strumenti
musicali poveri, tipici della tradizione
piedigrottesca, come putipù, scetavaiasse e
triccaballacche: tutti da preparare
esemplificativamente nei laboratori di cui si è
detto, per la prossima edizione. Con conseguente
indotto nel piccolo artigianato locale.
Le possibilità di
riappropriazione della festa e dei suoi luoghi
storici sono commisurate alle capacità di
coinvolgimento della gente e, particolarmente, dei
più giovani, ai quali affidare la continuità della
tradizione, anche attraverso una maggiore
informazione che non dovrebbe mancare con tempi di
preparazione più adeguati e distesi, coinvolgendo le
stesse Municipalità e realtà associative alle quali
far recuperare l’originario ruolo.
Come è già accaduto in
città per altre occasioni di partecipazione
popolare, non si sono registrati episodi di
vandalismo che nel passato, unitamente a ragioni di
viabilità, erano stati addotti tra i motivi per
l’abolizione della festa. In molti hanno lamentato
gli ingorghi al traffico e la pericolosa
indisponibilità di corsie di emergenza, per
l’inciviltà di automobilisti che hanno lasciato i
loro mezzi in sosta vietata se non addirittura al
centro della strada per assistere ai fuochi
pirotecnici (ma come avevano fatto ad arrivarci?
dove erano i vigili?) e per l’affluenza di troppe
auto che hanno paralizzato il traffico al rientro.
Certo è che la
partecipazione ad eventi simili richiede non solo
che ci siano mezzi pubblici per arrivare sul posto,
ma anche quelli per ritornare ai luoghi di
provenienza. Può quindi essere comprensibile che
dopo le fallimentari esperienze delle ultime “notti
bianche”, che hanno visto appiedati molti cittadini,
magari provenienti dalle periferie o dalla provincia
e impossibilitati a far rientro a casa fino
all’alba, i più non si siano fidati dell’invito a
non fare uso del mezzo proprio. Per ottenere che la
gente ne faccia a meno, è necessario assicurare
l’effettiva disponibilità (orari, stazionamenti…)
dei trasporti pubblici, anche con navette che
colleghino i luoghi della festa con i capolinea
interurbani e zone di parcheggio periferico. I
dipendenti delle aziende e delle istituzioni
pubbliche responsabili dei servizi di trasporto, di
viabilità e di sicurezza non possono avere la
pretesa e l’arbitrio di smobilitare e lasciare nel
caos la cittadinanza.
I nostri
amministratori, abituati come sono all’imposizione
di scelte e di eventi che non ci appartengono e a
confondere l’esterofilia ad ogni costo con
l’innovazione ed il progresso, farebbero bene a
tener presente, per esempio, che altrove, per
analoghe occasioni, il trasporto pubblico è
garantito e facilitato, se non gratuito. Un evento
gioioso non può essere trasformato in motivo di
rinuncia, di ansia o di una notte forzatamente
bianca per l’incapacità, l’indolenza o la latitanza
di quanti dovrebbero assicurarne la serena
fruizione.