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N. 29 - Ottobre 2007

Notte bianca e/o Piedigrotta?

Discutibile proposta del governatore Bassolino per la prossima edizione della festa ritrovata

di Antonio Pisanti

 

In occasione della Piedigrotta appena ritrovata, la notte bianca a Napoli c’è già stata . È quella degli automobilisti imbottigliati nel traffico nel tentativo di ritrovare una via di uscita per ritornare a casa e quella dei pedoni in attesa di un inesistente mezzo pubblico.

Ma il governatore Bassolino, non si sa se ispirato da questo estemporaneo abbinamento o dall’entusiasmo dei  napoletani per il ripristino della festa, si è affrettato a lanciare l’idea di fondere la prossima Piedigrotta con la Notte bianca.

Sembra invece che le motivazioni di quanti vanno perorando la causa del pieno recupero della festa e sono impegnati per il suo rilancio siano diametralmente opposte a quelle di una omologazione della Piedigrotta con altre manifestazioni, proprio perché con il suo ripristino si intende restituire alla città e ai suoi visitatori un evento caratteristico della storia e della cultura napoletana.

C’è da sperare che, anche per questa occasione, come talvolta sanno fare i politici a proposito di qualche clamoroso passo falso, l’on. Bassolino possa avere modo di “chiarire" il proposito da lui espresso, facendo marcia indietro  sull’idea della fusione o della continuità di due eventi che devono essere decisamente tenuti separati e distinti.

L’esigenza non è infatti quella di una discutibile contaminazione di Piedigrotta, che ne segnerebbe non il rinnovamento ma il completo travisamento e la definitiva scomparsa, ma è, magari, quello di una contestualizzazione della “notte bianca” a Napoli, di cui sin dalla prima edizione,  abbiamo lamentato la mancata corrispondenza alla cultura del territorio e alla rappresentazione dei suoi problemi.

L’incalzare della globalizzazione negli usi, costumi e consumi del pianeta induce la perdita delle rispettive identità territoriali e personali, il cui recupero deve essere invece perseguito  attraverso la riscoperta del passato e delle sue radici, affinché il presente ed il futuro abbiano un senso ed una prospettiva e lo spaesamento dell’uomo contemporaneo, particolarmente quello dei giovani,  trovi un rimedio in un rinnovato senso di appartenenza e di cittadinanza attiva e consapevole.

Fare di ogni festa una notte bianca e di ogni notte bianca un pacchetto preconfezionato, con i soliti eventi e le solite star richiamate a fior di quattrini (e di clientelismo) in ogni dove, è cosa insulsa, irrimediabilmente ispirata a quel provincialismo che ignora talenti e tesori di casa propria nell’errato convincimento di voler assumere ad ogni costo un “respiro di portata internazionale” attraverso l’ignoranza o la negazione della tradizione e dei suoi valori.

Lo stesso Dario Scalabrini, amministratore dell’EPT, in questi giorni ha avuto modo, tra l’altro, di riferirsi al crescente coinvolgimento dei piccoli in feste come  la Notte di Halloween ed altri eventi che si importano da altri paesi, mentre alle nuove generazioni nulla è dato di sapere sulle antiche feste locali, sui miti, sui loro significati e i loro rituali.

Nella programmazione di una prossima edizione di Piedigrotta, ai laboratori per la realizzazione dei vestiti di carta per i bambini sarà bene affiancare anche quelli per il recupero degli antichi ornamenti e giochi di festa che proprio attraverso il divertito uso da parte dei più giovani caratterizzavano e coloravano la Piedigrotta di un tempo.

Lungo l’itinerario dei carri di quest’anno, abbiamo visto scendere dai quartieri popolari la gente che, accompagnando il loro percorso, si è lasciata coinvolgere in balli e canti. E a divertirsi tra la folla c’erano, tra gli altri,  lo stesso assessore Marco Di Lello, come aveva preannunciato, e il presidente della Municipalità Fabio Chiosi. È stato notato, tra i sorpresi interrogativi dei meno anziani,  persino qualche estemporaneo “coppolone”, ricavato da un vecchio paralume. Con gli anziani, alcuni dei quali non senza qualche emozione, si divertivano anche i bambini che, a saperlo,  avrebbero fatto volentieri uso di sciosciammocca, lingue di Menelik, palle di pezza, cappellini di carta, coriandoli, stelle filanti, tammorre,  trombette ed altri strumenti musicali poveri, tipici della tradizione piedigrottesca, come putipù, scetavaiasse e triccaballacche: tutti da preparare esemplificativamente nei laboratori di cui si è detto, per la prossima edizione. Con conseguente indotto nel piccolo artigianato locale.

Le possibilità di riappropriazione della festa e dei suoi luoghi storici sono commisurate alle capacità di coinvolgimento della gente e, particolarmente, dei più giovani, ai quali affidare la continuità della tradizione, anche attraverso una maggiore informazione che non dovrebbe mancare con tempi di preparazione più adeguati e distesi, coinvolgendo le stesse Municipalità e realtà associative alle quali far recuperare l’originario ruolo.

Come è già accaduto in città per altre occasioni di partecipazione popolare, non si sono registrati episodi di vandalismo che nel passato, unitamente a ragioni di viabilità, erano stati addotti tra i motivi per l’abolizione della festa. In molti hanno lamentato gli ingorghi al traffico e la pericolosa indisponibilità di corsie di emergenza, per l’inciviltà di automobilisti che hanno lasciato i loro mezzi in sosta vietata se non addirittura al centro della strada per assistere ai fuochi pirotecnici (ma come avevano fatto ad arrivarci? dove erano i vigili?) e per l’affluenza di troppe auto che hanno paralizzato il traffico al rientro.

Certo è che la partecipazione ad eventi simili richiede non solo che ci siano mezzi pubblici per arrivare sul posto, ma anche quelli per ritornare ai luoghi di provenienza. Può quindi essere comprensibile che dopo le fallimentari esperienze delle ultime “notti bianche”, che hanno visto appiedati molti cittadini, magari provenienti dalle periferie o dalla provincia e impossibilitati a far rientro a casa fino all’alba, i più non si siano fidati dell’invito a non fare uso del mezzo proprio.  Per ottenere che la gente ne faccia a meno, è necessario assicurare l’effettiva disponibilità (orari, stazionamenti…) dei trasporti pubblici, anche con navette che colleghino i luoghi della festa con i capolinea interurbani e zone di parcheggio periferico. I dipendenti delle aziende e delle istituzioni pubbliche responsabili dei servizi di trasporto, di viabilità e di sicurezza non possono avere la pretesa e l’arbitrio di smobilitare e lasciare nel caos la cittadinanza.

I nostri amministratori, abituati come sono all’imposizione di scelte e di eventi che non ci appartengono e a confondere l’esterofilia ad ogni costo con l’innovazione ed il progresso, farebbero bene a tener presente, per esempio, che altrove, per analoghe occasioni, il trasporto pubblico è garantito e facilitato, se non gratuito. Un evento gioioso non può essere trasformato in motivo di rinuncia, di ansia o di una notte forzatamente bianca per l’incapacità, l’indolenza o la latitanza di quanti dovrebbero assicurarne la serena fruizione.

 

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