N. 65 - Maggio 2013
(XCVI)
LA NOSTRA AETATE
SUL DIALOGO INTERRELIGIOSO
di Rita Mei
.
In
sede
di
votazione
definitiva,
con
2.221
voti
positivi,
88
negativi
e 1
nullo,
il
28
ottobre
1965,
la
Dichiarazione
conciliare
su
“Le
relazioni
della
Chiesa
con
le
religioni
non
cristiane”,
oggetto
di
controversie
dure
e
appassionate,
veniva
promulgata,
dopo
aver
riscosso
un’approvazione
quasi
unanime
“La
definitiva
approvazione
e
promulgazione
della
Dichiarazione
recarono
anche
un’altra
quanto
mai
gradita
sorpresa.
Benché
nell’intersessione
si
fosse
fatto
ogni
sforzo
per
evitare
che
per
insufficienza
di
informazioni
sorgessero
difficoltà
o
movimenti
popolari,
non
mancavano
tuttavia
motivi
di
apprensione.
Si
ebbe
invece
la
gioia
di
constatare
che,
salvo
qualche
sporadica
dichiarazione
in
contrario,
la
promulgazione
del
documento
conciliare
fu
accolta
con
calma
e il
documento,
generalmente
parlando,
fu
rettamente
interpretato”.
Sicuramente
la
paura
di
reazioni
violente
da
parte
del
mondo
arabo,
il
desiderio
di
accrescere
il
numero
di
consensi,
facendo
alcune
concessioni
alla
minoranza
per
ridurre
al
minimo
l’opposizione,
portò
alla
redazione
di
una
Dichiarazione
dai
toni
più
mitigati
rispetto
alla
redazione
precedente.
Tuttavia
forse
proprio
le
difficoltà
diedero
una
spinta
ulteriore
alla
Dichiarazione
nel
cercare
di
raggiungere
il
massimo
equilibrio,
conferendogli,
poco
a
poco,
quell’ampio
respiro
che
la
caratterizza
anche
oggi;
infatti,
pur
essendo
uno
dei
documenti
più
brevi
del
Concilio
Vaticano
II,
è
uno
di
quelli
più
complessi,
più
aperti
e
maggiormente
destinati
a
segnare
momenti
decisivi
nella
storia
di
tutta
l’umanità
credente.
La
Nostra
Aetate,
nella
sua
redazione
finale,
è
l’espressione
della
volontà
della
Chiesa
ad
aprirsi
alla
conoscenza
delle
altre
tradizioni
religiose,
con
cui
ogni
giorno
di
più
si
trovava
a
vivere
ed
operare;
dopo
aver
affermato
che
tutto
il
genere
umano
è
originato
da
Dio,
senza
distinzione
alcuna,
esprime
chiaramente
la
convinzione
che
tutti
i
popoli
costituiscono
una
sola
comunità,
unita
dalla
ricerca
di
risposte
ai
grandi
interrogativi
dell’esistenza,
e
che
tutti
siano
presenti
nel
disegno
di
salvezza
di
Dio.
È
interessante
notare
come
la
Nostra
Aetate
non
si
concentri
immediatamente
sulle
differenze
tra
la
fede
cattolica
e le
altre
religioni,
ma
metta
in
luce
prima
di
tutto
ciò
che
ha
in
comune
con
esse
a
partire
dall’unità
di
fondo
di
tutto
il
genere
umano.
La
Dichiarazione
affronta
poi
l’induismo
e di
buddismo,
descritti
come
vie
per
superare
i
momenti
di
difficoltà
e le
inquietudini
della
vita;
viene
apprezzata
nel
buddismo
la
ricerca
della
suprema
illuminazione
che
trascende
la
realtà
terrena
e
nell’induismo
la
ricerca
dell’Assoluto
attraverso
una
vita
ascetica,
la
pratica
meditativa
e il
rifugio
in
Dio
con
amore,
confidenza
e
dedizione.
È
importante,
a
mio
avviso,
a
questo
punto,
fare
una
riflessione
in
merito
alla
trattazione
di
queste
due
religioni
orientali
:
rispetto
agli
altri
paragrafi,
la
trattazione
dedicata
al
buddismo
e
all’induismo
è
breve
e
poco
argomentata,
proprio
a
testimonianza
della
mancanza
dell’aiuto
di
esperti
di
quei
determinati
settori
nella
redazione
del
testo.
Invece
il
confucianesimo
e il
taoismo
non
vengono
nemmeno
nominati,
forse
perché
erano
considerate
più
simili
a
correnti
filosofiche
che
a
“religioni”vere
e
proprie.
La
Nostra
Aetate
passa
poi
alle
religioni
monoteistiche,
con
i
paragrafi
dedicati
rispettivamente
alla
religione
ebraica
e a
quella
musulmana.
Ribadendo
i
propositi
amichevoli
nei
confronti
dei
fratelli
ebrei,
si
invita
a
promuovere
e
raccomandare
la
reciproca
conoscenza
e
stima,
grazie
agli
studi
biblici
e
teologici.
Vengono espressamente condannate le persecuzioni e tutte le manifestazioni
di
antisemitismo
dirette
contro
gli
ebrei
dai
cristiani
in
ogni
tempo.
Come si è notato, la Nostra Aetate è una dichiarazione
conciliare,
un
tipo
di
documento
attraverso
il
quale
i
Padri
conciliari
hanno
scelto
di
esprimersi
su
temi
di
grandissima
attualità
:
senza
impegnarsi
in
una
trattazione
sistematica
ed
esaustiva
e,
soprattutto,
non
vincolante
in
materia
di
dogmatica,
di
morale
e di
disciplina,
la
dichiarazione
focalizza
alcuni
temi
importanti,
bisognosi
di
ulteriori
approfondimenti,
ma
sui
quali,
data
la
loro
urgente
attualità,
bisognava
far
conoscere
sia
all’interno
che
all’esterno
della
Chiesa
cattolica,
un
orientamento
di
massima,
una
sorta
di
dichiarazione
d’intenti.
Per tale motivo bisogna aggiungere che la
Nostra
Aetate
non
va
presa
isolatamente,
ma
vista
globalmente
insieme
con
tutti
gli
altri
documenti
del
Vaticano
II,
tanto
che
possiamo
evidenziare
numerosi
riferimenti
incrociati,
ad
esempio,
con
la
Dichiarazione
Dignitatis
humanae,
sulla
libertà
religiosa,
sebbene
questa
sia
stata
approvata
un
mese
dopo
la
Nostra
Aetate.
La
Dignitatis
humanae
insegna
infatti
che
la
persona
umana
ha
il
diritto
alla
libertà
religiosa;
in
tale
affermazione
c’è
il
dovere
di
cercare
la
verità,
ma
l’individuo
ha
il
diritto
di
essere
libero
dalla
coercizione
e di
essere
rispettato
in
relazione
alla
scelta
individuale
riguardo
alle
questioni
religiose.
L’atteggiamento
verso
le
diverse
religioni
non
può,
quindi,
essere
sprezzante
o
semplicemente
tollerante,
ma
deve
essere
contrassegnato
dal
profondo
rispetto
per
le
persone.
Anche
la
Lumen
gentium
ha
segnato,
in
tale
senso,
un
cambiamento
radicale
nell’atteggiamento
della
Chiesa
verso
le
religioni
ed
in
particolare
dell’Islam,
affermando
che
il
disegno
di
salvezza
abbraccia
anche
coloro
che
riconoscono
il
Creatore,
e
tra
questi
in
particolare
i
musulmani,
che
professano
la
fede
in
Abramo
e
che
adorano,
insieme
ai
cristiani,
un
Dio
unico.
È da evidenziare, a mio parere, un altro importante
aspetto.
Il
fatto
che
le
altre
religioni
possano
riflettere
– in
qualche
modo
– la
via
indicata
da
Dio
non
implica
che
in
esse
non
ci
siano
ombre
od
imperfezioni.
La
Nostra
Aetate,
invece,
è
tutta
volta
a
sottolineare
gli
aspetti
positivi
delle
differenti
religioni,
piuttosto
che
quelli
negativi;
in
relazione
all’Islam,
in
modo
particolare,
si
fa
riferimento
ad
alcune
delle
credenze
in
comune
con
i
cristiani
e ad
elementi
della
pratica
religiosa
(come
la
preghiera,
l’elemosina
ed
il
digiuno).
Vengono ignorati, quindi, quelle che, in ottica
cristiana,
venivano
viste
come
deficienze
e
mancanze;
l’Islam,
ad
esempio,
sembrerebbe
enfatizzare
l’aspetto
comunitario
della
religione
a
scapito
della
libertà
individuale
e
una
certa
disparità
di
trattamento
e
considerazione
tra
uomini
e
donne.
Riferimenti
bibliografici: