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N. 40 - Aprile 2011 (LXXI)

NONNI SPRINT
Generazioni a confronto

di Giovanna D'Arbitrio

 

E così siamo diventati nonni, provando un’immensa, indescrivibile gioia! E improvvisamente ci siamo anche resi conto del tempo che passa.

 

Non so per quale motivo il mio pensiero è tornato indietro negli anni: ho pensato ai miei nonni e alla loro grande capacità d’amare, ai miei genitori, alla nostra grande famiglia in cui i sentimenti sinceri e profondi costituivano l’humus vitale che ci avvolgeva come in un bozzolo, preparandoci poi al volo verso il mondo.

 

Ho pensato ancora che sono stata tanto fortunata, poiché gli affetti familiari hanno arricchito sempre la mia vita, da quando sono nata fino ad ora e che i sentimenti in fondo sono sempre gli stessi anche se i tempi cambiano, sono solo le dinamiche nei rapporti familiari che forse subiscono delle modifiche in relazione alle epoche.

 

Mia nonna mi raccontava che i suoi genitori pretendevano il “voi” in segno di rispetto, poi la sua generazione lo abolì, pur rimanendo molto autoritaria. I miei genitori tentarono di rimanere autoritari, ma non ci riuscirono, poiché negli anni ‘60 dal concetto di autorità si passò a quello di autorevolezza: il rispetto non era “dovuto” in base all’età, ma doveva essere guadagnato “sul campo”. I giovani rivendicarono il diritto di dialogare per esprimere liberamente le loro idee.

 

Anche nella nostra famiglia la rivoluzione giovanile del ‘68 fece sentire il suo influsso, sia pur senza eccessivi estremismi. Quanti divieti e quante discussioni sui più svariati temi! Certe volte i miei poveri genitori mi facevano un po’ pena e anche tanta tenerezza, forse perché intuivo che i loro divieti scaturivano da molte paure: vedevano pericoli ovunque e ci volevano proteggere.

 

E poi un bel giorno siamo diventati anche noi genitori e siamo stati costretti a confrontarci con tempi molto più difficili, poiché quella libertà faticosamente conquistata era ora diventata un diritto acquisito, una “normalità” quotidiana che in molti genitori degli anni ‘90 con figli adolescenti scivolava man mano nel permissivismo.

 

Droga e discoteche diventarono il nostro incubo e così cercammo di indirizzare nostri figli verso sane attività sportive e buone amicizie.

 

La mia vita diventò frenetica tra il mio lavoro d’insegnante e gli impegni familiari. Talvolta mi sembrava di nuotare contro corrente, quando gli input provenienti dall’esterno intralciavano la mia azione educativa.

 

Il consumismo imperante imponeva mode costose, contro le quali ho sempre lottato, nonché iter ben precisi in attività scolastiche e passatempi. Ho cercato di dialogare sempre con i miei figli, ma confesso che spesso è stato difficile poiché il gap generazionale comunque è duro da superare.

 

Molte volte ho pensato che la mia generazione è stata quella più schiacciata tra incudine e martello, tra genitori severi (che talvolta ci hanno fatto combattere anche per aver il permesso di rincasare alle 10,00 di sera) e figli educati non solo da noi, ma anche da Tv, mode e consumismo.

 

Per fortuna le nostre lotte sono andate in porto e i risultati ora ci riempiono di gioia: i nostri figli sono persone responsabili, piene di buoni sentimenti, seri e onesti professionisti che affrontano con coraggio le difficoltà della vita, tra mille insicurezze che oggi spesso ostacolano progetti futuri.

 

E noi? Noi dovremo ancora destreggiarci tra genitori anziani, figli e… nipoti. Ci prepariamo quindi a viaggiare anche da un capo all’altro del mondo se sarà necessario, pur di tenere unita la famiglia. Ormai ai nonni è vietato invecchiare: siamo nonni “sprint”!

 

Quanto a te, caro nipotino, ti diamo il benvenuto su questo difficile pianeta: sei arrivato in un momento davvero inquietante tra spaventosi tzunami e venti di guerra. Ci auguriamo dunque che la tua generazione sia più saggia della nostra.

 

Nonni e genitori in fondo rappresentano il passato. Così dice anche il grande poeta Gibran parlando dei figli: “Essi abitano la casa del domani che non ci sarà concesso di visitare nemmeno in sogno [...] Noi siamo gli archi da cui i figli, come frecce vive, son lanciati in avanti. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito e ci tende con forza in modo che le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidiamoci con gioia alla mano dell’Arciere”.



 

 

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