filosofia & religione
NICOLAS DE CONDORCET
LA CONCEZIONE DELLA STORIA
DELL'ENCICLOPEDISTA FRANCESE
di Giovanni Pellegrino & Mariangela Mangieri
In questo articolo prenderemo in
considerazione la concezione della
storia di Nicolas de Condorcet, maestro
di Auguste Comte, che scrisse tra le
varie opere anche una biografia di
Voltaire.
Sia Comte che Condorcet credevano
nell’idea del progresso e dello sviluppo
dell’umanità. Tuttavia l’idea di
progresso di Condorcet era molto più
chimerica di quella di Comte. Comte, le
cui idee possono essere in gran parte
condotte a Henri de Saint Simon e Anne
Robert Jacques Turgot , riprese alcune
idee di Codorcet. Tuttavia Comte è
superiore ai suoi predecessori non per
l’originalità, bensì per la vastità del
suo sistema filosofico.
Condorcet scrisse nel 1793 la sua opera
principale in condizioni straordinarie,
dal momento che egli redasse tale opera
mentre era esiliato e profugo, poco
prima di cadere vittima della
Rivoluzione francese che egli aveva
servito così nobilmente. L’idea del
progresso di Condorcet si distingue dal
concetto di sviluppo definito da Comte
dal momento che l’idea di progresso
elaborata da Condorcet è molto chimerica
e utopistica soprattutto per quel che
riguarda la fede nella perfettibilità
dell’uomo. Ma proprio questa fede nella
perfettibilità e nel progresso umano,
ricollega Condorcet ancora più di Comte
alla speranza cristiana in una
perfezione futura.
Vogliamo mettere in evidenza che negli
uomini come Condorcet, Turgot e Saint
Simon la passione del secolo XVIII per
la ragione e per la giustizia divenne
una specie di fervore religioso. La
ricerca di Condorcet ha per oggetto lo
sviluppo delle facoltà umane nel corso
della storia: egli intende studiare
l’ordine che regola gli eventi storici e
i mutamenti che caratterizzano la storia
umana. Secondo Condorcet il fine
naturale del progresso umano è il
conseguimento della felicità.
Secondo il filosofo francese il nostro
contributo al processo naturale del
progresso umano consiste nel
consolidarlo e nell’accelerarlo.
Condorcet sostiene che le riflessioni e
i dati di fatto mostrano che la natura
non ha posto alcun limite al nostro
progredire, ragion per cui la
perfettibilità dell’uomo è di fatto
illimitata. Il solo limite di tale
perfettibilità è la durata del nostro
pianeta, nonché la costanza delle leggi
universali.
Ipotizzando che la terra mantenga la sua
posizione e che il genere umano continui
a esercitare su di essa le sue facoltà
intellettive si può credere che il
progresso dell’umanità non abbia mai
fine. Condorcet riflette sul progresso
conseguito nei tempi passati e giunge
alla conclusione che è inevitabile che
anche nei tempi futuri tale progresso
continuerà.
Condorcet cerca di orientarsi
scientificamente nella totalità dei
fenomeni storici allo scopo di
determinare in anticipo il corso degli
eventi futuri. Per il filosofo francese
la storia deve diventare una scienza
esatta utilizzando l’esperimento e il
calcolo razionale senza alcuna presenza
di superstizioni e pregiudizi. Per
Condorcet le profezie arbitrarie si
tramutano di conseguenza in profezie di
carattere razionale che devono
permettere agli uomini di sostituire
alla provvidenza divina le capacità
predittive umane.
In particolare per Condorcet è
l’applicazione del calcolo delle
combinazioni e delle probabilità alle
scienze sociali e storiche che dovrebbe
permettere agli esseri umani di
determinare con precisione quasi
matematica l’entità del progresso futuro
e il corso degli eventi. I miglioramenti
futuri influenzeranno anche le facoltà
morali e fisiche degli esseri umani
cosicché verrà il momento in cui sul
pianeta terra vi saranno solo uomini
liberi. Essi non riconosceranno nessun
altro padrone se non la loro stessa
ragione e i tiranni e gli schiavi
esisteranno solamente nei libri di
storia.
Condorcet pensava che una volta che
sarebbero state eliminati
definitivamente la superistituzione e la
tirannia politica, le facoltà mentali
degli uomini si adegueranno alle loro
esigenze materiali con il conseguente
perfezionamento dell’industria e
dell’agricoltura ma a dire di Condorcet
i miglioramenti non sarebbero finiti
qui. Infatti la perfettibilità del
genere umano influenzerà anche la
costituzione fisica dell’uomo
ritardandone la morte sebbene non la
eliminerà del tutto.
Condorcet non dubitava che il progresso
della medicina, un’alimentazione più
sana e abitudini più adeguate avrebbero
prolungato la vita media degli uomini.
Anche la costituzione morale e
spirituale sarebbe migliorata in virtù
di un processo naturale attraverso
l’educazione. Condorcet attribuiva molta
importanza ai processi educativi
convinto che l’educazione potesse
migliorare non solo l’intelligenza ma
anche le qualità morali, umane e la
psiche.
Condorcet ammette francamente il fatto
sconcertante che il processo scientifico
ottenuto con le più importanti
invenzioni (ad esempio quelle della
bussola e delle armi da fuoco) fu anche
un periodo di atrocissime stragi.
Tuttavia egli non ne trasse alcuna
conclusione in grado di turbare il suo
ottimismo razionalistico a proposito
della bontà naturale dell’uomo. Tale
bontà naturale era per il filosofo
necessaria conseguenza della struttura
fisica umana. Condorcet era consapevole
che il progresso scientifico non si era
accompagnato al progresso etico e morale
come la storia poteva facilmente
insegnare.
Condorcet mette in evidenza che la
scoperta dell’America portò allo
sterminio di milioni di esseri umani da
parte dei popoli cristiani, cosicché la
scoperta del nuovo mondo fu oscurata da
questi massacri, nonché dalla riduzione
in schiavitù di moltissime persone. Da
questa coincidenza di progresso e
criminalità egli non trasse nessun altra
conseguenza se non che i misfatti
commessi dai cristiani contro i nativi
americani erano da attribuire alla
religione.
Cosa possiamo dire della fede illimitata
di Condorcet nel progresso illimitato
dell’umanità?
Dobbiamo dire che tale previsione non
era il risultato di conclusioni e prove
scientifiche ma era alimentata dalla
fede e dalla speranza. Purtroppo noi
sappiamo che il progresso scientifico
non sempre si accompagna al progresso
etico e morale. Infatti i contemporanei
di Condorcet capirono molto bene che il
progresso portato dalle invenzioni
scientifiche non fu accompagnato da un
adeguato miglioramento morale.
Tale delusione derivante dal mancato
miglioramento morale del genere umano
trovò l’espressione più clamorosa nel
nichilismo di Flaubert e Baudelaire.
Flaubert dopo aver analizzato tutte le
credenze e le superstizioni del suo
tempo, analizzò il caos derivante dalla
moderna cultura scientifica. L’opera di
Flaubert giunge alla conclusione che
tutta la nostra cultura scientifica è
vana. Infatti dottrine secolari vengono
confutate attraverso la contrapposizione
di altre dottrine che a loro volta
vengono demolite con eguale facilità e
acutezza.
A sua
volta Baudelaire sostiene che il mondo
occidentale si avvia al tramonto tanto
che l’unica ragione del suo sussistere è
la sua esistenza di fatto. Baudelaire si
pone una domanda inquietante: «Che
cosa ha da fare il mondo in futuro?».
Baudelaire afferma che anche supponendo
che il mondo continui a esistere
materialmente non sarebbe questa
un’esistenza degna di tale nome. A loro
volta Burchardt in Svizzera, Nietzsche
in Germania, Dostoevskij e Tolstoj in
Russia profetizzarono anziché il
progresso futuro il declino della
civiltà occidentale.
Nel Diario di uno scrittore,
Dostoieskij scrive contro gli entusiasmi
russi per le conquiste dell’occidente
che è assurdo esortare i russi a imitare
il mondo occidentale. Infatti lo
scrittore era convinto che era imminente
il terribile crollo della civiltà
occidentale. Egli si chiede quali
vantaggi potrebbero avere i russi a
importare dall’Europa istituzioni che
sono sul punto di crollare e alle quali
i più saggi tra gli europei non credono
più.
Tolstoj invece di credere alla
redenzione dei popoli extraeuropei da
parte delle nazioni occidentali, giudicò
che l’Europa fosse non solo prossima ad
autodistruggersi ma si avviasse anche a
corrompere le nazioni extraeuropee.
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