[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

163 / LUGLIO 2021 (CXCIV)


filosofia & religione

NICOLAS DE CONDORCET

LA CONCEZIONE DELLA STORIA DELL'ENCICLOPEDISTA FRANCESE

di Giovanni Pellegrino & Mariangela Mangieri

 

In questo articolo prenderemo in considerazione la concezione della storia di Nicolas de Condorcet, maestro di Auguste Comte, che scrisse tra le varie opere anche una biografia di Voltaire.

 

Sia Comte che Condorcet credevano nell’idea del progresso e dello sviluppo dell’umanità. Tuttavia l’idea di progresso di Condorcet era molto più chimerica di quella di Comte. Comte, le cui idee possono essere in gran parte condotte a Henri de Saint Simon e Anne Robert Jacques Turgot , riprese alcune idee di Codorcet. Tuttavia Comte è superiore ai suoi predecessori non per l’originalità, bensì per la vastità del suo sistema filosofico.

 

Condorcet scrisse nel 1793 la sua opera principale in condizioni straordinarie, dal momento che egli redasse tale opera mentre era esiliato e profugo, poco prima di cadere vittima della Rivoluzione francese che egli aveva servito così nobilmente. L’idea del progresso di Condorcet si distingue dal concetto di sviluppo definito da Comte dal momento che l’idea di progresso elaborata da Condorcet è molto chimerica e utopistica soprattutto per quel che riguarda la fede nella perfettibilità dell’uomo. Ma proprio questa fede nella perfettibilità e nel progresso umano, ricollega Condorcet ancora più di Comte alla speranza cristiana in una perfezione futura.

 

Vogliamo mettere in evidenza che negli uomini come Condorcet, Turgot e Saint Simon la passione del secolo XVIII per la ragione e per la giustizia divenne una specie di fervore religioso. La ricerca di Condorcet ha per oggetto lo sviluppo delle facoltà umane nel corso della storia: egli intende studiare l’ordine che regola gli eventi storici e i mutamenti che caratterizzano la storia umana. Secondo Condorcet il fine naturale del progresso umano è il conseguimento della felicità.

 

Secondo il filosofo francese il nostro contributo al processo naturale del progresso umano consiste nel consolidarlo e nell’accelerarlo. Condorcet sostiene che le riflessioni e i dati di fatto mostrano che la natura non ha posto alcun limite al nostro progredire, ragion per cui la perfettibilità dell’uomo è di fatto illimitata. Il solo limite di tale perfettibilità è la durata del nostro pianeta, nonché la costanza delle leggi universali.

 

Ipotizzando che la terra mantenga la sua posizione e che il genere umano continui a esercitare su di essa le sue facoltà intellettive si può credere che il progresso dell’umanità non abbia mai fine. Condorcet riflette sul progresso conseguito nei tempi passati e giunge alla conclusione che è inevitabile che anche nei tempi futuri tale progresso continuerà.

 

Condorcet cerca di orientarsi scientificamente nella totalità dei fenomeni storici allo scopo di determinare in anticipo il corso degli eventi futuri. Per il filosofo francese la storia deve diventare una scienza esatta utilizzando l’esperimento e il calcolo razionale senza alcuna presenza di superstizioni e pregiudizi. Per Condorcet le profezie arbitrarie si tramutano di conseguenza in profezie di carattere razionale che devono permettere agli uomini di sostituire alla provvidenza divina le capacità predittive umane.

 

In particolare per Condorcet è l’applicazione del calcolo delle combinazioni e delle probabilità alle scienze sociali e storiche che dovrebbe permettere agli esseri umani di determinare con precisione quasi matematica l’entità del progresso futuro e il corso degli eventi. I miglioramenti futuri influenzeranno anche le facoltà morali e fisiche degli esseri umani cosicché verrà il momento in cui sul pianeta terra vi saranno solo uomini liberi. Essi non riconosceranno nessun altro padrone se non la loro stessa ragione e i tiranni e gli schiavi esisteranno solamente nei libri di storia.

 

Condorcet pensava che una volta che sarebbero state eliminati definitivamente la superistituzione e la tirannia politica, le facoltà mentali degli uomini si adegueranno alle loro esigenze materiali con il conseguente perfezionamento dell’industria e dell’agricoltura ma a dire di Condorcet i miglioramenti non sarebbero finiti qui. Infatti la perfettibilità del genere umano influenzerà anche la costituzione fisica dell’uomo ritardandone la morte sebbene non la eliminerà del tutto.

 

Condorcet non dubitava che il progresso della medicina, un’alimentazione più sana e abitudini più adeguate avrebbero prolungato la vita media degli uomini. Anche la costituzione morale e spirituale sarebbe migliorata in virtù di un processo naturale attraverso l’educazione. Condorcet attribuiva molta importanza ai processi educativi convinto che l’educazione potesse migliorare non solo l’intelligenza ma anche le qualità morali, umane e la psiche.

 

Condorcet ammette francamente il fatto sconcertante che il processo scientifico ottenuto con le più importanti invenzioni (ad esempio quelle della bussola e delle armi da fuoco) fu anche un periodo di atrocissime stragi. Tuttavia egli non ne trasse alcuna conclusione in grado di turbare il suo ottimismo razionalistico a proposito della bontà naturale dell’uomo. Tale bontà naturale era per il filosofo necessaria conseguenza della struttura fisica umana. Condorcet era consapevole che il progresso scientifico non si era accompagnato al progresso etico e morale come la storia poteva facilmente insegnare.

 

Condorcet mette in evidenza che la scoperta dell’America portò allo sterminio di milioni di esseri umani da parte dei popoli cristiani, cosicché la scoperta del nuovo mondo fu oscurata da questi massacri, nonché dalla riduzione in schiavitù di moltissime persone. Da questa coincidenza di progresso e criminalità egli non trasse nessun altra conseguenza se non che i misfatti commessi dai cristiani contro i nativi americani erano da attribuire alla religione.

 

Cosa possiamo dire della fede illimitata di Condorcet nel progresso illimitato dell’umanità?

 

Dobbiamo dire che tale previsione non era il risultato di conclusioni e prove scientifiche ma era alimentata dalla fede e dalla speranza. Purtroppo noi sappiamo che il progresso scientifico non sempre si accompagna al progresso etico e morale. Infatti i contemporanei di Condorcet capirono molto bene che il progresso portato dalle invenzioni scientifiche non fu accompagnato da un adeguato miglioramento morale.

 

Tale delusione derivante dal mancato miglioramento morale del genere umano trovò l’espressione più clamorosa nel nichilismo di Flaubert e Baudelaire. Flaubert dopo aver analizzato tutte le credenze e le superstizioni del suo tempo, analizzò il caos derivante dalla moderna cultura scientifica. L’opera di Flaubert giunge alla conclusione che tutta la nostra cultura scientifica è vana. Infatti dottrine secolari vengono confutate attraverso la contrapposizione di altre dottrine che a loro volta vengono demolite con eguale facilità e acutezza.

 

A sua volta Baudelaire sostiene che il mondo occidentale si avvia al tramonto tanto che l’unica ragione del suo sussistere è la sua esistenza di fatto. Baudelaire si pone una domanda inquietante: «Che cosa ha da fare il mondo in futuro?».

 

Baudelaire afferma che anche supponendo che il mondo continui a esistere materialmente non sarebbe questa un’esistenza degna di tale nome. A loro volta Burchardt in Svizzera, Nietzsche in Germania, Dostoevskij e Tolstoj in Russia profetizzarono anziché il progresso futuro il declino della civiltà occidentale.

 

Nel Diario di uno scrittore, Dostoieskij scrive contro gli entusiasmi russi per le conquiste dell’occidente che è assurdo esortare i russi a imitare il mondo occidentale. Infatti lo scrittore era convinto che era imminente il terribile crollo della civiltà occidentale. Egli si chiede quali vantaggi potrebbero avere i russi a importare dall’Europa istituzioni che sono sul punto di crollare e alle quali i più saggi tra gli europei non credono più.

 

Tolstoj invece di credere alla redenzione dei popoli extraeuropei da parte delle nazioni occidentali, giudicò che l’Europa fosse non solo prossima ad autodistruggersi ma si avviasse anche a corrompere le nazioni extraeuropee.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]