[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 204 / DICEMBRE 2024 (CCXXXV)


antica

nettuno, mitologia e non solo
un dio, una città, un pianeta

di Alfredo Incollingo

 

«Nettuno» è il nome del dio romano dei mari, di una ridente cittadina della provincia di Roma affacciata sul Mar Tirreno, di un pianeta del nostro Sistema Solare e di una teoria geologica. L'appellativo ha avuto una enorme risonanza nel corso dei secoli. La città di Nettuno sorge in parte sul sito dell’antica «Antium», una località molto amata dall’imperatore Nerone, che vi costruì una sontuosa villa, mentre il borgo medievale si sviluppò sui resti di un santuario dedicato al Signore dei Mari, dando poi il nome al centro abitato.

In quel luogo defilato e ottimale per ormeggiarvi le imbarcazioni da pesca si rifugiarono le famiglie di contadini e marinai che abbandonarono «Antium», devastata dai saccheggi dei Vandali e degli Ostrogoti alla fine del V secolo.

 

«Nettuno» è anche il nome dell’ottavo pianeta del nostro Sistema Solare, scoperto dagli astronomi tedeschi Johann Gottfried Galle e Heinrich Louis d’Arrest il 23 settembre 1846, i quali lo chiamarono come la divinità romana per via del suo caratteristico colore blu, simile a quello dei nostri mari, dovuto allo strato di metano che costituisce l’atmosfera del corpo celeste.

 

Gli antichi romani avevano integrato il dio Nettuno nel loro pantheon religioso a partire dal IV secolo a.C., assimilando il greco Poseidone. A differenza del suo omologo capitolino, la divinità ellenica presenta una biografia mitologica ben più sostanziosa, trattandosi di un nume di origine micenea.


Il culto di Nettuno si diffuse in tutte le terre conquistate dalle legioni di Roma, soprattutto in ambito greco ed ellenistico per via dell’accostamento con Poseidone. Centinaia di santuari dedicati al protettore dei mari costellavano le sponde del Mar Mediterraneo e tra questi c’era anche il tempio su cui resti sorge il borgo medievale di Nettuno. I marinari, prima e durante la navigazione, invocavano la protezione del dio che, secondo la tradizione, abitava nelle profondità dei mari assiso su un trono sontuoso e con in mano un tridente, regnando su tutte le creature marine e governando le terribili tempeste che mettevano a dura prova le navi nell’antichità.


Il dio Nettuno può vantare quindi una grande notorietà storica e toponomastica pari solo a quella di Giove, ma ci sono aspetti poco conosciuti della sua personalità.

 

Nell’astrologia classica il pianeta a lui dedicato non è menzionato, poiché è stato scoperto solo nel XIX secolo, mentre in quella moderna è il corpo celeste dominante nel segno zodiacale dei Pesci, conferendogli alcuni tratti caratteristici: la propensione al sogno, alle illusioni, alla fantasia e a tutto ciò che è anticonformista.

 

Il pianeta Nettuno influenza dal punto di vista astrologico chi cerca la fuga dalla vita quotidiana attraverso il misticismo e lo slancio religioso. Queste peculiarità derivano simbolicamente dal fatto che il dio è il signore delle profondità marine, un regno sommerso e buio man mano che si scende verso il fondo. Il mondo subacqueo rappresenta perfettamente l’inconscio, dove si sedimentano le emozioni più forti, i traumi e le delusioni.

 

Per questo motivo, impersonando la parte più inquieta della nostra personalità, Nettuno dal punto di vista astrologico e mitologico è un dio impetuoso e violento, vendicativo e passionale. Infatti, è spesso raffigurato o descritto nella tradizione romana a bordo di un carro dorato trainato da splenditi cavalli bianchi ed è circondato da mostri marini e onde enormi e spumeggianti, le stesse che terrorizzavano i marinai. Chi subisce l’influenza del pianeta Nettuno nel segno zodiacale dei Pesci ha quindi una personalità anticonformista e sognatrice, ma anche eccessivamente emotiva e instabile.


Infine, prima di chiudere questa breve divagazione simbolica, storica e religiosa sul Signore dei Mari, è bene ricordare la notorietà che questi ha avuto nel mondo scientifico. Il suo nome è stato ripreso dal geologo tedesco Abraham Gottlob Werner nel XVIII secolo: chiamò «nettunismo» la sua teoria sulla formazione di alcune rocce che compongono la crosta terrestre, secondo la quale queste hanno un’origine marina, prodotte dalla sedimentazione di detriti, sabbia e terra sul fondale di un oceano primordiale.

 

 

Bibliografia di riferimento:

 

A. Cattabiani, Planetario, Mondadori, Milano 2001
M.T. Cicerone, La natura degli dei, Ester Edizioni, Torino 2018

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]