«Nettuno» è il
nome del dio romano dei mari, di una
ridente cittadina della provincia di
Roma affacciata sul Mar Tirreno, di
un pianeta del nostro Sistema Solare
e di una teoria geologica.
L'appellativo ha avuto una enorme
risonanza nel corso dei secoli. La
città di Nettuno sorge in parte sul
sito dell’antica «Antium», una
località molto amata dall’imperatore
Nerone, che vi costruì una sontuosa
villa, mentre il borgo medievale si
sviluppò sui resti di un santuario
dedicato al Signore dei Mari, dando
poi il nome al centro abitato.
In quel luogo defilato e ottimale
per ormeggiarvi le imbarcazioni da
pesca si rifugiarono le famiglie di
contadini e marinai che
abbandonarono «Antium», devastata
dai saccheggi dei Vandali e degli
Ostrogoti alla fine del V secolo.
«Nettuno» è anche il nome
dell’ottavo pianeta del nostro
Sistema Solare, scoperto dagli
astronomi tedeschi Johann Gottfried
Galle e Heinrich Louis d’Arrest il
23 settembre 1846, i quali lo
chiamarono come la divinità romana
per via del suo caratteristico
colore blu, simile a quello dei
nostri mari, dovuto allo strato di
metano che costituisce l’atmosfera
del corpo celeste.
Gli antichi romani avevano integrato
il dio Nettuno nel loro pantheon
religioso a partire dal IV secolo
a.C., assimilando il greco Poseidone.
A differenza del suo omologo
capitolino, la divinità ellenica
presenta una biografia mitologica
ben più sostanziosa, trattandosi di
un nume di origine micenea.
Il culto di Nettuno si diffuse in
tutte le terre conquistate dalle
legioni di Roma, soprattutto in
ambito greco ed ellenistico per via
dell’accostamento con Poseidone.
Centinaia di santuari dedicati al
protettore dei mari costellavano le
sponde del Mar Mediterraneo e tra
questi c’era anche il tempio su cui
resti sorge il borgo medievale di
Nettuno. I marinari, prima e durante
la navigazione, invocavano la
protezione del dio che, secondo la
tradizione, abitava nelle profondità
dei mari assiso su un trono sontuoso
e con in mano un tridente, regnando
su tutte le creature marine e
governando le terribili tempeste che
mettevano a dura prova le navi
nell’antichità.
Il dio Nettuno può vantare quindi
una grande notorietà storica e
toponomastica pari solo a quella di
Giove, ma ci sono aspetti poco
conosciuti della sua personalità.
Nell’astrologia classica il pianeta
a lui dedicato non è menzionato,
poiché è stato scoperto solo nel XIX
secolo, mentre in quella moderna è
il corpo celeste dominante nel segno
zodiacale dei Pesci, conferendogli
alcuni tratti caratteristici: la
propensione al sogno, alle
illusioni, alla fantasia e a tutto
ciò che è anticonformista.
Il pianeta Nettuno influenza dal
punto di vista astrologico chi cerca
la fuga dalla vita quotidiana
attraverso il misticismo e lo
slancio religioso. Queste
peculiarità derivano simbolicamente
dal fatto che il dio è il signore
delle profondità marine, un regno
sommerso e buio man mano che si
scende verso il fondo. Il mondo
subacqueo rappresenta perfettamente
l’inconscio, dove si sedimentano le
emozioni più forti, i traumi e le
delusioni.
Per questo motivo, impersonando la
parte più inquieta della nostra
personalità, Nettuno dal punto di
vista astrologico e mitologico è un
dio impetuoso e violento,
vendicativo e passionale. Infatti, è
spesso raffigurato o descritto nella
tradizione romana a bordo di un
carro dorato trainato da splenditi
cavalli bianchi ed è circondato da
mostri marini e onde enormi e
spumeggianti, le stesse che
terrorizzavano i marinai. Chi
subisce l’influenza del pianeta
Nettuno nel segno zodiacale dei
Pesci ha quindi una personalità
anticonformista e sognatrice, ma
anche eccessivamente emotiva e
instabile.
Infine, prima di chiudere questa
breve divagazione simbolica, storica
e religiosa sul Signore dei Mari, è
bene ricordare la notorietà che
questi ha avuto nel mondo
scientifico. Il suo nome è stato
ripreso dal geologo tedesco Abraham
Gottlob Werner nel XVIII secolo:
chiamò «nettunismo» la sua teoria
sulla formazione di alcune rocce che
compongono la crosta terrestre,
secondo la quale queste hanno
un’origine marina, prodotte dalla
sedimentazione di detriti, sabbia e
terra sul fondale di un oceano
primordiale.
Bibliografia di riferimento: