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N. 85 - Gennaio 2015 (CXVI)

Orazio Nelson
Un ammiraglio inglese al servizio dei Borboni di Napoli

di Gaetano Campanile

 

L’ammiraglio inglese Orazio Nelson viene ricordato come uno dei più grandi marinai della storia. Grazie al suo straordinario genio navale e militare egli riuscì ad ottenere decisive e talvolta insperate vittorie in epiche battaglie navali, come la battaglia del Nilo sulle coste egiziane, e la battaglia di Trafalgar, presso lo Stretto di Gibilterra, entrambe contro la flotta francese.

 

Senz’ombra di dubbio fu soprattutto grazie alle sue straordinarie imprese che l’Inghilterra, nel periodo tra il XVIII e XIX secolo, riuscì a mantenere e consolidare il suo dominio dei mari, elemento che si rivelò decisivo per la sconfitta finale della Francia al termine delle guerre napoleoniche.

 

L’intera vita di Nelson fu spesa al servizio della reale marina britannica, ed egli trovò la morte proprio durante la già citata battaglia di Trafalgar, quando la flotta inglese da lui comandata ottenne la più grande vittoria di tutti i tempi.

 

Tuttavia, questo strenuo e valoroso servitore della corona inglese fu, per un periodo di circa un anno (tra il settembre 1798 e l’agosto 1799), quasi costantemente al servizio di un sovrano straniero, Ferdinando IV di Borbone re di Napoli.

 

Il sostegno al Regno di Napoli

 

Nel periodo successivo alla battaglia del Nilo, avuta luogo nell’agosto del 1798, l’ammiraglio Nelson rimase con la sua flotta nelle acque del Mediterraneo centro-occidentale, con l’obiettivo principale di impedire ad eventuali navi francesi di portare soccorso all’ormai isolato corpo di spedizione francese in Egitto.

 

Nel frattempo un’armata francese era discesa in Italia, riuscendo ad occuparne buona parte del territorio centro-settentrionale, costituendo le cosiddette “repubbliche sorelle” e minacciando da vicino il Regno di Napoli, storico e fedele alleato dell’Inghilterra.

 

La stabilità e l’integrità della monarchia napoletana era minacciata non solo dall’esercito francese, ma anche da elementi interni, costituiti da gruppi di intellettuali filo giacobini che clandestinamente pianificavano di abbattere la monarchia e proclamare una repubblica sul modello francese. La trasformazione del Regno di Napoli in un avamposto francese nel Mediterraneo si presentava quindi come un pericolo reale ed incombente.

 

Per scongiurare tale pericolo, a partire da settembre del 1798 Nelson si adoperò alacremente in una attività di supporto e sostegno della monarchia napoletana, fornendo i suoi servigi a re Ferdinando sia in ambito militare e di politica estera, sia per le sue esigenze personali e familiari.

 

Questo supporto dato alla monarchia napoletana rientrava nell’ambito di una stretta cooperazione tra due nazioni alleate ed era senza dubbio funzionale alla politica estera inglese, in quanto era teso a scongiurare un ulteriore espansione dei francesi nel Mediterraneo.

 

Tuttavia un’analisi del comportamento di Nelson e delle sue azioni in quel periodo, alcune delle quali particolarmente controverse, lascia intravedere una singolare dedizione dell’ammiraglio inglese nel servire le esigenze del re napoletano, dedizione che acquisì quasi i caratteri di un vero e proprio impegno personale e professionale di Nelson al fianco dei Borboni di Napoli.

 

Al servizio di re Ferdinando

 

Il re di Napoli Ferdinando IV affidò all’ammiraglio inglese incarichi di notevole rilievo. Nelson dal canto suo, impegnato in queste attività, giunse a trascurare alcuni suoi importanti doveri di ufficiale della marina inglese. Ricordo qui alcune tra le più importanti azioni intraprese dell'ammiraglio Nelson in favore della monarchia napoletana.

 

Nell’ottobre del 1798, dietro esplicita richiesta di re Ferdinando, Nelson fece salpare dal porto di Napoli una squadra navale inglese composta da quattro vascelli al comando del capitano Ball, con il compito di raggiungere l’isola di Malta, all’epoca territorio del Regno di Napoli, e liberarla dalle truppe francesi che l’avevano occupata. Due mesi dopo fu lo stesso ammiraglio Nelson ad annunciare, in una lettera al re, che “la bandiera reale borbonica potè tornare a sventolare su Malta”.

 

Nel gennaio del 1799, dopo la disastrosa offensiva dell’esercito napoletano contro i francesi in territorio pontificio e la successiva avanzata delle truppe francesi verso Napoli, re Ferdinando decise di fuggire con tutta la famiglia reale in Sicilia. Egli però decise di utilizzare per il viaggio la nave “Foudroyant” di Nelson anziché una nave della non meno efficiente reale marina borbonica.

 

Questa preferenza accordata alla nave inglese di Nelson va motivata probabilmente da una crescente diffidenza da parte del re nei confronti delle sue forze armate, nelle quali egli temeva si fosse diffuso il “virus” delle idee rivoluzionarie giacobine.

 

L’episodio, che ci fa capire come re Ferdinando considerasse Nelson quasi come un ufficiale al suo servizio, portò inoltre ad un forte deterioramento dei rapporti tra l’ammiraglio Nelson e il suo ex compagno d'armi l'ammiraglio Francesco Caracciolo, storico capo della marina borbonica. Il forte attrito con Nelson portò Caracciolo nello stesso mese di gennaio a lasciare la marina regia e a passare dalla parte dei repubblicani.

 

Le vicende del giugno 1799

 

Tuttavia fu il tragico ruolo avuto da Nelson nel giugno del 1799, ossia nella fase conclusiva della breve vita della Repubblica Napoletana, ad essere particolarmente indicativo del rapporto di stretta collaborazione venutosi a creare tra il re di Napoli e l’ammiraglio inglese. Vale la pena ricordare qui brevemente la vicenda, durante la quale Nelson si rese protagonista di uno degli atti più enigmatici e controversi della sua lunga carriera militare.

 

Nel gennaio del 1799 un gruppo di rivoluzionari giacobini napoletani, supportati militarmente dai francesi e approfittando della fuga del re Ferdinando in Sicilia, proclamarono a Napoli la repubblica. Le forze reazionarie leali al re, comandate dal cardinale Ruffo, riuscirono però in pochi mesi ad avere la meglio sulle fragili forze della neonata repubblica e il 20 giugno, dopo un’ultima disperata resistenza asserragliati nel Castel Nuovo di Napoli, gli ultimi esponenti del governo repubblicano furono costretti ad arrendersi.

 

Il cardinale Ruffo concesse ai repubblicani una resa onorevole, garantendo loro l’immunità e la possibilità di imbarcarsi per la Francia. Essi accettarono l’offerta del cardinale e, lasciato Castel Nuovo, si imbarcarono su un vascello pronto a far vela verso la Francia.

 

Proprio mentre la nave si accingeva a lasciare il porto napoletano apparve all’orizzonte la squadra navale dell’ammiraglio Nelson che, bloccando il porto, impedì la partenza dei repubblicani. Il giorno successivo Nelson fece prelevare dal gruppo dei repubblicani l'ammiraglio Caracciolo, il quale nei mesi precedenti aveva preso parte al governo repubblicano, e lo fece condurre a bordo della nave inglese "Foudroyant", dove un veloce e sbrigativo processo di corte marziale per tradimento si concluse con la condanna a morte dell'ammiraglio napoletano.

 

La condanna per impiccagione venne eseguita all'albero maestro della nave "Minerva" della marina borbonica, ed il corpo di Caracciolo venne poi gettato in mare. Tutto questo sotto gli occhi sgomenti e atterriti dei repubblicani napoletani.

 

Vane furono le energiche proteste del cardinale Ruffo affinché la resa già stipulata fosse rispettata. Il giorno successivo infatti Nelson fece sbarcare i repubblicani dalla nave con cui essi avevano sperato di raggiungere la Francia, li fece arrestare e processare, condannandoli di fatto all'unica pena prevista per i rei di Stato, la morte. Nel successivo mese di ottobre ventidue repubblicani napoletani, in gran parte membri dell'ex governo repubblicano, vennero condannati all'impiccagione. L'ammiraglio Nelson si rese quindi indirettamente il carnefice di coloro che vengono considerati i primi martiri della libertà italiana.

 

Gli storici si sono a lungo domandati quali possano essere i motivi che hanno portato l'ammiraglio Nelson a compiere un atto così esecrabile, violando i patti di una resa ufficiale già stipulata e facendo impiccare il più valoroso e stimato ammiraglio napoletano.

 

Alcuni hanno voluto leggere in questo gesto di Nelson un segno della sua personalità crudele ed arrogante. La storiografia ufficiale invece, cercando in qualche modo di giustificare il comportamento dell'eroe nazionale inglese, ha teso a collegare la sua criticabile condotta al carattere "reazionario" della politica estera inglese in quell'epoca; l'Inghilterra infatti considerava alleati della Francia (e quindi nemici) tutti quei governi che adottavano politiche filo-francesi.

 

L'obiettivo primario dell'Inghilterra e delle principali monarchie del continente era l'abbattimento della forza ed influenza francese in Europa, e chiunque si fosse professato filo-francese sarebbe stato considerato un traditore della comune causa antifrancese. Secondo gli storici quindi la volontà di Nelson fu quella di punire in modo esemplare coloro che si erano resi colpevoli di un'alleanza con gli odiati e temuti francesi.

 

Questa tesi, che risente della propaganda ottocentesca volta ad idealizzare la figura di Nelson, viene pero superata da una più realistica visione dei fatti. Il vero motivo che portò l'ammiraglio Nelson a violare la resa già stipulata con i repubblicani furono le direttive impartitegli pochi giorni prima dallo stesso re Ferdinando.

 

Infatti, prima di dirigersi con la sua flotta verso Napoli, il 21 giugno Nelson si era recato a Palermo in visita alla coppia reale, ed in quella occasione il re e la regina di Napoli espressero all'ammiraglio la loro ferma volontà di trattare i repubblicani napoletani con estrema durezza, escludendo qualsiasi tipo di negoziato per la loro resa.

 

Fu soprattutto la regina Maria Carolina a premere per usare la massima intransigenza nei loro confronti, memore del trattamento riservato a sua sorella Maria Antonietta dai repubblicani parigini.

 

In ogni caso, la resa concessa dal cardinale Ruffo ai repubblicani napoletani era, dal punto di vista giuridico, valida a tutti gli effetti. Il cardinale infatti, in qualità di Vicario Generale del Regno, era il legittimo rappresentante dell'autorità regia e pertanto pienamente autorizzato a stipulare accordi e a prendere provvedimenti in nome del re.

 

Il tradimento della resa costituisce quindi una grave macchia nella carriera dell'ammiraglio Nelson.

 

Conclusioni

 

Per un periodo di all'incirca un anno quindi, dal settembre 1798 al luglio 1799, l'ammiraglio Nelson fu quasi costantemente al servizio dei Borboni di Napoli, i quali trovarono in Nelson un prezioso strumento per la restaurazione del loro potere nel regno. Molto probabilmente il forte interessamento di Nelson alla causa dei Borboni fu dovuto anche all'intenso rapporto sentimentale che lo vide in quel periodo legato a Lady Hamilton, affascinante moglie dell'ambasciatore britannico a Napoli e fedele ed influente compagna della regina Maria Carolina.

 

Re Ferdinando volle ringraziare l’ammiraglio Nelson per i suoi servigi prestati alla corona con una magnifica spada tempestata di brillanti e, soprattutto, con il titolo di Duca di Bronte. La Ducea di Bronte era un vasto feudo nella Sicilia orientale, costituito da re Ferdinando appositamente per essere donato all’ammiraglio inglese. Nelson tuttavia non visitò mai questi suoi possedimenti, e ne affidò l’amministrazione ad alcuni suoi collaboratori inglesi.

 

Nel luglio del 1799 Nelson ricevette un severo rimprovero da parte dell'ammiragliato inglese per aver disobbedito agli ordini di lord Keith, comandante in capo della flotta inglese nel Mediterraneo.

 

Nel mese di giugno infatti lord Keith aveva ordinato a Nelson di dirigersi con la sua flotta verso Minorca, presidio inglese nelle Baleari, allo scopo di proteggerla da un eventuale attacco della flotta franco-spagnola. Nelson, non ritenendo l'isola in pericolo, si era rifiutato di recarvisi, probabilmente per non allontanarsi dai mari italiani.

 

Il rimprovero fu una sorta di "richiamo all'ordine" nei confronti di Nelson, il quale aveva anteposto l'attività in favore del re di Napoli ai suoi doveri di ufficiale della marina inglese.

 

Quest’accusa di insubordinazione, unita alle voci insistenti sulla sua relazione extraconiugale con Lady Hamilton, indusse Nelson a far ritorno in Inghilterra nel novembre del 1799 per un breve periodo di riposo.

 

Egli non fece mai più ritorno nel Mediterraneo. Pochi mesi dopo, nell’aprile del 1800, egli riprese servizio per una importante missione della flotta inglese nel Mar Baltico.



 

 

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