[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 155 / NOVEMBRE 2020 (CLXXXVI)


arte

NAZZARENA POLI MARAMOTTI   
RIPENSARE IL PAESAGGIO      
di Angelica Gatto
 

 

La Pianura Padana con i suoi paesaggi fumosi e pulviscolari, avvolti nella nebbia, memori di luoghi che raccontano loro stessi attraverso una palette di colori tra i toni del grigio e del verde, è senza dubbio un luogo elettivo da cui partire per una riflessione sulla pittura della giovane Nazzarena Poli Maramotti (Montecchio Emilia, 1987).        

Diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Urbino, Poli Maramotti ha proseguito i propri studi presso la celebre Akademie der Bildenden K
ünste di Norimberga; è probabilmente dal contatto con una metodologia di insegnamento internazionale e di ampio respiro che ha elaborato una ricerca in cui natura e cultura si fondono attraverso una sintassi pittorica sintetica, animata dall’interscambio tra astrazione e figurazione, tenute insieme da una pennellata vorticosa che sfrutta i colori e le tecniche dando loro molteplici varianti funzionali all’attivazione di uno sguardo sempre mutevole sul quadro.  
                  
La pittura di Poli Maramotti è una pittura sincera, che guarda a se stessa e alle proprie potenzialità con l’attenzione tipica di chi studia e osserva acutamente; è una pittura lenta, stratificata, tesa a rintracciare le infinite varianti date dalla mescolanza dei colori, dei toni, delle ombre; è, infine, una pittura di sintesi, in grado di trasferire sulla tela, e sulla carta, una sensibilità che imprime di sé anche lo spazio circostante.    

Pur non trattandosi mai di pittura en plein air, quello di Poli Maramotti è un approccio espressivo che si fa linguaggio, prendendo in prestito i propri spunti dal paesaggio, oltre che dal ritratto e da materiali di archivio raccolti dall’artista in studio: è a questo punto che la pittura dimostra il suo carattere sintetico, collocandosi in un sentiero a metà strada tra astrazione e figurazione. Nessuna delle due prevale sull’altra, entrambe sono necessarie alla pittura così come imprescindibile a essa è il colore, quasi spatolato, dato per pennellate insistenti che si sovrappongono fino ad arrivare a definire un vortice spaziale.

 

Il paesaggio, allora, diviene una presenza fantasmatica, traccia di luoghi attraversati o forse mai visti; Poli Maramotti conserva nella verticalità della tela dipinta e nella composizione formale una traccia di quella linea dell’orizzonte che ha per molto tempo affascinato i pittori di paesaggio. Non vi è né prospettiva né studio dal vero però, nel caso in cui si verificasse uno studio dal vero, esso non è mai indirizzato a una restituzione pedissequa di quanto osservato: l’artista è in grado di rappresentare il paesaggio come contenuto di memoria, traccia rimodulata diligentemente miscelando i colori – molto spesso a olio – che si impossessano dello spazio della composizione stringendosi attorno a essa a formare un tutt’uno.  

     

Nella tela di grandi dimensioni Acquitrino (2020, tecnica mista, cm 170 x 130) Poli Maramotti torna al formato della pittura di storia per ribaltarlo; organizza la composizione verticalmente e cela un ideale punto di fuga che genera nello sguardo una reiterazione di forme data quasi esclusivamente dal colore e dalla pennellata. 

 

Se il titolo e la scelta cromatica rivelano le suggestioni legate alla tela, è anche vero che non vi è alcun carattere necessitante tra titolo e opera; o meglio, Poli Maramotti opta per un’assenza di descrizione, il titolo diviene perciò un’appendice che non intende mai condizionare la percezione di quanto l’artista è in grado di visualizzare per il tramite della pittura. Il colore e, con esso, la gestualità intrinseca alla materia divengono le dominanti assolute di un linguaggio che mescola dentro e fuori.     

Poli Maramotti riformula le regole compositive accademiche traducendole attraverso un linguaggio in grado di liberarsi dai limiti stringenti di queste stesse. Guardando oltre, l’artista rintraccia, talvolta nel passato, alcuni dei referenti destinati presto a scomparire dietro alla sua pennellata sapiente: si impossessa di Tiepolo senza farcelo sapere, guarda al Barocco senza lasciarne traccia sulla tela, tramuta la pittura di storia in un racconto intimo e raccolto.       

È una fascinazione quella di Poli Maramotti che nasce da uno studio particolarmente attento, da una ricognizione accurata sui linguaggi e le tecniche pittoriche, metabolizzati attraverso una riflessione che fa della tela il principale veicolo dello sguardo dell’artista. Le potenzialità e l’attualità del linguaggio introdotto da Poli Maramotti sono tutte espresse in questa costante ricerca del superamento che porta la pittura quasi a ritornare su sé stessa, più e più volte, senza mai nascondersi, ma svelando ogni volta, e a ogni nuovo sguardo, la rilevanza del suo esserci.

 

          
          

 

Nazzarena Poli Maramotti, Acquitrino, 2020, cm 170 x 130, tecnica mista su tela
ph. Masiar Pasquali

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]