arte
NAZZARENA POLI MARAMOTTI
RIPENSARE
IL PAESAGGIO
di Angelica Gatto
La Pianura Padana con i suoi paesaggi
fumosi e pulviscolari, avvolti nella
nebbia, memori di luoghi che raccontano
loro stessi attraverso una palette
di colori tra i toni del grigio e
del verde, è senza dubbio un luogo
elettivo da cui partire per una
riflessione sulla pittura della
giovane Nazzarena Poli Maramotti
(Montecchio Emilia, 1987).
Diplomatasi all’Accademia di Belle
Arti di Urbino, Poli Maramotti ha
proseguito i propri studi presso la
celebre Akademie der Bildenden Künste
di Norimberga;
è probabilmente dal contatto con una
metodologia di insegnamento
internazionale e di ampio respiro che ha
elaborato una ricerca in cui natura e
cultura si fondono attraverso una
sintassi pittorica sintetica, animata
dall’interscambio tra astrazione e
figurazione, tenute insieme da una
pennellata vorticosa che sfrutta i
colori e le tecniche dando loro
molteplici varianti funzionali
all’attivazione di uno sguardo sempre
mutevole sul quadro.
La pittura di Poli Maramotti è una
pittura sincera, che guarda a se stessa
e alle proprie potenzialità con
l’attenzione tipica di chi studia e
osserva acutamente; è una pittura lenta,
stratificata, tesa a rintracciare le
infinite varianti date dalla mescolanza
dei colori, dei toni, delle ombre; è,
infine, una pittura di sintesi, in grado
di trasferire sulla tela, e sulla carta,
una sensibilità che imprime di sé anche
lo spazio circostante.
Pur non trattandosi mai di pittura en
plein air, quello di Poli Maramotti
è un approccio espressivo che si fa
linguaggio, prendendo in prestito i
propri spunti dal paesaggio, oltre che
dal ritratto e da materiali di archivio
raccolti dall’artista in studio: è a
questo punto che la pittura dimostra il
suo carattere sintetico, collocandosi in
un sentiero a metà strada tra astrazione
e figurazione. Nessuna delle due prevale
sull’altra, entrambe sono necessarie
alla pittura così come imprescindibile a
essa è il colore, quasi spatolato, dato
per pennellate insistenti che si
sovrappongono fino ad arrivare a
definire un vortice spaziale.
Il paesaggio, allora, diviene una
presenza fantasmatica, traccia di luoghi
attraversati o forse mai visti; Poli
Maramotti conserva nella verticalità
della tela dipinta e nella composizione
formale una traccia di quella linea
dell’orizzonte che ha per molto tempo
affascinato i pittori di paesaggio. Non
vi è né prospettiva né studio dal vero
però, nel caso in cui si verificasse uno
studio dal vero, esso non è mai
indirizzato a una restituzione
pedissequa di quanto osservato:
l’artista è in grado di rappresentare il
paesaggio come contenuto di memoria,
traccia rimodulata diligentemente
miscelando i colori – molto spesso a
olio – che si impossessano dello spazio
della composizione stringendosi attorno
a essa a formare un tutt’uno.
Nella tela di grandi dimensioni
Acquitrino (2020, tecnica mista, cm
170 x 130) Poli Maramotti torna al
formato della pittura di storia per
ribaltarlo; organizza la composizione
verticalmente e cela un ideale punto di
fuga che genera nello sguardo una
reiterazione di forme data quasi
esclusivamente dal colore e dalla
pennellata.
Se il titolo e la scelta cromatica
rivelano le suggestioni legate alla
tela, è anche vero che non vi è alcun
carattere necessitante tra titolo e
opera; o meglio, Poli Maramotti opta per
un’assenza di descrizione, il titolo
diviene perciò un’appendice che non
intende mai condizionare la percezione
di quanto l’artista è in grado di
visualizzare per il tramite della
pittura. Il colore e, con esso, la
gestualità intrinseca alla materia
divengono le dominanti assolute di un
linguaggio che mescola dentro e
fuori.
Poli Maramotti riformula le regole
compositive accademiche traducendole
attraverso un linguaggio in grado di
liberarsi dai limiti stringenti di
queste stesse. Guardando oltre,
l’artista rintraccia, talvolta nel
passato, alcuni dei referenti destinati
presto a scomparire dietro alla sua
pennellata sapiente: si impossessa di
Tiepolo senza farcelo sapere, guarda al
Barocco senza lasciarne traccia sulla
tela, tramuta la pittura di storia in un
racconto intimo e raccolto.
È una fascinazione quella di Poli
Maramotti che nasce da uno studio
particolarmente attento, da una
ricognizione accurata sui linguaggi e le
tecniche pittoriche, metabolizzati
attraverso una riflessione che fa della
tela il principale veicolo dello sguardo
dell’artista. Le potenzialità e
l’attualità del linguaggio introdotto da
Poli Maramotti sono tutte espresse in
questa costante ricerca del superamento
che porta la pittura quasi a ritornare
su sé stessa, più e più volte, senza mai
nascondersi, ma svelando ogni volta, e a
ogni nuovo sguardo, la rilevanza del suo
esserci.
Nazzarena Poli Maramotti, Acquitrino,
2020, cm 170 x 130, tecnica mista su
tela
ph. Masiar Pasquali |