[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

174 / GIUGNO 2022 (CCV)


contemporanea

IL NAZISMO TRIONFANTE IN AMERICA

UCRONIA E FANTAPOLITICA

di Alessio Guglielmini

 

Philip K. Dick e Philip Roth non sono accomunati soltanto dal nome, dalla nazionalità e dal mestiere: tra di loro sussiste anche un episodio letterario “simile”, in cui il nazismo, con modalità differenti, riesce ad affermarsi negli Stati Uniti come forza egemone al governo.

 

The Man in the High Castle di Dick, pubblicato nel 1962 e tradotto in Italia con il titolo La svastica sul sole, è il più radicale nel raccontare questa impossibile variante. Le forze dell’Asse hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale e si sono spartiti gli Stati Uniti: il Sol Levante domina la costa pacifica, mentre la Germania controlla la zona orientale, in particolare a nord; a sud si posiziona uno stato fantoccio razzista che, a suo modo,estremizza le ambizioni degli Stati Confederati della guerra di secessione americana.

 

Hitler, affetto da sifilide, è stato sostituito da Martin Bormann che tuttavia non sopravviverà alla fine del libro; dietro alle sue spalle scalpitano altri gerarchi: tra di loro, Joseph Goebbels, Hermann Goring e Reinhard Heydrich, che è sopravvissuto all’attentato sferrato dai partigiani cecoslovacchi nel 1942. Proprio la presenza di Heydrich specifica la qualità dell’esperimento di Dick, giocato costantemente sull’orlo dell’illusione e del sogno.

 

Questa componente immaginifica è surrogata dall’importanza che l’I Ching riveste nel corso della stesura. Esso, con i suoi oracoli, guida le scelte dei protagonisti e ispira perfino la redazione del controverso La cavalletta non si alzerà più del fantomatico Hawthorne Abendsen. In questo romanzo apocrifo, altamente proibito nelle aree controllate dal Reich, la realtà è capovolta: ossia sono le forze dell’Asse a essere state sconfitte mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si dividono il mondo, in una sorta di Guerra Fredda alternativa a quella che conosciamo.

 

Abendsen, il cui cognome rimanda perlomeno al tedesco “abend”, ossia la “sera”, è proprio “l’uomo nell’alto castello” di cui dice il titolo originale. Il crepuscolo e la riservatezza sembrano in effetti essere gli attributi principali di questa figura arroccata e distante. In verità, come si scoprirà alla fine, Abendsen ha sostituito “l’alto castello” con una più accessibile abitazione, in cui vive con moglie e figlio, e senza protezioni, pur sapendo di essere braccato dai sicari nazisti.

 

Un altro elemento di eccezionalità di La svastica sul sole, sebbene si tratti di un’opzione tipica della narrativa di Dick, risiede nel fatto che il Reich ha colonizzato lo spazio, spingendosi verso la Luna, Venere e Marte. È anche un riferimento al lavoro di Wernher von Braun, scienziato tedesco padre dei razzi V2 e assorbito nei ranghi americani dopo la fine delle ostilità. Proprio la colonizzazione della Luna da parte dei nazisti ha ispirato Iron Sky, bizzarro film del 2012 di Timo Vuorensola che si basa proprio sulle capacità del leggendario programma ufologico nazista, e deisuoi razzi V7, di condurre civili e soldati su nuovi pianeti.

 

Si torna decisamente con i piedi per terra con il romanzo del 2004 di Philip Roth, Il complotto contro l’America. L’ucronia, che nelle pagine di Dick dà il via a una storia alternativa compiutamente tale, nella stesura di Roth si accontenta di funzionare da parentesi; di agire sotto i sembianti di un varco che si apre, per poi richiudersi e cicatrizzarsi quasi come una ferita.

 

Una parentesi che inquieta tanto di più, in quanto minuziosamente amalgamata ai fatti reali. Là dove Dick compie, come Abendsen, un’opera di divinazione letteraria, affidandosi agli oracoli per seguire il libero flusso di opzioni e bivi incalcolabili, Roth costruisce una solida architettura narrativa in cui i dettagli del reale si incastrano fino a rendere possibile uno scenario irreale, benché plausibile.

 

Charles Lindbergh, aviatore ed eroe americano, nel 1940 diventa presidente degli Stati Uniti, sconfiggendo l’interventista Franklin Delano Roosevelt. Proprio l’interventismo è il succo storico della vicenda narrata da Roth. Già con il famoso “Discorso della Quarantena”, tenuto il 5 ottobre del 1937 a Chicago, Roosevelt aveva accennato alla necessità, per gli Stati Uniti, di uscire dal tradizionale assetto neutrale, schierandosi contro quelle potenze mondiali, non nominate apertamente, colpevoli di politiche aggressive. Nel 1940, la contestata campagna presidenziale per il terzo mandato, che lo portò a sconfiggere in maniera eclatante il repubblicano Wendell Willkie, permise a Roosevelt di trasformare le premesse del 1937 nelle imminenti implicazioni dell’ingresso in guerra.

 

Tuttavia, nel testo di Roth il Roosevelt del 1940 non se la deve vedere con Willkie, bensì con Lindbergh che promulga valori opposti a quelli del presidente in carica: una spiccata neutralità e una, più o meno, larvata simpatia nei confronti della Germania nazista. La vittoria di Lindbergh e la sua ambiguità nei confronti delle comunità ebraicheconducono a un’inevitabile escalation di tensione.

 

Il dramma antisemita viene rivissuto in prima persona da Philip Roth, che rimodella la sua infanzia a Newark alla luce di una possibile radicalizzazione dei seguaci di Lindbergh, in un crescente clima di segregazione e di ostilità che sfocia in disordini e pogrom. Fortunatamente per il Philip Roth del romanzo, che guarda ciò non di meno alla questione razziale dell’America contemporanea, il complotto viene sventato e si scopre che Lindbergh era effettivamente manovrato dai nazisti.

 

Manovrato per via di un tragico episodio di cronaca del 1932 che Roth ricostruisce a piacere, per dare un peso sensibile alla sua trama: erano stati i nazisti a rapire il figlio di Lindbergh, Charles Jr., che quindi non sarebbe stato ucciso dall’immigrato tedesco Bruno Hauptmann, accusato del crimine e giustiziato sulla sedia elettrica nel 1936. Il Lindbergh di Il complotto contro l’America è insomma costretto a partecipare alle elezioni presidenziali al fianco dei repubblicani e, dopo la vittoria, a incanalare la politica estera statunitense verso una neutralità gradita a Berlino che nel frattempo tiene in ostaggio il suo primogenito.

 

Era comunque questa la strategia del Lindbergh “reale”. Nel 1940 proprio Lindbergh fu uno dei principali fautori dell’America First Committee, un gruppo di pressione volto a contrastare l’ingresso in guerra degli Stati Uniti che si sarebbe sfaldato pochi giorni dopo l’attacco di Pearl Harbor. Lindbergh sarebbe poi riuscito a dare il suo apporto durante la Seconda Guerra Mondiale, per lo più come collaudatore e consulente d’aviazione, ma anche in qualche missione nel Pacifico, sebbene avesse effettivamente, e più volte, dimostrato simpatia per il regime hitleriano. Il Roth di Il complotto ricorda le visite di Lindbergh a Berlino e l’onorificenza ricevuta dal Maresciallo dell’aria Gӧring e riprende questi fatti, sotto forma di cronologia, nel poscritto del romanzo.

 

A creare un sottofondo comune tra i soggetti di Dick e Roth contribuisce inoltre il ruolo assegnato a Franklin Delano Roosevelt. In La svastica sul sole il presidente brilla per la sua assenza. Egli è stato infatti assassinato nel 1933 dall’anarchico Giuseppe “Joe” Zangara, riuscito pertanto nel suo intento. Zangara, il 15 febbraio del 1933, provò effettivamente a uccidere Roosevelt, che era il vincitore delle ultime elezioni, ma che non era ancora ufficialmente entrato alla Casa Bianca. I colpi sparati dal suo revolver ferirono a morte il sindaco di Chicago, Anton J. Cermak, che si trovava al fianco di Roosevelt, nell’area di Miamia Bayfront Park dove aveva luogo il comizio.

 

Il Franklin Delano Roosevelt di Il complotto contro l’America si eclissa invece per un paio d’anni prima di essere reinsediato e di portare regolarmente gli Stati Uniti in guerra. A eclissarsi, a sorpresa, è anche l’aereo del presidente Lindbergh. Il 7 ottobre 1942, lungo la rotta tra Louisville e Washington, il velivolo presidenziale scompare senza lasciare traccia. Il 12 ottobre 1942 trapelano le prime voci sul fatto che Lindbergh sia sano e salvo e che sia salito a bordo, prima, di un sommergibile, poi di una nave, sempre tedeschi, e infine di un aereo della Luftwaffe che lo ha condotto fino al rifugio di Hitler a Berchtesgaden. È l’inizio dei retroscena che andranno a svelare i dettagli del complotto che dà il titolo all’opera.

 

Dick e Roth prendono inevitabilmente due strade differenti nell’epilogo, eppure condividono una sintomatica incertezza. Il finale di Dick è sospeso e basato sull’impossibilità di decifrare la fattualità: Abendsen ha scritto La cavalletta non si alzerà più, affidandosi alle indicazioni fluide dell’I Ching, e quindi tutto potrebbe mutare, consegnando la storia a una serie di varianti ipotetiche. Roth lascia trasparire un senso di inquietudine che rimane scolpito su carta, al di là dello scampato pericolo di una fantomatica presidenza Lindbergh pilotata dai nazisti. “Eterna paura” è il titolo del capitolo conclusivo con cui Roth firma la sua fiction, citando guarda caso il Ku Klux Klan: un’ombra suprematista e razzista che permane sul suolo americano, a prescindere dai complotti inventati e dalle distorsioni ucroniche.

 

Pesa in entrambi i casi il ruolo che la curiosità per tutto ciò che è nazista esercita, e continua a esercitare, sull’immaginario popolare. I nazisti del cinema ritornano dalla Luna, come nel caso di Iron Sky, oppure ispirano scenari impossibili come quelli del Zirkus Berlin del recente Freaks Out di Gabriele Mainetti, in cui di nuovo sono l’oracolo e la visione a far uscire il corso degli eventi dai suoi gangli regolari.

 

Lo stesso Tarantino di Bastardi senza gloria, dopo tutto, ha preferito far sparire il gotha nazional socialista in un cinema di Parigi piuttosto che tra le abituali macerie di Berlino o in una cella di un carcere di Norimberga. Potere della storia che si fa sceneggiatura.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

P.K. Dick, La svastica sul sole, Fanucci Editore, Roma 2008.

P. Roth, Il complotto contro l’America, Einaudi, Torino 2005.

E. Lichtblau, I nazisti della porta accanto. Come l’America divenne un posto sicuro per gli uomini di Hitler, Bollati Boringhieri, Torino 2015.

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]