contemporanea
LA SELEZIONE
NAZISTA
DEI "FORTUNATI"
IL PROGETTO LEBENSBORN
di Alessia Ricci
Tenuto segreto da Hitler e Himmler
consapevoli che Chiesa e popolazione non
avrebbero di certo digerito tali
illegittimità il progetto Lebebsborn,
fondato su teorie eugenetiche, trasformò
l’uomo in un riproduttore e la donna in
un serbatoio vivente di sangue puro. A
capo dell’organizzazione vi era
Himmler, capo sin dal 1929 delle SS
e fondatore nel 1931 della RUSHA
l'ufficio incaricato di controllare la
purezza ideologica e razziale di tutti i
membri delle SS.
Pilastro del progetto era la purificazione
della razza da troppo mischiata a sangue
non degno e inferiore. La Germania da un
lato era un paese dove erano diffuse
omosessualità, prostituzione, malattie
veneree, dall’altro era vista come un
paese caratterizzato dal dominio di una
morale borghesia che inibiva i
comportamenti sessuali e necessariamente
da superare.
A tal proposito Himmler affermava che «Una
nazione che nel corso di venticinque
anni ha perduto milioni dei suoi figli
migliori, semplicemente non può
permettersi una simile perdita di
sangue; perciò se la nazione deve
sopravvivere, si deve fare qualche cosa
in proposito». Proprio per questo suo
petulante pensiero, per ordine di Hitler
nel 1942 ritirerà dal fronte gli
ultimogeniti dando loro il compito di
far sì che attraverso le nascite di buon
sangue non si estinguessero le loro
famiglie.
La prima sede operativa venne aperta nel
1936 in Baviera e fu diretta dal dottore
Ebner, amico e medico personale di
Himmler; nella sezione legale il
responsabile era Tesch e in quella
legata all’amministrazione Sollman. Tre
mesi dopo la fondazione gli uffici
vennero spostati da Berlino a Monaco
nella sede del comitato ebraico e nella
casa requisita di Thomas Mann e la
direzione passò nelle mani di Himmler. A
finanziare le case Lebensborn – immerse
nel verde e lontano da occhi indiscreti
– erano le SS attraverso il versamento
di un contributo annuo, ma era ovvio
che, come tutte le altre organizzazioni
naziste, anche esse si alimentavano per
la maggiore con il denaro e i beni
confiscati agli ebrei.
La somma stimata è pari a 93.366.358
marchi utilizzati in immobili, terreni,
medici, impianti sanitari. All’interno
di ogni struttura c’era apparente lusso
e benessere. Pasti sempre bilanciati e
con cibi freschi anche durante gli anni
più duri della guerra, stanze grandi e
confortevoli, coperte calde per
l’inverno e attività di svago per le
future mamme. Ma questo era solo quello
che si voleva far vedere, la realtà era
ben altra.
Secondo quanto riportato nella Cartella n.
18 ITS Arolsen, la realtà era molto
differente: fili di ferro nei pasti,
vasi da notte sempre colmi e cambiati di
rado, assenza di coperte e igiene,
strazi e lamenti da parte delle madri
che ricevevano i loro bambini e non di
minor importanza l’impiego di un gran
numero di detenuti dei campi di
concentramento considerati quasi come
degli schiavi e adoperati per svolgere
le mansioni più dure.
Anche il personale non era dei migliori,
le infermiere erano spesso incompetenti
e non pronte a gestire i parti e
altrettanto i medici che si occupavano
della gestione delle cliniche. Tutto era
molto confusionario e affidato al caso
tanto che, spesso, l’unico privilegio
che si aveva era quello di avere un
tetto sicuro sulla testa e di essere
considerate ‘valide’ dal regime nazista.
Ma al di là di quanto detto gli
‘allevamenti umani’ erano comunque visti
come eccellenti strutture da chi le
gestiva.
Curiosa era la cerimonia che veniva
attuata una volta nato il bambino nelle
case Sorgente di vita. Essendo essi per
la maggior parte abbandonati dalle madri
o affidati alle SS, erano considerati
dei veri e propri figli di Hitler e di
Himmler tanto da essere in un secondo
momento denominati, come vedremo,
‘orfani dell’odio’, proprio per questo
motivo andavano consacrati con una
cerimonia degna di nota. Era una sorta
di battesimo di iniziazione che sanciva,
dopo delle promesse fatte dinanzi al Dio
Hitler, il suo essere un membro delle SS
in futuro. Avveniva tramite un padrino
scelto (spesso era lo stesso Himmler a
fare da padrino ai bambini) dinanzi a un
altare ornato da fiori, croce uncinata e
foto incorniciata di Hitler.
Inoltre, bisogna anche ricordare che
essendo il progetto nato e sviluppatosi
durante gli anni della guerra ben presto
esso si estese ai molti territori
occupati dai nazisti. Norvegia e
Polonia, considerate nazioni con sangue
puro, furono i territori maggiormente
colpiti. Dopo aver analizzato a fondo la
famiglia, l’aspetto, il patrimonio
genetico in Polonia e in Norvegia
vennero non solo aperte nuove case, ma
anche rapiti i bambini più validi e
sottoposti a una ‘germanizzazione’.
Quando, a partire dal 1945, vennero
smantellate le cliniche, si cercò sin da
subito di porre rimedio al disastroso
sistema in cui questi bambini erano
stati coinvolti ma i primi mesi che
seguirono la fine della guerra furono
difficilissimi. Molti bambini orfani
vennero mandati in America, Africa,
Svizzera e Gran Bretagna, ma il reale
problema era rappresentato
paradossalmente dai bambini che una
mamma ce l’avevano. Le donne avevano
difatti timore a tornare nel loro paese
di origine con il bambino fra le braccia
e molto spesso scappavano o lo
lasciavano alle autorità.
Già nel 1946 poco dopo la disfatta dei
centri i bambini divennero ‘orfani
dell’odio’, definiti e considerati come
‘figli delle puttane dei nazisti’ e
visti come delle cavie e degli
esperimenti del governo nazista
assolutamente pericolosi e da
emarginare. Subirono in un certo senso
la stessa sorte di quelli che li avevano
concepiti: furono messi al bando dalla
società.
Emarginati, declassati, richiusi in
orfanotrofi e seguiti da psichiatri e
psicologi i bambini tanto considerati
‘d’oro’ dell’epoca nazista per ironia
della sorte divennero bambini pericolosi
e causa di vergogna e disprezzo la cui
fine ancora oggi non è dato del tutto
sapere.
Successivamente a Norimberga si fondò un
tribunale apposito per giudicare 22 capi
del Terzo Reich in relazione a queste
imputazioni fondamentali sancite dall’
articolo 6 della Carta di Londra:
crimini contro la pace, crimini di
guerra, crimini contro l’umanità e
partecipazione alla formulazione ed
esecuzione di un complotto per
l’attuazione dei crimini menzionati.
Davanti al Tribunale sfilarono gli
onnipotenti di un Reich ormai defunto,
impegnati ora a salvarsi la vita davanti
ai giudici. Il processo si aprì il 19
novembre 1945, ma finirono per passare
del tutto inosservati i misfatti
compiuti, d’altronde i documenti
relativi erano stati per la maggior
parte distrutti dagli stessi medici
nazisti per eliminare tutte le prove.
Agli accusati vennero date pene
detentive minime in base alla loro
partecipazione all’organizzazione
criminale delle SS e accusati per
crimini contro l’umanità, crimini di
guerra e dell’adesione a
un’organizzazione ma non in base ai
delitti realmente compiuti.
In cinque anni di attività 12 mila bambini
erano nati nelle cliniche e metà di essi
erano illegittimi, diverse migliaia di
bambini vennero rapiti, ma le stime sono
molto più alte e alcuni storici parlano
addirittura di 900.000 figli di Hitler
sparsi in tutti i continenti. Malgrado
ciò a Ebner spettarono solo due anni e
otto mesi di reclusione, altri due anni
spettarono a Sollemann, Tesch e Viermetz.
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