N. 15 - Marzo 2009
(XLVI)
I NAVIGLI DI
LEONARDO
allA
SCOPERTA DI MILANO E
DEI SUOI CANALI
di Michele
Broccoletti
La città di Milano
riassume in sé un paradosso: è distante dai grandi
fiumi, ma allo stesso tempo è ricchissima d’acqua. Dove
sia quest’acqua, pochi lo sanno, ma già citando la
parola Navigli, possiamo dare una parziale spiegazione.
Il termine ‘navigli’ significa letteralmente
‘navigabili’ e si riferisce al sistema dei canali che in
passato circondava la città.
Attualmente, per i milanesi, la parola Navigli
identifica i due tratti scoperti del Naviglio Grande e
del Naviglio Pavese, quest’ultimo collegato con la
Darsena. Oltre a questi, vi è anche il Naviglio
Martesana situato nel nord-est della città.
Dell’antico sistema dei
canali quindi, ne restano oggi visibili solo tre, mentre
tutti gli altri navigli vennero progressivamente coperti
dall’Ottocento in poi, fino a quando, negli anni Trenta,
fu realizzata la copertura totale della cerchia interna.
Per entrare nello
specifico, dobbiamo dire che il sistema dei Navigli ha
un’origine antichissima e tutt’oggi rappresenta uno
degli aspetti più caratteristici ed affascinanti di
Milano.
Costruiti fra il XII ed il XVI secolo, i navigli sono
sostanzialmente dei canali artificiali, progettati,
almeno inizialmente, a scopo difensivo, ma utilizzati in
seguito anche al fine di fornire l’acqua necessaria per
la vita della città e per le attività artigianali e
mercantili.
È il 1179 l’anno in cui i
milanesi decidono di scavare un lungo canale in modo
che, prendendo l’acqua dal Ticino, la portasse in città:
non a caso questo canale prende inizialmente il nome di
Ticinello. I lavori del Ticinello, che poi diverrà il
Naviglio Grande, si concludono nel 1257.
Siamo invece intorno alla metà del XV secolo, quando
Francesco Sforza ordinò di trasformare il già esistente
canale della Martesana (fatto costruire, nella seconda
metà del 1300 da Galeazzo II, per portare acqua
dall’Adda al parco del Castello di Porta Giovia) in
naviglio. Iniziata nel 1464, quest’opera procede
speditamente fino alle porte di Milano, superando, per
mezzo di sofisticati ponti-canali, i fiumi Molgora e
Lambro. Successivamente i lavori si interrompono per
parecchi anni, soprattutto a causa del forte dislivello
presente nell’ultimo tratto del percorso: questi
problemi tecnici saranno superati alla fine del
Quattrocento, con la costruzione di un sistema di
conche.
Arriviamo infine al 1805, anno in cui Napoleone fece
ultimare la costruzione del Naviglio Pavese, che da
Milano si estende fino alla città di Pavia per trentatre
chilometri. Anche questo naviglio, come la Martesana,
nasce da un canale già esistente fatto costruire, sempre
da Galeazzo II, per convogliare verso sud le acque del
Ticinello. È quindi nel 1805 che venne realizzato quello
che per secoli fu il sogno dei milanesi: il mare si
poteva raggiungere tramite il Naviglio Pavese ed il Po,
il lago Maggiore tramite il naviglio Grande ed il
Ticino, il lago di Como tramite il Naviglio della
Martesana e l’Adda.
Il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e la Martesana
sono i tre canali principali - ancora oggi esistenti –
dell’intero sistema dei navigli, che comprendeva anche
una serie di canali più piccoli, i quali scorrono ora
sotterraneamente.
Ma qual è il contributo
che Leonardo da Vinci diede per migliorare il sistema
dei Navigli? Leonardo trascorre a Milano quasi
venticinque anni della sua vita, inizialmente presso la
corte degli Sforza (1482-1499) e, a partire dal 1506, al
servizio dei Francesi.
Prima di arrivare a
Milano, Leonardo scrive a Ludovico il Moro di saper
condurre acque da un loco all’altro. Come ogni ingegnere
chiamato a una corte così importante, anche Leonardo
stila un promemoria con le cose da fare, da vedere e da
verificare a Milano e, in partenza per la capitale del
Ducato, porta con sé certi strumenti per novili.
Da numerosi disegni contenuti nei codici, sappiamo che
Leonardo è sempre stato attirato dalle opere idrauliche
e dall’acqua: questo suo interesse mostra solamente un
aspetto del suo metodo di osservazione e
rappresentazione del paesaggio, allo stesso tempo
artistico, naturalistico ed ingegneristico.
È proprio durante il primo
soggiorno milanese, che Leonardo disegna una suggestiva
pianta della città: per la prima volta, oltre ad essere
annotate le porte di Milano, con le loro distanze
espresse in braccia milanesi, appare nella cartografia
anche il tratto del naviglio della Martesana, tra Porta
Nuova e Piazza S. Marco.
Appena arriva a Milano,
Leonardo decide di impegnarsi ed applicarsi per
apportare ulteriori miglioramenti all’intero sistema dei
canali: « prima farò alcuna esperienza avanti che io
proceda ».
Tra tutti i navigli milanesi, quello a cui dedica
maggiore attenzione, è il Naviglio Grande: « vale 50
ducati d’oro. Rende 125.000 ducati l’anno il Naviglio ed
è lungo 40 miglia e largo braccia 20 ».
È così che Leonardo
definisce il Naviglio Grande, sintetizzandone le
caratteristiche tecniche ed economiche prima di
elaborare le note idrauliche sulle quantità erogate
dalle ‘bocche’.
Dobbiamo sapere che anche
all’epoca di Leonardo, l’acqua di irrigazione veniva
fatta pagare e per questo, una delle prime innovazioni
del genio fiorentino, fu quella di migliorare il
funzionamento delle bocche, in modo da far corrispondere
effettivamente le once d’acqua erogate con il prezzo
pagato.
I navigli sono da sempre
stati importanti anche per fornire energia alle molte
ruote idrauliche che, nel XV secolo, contribuiscono a
rendere il sistema produttivo milanese uno dei più
sviluppati in Europa. Leonardo si sbizzarrisce
disegnando e progettando numerose macchine utensili che
sfruttano l’energia dell’acqua: basandosi sulle sue
conoscenze di meccanica, produce movimenti sempre più
complessi ed automatizzati applicando tali innovazioni,
in particolar modo alle macchine tessili.
In età sforzesca infatti,
l’industria tessile era molto vivace e sviluppata, e il
commercio di tessuti di lusso aveva una grande
importanza per l’economia del Ducato: è proprio grazie
alle invenzioni di Leonardo, sia nel campo della
filatura che in quello della tessitura, che si iniziano
ad avere i primi telai completamente automatici,
anticipando di tre secoli i modelli utilizzati durante
la Rivoluzione Industriale.
Altre due innovazioni importanti realizzate da Leonardo,
riguardano le draghe e i ponti. In particolare progettò
una draga per ‘cavare la terra’ dai fondali di conche e
canali. La draga era costituita da quattro pale, le
quali, mosse da una manovella, raccoglievano fango e
detriti, per poi depositarli in una zattera ormeggiata
al centro della draga. Per quanto riguarda, invece, i
ponti, Leonardo si concentrò sulla realizzazione di due
tipologie: il ponte-canale ed il ponte-mobile.
Secondo Leonardo,
soprattutto i ponti-mobili erano estremamente importanti
per consentire la navigazione o connettere e isolare
palazzi, borghi e città. Ecco ciò che affermava Leonardo
rivolgendosi a Ludovico il Moro: « Ho modi di ponti
leggerissimi e forti, e atti a portare facilissimamente,
e con quelli seguire e alcune volte […] fuggire li
inimici, e altri securi e inoffensibili da foco e
battaglia, facili e comodi da levare e ponere ».
Tali ponti, come spiega
Leonardo, avevano spesso funzioni militari e venivano
progettati per essere costruiti velocemente, utilizzando
materiali di fortuna, come assi e barche.
Infine, tra tutti i miglioramenti che Leonardo apportò
alla rete dei navigli, sono da ricordare tutte le
innovazioni collegate al sistema delle conche,
fondamentali per permettere le comunicazioni fra bacini
di diverso livello.
La conca sfrutta il principio della chiusa che è,
sostanzialmente, uno sbarramento che separa due specchi
d’acqua con differente livello. La funzione principale
della conca è quella di consentire il passaggio di navi
ed imbarcazioni tra due specchi d’acqua a quote diverse.
La chiusa è composta dai seguenti elementi: due o più
porte stagne mobili, un invaso situato tra le porte, un
sistema di tubazioni e valvole per mettere in
comunicazione l’invaso con l’esterno della chiusa e,
eventualmente, un sistema di pompaggio per il
riempimento o lo svuotamento forzato dell’invaso.
Aprendo le valvole, si mette in comunicazione l’invaso
con uno specchio d’acqua.
Il livello, all’interno della chiusa, per il principio
dei vasi comunicanti, raggiunge quello esterno al lato
in cui è stata aperta la comunicazione. Questa
operazione permette l’apertura della porta senza
turbolenza, consentendo l’accesso ai mezzi all’interno
della chiusa. Ripetendo l’operazione sull’altro lato, il
livello dell’acqua nella chiusa aumenta o diminuisce
fino a raggiungere quello dello specchio d’acqua
esterno; l’apertura della porta consente l’uscita del
mezzo.
Nel miglioramento del
sistema delle conche, Leonardo risultò fondamentale.
Oltre a progettare gradoni per attutire l’impatto
dell’acqua, inserì un portello a doppio battente: un
perno decentrato garantiva un’apertura graduale sotto la
spinta dell’acqua. Il portello veniva azionato da un
chiavistello, manovrabile dall’alto, che permetteva una
migliore regolazione della pressione esercitata
dall’acqua sulle porte delle chiuse, azionate di
continuo durante il passaggio delle imbarcazioni.
Di tutte le invenzioni e
progetti che Leonardo ideò, dobbiamo infine dire che
molti rimasero sulla carta, ma, al di là di ciò, ci
piace ora immaginare cosa farebbe Leonardo ai nostri
giorni, nel momento in cui stanno nascendo progetti di
riaperture, seppure parziali, della rete originaria dei
navigli, che fanno pensare alla riscoperta di un
patrimonio unico della città di Milano.
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