N. 97 - Gennaio 2016
(CXXVIII)
GREAT NAVAL RACE
ALL'ALBA
DELLA
GRANDE
GUERRA
di
Ilaria
La
Fauci
Una
delle
cause
della
Grande
Guerra
fu
il
conflitto
per
il
primato
navale
in
Europa
tra
Inglesi
e
Tedeschi.
La
Germania
aveva
completato
l’unificazione
nel
1871,
sotto
il
cancelliere
Otto
Von
Bismarck
e
l’imperatore
Guglielmo
I
Hohenstaufen;
questi
due
uomini
puntavano
a
rendere
il
nuovo
impero
una
potenza
europea,
piuttosto
che
mondiale,
motivo
per
cui,
alla
morte
di
Guglielmo
I,
Guglielmo
II
tentò
di
mettersi
in
pari
con
le
conquiste
coloniali
francesi
ed
inglesi.
Ma
le
terre
rimaste
erano
poche
(in
Africa
solo
Angola
e
Mozambico),
poiché
Francia
ed
Inghilterra
avevano
già
provveduto
ad
una
spartizione
dell’Africa
attraverso
l’Intesa
Cordiale,
un
accordo
politico
del
1904.
Così
decise
di
avviare
una
corsa
agli
armamenti,
alla
quale
francesi
e
russi
reagirono
alleandosi
in
un
accordo,
la
Duplice
Intesa
(1891-1894:
«1.
If
France
is
attacked
by
Germany,
or
by
Italy
supported
by
Germany,
Russia
shall
employ
all
her
available
forces
to
attack
Germany.
If
Russia
is
attacked
by
Germany,
or
by
Austria
supported
by
Germany,
France
shall
employ
all
her
available
forces
to
attack
Germany.»),
che
non
avrebbero
mai
sottoscritto
se
non
per
la
crescita
di
potere
del
loro
nemico
ancestrale
(la
Germania
aveva
sottratto
l’Alsazia
e la
Lorena
alla
Repubblica
Francese
nel
1870;
aveva
sostenuto
l’Impero
Austro-Ungarico
contro
l’Impero
Russo).
Alla
Weltpolitik
adottata
da
Guglielmo
II,
l’ammiraglio
tedesco
Alfred
Von
Tirpitz
aggiunse
un
nuovo
obiettivo
per
evitare
di
scatenare
contrasti
in
Europa:
puntare,
come
conquiste
coloniali,
al
Mare
del
Nord.
Ma
il
dominio
in
tale
zona
era
degli
inglesi:
che
fare?
Tirpitz
promosse
la
risk
theory
(variante
della
teoria
dei
giochi):
la
Germania
punta
ad
un
riarmo
navale
così
da
spingere
l’Inghilterra
alla
preoccupazione,
non
solo
in
Estremo
Oriente
(per
la
Russia
perché
puntava
all’Afghanistan,
la
via
di
terra
corrispettiva
al
Canale
di
Suez,
e
per
il
Giappone
per
i
domini
sul
Pacifico)
ma
anche
in
Europa,
così
da
spingerla
ad
un
accordo
con
la
Germania,
i
cui
termini
avrebbero
incluso
la
neutralità
inglese
in
caso
di
conflitti
in
Europa,
per
esempio
contro
la
Francia.
L’Inghilterra
però
non
per
nulla
era
la
potenza
navale
per
eccellenza
e
riuscì
ad
incrementare
il
suo
primato
ulteriormente:
produceva
il
doppio
delle
corazzate
tedesche,
migliorandone
la
qualità,
e
formulava
strategie,
come
quella
della
saturazione,
per
colpi
più
efficaci.
Il
1°
lord
del
mare
John
Fisher,
nel
1906,
creò
le
Dreadnoughts
e
proponeva
di
attaccare
la
Germania
per
neutralizzarla,
ma
non
venne
ascoltato;
vennero
creati
il
Commitee
for
Imperial
Defence
ed
il
War
Office
Commitee
per
gestire
la
situazione.
In
Germania,
vennero
promosse
quattro
leggi
navali
dal
1898
al
1912,
ma
molte
navi
rimasero
alla
fase
della
progettazione,
come
l’Admiral.
Nel
1912
Edward
Grey,
ministro
della
guerra
britannico,
mandò
il
ministro
degli
esteri
Haldane
per
un
accordo
con
Guglielmo
II,
Tirpitz
ed
il
cancelliere
Hollweg:
la
Germania
doveva
accettare
la
superiorità
navale
inglese
e di
aver
perso
la
Great
Naval
Race;
Hollweg
ne
approfittò
della
“visita”
per
incrementare
la
produzione
e
dimostrare
di
poter
resistere.
La
Germania
era
disposta
ad
accettare
tale
accordo,
ma
solo
avendo
in
cambio
la
neutralità
inglese.
Grey
fu
poco
disposto
al
compromesso
per
vedere
riconosciuta
una
superiorità
ormai
affermata
(gli
inglesi
entrano
in
guerra
con
49
flotte,
i
tedeschi
con
29)
e la
missione
non
ebbe
successo
(Haldane
sarà
accusato
di
germanofilia).
A
partire
dal
1914,
l’impero
tedesco
finì
per
dedicarsi
alla
costruzione
di
sommergibili,
così
da
attaccare
le
navi
mercantili
e
militari
inglesi.
La
monarchia
inglese
strinse
un
accordo
con
la
Russia
e
con
il
Giappone
e si
preparava
allo
scontro
in
Europa.
L’Inghilterra
finì
per
avviare
la
mobilitazione
della
flotta
navale
il 2
agosto
1914
e
per
entrare
in
guerra
il 4
agosto
1914,
non
per
difendere
la
Francia,
come
ipotizzato
da
Tirpitz
con
la
risk
theory,
ma
per
combattere
la
Germania
e
non
perdere
il
primato
di
potenza
europea.
Riferimenti
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Dalla
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