[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

171 / MARZO 2022 (CCII)


contemporanea

SUll’espansione A EST della NATO
Gli accordi del 1990

di Alessio Guglielmini

 

Dal 24 febbraio 2022, quando è iniziato l’attacco russo in Ucraina, l’attualità si è tragicamente intrecciata con i postumi della Guerra Fredda. Parallelamente alla cronaca del dramma umanitario si è aperto un dibattito non soltanto geopolitico, ma più squisitamente storico. Punto cruciale: l’espansione della NATO nei territori dell’ex Unione Sovietica. Un’espansione che in questi anni è stata commentata più volte dagli analisti e le cui radici ci spostano indietro di un trentennio.

 

Partiamo da un’intervista a Noam Chomsky del 2016: «Quando crollò l’Unione Sovietica, Gorbačëv propose l’istituzione di un sistema di sicurezza continentale che fu respinta dagli Stati Uniti perché preferivano preservare, e allargare, la NATO. Gorbačëv acconsentì all’adesione all’Alleanza della Germania unificata, una concessione straordinaria vista l’epoca storica. C’era tuttavia una condizione: che la NATO non si spostasse nemmeno “di un metro verso est”, ossia verso la Germania Est. Bush senior e il segretario di Stato James Baker fecero quella promessa, ma non per iscritto; fu solo un impegno verbale, e in seguito gli americani dichiararono che per questo motivo non era vincolante. In un’approfondita ricerca sulle fonti d’archivio, pubblicata la scorsa primavera sulla prestigiosa rivista International Security dell’Harvard-MIT, Joshua R. Itzkowitz Shifrinson dimostra che si trattò di un inganno deliberato».

 

L’indagine di Shifrinson citata da Chomsky è molto circostanziata nell’approcciare il nodo spinoso dell’“inganno deliberato”. Tuttavia, l’intero studio gira attorno all’eventualità che gli Stati Uniti siano venuti meno alla promessa verbale del 1990.

 

Le analisidi Shifrinson sono interessanti anche perché aiutano a delineare le correnti di pensiero di ricercatori e politici rispetto allerassicurazioni offerte dall’amministrazione americana nel 1990 circa l’allargamento a est della NATO: per alcuni non vincolanti, per altri vincolanti, malgrado l’assenza di una verbalizzazionein grado di avvalorarle ufficialmente. Un punto decisivo per la storica Mary Elise Sarotte, che individua proprio nella mancata stesura di un accordo scritto le lacune di Gorbačëv in quelle negoziazioni.

 

Come ricordato da Chomsky, la partita fu giocata principalmente sulla questione tedesca. Helmut Kohl, il 28 novembre 1989, propose un piano per la riunificazione delle due Germanie. Questointervento al Parlamento della Germania Ovest, senza che la NATO fosse menzionata, suscitò incertezze sulle alleanze che la Germania unificata avrebbe potuto intraprendere.

 

Il 31 gennaio 1990, Genscher, il Ministro degli esteri della Germania Ovest, abbozzò l’idea che la Germania venisse riunificata, a condizione che la NATO non si muovesseverso est. Baker, Segretario di Stato dell’amministrazione Bush, pochi giorni doposi confrontò con Genscher a Washington e in seguito dimostrò di essere favorevole a questo compromesso.

 

I successiviincontri di Mosca del 7-9 febbraio, che videro protagonisti Baker, da una parte, eGorbačëv e Shevardnadze, Ministro degli affari esteri dell’Urss, dall’altra, procedettero lungo questa direttiva: la riunificazione tedesca, con la nuova Germania all’interno della NATO, sarebbe stata siglata dietro la garanzia che la NATO non si spostasse verso est.

 

Tra febbraio e aprile fu inoltre stabilito che l’ex DDR sarebbe stata investita di uno status speciale dal punto di vista militare. Era ciò che ipotizzava il 9 febbraio il presidente Bush in una lettera a Kohl, auspicando che la Germania unita finisse sotto la sfera d’influenza dell’Alleanza Atlantica. Come sancitodai colloqui di Camp David del 24-25 febbraio, intercorsi tra i leader della Germania Ovest e l’amministrazione Bush, di fatto la NATO avrebbe esercitato la sua giurisdizione sull’intero territorio tedesco, pur non entrando con strutture militari nell’area che era stata della DDR. Sulla scia di tali assuntisi arrivò ai successivi colloqui, in primavera e in estate.

 

Al di là dello statusda attribuire all’ex DDR, lo spirito di tali negoziazioni fu all’insegna dell’inclusione dell’Unione Sovietica nelle questioni europee e di una gerarchia paritaria che escludeva la distinzione tra “vincitori” e “vinti”; privatamente, come vedremo, Bush non la pensava affatto così. A ogni modo, commentando il tenore di quelle trattative,Shifrinson rievoca l’idea di una all-European security structure che doveva mettere d’accordo gli interessi occidentali e quelli orientali.

 

La visita di Baker a Mosca nel maggio del 1990 portava con sé alcune prospettive incoraggianti che si collocavano all’interno di un nuovo orizzonte di proficua collaborazione. Tra di esse:il rafforzamento della CSCE, ossia la Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazionein Europa, per realizzare un istituto pan-europeo che avrebbe dovuto essere complementare alla NATO, favorendo la nascita di un aggiornato sistema continentale; la limitazionedella presenza di forze militari in Europa; la trasformazionedella NATO in un’entità sempre più politica.

 

Nell’incontro del 18 maggio Baker, a quanto pare,promise a Gorbačëv un nuovo tipo di NATO e garantì la costruzione di istituzioni di sicurezza pan-europee gradite a Mosca.

 

A queste rassicurazioni fecero eco quelle del presidente Bush, il successivo 31 maggio, nel corso di ulterioridialoghi a Washington con il leader sovietico, in cui ancora centrale fu il tema di un’Unione Sovietica integrata nellefuture politiche europee.

 

Le discussioni di quei mesi culminarono negli incontriestivitra Kohl e Gorbačëv, a Mosca e nel Caucaso, che incanalarono le trattative nella direzione auspicata dagli Stati Uniti: l’Unione Sovietica avrebbe ritirato le sue forze militari dalle aree orientali della Germania, acconsentendo alla riunificazione tedesca sotto la supervisione atlantica. In cambio, Kohl offrì prestiti all’URSS, aggiungendo la promessa che né le armi nucleari della NATO né truppe non tedesche sarebbero state posizionate nel territorio dell’ex Germania Est. Queste ultime condizioni furono alla base degli accordi firmati nel settembre successivo, prima che la riunificazione fosse resa effettiva il 3 ottobre.

 

Shifrinson aggiunge uno sguardo tra le fenditure di quegli accordi. Dibattiti interni del 1990, negli ambienti di Baker, ma anche in quelli del Segretario alla Difesa Cheney, rivelano come le rassicurazioni fornite ai leader sovietici non fossero scolpite nella pietra, ma andassero riconsiderate alla luce di possibili future evoluzioni che dipendevano, in primis, dai comportamenti dell’URSS e, più in generale, dagli interessi di Washington.

 

Proprio su questa strategia ambivalente si sofferma Shifrinson, notando la discrepanza tra quantoraccontato pubblicamente all’Unione Sovietica, nella costruzione di un nuovo ordine europeo cooperativo in cui la NATO non avrebbe oltrepassatocerti limiti, e le duttili considerazioni dell’establishment statunitense che valutava già sviluppi alternativi.

 

Mary Elise Sarotte è tornatarecentemente su questa intricata vicenda con uno studio dal titolo emblematico di “Not One Inch” che si basa proprio sulle rassicurazioni offerte da Baker a Gorbačëv nel febbraio del 1990. Tuttavia, Sarotte,durante alcune presentazioni del suo libro, si domanda se il famoso “centimetro”, a conti fatti,non possa essere interpretato anche al contrario: ossia, parafrasando l’autrice, “nessun centimetro sarà precluso a un potenziale allargamento della NATO verso est”. Attorno a questa sottile prospettiva si gioca, in effetti, l’intera partita del 1990.

 

Sarotte non vede frodiin quelle trattative, innanzitutto per il motivo già ricordato da Shifrinson: Gorbačëv non fece mettere per iscritto le garanzie verbali di Baker sulla non espansione a est della NATO. Il presidente Bush fu peraltro indisaccordo con il tenore delle conversazioni tenute da Baker con i leader sovietici: in discussioni private gli ricordò come la NATO avesse vinto la Guerra Fredda e fosse quindi legittimata a espandere la sua influenza. Ne esce al limite confermata la duplice attitudine segnalata da Shifrinson: indubbiamente i colloqui del 1990 furono all’insegna della cooperazione, ma in cuor suo l’amministrazione americana, attraverso la NATO, nutriva forti ambizioni circa il suo ruolo preminente in Europa dopo la caduta del Muro. 

 

Sarotte contesta piuttosto le modalitàdell’allargamento a est della NATO, citando, quale esempio virtuoso, lavia di mezzo proposta dall’amministrazione Clinton con il Partenariato per la pace, stipulato a Bruxelles nel gennaio del 1994 e aperto anche alla Russia. Una sorta di anticamera della NATO, pensata per scoraggiare le divisioni di un tempo, per evitare frizioni con Mosca e per tracciare, attraverso le giuste fasi e le dovute intermediazioni, l’ingresso nel Patto Atlanticodei Paesi dell’Europa centrale e orientale.

 

Qualcosa di forse simile nei suoi princìpi, aggiungiamo noi,a ciò che Baker illustrava aGorbačëvnel 1990, esibendo i punti della nuova intesa, basati sul ruolo della CSCE (poi diventata OSCE) e su una NATO “più politica che militare”. Purtroppo, dallo scorso febbraio, i timori di lungo corso rispetto al rischio di un’escalation della tensione attorno ai temi di una NATO proiettata a est, si sono concretizzati in un conflitto che conferma, tra le altre cose, il fallimento dell’assetto pan-europeo inclusivo della Russia, ipotizzato a suo tempo.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

J.R. Itzkowitz Shifrinson, Deal or No Deal? The End of the Cold War and the U.S. Offer to Limit NATO Expansion, International Security, vol. 40. no. 4., pp. 7- 44, Mit Press, Cambridge 2016.

M.E. Sarotte, Not One Inch: America, Russia, and the Making of Post-Cold War Stalemate, Yale University Press, New Haven 2021.

N. Chomsky con C.J. Polychroniou, Ottimismo (malgrado tutto) – Capitalismo, impero e cambiamento sociale, Ponte alle Grazie, Milano 2018.

M.E. Sarotte, Not One Inch Eastward? Bush, Baker, Kohl, Genscher, Gorbachev, and the Origin of Russian Resentment toward NATO Enlargement in February 1990, Diplomatic History, Vol. 34, No. 1 (January 2010), pp. 119–140.

M.E. Sarotte, 1989: The Struggle to Create Post–Cold War Europe, Princeton University Press, Princeton 2014. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]