contemporanea
SUll’espansione A EST della NATO
Gli accordi del 1990
di Alessio Guglielmini
Dal 24 febbraio 2022, quando è iniziato
l’attacco russo in Ucraina, l’attualità
si è tragicamente intrecciata con i
postumi della Guerra Fredda.
Parallelamente alla cronaca del dramma
umanitario si è aperto un dibattito non
soltanto geopolitico, ma più
squisitamente storico. Punto cruciale:
l’espansione della NATO nei territori
dell’ex Unione Sovietica. Un’espansione
che in questi anni è stata commentata
più volte dagli analisti e le cui radici
ci spostano indietro di un trentennio.
Partiamo da un’intervista a Noam Chomsky
del 2016: «Quando crollò l’Unione
Sovietica, Gorbačëv propose
l’istituzione di un sistema di sicurezza
continentale che fu respinta dagli Stati
Uniti perché preferivano preservare, e
allargare, la NATO. Gorbačëv acconsentì
all’adesione all’Alleanza della Germania
unificata, una concessione straordinaria
vista l’epoca storica. C’era tuttavia
una condizione: che la NATO non si
spostasse nemmeno “di un metro verso
est”, ossia verso la Germania Est. Bush
senior e il segretario di Stato James
Baker fecero quella promessa, ma non per
iscritto; fu solo un impegno verbale, e
in seguito gli americani dichiararono
che per questo motivo non era
vincolante. In un’approfondita ricerca
sulle fonti d’archivio, pubblicata la
scorsa primavera sulla prestigiosa
rivista International Security
dell’Harvard-MIT, Joshua R. Itzkowitz
Shifrinson dimostra che si trattò di un
inganno deliberato».
L’indagine di Shifrinson citata da
Chomsky è molto circostanziata
nell’approcciare il nodo spinoso
dell’“inganno deliberato”. Tuttavia,
l’intero studio gira attorno
all’eventualità che gli Stati Uniti
siano venuti meno alla promessa verbale
del 1990.
Le analisidi Shifrinson sono
interessanti anche perché aiutano a
delineare le correnti di pensiero di
ricercatori e politici rispetto
allerassicurazioni offerte
dall’amministrazione americana nel 1990
circa l’allargamento a est della NATO:
per alcuni non vincolanti, per altri
vincolanti, malgrado l’assenza di una
verbalizzazionein grado di avvalorarle
ufficialmente. Un punto decisivo per la
storica Mary Elise Sarotte, che
individua proprio nella mancata stesura
di un accordo scritto le lacune di
Gorbačëv in quelle negoziazioni.
Come ricordato da Chomsky, la partita fu
giocata principalmente sulla questione
tedesca. Helmut Kohl, il 28 novembre
1989, propose un piano per la
riunificazione delle due Germanie.
Questointervento al Parlamento della
Germania Ovest, senza che la NATO fosse
menzionata, suscitò incertezze sulle
alleanze che la Germania unificata
avrebbe potuto intraprendere.
Il 31 gennaio 1990, Genscher, il
Ministro degli esteri della Germania
Ovest, abbozzò l’idea che la Germania
venisse riunificata, a condizione che la
NATO non si muovesseverso est. Baker,
Segretario di Stato dell’amministrazione
Bush, pochi giorni doposi confrontò con
Genscher a Washington e in seguito
dimostrò di essere favorevole a questo
compromesso.
I successiviincontri di Mosca del 7-9
febbraio, che videro protagonisti Baker,
da una parte, eGorbačëv e Shevardnadze,
Ministro degli affari esteri dell’Urss,
dall’altra, procedettero lungo questa
direttiva: la riunificazione tedesca,
con la nuova Germania all’interno della
NATO, sarebbe stata siglata dietro la
garanzia che la NATO non si spostasse
verso est.
Tra febbraio e aprile fu inoltre
stabilito che l’ex DDR sarebbe stata
investita di uno status speciale dal
punto di vista militare. Era ciò che
ipotizzava il 9 febbraio il presidente
Bush in una lettera a Kohl, auspicando
che la Germania unita finisse sotto la
sfera d’influenza dell’Alleanza
Atlantica. Come sancitodai colloqui di
Camp David del 24-25 febbraio,
intercorsi tra i leader della Germania
Ovest e l’amministrazione Bush, di fatto
la NATO avrebbe esercitato la sua
giurisdizione sull’intero territorio
tedesco, pur non entrando con strutture
militari nell’area che era stata della
DDR. Sulla scia di tali assuntisi arrivò
ai successivi colloqui, in primavera e
in estate.
Al di là dello statusda attribuire
all’ex DDR, lo spirito di tali
negoziazioni fu all’insegna
dell’inclusione dell’Unione Sovietica
nelle questioni europee e di una
gerarchia paritaria che escludeva la
distinzione tra “vincitori” e “vinti”;
privatamente, come vedremo, Bush non la
pensava affatto così. A ogni modo,
commentando il tenore di quelle
trattative,Shifrinson rievoca l’idea di
una all-European security structure
che doveva mettere d’accordo gli
interessi occidentali e quelli
orientali.
La visita di Baker a Mosca nel maggio
del 1990 portava con sé alcune
prospettive incoraggianti che si
collocavano all’interno di un nuovo
orizzonte di proficua collaborazione.
Tra di esse:il rafforzamento della CSCE,
ossia la Conferenza sulla sicurezza e
sulla cooperazionein Europa, per
realizzare un istituto pan-europeo che
avrebbe dovuto essere complementare alla
NATO, favorendo la nascita di un
aggiornato sistema continentale; la
limitazionedella presenza di forze
militari in Europa; la
trasformazionedella NATO in un’entità
sempre più politica.
Nell’incontro del 18 maggio Baker, a
quanto pare,promise a Gorbačëv un nuovo
tipo di NATO e garantì la costruzione di
istituzioni di sicurezza pan-europee
gradite a Mosca.
A queste rassicurazioni fecero eco
quelle del presidente Bush, il
successivo 31 maggio, nel corso di
ulterioridialoghi a Washington con il
leader sovietico, in cui ancora centrale
fu il tema di un’Unione Sovietica
integrata nellefuture politiche europee.
Le discussioni di quei mesi culminarono
negli incontriestivitra Kohl e Gorbačëv,
a Mosca e nel Caucaso, che incanalarono
le trattative nella direzione auspicata
dagli Stati Uniti: l’Unione Sovietica
avrebbe ritirato le sue forze militari
dalle aree orientali della Germania,
acconsentendo alla riunificazione
tedesca sotto la supervisione atlantica.
In cambio, Kohl offrì prestiti all’URSS,
aggiungendo la promessa che né le armi
nucleari della NATO né truppe non
tedesche sarebbero state posizionate nel
territorio dell’ex Germania Est. Queste
ultime condizioni furono alla base degli
accordi firmati nel settembre
successivo, prima che la riunificazione
fosse resa effettiva il 3 ottobre.
Shifrinson aggiunge uno sguardo tra le
fenditure di quegli accordi. Dibattiti
interni del 1990, negli ambienti di
Baker, ma anche in quelli del Segretario
alla Difesa Cheney, rivelano come le
rassicurazioni fornite ai leader
sovietici non fossero scolpite nella
pietra, ma andassero riconsiderate alla
luce di possibili future evoluzioni che
dipendevano, in primis, dai
comportamenti dell’URSS e, più in
generale, dagli interessi di Washington.
Proprio su questa strategia ambivalente
si sofferma Shifrinson, notando la
discrepanza tra quantoraccontato
pubblicamente all’Unione Sovietica,
nella costruzione di un nuovo ordine
europeo cooperativo in cui la NATO non
avrebbe oltrepassatocerti limiti, e le
duttili considerazioni
dell’establishment statunitense che
valutava già sviluppi alternativi.
Mary Elise Sarotte è tornatarecentemente
su questa intricata vicenda con uno
studio dal titolo emblematico di “Not
One Inch” che si basa proprio sulle
rassicurazioni offerte da Baker a
Gorbačëv nel febbraio del 1990.
Tuttavia, Sarotte,durante alcune
presentazioni del suo libro, si domanda
se il famoso “centimetro”, a conti
fatti,non possa essere interpretato
anche al contrario: ossia, parafrasando
l’autrice, “nessun centimetro sarà
precluso a un potenziale allargamento
della NATO verso est”. Attorno a questa
sottile prospettiva si gioca, in
effetti, l’intera partita del 1990.
Sarotte non vede frodiin quelle
trattative, innanzitutto per il motivo
già ricordato da Shifrinson: Gorbačëv
non fece mettere per iscritto le
garanzie verbali di Baker sulla non
espansione a est della NATO. Il
presidente Bush fu peraltro indisaccordo
con il tenore delle conversazioni tenute
da Baker con i leader sovietici: in
discussioni private gli ricordò come la
NATO avesse vinto la Guerra Fredda e
fosse quindi legittimata a espandere la
sua influenza. Ne esce al limite
confermata la duplice attitudine
segnalata da Shifrinson: indubbiamente i
colloqui del 1990 furono all’insegna
della cooperazione, ma in cuor suo
l’amministrazione americana, attraverso
la NATO, nutriva forti ambizioni circa
il suo ruolo preminente in Europa dopo
la caduta del Muro.
Sarotte contesta piuttosto le
modalitàdell’allargamento a est della
NATO, citando, quale esempio virtuoso,
lavia di mezzo proposta
dall’amministrazione Clinton con il
Partenariato per la pace, stipulato
a Bruxelles nel gennaio del 1994 e
aperto anche alla Russia. Una sorta di
anticamera della NATO, pensata per
scoraggiare le divisioni di un tempo,
per evitare frizioni con Mosca e per
tracciare, attraverso le giuste fasi e
le dovute intermediazioni, l’ingresso
nel Patto Atlanticodei Paesi dell’Europa
centrale e orientale.
Qualcosa di forse simile nei suoi
princìpi, aggiungiamo noi,a ciò che
Baker illustrava aGorbačëvnel 1990,
esibendo i punti della nuova intesa,
basati sul ruolo della CSCE (poi
diventata OSCE) e su una NATO “più
politica che militare”. Purtroppo, dallo
scorso febbraio, i timori di lungo corso
rispetto al rischio di un’escalation
della tensione attorno ai temi di una
NATO proiettata a est, si sono
concretizzati in un conflitto che
conferma, tra le altre cose, il
fallimento dell’assetto pan-europeo
inclusivo della Russia, ipotizzato a suo
tempo.
Riferimenti bibliografici:
J.R.
Itzkowitz Shifrinson, Deal or No
Deal? The End of the Cold War and the
U.S. Offer to Limit NATO Expansion,
International Security,
vol. 40. no. 4., pp. 7- 44,
Mit Press, Cambridge 2016.
M.E. Sarotte, Not One Inch: America,
Russia, and the Making of Post-Cold War
Stalemate, Yale University Press,
New Haven 2021.
N. Chomsky con C.J. Polychroniou,
Ottimismo (malgrado tutto) –
Capitalismo, impero e cambiamento
sociale, Ponte alle Grazie, Milano
2018.
M.E. Sarotte, Not One Inch Eastward?
Bush, Baker, Kohl, Genscher, Gorbachev,
and the Origin of Russian Resentment
toward NATO Enlargement in February 1990,
Diplomatic History, Vol. 34, No. 1
(January 2010), pp. 119–140.
M.E. Sarotte, 1989: The Struggle to
Create Post–Cold War Europe,
Princeton University Press, Princeton
2014. |