[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

196 / APRILE 2024 (CCXXVII)


contemporanea

La misteriosa morte di Natalie Wood
UNA DIPARTITA irrisolta

di Lorenzo Bruni

 

Quando si parla dell’attrice Natalie Wood , è ormai raro che il suo nome venga collegato alle sue prove artistiche, soprattutto per le interpretazioni nei film usciti a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60; più di sovente, invece, si parla della tanto tragica quanto misteriosa circostanza che l’ha vista perdere la vita giovanissima, nella notte tra il 28 e il 29 novembre 1981, all’età di quarantatre anni. La sua morte, oltre al terribile dramma umano e artistico, è divenuta famosa per alcune agghiaccianti ambiguità e delle forzature nella sua risoluzione che lo rendono un caso atroce, di fatto irrisolto.


Natalie Wood, nome americanizzato di Natal’ja Nikolaevna Zacharenko, nacque a San Francisco il 20 luglio 1938, figlia di una famiglia di immigrati russi, e iniziò a ottenere un enorme successo internazionale già in tenerissima età: abituata a calcare le scene fin dai cinque anni, spinta se non costretta dal grande desiderio della madre di vederla diventare una diva, a nove interpretò la bambina che non crede a Babbo Natale nel film “Miracolo della 34° strada”; in seguito sarebbe apparsa in molti film di successo, come “Gioventù bruciata”, “Sentieri Selvaggi” e “West Side Story”, ma sul finire degli anni ‘60 l’attrice deciderà di abbandonare il grande schermo per dedicarsi a più piccole produzioni televisive. Dietro questa scelta ci sarebbero i gravi problemi psicologici che accompagnarono la Wood per tutta la sua vita e che la portarono in più periodi all’abuso di alcol e tranquillizzanti.

 

La vita della celebrità, infatti, soprattutto negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è stata tutt’altro che semplice: innanzitutto il rapporto conflittuale con la madre, una presenza impositiva, che l’avrebbe costretta a sacrificare tutto il resto per concentrarsi sulla carriera da attrice; poi una terribile violenza sessuale, subita non ancora maggiorenne, che l’avrebbe traumatizzata per tutta la vita: solo nel 2021, un anno dopo la morte del famoso attore, la sorella Lana avrebbe rivelato che a commettere tale stupro sarebbe stato Krik Douglas. Infine non meno importanti sarebbero state le continue delusioni amorose, in particolare quelle legate all’attore Robert Wagner. Innamorata di lui sin dall’età di otto anni, quando lo definisce l’amore della sua vita, lo sposa una volta diciannovenne; la coppia, però, divorzia dopo cinque anni, un po’ per le pressioni della madre di lei, un po’ per la gelosia di Wagner: sono tantissime le voci che vedono la Wood impegnata in continui tradimenti con varie celebrità, nomi del calibro di Dennis Hopper, Elvis Presley e Michale Caine. Nel 1969 l’attrice sposa lo scrittore e produttore inglese Richard Gregson, dal quale l’anno seguente ha una figlia, Natasha. Anche in questo caso il matrimonio ha breve durata, tanto che i due divorziano tre anni dopo: se, ufficialmente, la causa sarebbe stata il tradimento perpetrato da Gregson con la propria segretaria, in realtà sono molte le voci che parlano di un riavvicinamento tra la Wood e l’ex marito Wagner. Tre mesi dopo il secondo divorzio, difatti, i due convogliano di nuovo a nozze e hanno una figlia, Courtney.

 

Nel corso degli anni ‘70, nel frattempo, la Wood prova a rilanciare, senza troppo successo, la sua carriera da attrice: alcune partecipazioni in film di fantascienza si rivelano dei fiaschi clamorosi, in parte compensati dalla vittoria del Golden Globe, nel 1980, per il ruolo nella serie “Da qui all’eternità”. L’anno seguente inizia a girare il film “Brainstorm”, per la critica già destinato a essere un sicuro fallimento, e sul set conosce e stringe amicizia con l’attore Christopher Walken. Walken è già un nome molto rispettato nell’ambiente cinematografico, avendo vinto due anni prima l’Oscar per la sua interpretazione ne “Il cacciatore”, e la stampa scandalistica inizia a sostenere che tra i due sia scoppiata una scintilla amorosa; addirittura qualcuno dice che Wagner non solo sarebbe a conoscenza della tresca, ma ne farebbe parte.

 

È in questo contesto che, sul finire di novembre del 1981, i due sposi invitano Walken a trascorrere qualche giorno assieme, sopra lo yacht Splendor, al largo dell’isola di Santa Catalina. La mattina del 29, il corpo senza vita della Wood viene rinvenuto in acqua, a circa un miglio dallo yacht, vicino a un canotto, con indosso un giaccone, il pigiama e un paio di calzini; l’autopsia rivelò che il livello di alcol nel suo sangue era dello 0,14% e che l’attrice aveva assunto due tipi di farmaci che avrebbero aumentato l’effetto degli alcolici. Le testimonianze di Wagner e Walken combaciavano e risultarono credibili, così la morte venne catalogata come accidentale: la Wood, intontita da alcol e droghe, sarebbe scivolata in acqua, oppure si sarebbe sporta troppo nel tentativo di fissare meglio un canotto che, sbattendo contro lo scafo dello yacht, le impediva di dormire, e sarebbe finita in acqua.

 

Sin da subito, però, alcuni elementi poco chiari della vicenda diedero adito a numerose teorie, alimentate sia dalla vita sregolata della Wood, sia dalla coincidenza che a bordo dello yacht si trovassero sia il marito, famoso per la sua gelosia, che il presunto amante. Innanzitutto venne avanzata l’ipotesi di suicidio: i continui problemi psicologici sarebbero sfociati quella notte nel gesto definitivo e l’attrice avrebbe così deciso di porre fine alle sue sofferenze. La teoria spiegava, almeno parzialmente, per quale motivo nessuno, a bordo dello yacht, avrebbe udito alcun grido d’aiuto, ma venne presto scartata. Come testimoniato dalla sorella Lana e dichiarato dalla stessa Wood in più interviste, l’attrice aveva sin da bambina una vera e propria fobia dell’acqua alta: difficilmente si potrebbe immaginare la sua volontà di togliersi la vita nelle acque buie e gelide del mare. La stessa ipotesi di una Natalie Wood scivolata nel tentativo di legare il canotto sembrava surreale: per quanto intontita, avrebbe mai potuto sporgersi tanto dal parapetto per finire in mare? Iniziarono così a circolare con sempre più insistenza le voci che vedevano Wagner direttamente coinvolto nella morte della moglie.

 

Particolare scalpore suscitò una testimonianza di una coppia, la cui imbarcazione era ancorata non troppo distante dallo yacht, che dichiarò alle forze dell’ordine di aver sentito nella notte una furibonda lite, dettaglio negato da Wagner, poi grida femminili in cerca d’aiuto e, infine, la voce di un uomo che invitava la donna alla calma. Nonostante ciò non vennero rinvenute ulteriori prove e il caso venne dichiarato chiuso. La vicenda tornò a fare parlare di sé nei primi anni 2000: nel 2004 il regista Peter Bogdanovich diresse una miniserie sulla morte dell’attrice e nel 2008 Wagner pubblicò un’autobiografia nella quale parlava, tra le altre cose, della dipartita della consorte.

 

Sul finire del 2011, però, il capitano dello yacht Splendor, Dennis Davern, rilasciò un’intervista che convinse le autorità a riaprire il caso: l’uomo dichiarò di aver mentito alla polizia, all’epoca, e di essere stato testimone di una furiosa lite tra la Wood e il marito, tanto che quest’ultimo avrebbe fracassato una bottiglia di vino su un tavolo, infastidito dal continuo flirtare della donne con Walken; avrebbe inoltre accusato Wagner di aver ritardato e ostacolato le ricerche della donna e che per quanto lo riguardava, pur non avendo assistito alla scena, era certo che a gettare la Wood in mare fosse stato proprio lui. Interrogato dalle autorità, Wagner confermò la lite, edulcorando la testimonianza di Davern, e modificò la sua versione dei fatti, sostenendo di aver visto la Wood allontanarsi di sua sponte a bordo del canotto.

 

Le indagini aggiuntive, peraltro, non reperirono nuove prove e il caso venne chiuso una seconda volta, ma solo per essere riaperto nel 2013: una nuova autopsia al corpo dell’attrice mostrò l’evidenza di grossi lividi su braccia, polsi e collo di quest’ultima. Gli investigatori però non riuscirono a collegare gli ematomi direttamente a un’aggressione, in quanto i segni potevano essere sorti anche in seguito a una caduta accidentale contro lo scafo, e ancora una volta si dichiararono concluse le indagini. Il caso è stato riaperto un’ultima volta nel 2017, quando Wagner venne convocato per una nuova deposizione, pur senza essere sotto indagine, in quanto ultima persona ad avere visto la Wood in vita.

 

L’attore, ormai ritirato dalle scene, si è però rifiutato di comparire in corte e tramite avvocato ha dichiarato di non avere più intenzione di tornare sull’argomento. A oggi, e probabilmente per sempre, il mistero della morte di Natalie Wood è da considerarsi senza risoluzione.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]