N. 58 - Ottobre 2012
(LXXXIX)
la nascita del PC
estasi della Controcultura Californiana
di Domenico Letizia
L’avvento
del
Personal
Computer
fu
dovuto
ai
rapidi
sviluppi
tecnologici
che
si
verificarono
durante
tutto
il
corso
degli
anni
70
del
Novecento,
la
realizzazione
di
microprocessori
potentissimi
che
integravano,
rispetto
al
passato,
nel
medesimo
circuito
le
componenti
essenziali
del
computer.
L’impatto
di
tale
strumento
sulla
generazione
dei
giovani
americani,
in
un
clima
di
forte
contestazione
e
critica
culturale,
fu
davvero
emotivo
e
affascinante.
La
visione
e la
prospettiva
di
un
uso
alternativo
del
computer,
partì
dalla
costa
occidentale
degli
Stati
Uniti
insieme
con
la
contestazione
giovanile
e la
diffusione
degli
ideali
libertari
della
controcultura
californiana.
I
teorici
di
tali
elaborazioni
controculturali
videro
nell’informatica
e
nella
diffusione
del
personal
computer
lo
strumento
di
liberazione
individuale
capace
di
contrastare
il
centralismo
istituzionale,
il
predominio
burocratico
dello
stato
e
dei
grandi
sistemi
industriali,
macchine
che
aiutassero
a
liberare
la
gente
e
non
a
controllarla.
Il
leader
della
controcultura
psichedelica,
degli
anni
70 e
80,
Timoty
Leary
definì
il
personal
computer
l’
LSD
degli
anni
90,
poiché
tale
strumento
incorporava
le
utopie
libertarie
californiane,
uno
strumento
alla
portata
della
gente
e
non
di
esclusiva
pertinenza
di
élite
di
tecnici
specializzati
ed
esperti.
Entusiasmando
i
sostenitori
di
un’
informatica
libertaria
Leary
dichiarò:
“Se
vogliamo
restare
liberi
dobbiamo
far
sì
che
il
diritto
di
possedere
elaboratori
digitali
diventi
inalienabile
quanto
la
libertà
di
parola
e di
stampa
garantiti
dalla
Costituzione
Americana”.
Si
diffuse
l’idea
del
Personal
computer,
personal
freedom.
Con
l’avvento
della
rete
si
aprì
una
discussione
sulle
capacità
di
creare
nuovi
modelli
di
socialità,
in
tale
trama
al
di
fuori
della
vita
reale
prendevano
corpo
inedite
e
rivoluzionarie
forme
di
aggregazione,
le
cosiddette
“Comunità
Virtuali”,
caratterizzate
dagli
spazi
della
rete,
un
momento
di
rottura
radicale
con
i
modelli
di
socialità
basati
sulla
territorialità
e
sui
legami
interpersonali
di
tipo
tradizionale.
Con
la
possibilità
di
sperimentare
identità
fluide
e
multiple,
la
rete
permette
la
pratica
di
rapporti
più
liberi
rispetto
ai
rigidi
modelli
di
interazione
tradizionale
imposti
dalla
regole
della
vita
ordinaria.
Un
uso
davvero
eclatante
e
“politico”
della
rete
si
ebbe
per
la
prima
volta
a
metà
degli
anni
90
dall’
Esercito
Zapatista
di
Liberazione
Nazionale
in
Messico.
La
loro
capacità
di
catturare
l’immaginazione
collettiva
e
degli
intellettuali
ha
trasformato
un
piccolo
movimento
insurrezionale
locale
in
un
fenomeno
alla
ribalta
della
politica
mondiale.
I
riscontri
più
significavi
del
pragmatico
rapporto
tra
libertà,
mobilitazione
e
rete
si è
avuto
e
continua
ad
esserci
con
la
nascita
dei
movimenti
di
protesta
contro
la
globalizzazione,
data
importante
è
quella
di
Seattle,
sempre
negli
Usa,
nel
dicembre
del
1999.
Attraverso
la
rete
sono
circolate
le
informazioni
di
carattere
generico
come
i
calendari
delle
iniziativa,
ma
anche
raccolte
articolate
come
i
dossier,
la
documentazione
autoprodotta,
le
attività
svolte
e le
denunce
contro
la
repressione
della
polizia.
La
nascita
del
personal
computer
e il
successivo
avvento
di
internet
oltre
a
trasformare
i
rapporti
da
logiche
di
comunicazione
verticistiche
a
logiche
orizzontali,
definiti
a
rete,
ha
dato
possibilità
al
malessere
studentesco
e
giovanile
intrinseco
di
controcultura,
di
esplodere
e di
imporsi
sulla
scena
politica
internazionale,
una
rivoluzione
digitale
tutt’ora
in
corso,
con
pericoli
e
nuove,
continue,
scoperte
di
socialità
alternative.