N. 18 - Novembre 2006
NAPOLI,
PARADISO ABITATO DA DIAVOLI
Nuova raccolta di saggi di Benedetto
Croce su Napoli, a cura di
Giuseppe Galasso
di
Antonio
Pisanti
Nel giugno del 1923, Benedetto Croce poteva dire di un
“Paradiso abitato da diavoli” che era un
proverbio non più in corso. Intanto, concludeva la sua
conferenza sull’argomento, per i soci della Società
napoletana di storia patria, esortando ancora una
volta i contemporanei ad un impegno teso a far
tesoro della memoria storica perché quel motto fosse
ritenuto sempre meno vero.
Ai nostri giorni, sembra invece che l’antico detto
stia più che mai ravvivandosi, a causa del crescente
degrado del vivere quotidiano a Napoli, connotato
sempre più dalla sistematica inosservanza delle regole
e dei valori e quindi dall’incalzante invadenza
dell’illegalità e dei costumi malavitosi.
Sarà forse anche per questo che Giuseppe Galasso, nel
raccogliere per le Edizioni Adelphi il gruppo di saggi
pubblicati dal Croce in ordine sparso tra la fine
dell’Ottocento e gli anni Cinquanta, ha ritenuto
appropriato per la raccolta da lui curata il titolo
del tema scelto dal filosofo per quella conferenza.
Del resto, pur senza aggiungere niente di nuovo alla
antica disputa, sembra che si potrebbe esprimere
qualche dubbio persino sulla prima parte del
proverbio, visto che, ancor più oggi, con gli
impietosi oltraggi perpetrati ai danni del paesaggio e
della vivibilità dell’ambiente, quello stesso paradiso
tende ad essere sempre meno verosimile.
Lo sottolineano autori che a Napoli fanno svolgere le
loro storie o le loro indagini, rimpiangendo
l’armonia perduta, come Raffaele La Capria, o come
Antonella Cilento, che più recentemente ad uno dei
suoi romanzi ambientati in città ha dato proprio il
titolo “Non è il paradiso”. Lo evidenziano da
qualche anno l’esasperato accanimento e la bieca
generalizzazione massmediatica contro la “città
perduta” e i suoi abitanti.
La raccolta, edita nella Piccola Biblioteca Adelphi,
può brillantemente fare da completamento alle
“Storie e leggende napoletane” pubblicate da
Benedetto Croce nel 1919, ora nelle stesse edizioni,
sempre a cura di Giuseppe Galasso.
Come in quelle pagine, è palpitante ed attuale
l’avvertenza crociana sulla forza ideale che la
memoria del passato, suscitata dalla riscoperta dei
luoghi e dei fatti ad essi collegati, può alimentare
per il progresso civile e per “l’ingentilimento degli
animi”, sempre più proclivi all’indolenza e al
sotterfugio se non alla violenza.
Anche nella “nuova” raccolta si ritrovano momenti
significativi e periodi della storia di Napoli,
attraverso visioni della città spagnola, della città
borbonica e la rievocazione dei suoi toponimi e dei
suoi personaggi, umili o regali, ma sempre
rappresentativi del suo modo di sentire, della sua
storia e della sua cultura.
Tra i quattordici saggi, quello su I Seggi di
Napoli merita particolare attenzione in questi
giorni, mentre si è ancora in attesa del controverso
insediamento delle nuove Municipalità, con la cui
istituzione il Comune ha burocraticamente cancellato
la denominazione di vecchi quartieri che da quei
Seggi o Sedili traggono origine.
Quindicesimo saggio è la nota conclusiva di Giuseppe
Galasso sulla napoletanità di Benedetto Croce e sulla
intensa e sentita partecipazione del filosofo alle
vicende napoletane, non solo del passato, ma anche del
suo tempo, culminata nella scelta di voler vivere
definitivamente nel cuore del centro antico della
città: una città, comunque, tutt’altro che limitabile
topograficamente e municipalmente.
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