N. 26 - Febbraio 2010
(LVII)
mutualismo
le idee di josiah warren
di Marco Perez
In
sede
storico-critica
è
stata
riconosciuta
una
relazione
organica
tra
il
liberalismo
delle
origini
americane
ed
un
radicalismo
di
natura
libertaria
che,
ininfluente
sul
piano
politico,
sarà
un
elemento
ricorrente
nella
cultura
politica
degli
Stati
Uniti.
L'anarchismo
americano
è
cresciuto
all'ombra
della
rivoluzione
jeffersoniana
e si
è
nutrito
del
suo
peculiare
liberalismo,
erede
della
tradizione
classica
inglese
ma
anche
del
peculiare
anti-conformismo
religioso
impiantato
negli
Stati
Uniti,
valorizzante
della
piena
autonomia
morale
dell'individuo.
Uno
dei
precursori
del
movimento
anarchico
americano
può
essere
considerato
il
riformatore
sociale
e
inventore
Josiah
Warren
(1798-1874).
Per
quanto
il
suo
nome
non
sia
del
tutto
sconosciuto
alla
storiografia
italiana
specializzata,
la
sua
opera
è
tutt'oggi
inedita
in
lingua
italiana.
Tale
disinteresse
si
spiega
per
la
settorialità
della
materia,
trattante
una
corrente
di
pensiero
poco
nota
nel
nostro
paese
e
tutto
sommato
per
la
natura
pragmatica
dell'autore,
rifuggente
da
eccessive
elaborazioni
teoriche
ed
autonome
da
dimostrazioni
pratiche.
Il
suo
pensiero
presenta
molte
analogie
con
la
riflessione
avviata
da
Henry
David
Thoreau
(1817-1862)
e
dalla
filosofia
trascendentalista
di
Ralph
Waldo
Emerson
(1803-1882),
e si
inserisce
a
pieno
titolo
nelle
tradizioni
del
liberalism
americano.
La
svolta
anarchica
di
Warren,
a
partire
dalla
fondazione
del
periodico
“The
Peaceful
Rivolutionist”
(1833),
consisterà
nella
stesura
di
un
sistema
economico
basato
sulla
sovranità
dell'individuo.
Il
laissez-faire
avrebbe,
per
Warren,
ridotto
i
prezzi
delle
merci
ad
una
quota
appena
superiore
al
costo
di
produzione
(fatica
e
tempo
impiegato
per
la
realizzazione
di
un
prodotto).
In
questo
senso,
e
qui
si
spiega
il
riferimento
“mutualistico”,
i
primi
beneficiari
di
questo
sistema
produttivo
sarebbero
stati
i
rappresentanti
della
“classe
lavoratrice”.
Nel
caso
di
Warren
il
riferimento
all'esperienza
dei
founding
fathers
americani
assegnò
al
suo
anarchismo
ed
alla
tradizione
a
cui
esso
diede
origine
un'evidente
autonomia
rispetto
a
quello
europeo.
In
questo
senso
i
teorici
anarchici
americani
puntarono
a
fare
del
pensiero
libertario
degli
Stati
Uniti
non
tanto
una
corrente
d'opposizione,
quanto
la
più
genuina
espressione
della
cultura
americana.
Nella
genesi
del
movimento
un
ruolo
fondamentale
venne
ricoperto
dalle
numerose
comunità
utopiche,
di
natura
religiosa
o
socialista,
sorte
negli
Stati
Uniti
nella
prima
metà
del
XIX
secolo.
Una
delle
più
note
fu
quella
fondata
nell'Indiana
dal
riformatore
inglese
Robert
Owen
(1771-1858)
e
denominata
New
Armony
(1824),
a
cui
Warren
partecipò
per
un
breve
periodo.
"The
failure
of
the
experiments
on
the
community
system
in
New
Harmony
during
the
two
years
trial
from
1825
to
1827,
sufficiently
proved
this
to
my
mind,
&
led
to
the
conviction
that
the
process
of
combination
is
not
capable
of
working
out
the
great
objects
of
society;
but,
the
opposite
principle,
that
of
Individuality
and
the
process
of
DISCONNECTION,
after
much
close
and
severe
investigation
were
found
to
possess
or
to
lead
to
all
the
redeeming
and
regenerating
powers
necessary
for
the
complete
solution
of
the
great
social
problem".
(Josiah
Warren,
Manifesto
(Introductory
note
by
joseph
Ishill),
Berkeley
Heights,
Oriole
Press,
1952,
cit.,
p.2).
Warren
si
opponeva
risolutamente
all'esistenza
di
un
governo,
sia
pure
limitato
da
un
sistema
di
garanzie
costituzionali,
spingendosi
sino
a
respingere
la
nozione
stessa
di
società.
Questa
riflessione
lo
portò
a
scrivere
nel
1841
il
suo
celebre
Manifesto,
basato
sulla
sovranità
dell'individuo.
Per
Warren,
l'individuo
non
doveva
essere
autonomo
soltanto
sul
piano
morale,
ma
anche
e
soprattutto
su
quello
economico.
Se
la
strada
percorsa
da
Thoreau
era
ancora
legata
ad
una
sovranità
individuale
“negativa”,
implicita
nel
concetto
di
“resistenza
civile”,
Warren
la
renderà
“positiva”
nella
stesura
della
sua
teoria
economica.
Per
essere
effettiva
la
sovranità
dell'individuo
doveva
essere
basata
su
un
criterio
di
giustizia
sociale,
fondata
sull’inalienabile
diritto
del
singolo
di
disporre
del
proprio
tempo
e
dei
frutti
del
proprio
lavoro.
Accettando
la
divisione
del
lavoro
come
un
fatto,
si
trattava
di
creare
un
modello
capace
di
integrare
gli
scambi
comunitari
(di
prodotti
e di
manodopera)
tutelando
le
aspirazioni
personali.
In
una
diversa
determinazione
del
“valore
economico”
Warren
intravide
la
chiave
attraverso
cui
costruire
dei
rapporti
equi
nel
mondo
del
lavoro
e
negli
scambi.
Se
nel
sistema
capitalista
il
valore
di
una
merce
era
determinato
dal
bisogno,
in
quello
auspicato
da
Warren
si
limitava
in
base
al
costo
di
produzione
e
dal
tempo
impiegato
per
assolvere
un
determinato
servizio.
Anche
l'anarchismo
americano,
quindi,
proponeva
una
soluzione
alla
classe
lavoratrice;
ma
essa
era
opposta
a
quella
successivamente
proposta
dai
movimenti
socialisti.
Non
si
trattava
di
creare
un
sistema
comunista,
basato
sulla
comunanza
dei
beni
e
sull'abolizione
del
“libero
mercato”,
bensì
della
libera
espressione
della
sovranità
individuale,
attraverso
l'estensione
massima
del
“libero
mercato”
e
della
competizione.
Più
che
un
teorico,
Josiah
Warren
fu
però
soprattutto
uno
sperimentatore
sociale,
che
non
sentì
mai
la
necessità
di
formulare
una
teoria
generale
e
definita.
Le
idee
erano
condizionate
dal
loro
tempo
e
dalla
loro
praticabilità
e
per
questa
ragione
impegnò
gran
parte
della
propria
esistenza
alla
promozione
di
esperienze
comunitarie
basate
sul
costo
di
produzione.
In
questa
direzione
il
suo
anarchismo
si
faceva
interprete
di
un
pragmatismo
diffuso
nella
società
americana.
A
Cincinnati
diresse
per
tre
anni
(1827-1830)
l'esperimento
commerciale
di
Time
Store,
basato
sullo
scambio
di
lavoro.
Le
merci
venivano
acquistate
e
vendute
sulla
base
del
costo,
con
l’aggiunta
di
una
commissione
derivabile
dal
tempo
speso
nella
gestione.
Nel
1834
venne
fondato
nell’Ohio
il
Village
of
Equity,
privo
di
gerarchie
e
dove
le
regole
venivano
abbandonate
in
favore
di
semplici
accordi
verbali.
Nessuna
organizzazione,
né
delegazione
del
potere,
non
costituzioni
né
leggi
né
statuti
né
regole
o
regolamenti
tranne
quelli
che
ciascuno
stabilisce
per
sé e
per
il
proprio
lavoro.
Non
abbiamo
dovuto
ricorrere
a
funzionari
né a
sacerdoti,
né a
profeti
-
nulla
di
tutto
questo
è
stato
necessario.
Ci
siamo
riuniti
qualche
volta,
ma
per
conversare
amichevolmente,
per
fare
musica,
per
danzare
o
per
qualche
altro
piacevole
passatempo
in
comune.
Non
è
stato
tenuto
neppure
un
discorso
sui
principi
che
reggono
la
nostra
comunità.
Non
ce
n'è
stato
bisogno,
perché
(come
ha
osservato
ieri
una
donna)
“una
volta
che
la
questione
è
stata
spiegata
e
capita,
non
c'è
più
nulla
da
dire”:
si
tratta
soltanto
di
agire”.
(Josiah
Warren
in,
G.
Woodcock,
L’anarchia:
storia
delle
idee
e
dei
movimenti
libertari,
Milano,
Feltrinelli,1966,
cit.,
pp.
405-406).
Il
sistema
mutualista
si
proponeva
come
alternativa
al
capitalismo,
in
un
tempo
in
cui
la
centralizzazione
dei
monopoli
era
appena
abbozzata.
Riconoscere
l'autonomia
teorica
e
storica
del
pensiero
anarchico
americano
non
deve
tuttavia
oscurare
il
fatto
che
esso
andò
incontro
ad
una
parziale
integrazione
con
elementi
di
quello
europeo.
L'impostazione
di
Warren
si
presentava,
pur
senza
relazione
apparente,
simile
a
quella
promossa
da
Pierre-Joseph
Proudhon
(1809-1865)
negli
stessi
anni
quaranta.
Per
Proudhon,
gli
individui
produttori
(piccoli
artigiani,
contadini,
ma
anche
operai)
avrebbero
potuto
costruire
una
società
federata
di
cooperative
basata
sullo
scambio
solidale
dei
prodotti.
Come
nell'impostazione
anarchica
americana
anche
Proudhon
pensava
che
l'individuo
dovesse
essere
autonomo
e
che
la
libertà
si
fondava
primariamente
sull'indipendenza
economica.
Ugualmente
il
suo
mutualismo
presupponeva
un
criterio
di
giustizia
sociale,
che
fondava
il
valore
delle
merci
unicamente
sul
costo
di
produzione.
Il
mutualismo
proudhoniano
era
però
applicabile
anche
ad
un
tipo
di
produzione
industriale,
sebbene
quest'ultima
non
fosse
mai
stata
al
centro
della
sua
riflessione.
La
fortuna
del
suo
pensiero
in
America
va
quindi
compresa
alla
luce
di
un'impostazione
individualista,
ma
anche
dalla
conclusione
di
quelle
caratteristiche
presenti
nell'era
dei
founding
fathers
americani.
Sotto
questo
aspetto
va
considerato
il
profondo
cambiamento
della
società
americana
a
partire
dagli
anni
trenta;
da
un
mondo
agricolo,
composto
da
piccoli
agricoltori
ed
artigiani
e
privo,
pertanto,
di
forti
disuguaglianze
economiche,
ad
un'economia
dominata
da
grandi
industrie
monopoliste.
Come
principale
fautore
del
mutualismo
proudhoniano
negli
Stati
Uniti
viene
generalmente
riconosciuto
William
Batchelder
Greene
(1818-1878)
che
attinse
le
sue
riflessioni
dalla
conoscenza
di
Proudhon,
la
cui
influenza
è
riscontrabile
nella
sua
opera
più
importante,
Mutual
Banking
(1849).
Nel
trasporre
i
fondamenti
teorici
di
Proudhon
nella
realtà
americana
si
può
intravedere
una
maggiore
attenzione
verso
la
produzione
industriale.
Nella
riflessione
di
Greene
rimane
visibile
del
resto
l'individualismo
tipico
della
cultura
radicale
americana.
Il
comunismo
sacrifica
l'individuo
per
assicurare
l'unitarietà
del
tutto.
Il
mutualismo
si
basa
invece
su
un
illimitato
individualismo
come
condizione
primaria
essenziale
e
necessaria
alla
propria
esistenza
(…)
tenete
ben
presente
quest
ultimo
fatto.
La
sovranità
individuale
è il
Giovanni
Battista
del
mutualismo,
senza
la
sua
venuta
l'idea
mutualista
sarebbe
rimasta
vuota.
(W.
B.
Greene,
Socialistic,
Mutualistic
and
Financial
Fragments,
Boston,
Lee
and
Shepard,
1875,
cit.,
pp.
24-31).
Nel
1851
Josiah
Warren
diede
vita
all'esperienza
comunitaria
di
Modern
Times,
all'interno
della
quale
si
svilupparono
i
principi
del
Free
Love
Movement,
che
in
Warren
aveva
trovato
uno
dei
suoi
più
validi
sostenitori.
Le
numerose
comunità
di
natura
utopica,
religiosa
o
libertaria
sorte
nell'Ottocento
americano
furono
in
effetti
un
luogo
di
scambio
e di
reciproca
contaminazione,
e
soprattutto
definirono
molti
elementi
della
futura
cultura
radicale
statunitense.
La
paternità
del
termine
“Free
Love”
si
deve
al
riformatore
socialista
cristiano
John
Humphrey
Noyes
(1811-1886)
che
nel
1848
aveva
fondato
la
comunità
di
Oneida,
dove
l'istituzione
matrimoniale
era
stata
sostituita
dai
principi
dell'amore
libero.
In
essa
la
liberazione
affettiva
e
sessuale
dell'uomo
e
della
donna
si
realizzava
rifiutando
i
modelli
monogamici
e
patriarcali.
Per
Noyes
l'amore
libero
trovava
giustificazioni
bibliche
e si
inseriva
in
una
generale
ricerca
di
una
più
profonda
spiritualità,
che
negli
Stati
Uniti
nutriva
vari
precedenti
all'interno
della
tradizione
protestante
radicale.
Anche
per
Warren
la
questione
femminile
non
si
risolveva
nel
pieno
usufrutto
dell'indipendenza
economica,
ma
comprendeva
la
sfera
morale
e
famigliare.
Si
può
ascrivere
a
questi
anni
la
commistione,
divenuta
poi
organica
nel
movimento
libertario
americano,
tra
anarchismo
e
movimenti
di
liberazione
della
donna.
L'esperienza
comunitaria
di
Modern
Times
sopravvisse
fino
allo
scoppio
della
guerra
civile
americana
e
fu,
sotto
molti
aspetti,
il
progetto
più
rappresentativo
dell'opera
pratica
di
Josiah
Warren,
compendiata
sul
piano
teorico
dalla
successiva
pubblicazione
di
True
Civilization
(1863).