N. 143 - Novembre 2019
(CLXXIV)
A
PROPOSITO
DEL
MURO
DI
BERLINO
UNA
VISIONE
STORICA
A
TRENT’ANNI
DAL
CROLLO
di
Salvatore
Ferla
Il
muro
di
Berlino,
simbolo
ideologico
di
una
netta
separazione
tra
la
Repubblica
Democratica
Tedesca
(Est)
e la
Repubblica
Federale
di
Germania
(Ovest),
venne
eretto
definitivamente
il
13
Agosto
1961.
Una
data
lontana,
rispetto
a
quella
decisione
presa
durante
la
Conferenza
di
Jalta
dal
4
all’11
febbraio
1945
da
Roosevelt,
Churchill
e
Stalin,
rispettivamente
leader
degli
Stati
Uniti
d’America,
Inghilterra
e
Unione
Sovietica.
Spesso,
la
conferenza
di
Jalta
viene
definita
come
unico
momento
di
pace
che
il
mondo
abbia
mai
conosciuto
in
quanto
le
allora
3
potenze
mondiali
presenti,
reduci
dalla
guerra,
si
stringevano
la
mano
e
tentavano
di
porre
rimedio
a
numerose
questioni.
Una
delle
decisioni
fondamentali
riguardava
l’assetto
delle
Germania,
ormai
distrutta
in
ogni
fronte
e
scardinata
in
ogni
ambito.
Si
decise
di
sezionare
in
quattro
sia
l’intero
territorio
tedesco
sia
la
capitale,
Berlino.
I
territori
confinanti
con
la
Polonia
spettarono
all’Unione
Sovietica
che
pretese
una
porzione
di
territorio
più
ampia
rispetto
alle
altre
nazioni.
Gli
Stati
Uniti
ottennero
il
sud-ovest
del
paese,
l’Inghilterra
l’ovest
e
alla
Francia
spettò
una
parte
minore
di
territorio.
All’interno
della
capitale,
inizialmente
vennero
immesse
delle
barriere
circondate
di
filo
spinato
per
evitare
il
passaggio
da
un
lato
all’altro
della
città.
I
leader
mondiali
smentiranno
fino
alla
fine
di
voler
erigere
una
vera
e
propria
barriera.
Il
13
Agosto
1961,
a
discapito
di
quell’amara
promessa,
i
lavori
riguardanti
la
costruzione
del
muro
terminarono,
dando
vita
ad
un
elemento
che
per
28
anni
fungerà
da
simbolo
per
l’intera
Guerra
Fredda.
È
logico
comprendere
come
vennero
a
crearsi
numerose
difficoltà
sociali,
economiche
e
politiche.
Le
famiglie,
a
volte,
non
potevano
ricongiungersi;
i
lavoratori
non
potevano
recarsi
presso
le
loro
sedi.
Le
emigrazioni
che
avevano
toccato
i
2,5
milioni
tra
il
dopoguerra
ed
il
1961
passarono
a
cinquemila
unità.
Fortunata
fu
l’ideologia
sovranista
della
Repubblica
Federale
Tedesca
che
riuscì
a
gestire
la
costruzione
nonché
la
presenza
stessa
del
muro
accusando
la
Repubblica
Democratica
tedesca
di
avere
apportato
metodi
di
tirannia
comunisti.
In
realtà
occorre
fare
un
inciso
sulla
natura
strutturale
del
muro,
in
quanto
esso
venne
modificato
e
ampliato
più
volte.
Le
dimensioni
originali
facevano
riferimento
a
circa
155
Km
di
lunghezza.
Nel
1962
venne
autorizzata
la
costruzione
di
una
ulteriore
cinta
creando
quella
che
è
passata
alla
storia
come
la
“striscia
della
morte”:
un
corridoio
dove
i
soldati
avevano
maggiore
controllo
per
eventuali
fughe.
I
morti
all’interno
di
questo
labirinto
venuto
a
formarsi
furono
moltissimi.
Nel
1965
si
diede
vita
ad
una
terza
cinta
di
mura;
questa
volta
molto
più
resistenti.
Dopo
dieci
anni,
nel
1975,
quando
la
tecnologia
edile
aveva
già
raggiunto
il
suo
apice,
vennero
inizializzati
i
lavori
di
costruzione
del
“Muro
di
quarta
generazione”
attraverso
saldature
di
grossi
tubolari
in
acciaio
e
strutture
in
cemento
armato.
Il
nuovo
muro
si
mostrava
in
tutta
la
sua
terribile
forma
superando
i 3
metri
e
mezzo
di
altezza.
In
quegli
anni
non
venne
modificato
solo
il
muro,
ma
si
costruirono
anche
105
Km
di
fossato
anticarro,
302
torri
da
guardia
perennemente
attive,
20
bunker
ed
un’unica
strada
lunga
177
Km
per
poter
gestire
nel
migliore
dei
modi
i
confini.
La
Germania
sembrava
quasi
pronta
per
una
guerra
civile.
Furono
più
di
5000
i
tentativi
di
fuga
più
eclatanti;
tentativi
che
non
mostravano
distinzioni
di
sesso,
ceto
sociale,
importanza
politica.
Il
popolo
tedesco
era
riunito
in
un
solo
ideale
ovvero
in
quello
di
scappare.
Il
23
Agosto
1989
l’Ungheria
rimosse
le
proprie
restrizioni
al
confine
con
l’Austria
attirando
naturalmente
un
flusso
di
circa
13000
uomini
provenienti
dalla
Repubblica
Democratica
Tedesca.
Successivamente,
un
annuncio
ufficiale
decretò
l’incongruenza
riguardante
questa
apertura
delle
frontiere
ungariche
distruggendo
l’immagine
della
Germania
comunista.
Dopo
numerosissime
dimostrazioni
di
massa
contro
il
governo
dell’Est
e
dopo
continue
violazioni
dei
confini
tedeschi,
ungarici
e
cecoslovacchi,
il
leader
della
DDR
Erich
Honecker
si
dimise
assicurando
di
aver
lasciato
un’eredità
talmente
solida
da
riuscire
a
stabilizzare
il
muro
per
i
successivi
cento
anni.
Il
nuovo
leader
Egon
Krenz
attuò
totalmente
il
contrario:
decise
di
concedere
ai
cittadini
provenienti
dalla
Germania
dell’Est
dei
permessi
per
poter
attraversare
e
raggiungere
la
Germania
dell’Ovest.
Günter
Schabowski,
ministro
della
propaganda
della
Germania
dell’Est,
durante
queste
fatidiche
ore
si
trovava
in
viaggio
ed
era
quindi
mal
informato
sulle
vicende
accadute.
Una
domanda
posta
in
essere
al
ministro
della
propaganda
il 9
Novembre
1989
riguardava
il
periodo
di
efficacia
delle
autorizzazioni
di
attraversamento.
Schabowski,
con
una
vaga
risposta,
diede
modo
al
popolo
della
DDR
di
recarsi
ai
vari
posti
di
blocco
presenti
presso
i
confini
e di
sfondarli.
Nei
giorni
successivi
iniziarono
i
lavori
di
abbattimento
totale
del
muro.
Il
18
Marzo
1990
furono
tenute
le
prime
libere
elezioni
della
storia
della
Repubblica
Democratica
Tedesca.
La
riunificazione
tedesca
ebbe
quindi
luogo
il 3
Ottobre
1990.