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N. 28 - Settembre 2007

Le Mura Aureliane

Restauri ed interventi principali: localizzazione - Parte II

di Antonio Montesanti

 

Restauri ed interventi principali: localizzazione.

 

I documenti “architettonici” che sono da ritenersi fondamentali per la lettura storico-ricostruttiva delle mura sono:

         Stemmi papali, di coloro che ne ordinarono ed eseguirono i restauri

         Chiavi degli archi delle porte, come p. es. i simboli cristiani a Porta Latina e Porta Asinaria

         Graffiti ed invocazioni (Porta Appia)

         Avvenimenti notevoli (Porta Appia)

         Rozze tabelle, disegni in laterizi e simboli vari inseriti nella cortina dagli operai stessi (Porta Appia, Porta Ardeatina).

La descrizione più antica dell’intero percorso, in forma dettagliata, l’abbiamo con Ammone (IV sec. d.C.) che ci è tramandata dall’Itinerario dell’anonimo di Einsiedeln (Ulrichs, Codex Urbis Romae topographicus, p. 78.) in cui vengono enumerate in totale: 383 torri (incluse le sei del mausoleo di Adriano), 14 porte, 5 porte secondarie (posterulae), 116 posti di guardia con i necessaria (latrinae), 2066 finestre grandi (forinsescus), 7020 merli per arceri (propugnacula) e un numero incalcolato di finestre minori e/o feritoie. Per una lettura ordinata delle mura seguiamo l’ordine dato nell’VIII secolo dall’Anonimo di Einsiedeln, che divide l’intera tratta in XVI sezioni, con la misurazione e l’elenco delle cose notevoli delle mura, eseguita, come detto già da Ammone nel IV sec. d.C.

 

I – Da Porta Sancti Petri a Porta Flaminia

 

Sulla sponda destra del Tevere tra il mausoleo di Adriano e il fiume si apriva in antico la

Porta Aurelia (An. Einsiedel; Proc.) che venne traslata nel muro fortificato del mausoleo di Adriano assumendo il nome di Porta Sancti Petri; anche se correnti di studio differenti identificano queste due porte come due varchi.

Attraversato il Tevere, proseguendo quindi verso E, ad O della Porta Flaminia rimangono solo due torri rifatte prima da Niccolò V (1451) ed in seguito da Alessandro VII (1662).

 

II – Da Porta Flaminia a Porta Pinciana

 

La Porta Flaminia originaria, quella di Aureliano, venne distrutta e fu ricostruita da Pio IV (1561) su disegno di Michelangelo ripreso dal Vignola (esterno), la facciata interna venne completata dal Bernini nel 1655.

Da Porta Flaminia inizia il tratto definito “Muro Torto”, per la sagoma spezzata della cerchia in questo tratto, che in antico rappresentavano le sostruzioni degli Horti Domitianei, che vennero inglobati nelle mura.

Numerosi papi si occuparono del restauro di questa sezione, tra le più complesse della cerchia, per altezza, disegno e disomogeneità delle murature: Niccolò V; Paolo II, Giulio III, Gregorio XIII, Leone XI (quand’era ancora cardinale de’ Medici).

 

III – Da Porta Pinciana a Porta Salaria

 

Il tratto che va da Porta Pinciana a Porta Salaria è in assoluto il più debole di tutta la cinta.

Porta Pinciana anticamente era un varco secondario, ricavato da una posterula aperta durante i restauri di Onorio (403 d.C.) che lasciava il passaggio alla Salaria Vecchia, a protezione della quale vi erano due torri rotonde; si segnalano in chiave d’arco, dei simboli cristiani.

In questo tratto le mura sono fornite di doppia galleria–camminamento: una più bassa coperta a grandi arcate verso l’interno; l’altra, la più alta, scoperta come camminamento di ronda.

 

IV – Da Porta Salaria a Porta Nomentana

 

Porta Salaria, danneggiata gravemente nel 1870, con l’ingresso delle truppe italiane nella Città, fu demolita e ricostruita nel 1873 su disegno dell’Arch. V. Vespignani, per essere definitivamente abbattuta nel 1921 per creare il varco di Piazza Fiume.

I documenti antichi dicono che la Porta di Aureliano venne restaurata ai tempi di Onorio.

Fra la IV e la V torre si trova il monumento alla “Breccia di Porta Pia”. Questo ingresso non corrisponde a nessun varco antico ma si tratta di una Porta eretta nel 1564 da Pio IV, e dal quale prende il nome, su progetto di Michelangelo e completata solo nel 1852 da Vespignani.

 

V – Da Porta Nomentana a Porta Tiburtina

 

Porta Nomentana si trova a 75 m. a SE dell’attuale Porta Pia che ne sostituì la funzione nel tempo. La Porta aureliana si trovava nel punto dove è infisso nelle mura lo stemma marmoreo di Pio IV Medici. La Porta presentava un’architettura piuttosto semplice per la poca importanza che ebbe la via che serviva (Nomentana) in età tardo imperiale.

Dopo la Porta è stato innalzato un dente murario a mo’ di bastione per la difesa di due posterule: una ad O e l’altra ad E nel punto d’innesto col Castro Pretorio.

Il Castro Pretorio fu incluso totalmente nella cerchia come parte integrante di essa, modificato e rinforzato con torri quadrate da Massenzio. Il lato E è stato rimaneggiato fino a tempi recenti: a sinistra della Porta Principalis vennero rinforzate con un muro a scarpa nel 1752 (s.v. iscrizioni); il lato S rifatto nel medioevo nel punto in cui riprende la linea delle mura presso la Porta Clausa. La Porta Clausa come la vediamo oggi è un restauro di Urbano VIII (1628) nel quale è inserito lo stemma con l'iscrizione del restauro stesso.

Prima della breccia di Via Tiburtina il muro riprende con una torre di Niccolò V.

 

VI – Da Porta Tiburtina a Porta Prenestina

 

Aureliano si servì del fornice eretto da Augusto nel 5 d. C. per il passaggio delle Aquae Marcia, Tepula e Julia. Onorio costruisce un secondo fornice più alto di quello augusteo con arco a ventaglio e paramento in travertino (Porta S. Lorenzo).

Due torri di Porta Tiburtina riportano gli stemmi di Sisto V e Paolo IV Farnese. A metà del tratto vi sono i resti di una posterula che rappresentava forse l’ingresso agli Horti Liciniani; poco dopo le mura includono una facciata di una casa romana del II sec. d.C. della lunghezza di 30 m. ca.: in questo tratto manca la torre. Dopo Porta Tiburtina prima del sottopassaggio della Stazione Termini abbiamo una torre medievale in blocchetti di tufo, di fronte si trova una torre coronata di merli (restauro di Clemente XI Albani) con armi e cartiglio distaccata dopo il terremoto del 1704, questa si trova all'inizio di via dei Marsi.

 

VII – Da Porta Prenestina a Porta Asinaria

 

Nel 1838, per una qualche scellerata ricerca dell’antichità più profonda, avviene la demolizione della porta di Aureliano impiantata sui due fornici dell’acquedotto di Claudio (Porta Maggiore) che scavalcavano la Prenestina e la Labicana, sostenendo le Aquae Claudia e Anius Novus.

I restauri e le modifiche sono stati riconosciuti grazie agli stemmi: Paolo V (1619), Clemente XIII (1767), Pio IV (1564), Pio VII (1804) e Pio IX.

Poco più avanti abbiamo l’innesto dell’anfiteatro castrense e quindi la moderna Porta di S. Giovanni (1574).

 

VIII – Da Porta Asinaria a Porta Metronia

 

Similmente alla situazione della Porta Nomentana-Porta Pia, la Porta Asinara, considerata da Aureliano come posterula, conduceva alle ville del suburbio e si trovava a metà strada tra due torri, venne sostituita nel tempo dalla più funzionale S. Giovanni. Solo con Onorio questa diviene una porta a tutti gli effetti alla quale vengono affiancate due torri semicircolari dell’altezza di 20 m. ca.

Nel tratto che segue la Porta ci sono segni di restauri bizantini e papali sottolineati dagli stemmi e dalle iscrizioni.

 

IX – Da Porta Metronia a Porta Latina

 

Anche Porta Metronia era posterula Aureliana Che consentiva l’accesso al Celio. Solo in un secondo momento fu aggiunta una torre sporgente verso l’interno, usata ancora nel 1157 quando fu riparata dal Senato Romano (iscrizione).

 

X – Da Porta Latina a Porta Appia (S. Sebastiano)

 

La Porta Latina è forse quella meglio conservata e mai seriamente danneggiata o restaurata, rappresenta ancora in maniera quasi perfetta il tipo onoriano con simboli cristiani in chiave d’arco e doppio sistema di chiusura.

 

XI – Da Porta Appia a Porta Ardeatina

 

Porta Appia (o S. Sebastiano) conserva tutte le fasi del restauro di Onorio e Teodosio rappresenta il miglior esempio di architettura militare (invocazione in greco a S. Conone e S. Giorgio e ringraziamento a Dio per lo scampato pericolo dei Goti). All’interno si trovavano due battenti in legno ad incastro, in due blocchi sporgenti e scorniciati mentre esternamente era previsto l’uso di una saracinesca calata dall’alto entro l’incasso tagliato negli stipiti.

Usata come controporta da Onorio con due muri laterali di collegamento, l’Arcus Drusi era il fornice di passaggio dell’acquedotto che portava l’acqua alle terme di Caracalla dall’Aqua Marcia.

Nel 1327, dopo l’attacco fallito di Roberto di Napoli, Jacopo Ponziani fa incidere all’interno destro del fornice l’arcangelo Michele con un’iscrizione, per la vittoria.

Questo tratto di mura era il più munito in assoluto, alla metà tra le due porte si trova un dente con la posterula di Vigna Casali risalente sempre alla fase aureliana.

In seguito troviamo il bastione del Sangallo che sostituisce il muro per circa 320 m fino a poco dopo la Porta Ardeatina.

 

XII - Da Porta Ardeatina a Porta Ostiense (S. Paolo)

 

Questo tratto di mura sostituito dal bastione di Antonio Da Sangallo eretto per ordine del papa Paolo III (1539), comprese l’abbattimento della Porta Ardeatina, che consentiva il passaggio della via omonima e che probabilmente non era più in uso forse già all’epoca dell’Anonimo di Einsiedeln. Il tratto dopo, privo di posterule, tra i quali bisogna considerare quelli dallo spigolo del Bastione del Sangallo alla Porta San Paolo, dove, pur rimanendo l'impostazione aurelianea con le torri e i finestroni murati presenta molti restauri e un gran quantitativo di stemmi papali (i restauri di Nicolò V si identificano dallo stemma e la scritta in laterizio: “NPPV”). Si noti che la parte rifatta da Pio IX pur conservando l'impostazione originaria ha qualcosa di moderno: ciò è possibile notarlo nel parapetto continuo (quindi privo di merli) e nella corona a scivolo. La parte di fronte a viale Ardeatino è difesa da un saliente con due finestroni murati. Invece il restauro del Comune di Roma va da Porta Ardeatina a Viale Giotto.

 

XIII -Da Porta Ostiense a Porta Portuense

 

L’attuale Porta Ostiense ha usurpato il nome alla vera Porta Ostiense che si apriva ad O della piramide di C. Cestio. A causa del grande traffico in questa tratta furono aperte due porte: una ad E e l’altra ad O della piramide cestia. La Porta E prese il sopravvento su quella O, quando il traffico si riversò sulla via Portuense.

Si chiamava Ostiense già nel IV sec. (Amm. Marc. XVII 4, 12) mentre al tempo di Procopio il suo nome era già mutato in Porta S. Paolo.

Nel 1407 fu forzata da Ladislao di Napoli; nel 1451 riparata da Nicola V, mentre presenta dei restauri operati da Benedetto XIV: infatti nella torre di destra della Porta San Paolo, per coloro che entrano, si trova un'iscrizione del pontefice che ricorda il quasi totale rifacimento di tutto il circuito murario "a Porta Ostiensi ad Flaminia"; i lavori furono iniziati nel 1749.

La Porta Ostiense occidentale rimase solo a scopo di posterula demolita nel 1888, che forse serviva in antico il braccio primitivo della via ostiense.

Dopo Porta San Paolo verso il Tevere vi sono notevoli stemmi papali si notano i rifacimenti di Alessandro VII Chigi (1655-1667). Questi rifacimenti sono testimoniati da uno stemma consunto e precedono il restauro di Pio IX. Sulle due sponde vennero edificate da papa Leone IV due torri medievali per la difesa del transito da Ostia.

 

XIV Da Porta Portuense a Porta Aurelia (S. Pancrazio)

 

Porta Portuense si apriva a 90 m. dalla sponda del Tevere e a 470 a SO dell’attuale. Dai disegni anteriori al 1643 abbiamo che la Porta era costruita a doppio fornice e con due torri a protezione di essi. In seguito, probabilmente, le torri furono rinforzate con speroni a scarpa e munite di feritoie per bombarde, la parte superiore, ed in particolare la parte E, di ambedue gli avamposti appare già mozzata negli schizzi che ci sono giunti.

 

XV – Da Porta Aurelia a Porta Settimiana

 

Nel 1644 Urbano VIII ricostruisce interamente la tratta delle mura del Gianicolo. La vecchia Porta Aurelia si trovava in alto al monte ed era difesa due torri quadrate e rivestita in pietra, questi particolari ci sono noti dalle piante del Bufalini (1551), del Tempesta (1593) e del Maggi (1625).

Le fasi sono le seguenti: secondo il Richmond si trattava di una Porta di periodo Onoriano, Paolo III aggiunge una controporta  interna in mattoni, Urbano VIII la ricostruisce, ma viene di nuovo distrutta dai Francesi nell’attacco del Vascello (1849), la versione che è giunta a noi è quella di Pio IX.

La Porta assunse il nome di S. Pancrazio già sotto Procopio ma quello di Aurelia rimase fino al XII sec.

Da questo punto inizia la discesa del colle con tratti particolarmente onoriani.

 

XVI – Da Porta Settimiana a Porta Sancti Petri

 

Ci rimangono testimonianze da fonti medievali della Porta Settimiana: nel 1498 Alessandro VI sostituisce la Porta “a fundamentis”, nel 1798 Pio VI da alla struttura l’aspetto attuale.

Le mura da questo punto tornano verso il Tevere, fino al ponte di Valentiniano (Ponte Sisto), costruito in sostituzione di quello di Agrippa. La sezione continua fino a Ponte Elio.

 

Mausoleo di Adriano – Castel S. Angelo (Hadrianum)

 

La trasformazione del mausoleo in fortezza – bastione non avvenne prima di Onorio. Siamo sicuri che Totila lavorò alla fortificazione del monumento (Proc., Bell. Goth. VI, 33). Niccolò eresse le torri rotonde su basamento quadrato e Alessandro VI sovrappose gli attuali torrioni ottagonali che prendono il nome dai quattro evangelisti, su progetto di Antonio Da Sangallo il Giovane.

 

 

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Abbreviazioni:

 

ASC = Archivio Storico Capitolino.

ASR = Archivio di Stato di Roma.



 

 

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