N. 84 - Dicembre 2014
(CXV)
It's Time for Moscow!
La labirintica città diventa un cantiere tecnologico
e svela il suo volto umano
di Leila Tavi
All’inizio
di
dicembre
2014
ha
avuto
luogo
nel
cuore
della
city
finanziaria
moscovita,
il
World
Trade
Center,
il
II
forum
internazionale
dei
mass
media, It’s
Time
for
Moscow, che
ha
richiamato
a
Mosca
giornalisti
da
tutto
il
mondo
per
un’interessante
tre
giorni
di
attualità
e
promozione
della
capitale
russa
come
nuovo
strategico
centro
finanziario
a
impatto
regionale.
Lo
slogan
del
forum
è
stato
per
questa
edizione
“Unbiased
Information
as
Basis
for
Mutual
Understanding
between
Nations”.
Un
motto
che
sfata
tanti
miti
e
pregiudizi
riguardo
a
una
nazione,
ma
soprattutto
a
una
città,
considerate
dall’opinione
pubblica
in
Occidente
poco
inclini
al
dialogo
e
alle
regole
della
politica
internazionale.
Una
scelta
vincente
da
parte
del
sindaco
di
Mosca
Sergei
Sobjanin,
che
ha
deciso
di
trasformare
i
giornalisti
presenti
in
una
sorta
di
ambasciatori,
che
potranno
testimoniare,
una
volta
rientrati
nei
loro
rispettivi
paesi,
i
progressi
fatti
in
rapido
tempo
per
rendere
la
megalopoli
una
città
internazionale,
turistica,
vivibile
e,
per
certi
versi,
a
misura
d’uomo
e a
basso
impatto
ambientale.
I
partecipanti
al
forum
hanno
avuto
l’opportunità
di
visitare,
inoltre,
in
anteprima
il
IV
forum
urbano
incentrato
quest’anno
sui
fattori
di
crescita
delle
metropoli,
dove,
per
la
prima
volta
si è
affrontato
quest’anno
il
tema
dell’interazione
tra
le
istituzioni
e i
cittadini
in
materia
di
urbanistica
e
tutela
dei
beni
e
degli
spazi
pubblici.
Un
po’
stordita
da
tutta
la
tecnologia
innovativa
che
ho
potuto
sperimentare
con
mano
al
forum
dell’urbanizzazione
decido
di
prendermi
qualche
ora
di
svago,
passeggiando
per
la
città
proprio
nel
giorno
in
cui
cade,
copiosa,
la
prima
neve
della
stagione.
Ripercorrendo
luoghi
a me
già
noti
mi
accorgo,
dopo
una
lunga
assenza,
che
effettivamente
la
Mosca
“labirintica”,
come
era
stata
soprannominata
da
Walter
Benjamin,
appartiene
ormai
al
passato
ed è
inscindibilmente
legata
alla
storia
e
alla
letteratura
russe:
una
città
invernale,
dove
il
silenzio,
ovattato
per
via
della
neve,
è
associato
alla
solitudine
di
un
popolo
isolato
e su
cui
pende
un
giudizio
severo
da
parte
dell’Occidente,
che
osserva
Mosca
come
la
controparte
rurale
e
rozza
dell’europea
e
raffinata
Pietroburgo.
I
mille
volti
di
Mosca
nella
storia
li
ho
attraversati
e
immaginati
durante
i
miei
studi:
prima
una
città
medievale
fatta
di
legno,
che
diventa
il
cuore
commerciale
della
Russia
dopo
lo
spostamento
della
capitale
a
Nord,
nel
1703,
in
una
città
voluta
e
fondata
dallo
zar
Pietro
I
come
avamposto
strategico
sul
mar
Baltico
nel
mezzo
della
guerra
contro
la
Svezia
durata
oltre
vent’anni.
Con
il
trasferimento
della
capitale
nella
città
di
Pietroburgo
Mosca
diventa
la
stolitsa
(столица)
intesa
come
metropoli,
tutto
è
iniziato
allora,
quando
l’economista
tedesco
Heinrich
Storch
nel
1790
scrive
che
solo
tre
città
russe,
tra
cui
Mosca,
superano
i
25.000
abitanti.
Ora
Mosca
conta
venti
milioni
di
persone,
di
cui
solo
il
14%
sono
di
etnia
slava
e
con
questo
dato
di
fatto
sembra
che
le
istituzioni
moscovite
abbiano
finalmente
trovato
un
modus
vivendi
politically
correct,
senza
inutili
manifestazioni
di
possanza
e di
presunta
“russità”
o
presunzione
di
russificazione.
Mosca
città
aperta,
dunque,
seconda
solo
a
Londra
per
presenza
di
minoranze
internazionali
lo
scorso
anno.
Una
capitale
che
segna
il
divario
dei
tempi
e
anticipa
il
futuro,
mostrando
come
le
megalopoli,
i
grandi
agglomerati
urbanistici,
richiamino
dalle
zone
rurali
ancora
milioni
di
persone,
anticipando
paesaggi
futuribili
in
cui
all’alta
densità
abitativa
delle
metropoli
si
contrapporrà,
ancora
una
volta
nella
storia,
un
spopolamento
delle
aree
rurali.
Mosca
città
intelligente,
tecnologica,
ecofriendly,
capitale
della
finanza
che
parla
la
lingua
franca
del
XXI
secolo,
l’inglese.
Oggi
anche
un
turista
può
gironzolare
per
le
strade
e le
stazioni
della
metropolitana
canticchiando
sereno,
come
fa
il
protagonista
di
Ja
shagaiju
po
Moskve
(Я
шага́ю
по
Москве́)
del
1963,
realizzato
dal
regista
di
origine
georgiana
Georgij
Nikolaevič
Danelija,
perché
tra
il
2011
e il
2013
solo
32
episodi
di
criminalità
hanno
interessato
turisti,
tutelati
e
supportati
da
400
volontari
e
100
poliziotti
turistici.
Nel
primo
semestre
del
2014
ci
sono
stati
2,8
milioni
di
visitatori
stranieri,
con
un
incremento
del
4%
rispetto
allo
stesso
periodo
del
2013,
secondo
i
dati
forniti
dalla
Pograničnaja
Služba
Federal’noj
Služby
Bezopasnosti
Rossijskoj
Federacii
(Пограничная
служба
Федеральной
службы
безопасности
Российской
Федерации),
ovvero
la guardia
di
frontiera
del
servizio
federale
di
sicurezza
della
Federazione
russa.
I
turisti
che
visitano
la
città
provengono
in
maggioranza
dalla
Cina,
seguita
in
ordine
dalla
Germania,
dalla
Francia,
dalla
Turchia
e
dall’Italia.
Secondo
un
recente
studio
dell’Insomar,
l’Institute
of
Social
Marketing
di
Mosca,
il
95%
dei
turisti
che
hanno
visitato
la
capitale
russa
nel
2012
si è
dichiarato
soddisfatto
delle
infrastrutture
e
dei
servizi
turistici,
con
un
incremento
del
tasso
di
soddisfacimento
del
9%
rispetto
al
2011;
il
91%
raccomanderebbe
ad
amici
e
familiari
un
viaggio
a
Mosca
e
l’85%
tornerebbe
a
Mosca
ancora.
Anche
io,
come
il
turista
medio
che
arriva
a
Mosca
per
visitare
il
Cremlino
e la
galleria
Tret’jakov,
lascio
la
città
con
la
nostalgia
di
tornare
di
nuovo,
ammirando
dal
basso
gli
imponenti
nuovi
grattacieli
della
city
finanziaria
e
portando
nel
cuore
gli
spal’nye
raiony
(спальные
районы),
i
quartieri
dormitorio;
tra
questi
due
estremi
mi
appare
per
la
prima
volta
il
volto
umano
di
Mosca.