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N. 47 - Novembre 2011 (LXXVIII)

MORTE DI UN DITTATORE...
... e Scene raccapriccianti

di Giovanna D’Arbitrio

 

Abbiamo ricordi angoscianti legati a tante passate edizioni straordinarie dei Tg che all’improvviso disturbavano il nostro tranquillo tran tran quotidiano.

 

E così quando qualche giorno fa le trasmissioni televisive sono state interrotte, per un attimo abbiamo pensato a mille probabili tragedie “italiane” col fiato sospeso.

Poi è stata annunciata la morte di Gheddafi e ci siamo sentiti quasi sollevati, pensando alla fine di una guerra e al diritto alla libertà del popolo libico.

Le raccapriccianti immagini del linciaggio mostrate subito dopo, tuttavia, davvero ci sono arrivate addosso come un pugno nello stomaco e ci hanno turbato, anche se certamente non ammiravamo il dittatore.

Tanti ragazzi erano davanti alla televisione, molti senza i genitori presenti che potessero intervenire spegnendo la tv o almeno commentare per attenuarne l’effetto.

Come se non bastasse, su diversi canali hanno continuato per giorni a mandare in onda il linciaggio a tutte le ore, ripetutamente, in modo quasi martellante, e ci si chiede per quale motivo in un paese civile come l’Italia insistiamo su questa ossessiva, diseducativa, macabra violenza.

Senza dubbio il dittatore nel suo paese ha suscitato questo immane odio che l’ha trascinato verso una terribile morte, ma l’insistere sui crudi particolari di questa uccisione non è un po’ vile, soprattutto se consideriamo che in molti paesi occidentali era stato accolto con tutti gli onori?


Certo la storia ci insegna che questa è di solito la fine dei dittatori, sia di quelli considerati carismatici trascinatori di popoli da loro ipnotizzati fino a far perder l’uso della ragione, sia di tanti mediocri fantocci supportati e utilizzati nei paesi sottosviluppati per meglio sfruttarne le risorse: tutti ugualmente deleteri per quanti aspirano a libertà e democrazia.


Numerose sono ancora le dittature nel mondo e milioni di persone subiscono soprusi, bestiali torture e pene di morte, ma i riflettori dei mass media per loro sono spenti. Solo Amnesty International ne parla.


Non ci meravigliamo allora se le lezioni della storia non vengono mai apprese e pertanto si ricade sempre negli stessi errori. Non dovrebbero essere proprio i popoli più civili a rammentare tali lezioni, diffondendo cultura e benessere invece di insistere su politiche colonialistiche?

A quanto pare un più alto livello di civiltà è ancora un sogno da realizzare su questo pianeta.



 

 

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