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N. 12 - Dicembre 2008 (XLIII)

I FATTI DI MONTAGNA LONGA
Fatalità o strage?

di Alessandro Farris

 

Il 5 maggio 1972, l'aeromobile I-DIWB dell'Alitalia (un DC-8/43) iniziò il volo AZ 112 da Roma Fiumicino a Palermo Punta Raisi, decollando con 25 minuti di ritardo. Il comandante Roberto Bartoli era addetto alle radioassistenze, mentre il 1° Ufficiale, Bruno Dini, pilotava l'aeromobile; i tempi e le relative posizioni venivano estratti con esattezza dal registratore di Roma Controllo che disponeva del marcatempo, dispositivo non presente nel registratore di Palermo Approach.


L'AZ 112 si mise in contatto con Palermo Approach alle 21:10 circa, dichiarando di trovarsi a 74 miglia nautiche dal VOR (installato su Monte Gradara, sopra il comune di Borgetto, con frequenza di 112,3 Mhz, 74 miglia a sud dell'aeroporto di Punta Raisi).


Il volo venne autorizzato da Palermo App. al riporto di 5000 piedi sul radiofaro NDB con sigla PRS. Dopo un po' venne effettuata un'altra comunicazione dove si diceva "AZ 112... è sulla vostra verticale e lascia 5.000 e riporterà sottovento per la 25 sinistra".


Successivamente, intorno alle ore 22:23-24 (ora locale), l'aereo (proveniente da Ponente-lato Terrasini) urtò contro un crinale alto circa 935 metri e strisciò lungamente per terra con le ali, la fusoliera ed i quattro motori, fino a disintegrarsi nei successivi urti con gli spuntoni rocciosi della cresta: parte dei frammenti e dei corpi delle vittime rotolarono sulla montagna dal lato di Carini, da cui venne avvistato il violento incendio del kerosene fuoruscito dai serbatoi. Successivamente, alcuni testimoni dissero che videro l'aereo in fiamme prima dello schianto.


Il processo venne concluso incolpando i piloti poiché non aderirono alle direttive dei controllori di volo. Questa la tesi ufficiale. Esiste un'altra versione dei fatti portata avanti da alcuni familiari delle vittime. Prima fra tutti la signora Maria Eleonora Fais, sorella di Angela Fais morta su quell'aereo, che è riuscita a trovare dopo molti anni il Rapporto del Vicequestore Giuseppe Peri in cui si dice che l'aereo in realtà sarebbe esploso con un attentato che lui addebita ad una alleanza trasversale di persone riconducibili alla mafia e ad una frangia eversiva di destra.

 

Anche l'associazione nazionale piloti italiani (ANPAC) si è espressa a supporto dei piloti negando la possibilità di un errore per la loro lunga esperienza e perché sarebbe stata smentita la perizia tossicologica fatta a loro carico per dimostrare la loro "esclusiva" responsabilità. Altri problemi sono stati inoltre sollevati relativamente alla cattiva posizione dell'aeroporto di Punta Raisi. (Sul posizionamento dell'aeroporto vedi anche denunce fatte da Giuseppe Impastato.)


Nel rapporto Peri vi sono spiegate le prove raccolte per concludere che quanto accadde non può essere frutto di un incidente. Infatti il vicequestore esponendo i fatti quali sono avvenuti, presenta indizi e ne deduce che d’incidente non si può parlare. Quel giorno era l’ultimo della campagna elettorale, l’aereo venne visto dalla popolazione di Carini che si era recata ad un comizio e l’aereo era già in fiamme. Il pilota ritardò l’atterraggio di 10 minuti per permetterlo ad un aereo proveniente da Catania.


Il rapporto dei medici legali, pur non eseguendo perizie balistiche, parla di cadaveri disintegrati, fatto incompatibile con l’ipotesi di incidente quale dichiarato dalla magistratura. Se vi fosse stata invece un’avaria a bordo il pilota avrebbe avuto il tempo di avvisare la torre di controllo, ma questo non è potuto avvenire causa esplosione che aveva lo scopo di destabilizzare lo Stato in quanto la bomba doveva colpire l’aereo vuoto a terra.
Invece il ritardo nell’atterraggio ha fatto in modo che la bomba esplodesse a bordo dell’aereo, ma in volo. E questo non permise al pilota di avvisare la torre di controllo e la scatola nera non registrò nulla.


Tra le vittime del disastro aereo vi era il sost. Procuratore Generale presso la Corte di Palermo, Presidente della sezione speciale Misure Preventive Dr. Alcamo Ignazio. In qualità di presidente di detta sezione, il giudice aveva fatto partire la richiesta di soggiorno obbligato per il costruttore edile Francesco Vassallo e Antonietta Bagarella, sorella di Leoluca e moglie di Totò Riina. Testimoni oculari, quali ad esempio due poliziotti che viaggiavano con la loro auto, videro l’aereo abbassarsi avvolto da fiamme e scomparire dietro il costone.


Fausto e Giuseppe Provenzano, i due poliziotti che videro l’aereo, erano in viaggio verso Palermo. Alle 22.22 Fausto guardava il cielo e il fratello guidava l’auto. All’improvviso Fausto ha visto una grande luce e ha sentito come una forte esplosione. è stato visto l’aereo perdere quota lasciando una scia di fuoco e poi impatto sulla montagna dal lato di Cinisi.
A Carini, un paese delle vicinanze, una casalinga sul balcone di casa vide l’aereo scendere con un rumore assordante.
Testimoni che non vennero ascoltati nell’inchiesta, peraltro svolta molto rapidamente per dimostrare la causa voluta; ovvero incidente dovuto ad errori dei piloti, i quali erano drogati e non avrebbero visto, causa gli effetti delle sostanze stupefacenti, la montagna contro la quale l’aereo è impattato.


Come detto i cadaveri dei passeggeri presentavano stranezze, ma non vennero svolte autopsie di sorte né perizie balistiche per accertare se nei corpi vi fosse o meno la presenza di esplosivo. Vennero svolte solo due autopsie e riguardarono i corpi dei piloti, i quali furono trovati “puliti” da alcool o sostanze stupefacenti, ma questo non li scagionò dall’accusa di aver fatto precipitare l’apparecchio per aver disubbidito alle direttive dei controllori di volo.


A bordo dell’aereo oltre a persone comuni che tornavano in Sicilia per votare vi erano: un notaio, un sindaco, due giornalisti, una coppia di militari (per i quali si disse che erano legati ai servizi segreti, ma ciò non venne provato).


A bordo vi è Angela Fais, giovanissima segretaria di redazione de L’Ora di Palermo, terminato il praticantato come giornalista frequentava il quotidiano romano Paese Sera, da dove, tra telefonate e missive, era in stretto contatto con il giornalista de L’Ora e de L’Unità, Giovanni Spampanato: insieme indagavano sull’inquietante evolversi della strategia della tensione e delle trame fasciste in Sicilia, denunciando la presenza a Ragusa del capo di Avanguardia Nazionale, Stefano delle Chiaie e quella dell’ex Decima Vittorio Quintavalle, legato a Junio Valerio Borghese. Di questo parlava Spampanato in una serie di lettere inviate ad Angela Fais, poco prima della sciagura di Montagna Longa… di questo parlava nelle sue lettere, qualche mese prima di morire, nell’ottobre del ’72, per mano del neofascista Roberto Campria.

Solo una persona si occupò in modo, diciamo, viscerale alla faccenda e tale fu il vice questore Peri. Il quale era un poliziotto che badava ai fatti ed agli indizi e questi lo portavano in un’altra direzione che non era quella dell’inchiesta ufficiale.


Tramite l’interrogatorio di un neofascista riuscì a stabilire legame tra l’attività di questa frangia politica e l’aereo. Il vicequestore provò a farsi assegnare le indagini, ma senza successo. Così spedì raccomandate con i risultati della sua inchiesta a procure quali: Marsala, Trapani, Palermo, Agrigento, Taranto, Milano, Torino e alla Procura generale presso la corte d’appello di Palermo.


Tale rapporto non è entrato in nessuna delle inchieste che si svolsero sulla vicenda, né in modo ufficiale né in modo ufficioso.
I giornali che si occuparono della vicenda come ad esempio l’Unità, esposero la notizia 2 giorni dopo, ovvero domenica 7 maggio, giornata di elezioni. La notizia viene esposta a metà della prima pagina e poi a pagina 7 ove viene dedicata l’intera pagina. A bordo dell’aereo vi era il pittore-disegnatore de Il Corriere della Sera Piero Guccioni, vi è anche Carla Colajanni, sorella del comandante partigiano e deputato regionale Pompeo.
Vi era anche Antonio Fontanelli, promosso qualche giorno prima tenente colonnello della Guardia di Finanza: volava a Palermo per indossare i nuovi gradi ed assumere maggiori responsabilità che gli avrebbero consentito di approfondire le sue indagini sulla “nuova mafia” di cui si occupava da tempo.

L’aereo viene visto in fiamme anche da un sergente, tale Rosario Terrano, che prestava servizio alla torre di controllo dell’aeroporto di Palermo, il quale comunicò la cosa al collega di Fiumicino.


Terrano riferirà: “Guarda che la 112 mi sembra che sia andata a finire sulla montagna. Ho visto che invece di essere sottovento era sopravento. Dal lato opposto. Questo non ha atterrato, io ho visto le luci di navigazione e penso che abbia sbagliato l’atterraggio. Allora io visto queste luci di navigazione andare con la stessa velocità che può avere il DC 8 ormai vicino alla velocità di stallo. Riattaccata non era. Questo qua è andato a finire dall’altra parte delle montagne più basse che abbiamo noi qua. Lasciava 5000 piedi a vista, poi si è vista una fiammata.”


“Nelle sue dichiarazioni all’Autorità giudiziaria e in quelle date per l’inchiesta del colonnello Lino”, aggiunge la Fais, “il Terrano si contraddice e smentisce tutto quanto aveva detto nelle sue conversazioni con i colleghi controllori di volo di Roma, nell’immediatezza dell’impatto”.

Siamo alla vigilia di una delle elezioni più travagliate della storia della Repubblica, che videro un grosso balzo in avanti del MSI, e ad un anno dall’assassino del Procuratore Generale di Palermo, Pietro Scaglione. Peri dirà nel suo rapporto: “Un tempo per colpire il potere costituito si assassinavano i re, oggi si tenta di scardinare lo Stato uccidendo i procuratori della Repubblica che, nel nuovo assetto costituzionale, appaiono i maggiori depositari del potere costituito”

Al Parlamento si discute molto di questa sciagura. Subito i toni puntano sull’accusa, ovvero sullo stato poco dignitoso in cui si trovano gli aeroporti italiani in quanto vengono reputati di essere poco sicuri per gli aerei. In particolare si punta il dito verso lo stato (definito disastroso) dell’aeroporto di Palermo in quanto è un aeroporto che sorge a poca distanza dal mare, mentre alle spalle ha le montagne.


Vengono incaricate le Forze Armate di appurare sullo stato di servizio degli aeroporti italiani in modo da segnalarne in modo obbiettivo eventuali mancanze e disservizi. Viene espresso il cordoglio per le vittime della sciagura di Montagna Longa, e in contemporanea viene esposto il fatto che l’aeroporto di Palermo non è nato sotto una buona stella, perché ci furono molte proteste degli abitanti della zona.


è messo in evidenza il fatto che i dipendenti della linea aerea nazionale si comportano in modo tale da non far sapere ai passeggeri se quel giorno potranno volare oppure restare a terra. Si mette in evidenza il fatto che gli aeroporti delle isole maggiori italiane non garantiscono sicurezza per i passeggeri. Sono espresse previsioni a lunga sul possibile aumento del traffico passeggeri negli aeroporti italiani e la loro arretratezza nei confronti di paesi come Francia e Stati Uniti. Si pone in luce il fatto che il progresso dell’industria passa attraverso il miglioramento degli aeroporti e non si può più sottovalutare il problema. Si critica il lavoro della Commissione che scelse la zona di Punta Raisi come zona dove far sorgere l’aeroporto di Palermo, mentre viene enunciato che nel corso dell’anno, a causa dei venti, molti aerei che dovevano atterrare a Palermo vengono dirottati a Catania o a Trapani.


Si accusa la classe politica siciliana come inefficiente e in complicità con la criminalità organizzata e che i morti dell’incidente aereo sono anche i morti della speculazione edilizia su Palermo.


Accuse sul fatto di aver scelto il tale sito per la costruzione dell’aeroporto nonostante la presenza di montagne a poca distanza dalla pista. Si prova ad individuare altre zone ove far sorgere l’aeroporto e vengono individuate zone pianeggianti prive di ostacoli naturali. L’aeroporto di Palermo è quello in condizioni più critiche in fatto di condizioni e di sicurezza in quanto la sua struttura presenta carenze di ogni tipo. L’attrezzatura a terra è quella più deficitaria in quanto vi è assenza di segnali che permettono la chiara identificazione della pista.


Viene chiesto il miglioramento delle condizioni di sicurezza degli aeroporti italiani, in quanto da essi dipende l’economia italiana e non è possibile che versino in condizioni di abbandono o trascuratezza quali sono gli aeroporti siciliani.


Le carenze non sono soltanto in Sicilia, ma in tutti gli aeroporti italiani, e i piloti italiani, pur preparati non possono sopperire alle mancanze degli aeroporti. L’aviazione civile italiana è in progresso rapido e gli investimenti non sono all’altezza di tale progresso, con il risultato che per gli aeroporti vengono investiti sempre meno soldi di quanti ne occorrerebbero.


In Italia vi sono 32 aeroporti, di cui 14 che assorbono il 92,5 % del traffico aereo nazionale e i rimanenti 19 prendono il 7,5%. Invece in Germania gli aeroporti sono in numero assai minore: infatti il numero è di 10 e possono essere utilizzati anche per i voli internazionali.


Viene posto in luce il fatto che i passeggeri degli aerei sono in costante aumento e gli aeroporti italiani non possono non essere all’altezza di questo compito. Si chiede che ai piloti venga fornita la miglior assistenza tecnica e non si pongono interrogativi sul perché sia caduto il DC8 a Montagna Longa.


Il Parlamento non si interroga realmente sulle cause di quanto accaduto in Sicilia, ma vi è solamente indignazione per le condizioni in cui versano gli aeroporti italiani e viene presa per buona l’ipotesi d’incidente senza aver dubbi a riguardo.

 

 

 

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