N. 12 - Dicembre 2008
(XLIII)
Il monoteismo
Dio come attributo
di Carlo Siracusa
Nelle
sacre Scritture, il titolo “Dio”, viene attribuito tanto
al Padre, quanto al Figlio; ciò nonostante, questo non
indicherebbe che nel Cristianesimo ci siano due Divinità
da adorare, altrimenti si tratterebbe di puro
politeismo.
Il
Cristianesimo è una fede assolutamente ‘monoteista’.
Come si spiega, dunque, la presenza di due o più Persone
divine, all’interno di una corrente monoteista?
La questione può essere chiarita, comprendendo la
sostanziale differenza che ha prodotto l’evoluzione
storico-religiosa nel monoteismo, passando dal
monoteismo biblico a un monoteismo rigido.
Vediamo dove sta la differenza.
Nel monoteismo biblico, l’adorazione è rivolta solo
all'Iddio Supremo e Onnipotente. Non esistono altri déi
ai quali esprimere adorazione, se non i “falsi déi”,
quelli adorati dalle nazioni pagane, e che attirano a sé
l’ira dell’Altissimo, il Dio geloso e che esige
esclusiva adorazione (Na 1, 2).
Vi
sono, tuttavia, altri esseri angelici o umani, definiti
“déi” o “dio”, senza che a questi venga rivolta alcuna
forma di adorazione; questo perché, nel monoteismo
biblico, l’attribuzione del titolo “dio” è legata alla
posizione o all’autorità concessa o permessa loro
dall’Onnipotente, al fine di compiere il suo volere o
fungere da suo rappresentante.
Il monoteismo rigido, è diverso dal monoteismo biblico,
in quanto sostiene che, col termine “Dio”, si
identifichi solo ed esclusivamente l'Essere Supremo e
Onnipotente, l’Unico degno di adorazione, mentre
chiunque altro venisse chiamato con questo titolo,
sarebbe automaticamente un “falso dio”, in opposizione
all’unico e solo vero Dio.
Questo
concetto, non trova sostegno nella dottrina dell’antico
popolo di Dio (gli Ebrei) né in quella dei primi
Cristiani. Anzi, le Scritture mostrano come, il termine
“dio”, è riferito sia al Padre che al Figlio, come anche
agli angeli e agli uomini. Nella Bibbia, infatti, la
parola “dio” può rappresentare l'Iddio Onnipotente, i
falsi déi delle nazioni, oppure esseri umani o
spirituali ai quali è stata conferita potenza o
autorità.
Se possono chiamarsi ‘Déi’ coloro ai quali è rivolta la
parola di Dio, tanto più può essere chiamato ‘Dio’ colui
che è venuto a trasmetterci tale parola!
A sostegno di questo ragionamento, vorrei citare le
stesse parole di Gesù, quando, in risposta ai suoi
oppositori, disse: «Non è scritto nella vostra legge: Io
ho detto: siete dèi? Se ha detto dèi coloro cui fu
rivolta la parola di Dio, e la Scrittura non si può
abolire, a colui che il Padre ha santificato e ha
mandato nel mondo voi dite: Tu bestemmi, perché ho
detto: Sono Figlio di Dio?». Con queste parole Gesù
citava il Salmo, che dice: “Dio si alza nell’assemblea
divina, giudica in mezzo agli dèi. …Io ho detto: ‘voi
siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo’”.
Come si comprende dalla citazione di Gesù, benché
parlasse di ‘dèi’, si riferiva ai giudici di Israele, in
qualità di rappresentanti e portavoce di Dio.
Anche quando parlava un profeta, in quel momento era Dio
stesso che parlava attraverso lui. Tanto più è lecito
definire Gesù col termine ‘Dio’, visto che, dal momento
in cui intraprese la sua missione dopo il battesimo, Dio
continuò a manifestarsi in lui attraverso miracoli e
opere potenti, dimostrando che Gesù era stato mandato da
Dio, e che Dio stesso operava in lui attraverso la sua
potente energia, lo Spirito santo.
In realtà, secondo il linguaggio biblico, ‘Dio’ non è un
nome proprio di persona, ma un titolo, come può esserlo
‘Signore’ o ‘Re’, un sostantivo ebraico (´elohìm)
che significa ‘essere forte’, ‘potente’.
La Bibbia attribuisce questo titolo sia a persone umane
che spirituali, oltre che al Creatore, il quale ha
voluto distinguersi dandosi un nome suo proprio, che lo
identifica nella sua persona e nel suo carattere: YHWH.
Secondo la testimonianza degli Atti degli Apostoli, “nel
giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto
sul podio, tenne loro un discorso”. Fu proprio in quella
occasione che il popolo acclamò Erode, dicendo: “Parola
di un dio e non di un uomo!”(12, 21-22), facendo così di
Erode un “dio”.
Anche il nemico del vero Dio, Satana il diavolo, quale
potente persona angelica, nella Bibbia è chiamato ‘dio’:
«Ai quali il dio di questo secolo ha accecato la mente
incredula, perché non vedano il fulgore del glorioso
vangelo di Cristo, che è immagine di Dio». Lo stesso
dicasi di Mosè, il quale, benché uomo, divenne ‘Dio’ per
Faraone: « Il Signore disse a Mosè: ‘Vedi, faccio di te
un dio per il Faraone, e Aronne, tuo fratello, sarà il
tuo profeta’ », e ancora: « Sarà lui a parlare per te al
popolo: egli sarà per te la bocca e tu sarai per lui dio
».
Secondo il professor Werner, “la denominazione «Dio» è
suscettibile di più di un significato. «Dio» indica in
primo luogo l’assoluta onnipotenza divina, poi anche gli
esseri che servono a questo Dio vero. Se essi sono
designati quali «Dei», ciò va ad onore e a
riconoscimento di colui che li manda e che essi
rappresentano. Così si spiega il fatto che nella Sacra
Scrittura (Esodo 22, 28) non solo angeli ma perfino
uomini sono designati quali «Dei» senza esserlo in senso
stretto”.
Anche nella Patristica, l’uso della parola ‘dio’ o ‘dei’,
assume questo significato, infatti, nella Lettera a
Diogneto (10,6) viene detto che, chi fa doni al
prossimo, “diviene un dio per coloro che li ricevono”,
in quanto imitatore di Dio.
Matthew Henry (1662-1714), considerato uno fra i più
grandi espositori della Bibbia, parlando di Mosè e
dell’incarico ricevuto di parlare a Faraone perché
lasciasse andare via gli Israeliti, scrisse: “Qui Dio
incoraggia Mosè ad andare dal Faraone e, mette fine al
suo scoraggiamento. Lo investe di gran potenza ed
autorità: Vedi, io ti ho stabilito come Dio per Faraone;
vale a dire, mio rappresentante in questa vicenda, come
pure i magistrati vengono chiamati dèi perché sono
vicegerenti di Dio. Fu autorizzato a parlare e ad agire
nel nome di Dio ed in sua vece, e, sotto la guida di
Dio, fu rivestito di una potenza divina per fare quello
che va oltre il potere normale e naturale; fu inoltre
investito di autorità per punire la disubbidienza. Mosè
era un dio ma soltanto un dio creato, non essenzialmente
per natura, era dio solo in vista di un incarico. Era
dio, ma lo era solo per il Faraone; l’Iddio vivente e
vero è Dio per tutto l’universo”.
Nel linguaggio moderno, quando parliamo di Dio, siamo
soliti riferirci al nostro Creatore. Ma nel linguaggio
antico, come l’ebraico o il greco, non si faceva grande
distinzione tra umano e divino, infatti non era
difficile che ci si rivolgesse ai filosofi, ai re o ai
soldati, chiamandoli ‘figli di Dio’, ‘Signori’ e anche ‘Dio’.
Se dunque di uomini imperfetti , di angeli e creature
spirituali malvagie, è detto che sono ‘dèi’, tanto più
non dovrebbe scandalizzarci che le Scritture definiscano
‘Dio’ Gesù, dal momento che tale egli è sia perché è
stato generato dal suo Dio e Padre, sia per la potenza
conferitagli attraverso lo Spirito santo.
“Le
parole ‘padre’ e ‘Dio’ e ‘creatore’ e ‘signore’ e
‘padrone’ non sono nomi, ma denominazioni derivate dai
Suoi benefici e dalle Sue opere…
La
parola ‘Dio’ non è un nome, ma un’opinione, innata nella
natura umana, di una entità ineffabile”.
Riferimenti bibliografici:
Werner, Le Origini Del Dogma
Cristiano.
Henry, Commentario Biblico.
Giustino, Le due Apologie.