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N. 23 - Aprile 2007

LA MONETAZIONE ‘D’IMPERO’ E ‘D’ALLEANZA’ DI CROTONE

Le “alleanze” - Parte III

di Antonio Montesanti

 

Monete ‘d’alleanza’

 

Crotone sembra passare, in un secondo periodo, forse a causa di una serie di squilibri, da una monetazione d’impero ad una d’alleanza, in cui il rapporto formale con le città inglobate cambia in modo radicale.

 

È necessario constatare che Crotone, nel periodo successivo alla conquista sibarita, si trova ad instaurare rapporti con le città già sottomesse a Sibari, che in un primo periodo tende a trattare come sue subordinate, sostituendosi alla città appena conquistata, in tutto per tutto, ma in un secondo momento non riuscendo a gestire la situazione, e quello che doveva diventare regola e norma, almeno nella monetazione, diviene eccezione.

 

Ciò è evidente dalle monetazioni con le poleis soggette alla città lacinia. Mentre subito dopo la presa di Sibari vengono coniate monetazioni in pochissimi esemplari che sottolineano una parvenza d’impero, alcune non hanno un proseguo mentre altre sembrano continuare nella loro serie finanche dopo l’introduzione del tondello a doppio rilievo che subentra all’incuso.

 

Crotone e una città ancora non definita (Temesa, Terina o Ipponio) invece presentano ancora un’altra tipologia diversa rispetto alle precedenti. La presenza dell’aquila incusa va dalla fine del VI e prosegue per tutta la prima metà del V sec. a.C. e presentandosi con delle caratteristiche differenti dalle monete ‘d’impero’.

 

Possiamo allora estrapolare dalle monete d’impero alcune che avranno un uso maggiore nella storia cotoniate e che prenderanno l’accezione di “monete d’alleanza” che si agganciano per tipologia direttamente alla sesta serie:

 

SESTA SERIE, CROTONE-TEMESA

NOMINALE/ METALLO

TIPO

DRITTO

ROVESCIO

PESO / DIAMETRO

 

 

VI-1

Statere /

AG

Incuso

Tripode delfico , QPO a s.

Elmo corinzio a s.

g. 7,94 /

26 mm ca.

 

 

 

 

 

 

 

 

NONA SERIE

NOMINALE/

METALLO

TIPO

DRITTO

ROVESCIO

PESO / DIAMETRO

 

IX-1

Statere /

AG

Incuso

Tripode delfico, a s. QPO, granchio a d.

Tripode incuso, a s. TE

g.8.00 /

26 mm ca.

IX-3

Statere /

AG

Incuso

Tripode delfico, a s. QPO ribattuta su una precedente leggenda TE, granchio a d.

Tripode incuso, a s. QPO, granchio a d.

da g.7,38 a g. 7,69 /

26 mm ca.

 

IX-2

Statere /

AG

Incuso

Tripode delfico, a d. QPO,: granchio a s.

Tripode incuso, a s. TE, a d. QPO

g.7,99 /

25 mm ca.

 

IX-4

Statere /

AG

Incuso

Tripode delfico, a s. QPO, a d. TE

Tripode incuso, a s. QPO, a d. TE

da g. 7,57 a g. 8,09 /

20 mm ca.

 

DECIMA SERIE

NOMINALE/

METALLO

TIPO

DRITTO

ROVESCIO

PESO / DIAMETRO

 

X-1

Statere /

AG

Incuso

Tripode delfico, a s. QPO in caratteri piccoli; a d. TE in caratteri grandi

Aquila incusa

g.7,85 /

20 mm ca.

 

X-2

Statere /

AG

Incuso

Tripode delfico, a s. QPO in caratteri piccoli; a d., dall’alto in basso: TE in caratteri grandi, eraso

Aquila incusa

g.8,01 /

20 mm ca.

 

 

Quello che a Crotone sembra mancare è una stabilità politica, e probabilmente una solidità economica, che Sibari era riuscita a costruirsi nel corso di due secoli.

 

Le cause dello stravolgimento politico potrebbero essere diverse ma essenzialmente sintetizzabili nella (1) mancanza di monete siceliote da ribattere con unico ripiego su quelle corinzie, (2) i contrasti e probabili staseis interne tra pro- e antipitagorici, (3) evidenti problemi di tipo commerciale o politico con Siracusa, causati dalla doppia ingerenza delle due ‘superpotenze’ nel Tirreno, (4) eventuali guerre o contrasti sorti con le città confinanti, come per esempio Locri, appoggiata proprio da Siracusa nei suoi interventi; (5) la pressione delle persistenze sibarite, nella fattispecie dei profughi, nel contrapporre Siracusa a Crotone e ‘nell’aizzare’ le altre città confinanti e che avevano ricevuto gli sessi profughi.

 

Tutte le fonti, una esclusa, riportano un episodio molto indicativo per fissare i limiti spazio-temporali, per l’esistenza dell’ipotetica Sibari II. Diodoro (Diod. XI 48) riferisce che sotto l’anno 477/6 a.C., Ierone per liberarsi del fratello Polizelo, molto amato dai Siracusani, lo invia in aiuto dei Sibariti “assediati dai Crotoniati”. Ierone era certo che il fratello sarebbe stato vinto ed ucciso, tuttavia Polizelo, dopo aver capito l’inganno e rifiutato l’offerta, si rifugiò ad Agrigento.

 

La cosa che a noi importa è che si trattò di un assedio, o assalto crotoniate ai Sibariti. La stessa tradizione viene tramandata dagli Scolia Vetera ad Pindarum (Pind. Ol. 2, 29, b-d): si tratta di tradizioni legate o attinte direttamente da Timeo, che addirittura nello scoliasta d viene citato in maniera integrale, riportano l’evento già trovato in Diodoro. Lo scoliasta b riferisce dell’invio di Polizelo “eis anoikismòn Subàreos”; lo scoliasta d concordando con il precedente se ne allontana in un punto essenziale, così dicendo: “presa a pretesto - Ierone - la guerra contro i Sibariti” avrebbe allontanato dalla Sicilia Polizelo, il quale però “condusse a buon fine anche questa guerra” (Schol. Rec. ad Ol. 2, 29). Così, malgrado le numerose discordanze critiche queste fonti attesterebbero che nel 477/6 a.C., esisteva già da tempo una Sibari II ricostruita come polis indipendente o che cercava l’indipendenza da Crotone.

 

La rivolta sibarita, a meno che non si voglia considerarla come rivolta dei dissidenti crotoniati in territorio sibarita, non può che aver approfittato di un periodo di debolezza della città pitagorica, a cui alcuni hanno anche riagganciato l’espansione dei Locrese fino a Temesa.

 

La leggenda di fondazione, che vede una sorta di collaborazione tra Archia che andava a fondare Siracusa e Miscello ecista di Crotone, male si adatta al periodo di lotte con i Dinomenidi, ed al loro intervento nella Sibaritide. In quel conflitto si era visto Ierone intralciare il possesso di Crotone nella Sibaritide (Tim. Fr. 93 b Jac.; Diod. XI 48, 3-6; schol. Pind. Ol. II 15(29), b, c, d) riconosciuto dallo stesso Apollo a Delfi (Diod. VIII 17).

 

Secondo altri le fonti attesterebbero un tentativo di riedificazione di Sibari avvenuto in quel periodo, forse dai profughi sibariti di Laos e Scidro, col sostegno di Siracusa a cui avrebbe prontamente reagito Crotone.

 

Altri ancora hanno proposto che la mossa di Ierone avrebbe fatto parte della politica di espansione magno-greca del principe siracusano, ereditata direttamente dal fratello Gelone, che avrebbe teso a proteggere la Sibari II, entità – forse non proprio una vera e propria polis – che potrebbe essere rimasta indipendente fino a verso il 470 o 468 a.C., anno di morte di Ierone, e solo allora avrebbe ripristinato, Crotone, il suo dominio sulla Sibaritide.

 

Il Kraay utilizzando le fonti numismatiche, scorge in questo periodo, le tracce o i segni di una seconda “diaspora” tirrenica, databile intorno agli anni 70 del V sec. a.C. Così come ampiamente dimostrato gli abitanti avrebbero abitato la Sibari II. Lo studioso inglese ha utilizzato a questo scopo le emissioni a doppio rilievo di Laos, datate dallo studioso al secondo venticinquennio del V sec. a.C., ma che appaiono probabilmente già tra il 490 e 480 a.C.

 

Per quanto riguarda la monetazione di Temesa visti i non pochi problemi d’attribuzione, per comodità si riporta la seguente tabella:

 

UNDICESIMA SERIE

NOMINALE/

METALLO

TIPO

DRITTO

 

ROVESCIO

PESO / DIAMETRO

 

XI-1

Statere/

AG

Doppio rilievo

Tripode, M$T dall’alto in basso

Elmo corinzio a s.; sotto M$T

g. 7,88/

16 mm ca.

XI-2

Statere/

AG

Doppio rilievo

Tripode tra due schinieri

 

Elmo corinzio a d., sotto TEM

g. 7,92/

18 mm ca.

XI-3

Statere/

AG

Doppio rilievo

Tripode, a s., dal basso in alto: OPQ; a d., dall’alto in basso: $T

Elmo corinzio a d.;

sotto OPQ

da g.7,08 a g. 7,99/

17 mm ca.

 

XI-4

Dramma/

AG

Doppio rilievo

Tripode, a d., dal basso in alto: QPO

Elmo corinzio a s.

g. 2,49/

12 mm ca.

 

XI-5

Diobolo?/

AG

Doppio rilievo

Tripode

Elmo corinzio a d.; in basso Q

g. 1,24/

9 mm ca.

 

Le monete con la leggenda TEM sono da attribuirsi sicuramente tutte alla città di Temesa, le serie X-1 e X-2 con qualche riserva. Il tipo del tripode indica l’influenza dello stato Crotoniate su Temesa; l’elmo indica il simbolo peculiare della città.

 

Alcuni numismatici hanno fissato il momento in cui la monetazione passa da incuso a doppio rilievo, nel 450 (Parise), 440 (Kraay) o 435 a.C. (Garraffo).

 

Quindi in base a questi presupposti, le emissioni XI-1 ed XI-2, essendo a doppio rilievo, devono essere datate dopo la metà del V sec. a.C.

 

Inoltre il tipo del tripode è identico a quello delle monete di Crotone. Nel tipo XI-2 invece due schinieri vengono affiancati al tripode, questo abbinamento nelle monete di Crotone è assente in altre emissioni. Le interpretazioni, per la presenza di vessilli militari, sono quella dell’Head e quella dello Stazio: il primo dice che si tratterebbe di un tipo ‘agonistico’, mentre l’ipotesi del secondo studioso sembra essere di gran lunga più convincente: si tratterebbe dunque di motivi “distintivi di una classe di aristocrazia guerriera”. I due schinieri, che nel rovescio affiancavano l’emblema crotoniate, potrebbero far riferimento alle miniere di metalli, per cui era rinomata Temesa che ormai si mostravano all’epoca di Augusto come derelitte (Strabo VI 1, 5) e a cui si sono rifatti molti studiosi.

 

Il tipo XI-3 invece presenta anch’esso l’elmo corinzio ma invece della legenda TEM appare quella TE, che ha fatto in alcuni casi attribuire tali monete alla città di Terina, questa polemica che sembrerebbe risolta, ancora oggi non si è del tutto smorzata. Almeno uno di questi stateri era presente nel tesoretto rinvenuto in Calabria nel 1833 e datato dall’IGCH (1891) al 460 a.C.

 

Non è dunque l’immissione di tale statere posteriore a tale data. Il Mangeri attribuisce con una certa sicurezza la seguente monetazione a Terina e non a Temesa, semplicemente che la leggenda appare in forma TE e non TEM come nelle successive monete, e perchè non appare mai l’elmo corinzio abbinato con la leggenda TE (s.v. tabella).

 

L’ubicazione di Terina è ancora incerta, mentre per quel che riguarda la data di fondazione, il Regling la pone in relazione alle prime emissioni, a cominciare dal 480 a.C., momento di passaggio, secondo la cronologia tradizionale dalla tecnica incusa a quella di doppio rilievo: difatti la zecca di Terina non presenta esemplari coniati secondo la tecnica incusa. G. Spadea si schiera per una data di fondazione più alta;  supponendo che dopo il 510 a.C. si sia creato un vuoto di potere, soprattutto nell’area tirrenica, per cui la fondazione potrebbe essere avvenuta in quel periodo. In questo modo Crotone si proiettava verso il Tirreno “per evidenti ragioni di mercato”.

 

Sugli stateri X-1, X-2 ed XI-1 manca il nome dell’etnico TE o TEM e addirittura manca nella frazione XI-5, anche l’etnico crotoniate.

 

L’esemplare XI-2 ritrovato nel ripostiglio di Curinga, datato da IGCH (1881) al 480 a.C., dunque l’emissione non può essere posteriore a tale data.

 

L’esemplare XI-3 invece porta, come da tabella, la legenda QPO ribattuta su un precedente TE. Ciò induce ad ipotizzare una precedente emissione al cui posto di QPO era battuto TE, ma per adesso non si conoscono altri esemplari. È stato ritrovato nel ripostiglio Calabria datato dal Kraay (IGCH 1878) al 490 a.C., con tutte le conseguenze che ne seguono.

 

Le date proposte per l’esemplare XI-4 sono tra il 470 ed il 460 a.C.

 

Invece per la moneta XI-4 datata da due ripostigli sono 460-440 a.C.

 

L’esemplare N, prima di occuparci di XI-4, presenta una situazione simile all’emissione XI-3, ma non identica, infatti la leggenda TE è stata erasa solo dopo aver prodotto una serie di esemplari.

 

Temesa rappresenta il caso più evidente del passaggio dalle monete d’impero, con una escalation, che va dall’incuso, con leggenda TEM, all’incuso con l’elmo temesano, al doppio rilievo dopo la metà del V secolo, e che sancirebbe non più la sottomissione della città alla ‘capitale’, ma una sorta di parità politica.

 

Benché la monetazione crotoniate sia tra le meno studiate, bisogna dire che il periodo che a noi interessa cioè fino alla metà del V secolo è abbastanza delineato e chiaro, infatti basandoci sulle dimensioni del tondello risulta che all’inizio della sua monetazione il tondello è di circa di 30 mm, mentre sullo scorcio del VI sec. diminuisce di 5 mm, fino a ridursi intorno al 480 a 20 mm; quest’ultimo prelude al passaggio alla tecnica a doppio rilievo, che a Crotone sembra non essere anteriore alla metà del V secolo. Applichiamo questa classificazione alla monetazione di Temesa ai gruppi crotoniati:

 

I gruppo - incusi a tondello largo:

 

- esemplare IX-1

- esemplare IX-2

- esemplare IX-3

 

II gruppo - incusi a tondello stretto:

 

- esemplare IX-4

- esemplari X-1; X-2

 

III gruppo - emissioni a doppio rilievo:

 

- esemplare XI-1

- esemplare XI-2

- esemplare XI-3

- esemplare XI-4

- esemplare XI-5

 

Le monete del gruppo I presentano un tondello di circa 25 mm di diametro, che ritroviamo nelle monete di Crotone, in quella fase detta di trapasso tra il tondello fine e quello medio, possono dunque essere datate nell’ultimo decennio del VI sec; sono anche coeve con le c.d. monete ‘d’impero’, quelle emesse da Crotone-Sibari, Crotone-Pandosia, Crotone-Laos, con le quali hanno analogie formali molto strette, inoltre è comune una notevole discordanza tra nome ed etnico. Per le monete con tripode incuso, appartenenti a Crotone, che sono da mettere in rapporto e in confronto con quelle di Temesa e con la presenza degli etnici di altri popoli, come i casi ancora dubbi delle alleanze Crotone-Zancle, Crotone-Medma, Crotone-Caulonia. Le monete di cui si è accennato sono tutte a doppio rilievo sarà meglio seguire la presente tabella:

 

L’opposizione che ne risulta dalle serie di Crotone-Temesa con tripode sia al dritto che al rovescio, e quelle con la presenza dell’elmo corinzio, è evidente. Crotone, come riportato in un importante frammento, pretendeva di aver liberato dal dominio di Sibari il territorio di Temesa (Aristox. FGrHist. 17), e con l’uso esclusivo del tripode, ciò voleva forse significare il “cambio di guardia”. Si potrebbe però anche pensare che Crotone avesse già iniziato a ‘corrodere’ il territorio di Sibari al momento della fondazione di Terina nel VI sec. a.C.

 

Nel II gruppo le due emissioni appaiono connesse con la fase detta a tondello stretto, e datate intorno al 480 a.C.

 

Il III gruppo comprende emissioni a doppio rilievo, che per Crotone si datano dopo la metà del V sec. a.C., è giusto dunque attribuire le emissioni di questo gruppo a questo periodo.

 

Le monete a tondello largo, da noi datate ipoteticamente al 510-500 a.C. ca., in cui il tipo del tripode crotoniate col simbolo del granchio e l’etnico QPO, sono punzonate sul R/ (in posizione subordinata) con la leggenda TE (IX-1, IX-3). Va anche ricordata, in questa stessa serie, quella col simbolo del granchio in cui la leggenda TE appare cancellata dall’etnico QPO. Non possiamo sicuramente conoscerne la causa, ma possiamo sicuramente affermare che fu preparata, e forse eseguita una emissione il cui D/ era accompagnato esclusivamente dalla leggenda TE. Secondo lo Stazio, essa sanciva un momento d’individualità. Nel tipo IX-2, in cui al D/ appaiono l’etnico ed il tipo di Crotone, ed al R/ il tipo con l’elmo corinzio, tipico della città tirrenica, la datazione di questa moneta è vicina al tipo precedente cioè 510-500 a.C.

 

Più stabile, appare il gruppo II (prima metà del V sec.), nel quale le due leggende si affiancano in una posizione “paritetica”, sul D/ ed anche raramente sul R/. Ciò denota una chiara sovranità di Crotone, forse riconosciuta da Temesa, tanto da comportare la presenza del suo nome sulla moneta.

 

Un netto mutamento della situazione evidenzia il gruppo III (metà del V sec. a.C.), in cui la comparsa, sul R/ dell’elmo accompagna un continuo e significativo processo di ‘emancipazione’ di Temesa rispetto a Crotone; l’etnico QPO è mantenuto ancora per qualche tempo es. XI-3, per poi scomparire e inizia l’affermazione dell’etnico TEM (XI-1), fino all’affiancamento del tripode a due schinieri (XI-2).

 

Due dati forniti dall’IGCH (New York 1973) sulle monete di Crotone e di Temesa sono dati dai ripostigli di Gerace n. 1880 (N. 425), e di Curinga, n. 1881 (N. 285). Il primo ha dati assolutamente errati : non esiste alcun ripostiglio interrato a Gerace e composto da soli incusi, interrato intorno al 490. Le monete che lo costituiscono dovrebbero far parte, invece del ripostiglio n. 1891 (N. 180) rinvenuto in Calabria. A Curinga invece fu rinvenuto uno statere con leggende QRO-TE con almeno altri 300 incusi. Le monete Crotone-Temesa sono spesso associate costantemente ad esemplari di quasi tutte le zecche attestate, in parallelo con Crotone. L’Inventory continua ad ascrivere, come incusi, al ripostiglio “Calabria ante 1833”, due tipi con l’elmo corinzio, che in realtà sono a doppio rilievo (Museo di Napoli: “Medagliere, n. 3500”). La presenza di uno statere Tripode-Elmo incuso è data dall’Inventory sotto il n. 1894 senza alcuna base fondata. Il tipo sopra descritto non ha avuto nell’ambito della serie incuse lunga durata. Il tipo dell’elmo sarà poi ripreso negli esemplari a doppio rilievo, col finire degli incusi Tripode-Tripode e la leggenda QPO-TE, con il passaggio al tondello spesso.

 

 Il Garrucci ed il Babelon preferivano fare delle monete con leggenda QPO-TE, non una monetazione di “federazione” o “concordia” tra Crotone e Temesa, ma tra Crotone e Terina. Tutto sommato ci dobbiamo rifare all’Head e l’Hill i quali sostengono giustamente l’attribuzione a Temesa, visto il ripetersi dell’elmo.

 

Come sempre appare interessante l’ipotesi del Kraay, il quale vedrebbe queste monete come la produzione di un zecca periferica impiantata a Temesa da Crotone. Ancora oggi vi sono infinite ipotesi e continuano le discordanze tra gli studiosi. Dobbiamo partire sempre da una considerazione, semplice o meno, che dal 510 a.C. Temesa è parte integrante del territorio di Crotone.

 

Adesso occupiamoci degli esemplari X-1 ed XI-5; il tipo con l’aquila ha fatto molto pensare poiché non trova riscontri, ma da una brillante ipotesi del Kraay si è aperto un varco nella nebbia delle non-ipotesi in questo campo.

 

Le ipotesi sulla presenza dell’aquila sono le più varie, una vuole che ci si rifaccia alle vittorie Olimpiche degli atleti Crotoniati (Head, Mele, Maddoli); un’altra che sembra di gran lunga convincente è quella che lo Stazio, vede riflessa in un passo di Erodoto:

 

“I Crotoniati , invece, sostengono che nessuno straniero abbia partecipato con loro alla guerra contro i Sibariti, eccetto il solo Callias, indovino di Elide, della stirpe degli Iamidi, e così vi partecipò: fuggito da Telys, tiranno di Sibari, sarebbe giunto presso di loro perchè mentre sacrificava i presagi gli erano sfavorevoli. ...i Crotoniati mostrano che a Callias di Elide furono date molte parti di scelte della terra crotoniate, che ancora ai miei tempi i discendenti di Callias possiedono...”. (Hdt. V 44-45).

 

Il Kraay ha considerato questa coniazione come una emissione ‘d’alleanza’, ha visto una connessione tra la città lacinia ed Ipponio, questa moneta sancirebbe dunque il legame tra le due città. Egli vedrebbe, in queste emissioni, il tipo di un’altra zecca sussidiaria. Sede di questa nuova officina monetaria sarebbe proprio la città di Ipponion, ritenuta in questo periodo ragionevolmente soggetta a Crotone, come Medma ed anche la stessa Locri, malgrado il silenzio delle fonti.

 

Moneta con della ipotetica alleanza Crotone-Medma :

 

D/Tripode, a s. Legg. QRO; a d. Legg. ME.

R/Aulopide corinzio, lettera Q.

 

Il Garrucci lesse TE, ma sembra più evidente ME. In tal caso la moneta andrebbe ricollegata a qualche avvenimento tra Crotone e Medma.

 

La presenza della leggenda TE sulle monete con aquila incusa, crea non pochi problemi su un eventuale sdoppiamento della zecca. Addirittura si è pensato ad una estensione di tutto il territorio Crotoniate su quello Locrese, e le monete sono state riferite a Locri medesima. Anche l’occupazione di Scillezio può rientrare in questo periodo di espansione cotoniate (Strab. VI 1, 10, 261), inoltre significativa appare la moneta che si interpreta correntemente come l’alleanza con Zancle periodo, 500 a.C. ca. a cui risalgono, le due dediche olimpiche identiche su uno schiniere e su uno scudo bronzei ricordanti la vittoria degli Zanclei sui Reggini (SEG, XI 1205; XV 246).

 

D/Tripode delfico su base lineare, a s. Kantharos, a des. QPO.

R/Tripode su base perlinata; a s. Legg. DA a des. Thymatherion.

 

Le lettere DA si potrebbero sciogliere nel nome DANKLES e quindi confermerebbero l’alleanza tra Crotone e Zancle secondo il Garrucci. Il Minervini invece avrebbe letto RA invece di DA, e vista l’impossibilità d’attribuzione a qualche città della Magna Grecia, lo studioso ha pensato piuttosto al nome di un magistrato monetale. Per il Mangieri l’originalità e l’inusualità dei simboli presenti su tale emissione fanno sospettare che essa commemori proprio un avvenimento particolare come potrebbe essere la restaurazione del 461/0 avvenuta a Zancle con l’appoggio dell’oligarchica Crotone.

 

L’attribuzione di C. M. Kraay ad un’altra zecca come quella di Ipponio, in stretto rapporto con Crotone, non convince: perché come abbiamo visto, entrambi gli esemplari portano la leggenda TE, e sarebbe più giusto attribuirle alla città di Temesa; inoltre il tipo dell’aquila, anche se in diverso atteggiamento sarà caratteristico anche della monetazione a doppio rilievo, sembra più collegabile alla presenza di un’altra zecca, insomma come espressione di un’altra officina. Del resto, nota giustamente A. Stazio, che l’aquila presente sulle monete ipponiate è ben diversa da quella presente sugli incusi di Crotone.

 

Ma non escludendo a priori alcuna ipotesi si può stabilire una sequenza cronologica: la monetazione della città tirrenica come abbiamo visto è strettamente collegata a quella di Crotone che può risultare un utile guida. Per quanto invece riguarda la presenza di un tipo di R/ diverso rispetto al D/ in rilievo, ci ha fatto pensare alla partecipazione di un’altra città all’emissione di quella serie. Queste sono le così dette monete ‘d’alleanza’. Una considerazione importantissima osservando i rapporti tra Crotone e le ‘alleate’, deve essere fatta.

 

Crotone è indebolita in questo periodo nel controllo sul Tirreno e per non perdere dei vantaggi acquisiti, preferisce trovare accordi con le città che cercavano l’indipendenza. Se infatti è vero che le colonie d’occidente in Italia servivano ad aggirare l’ostacolo dello stretto in maniera decisiva, allora Crotone si era resa conto che solo utilizzando l’istmo Scilletico-Ipponiate, poteva in qualche modo essere avvantaggiata rispetto a ciò che aveva fatto Sibari medesima.

 

Le zecche ‘sussidiarie’, come quella possibile di Ipponio e quella certa di Temesa, aiutano Crotone a decentralizzare il potere e a rendere il proprio ‘impero’ o la sua fitta rete di alleanze più duttile, come doveva essere stata quella di Sibari. Ad Ipponio sarebbe così in uso la coniazione di monete con il tripode e con l’aquila, mentre a Temesa è l’elmo ormai simbolo della città medesima. Noi assistiamo solo ad una coniazioni di Wappen (Wappenmünzen). La necessità economica commerciale estera, è confermata ancora una volta da quelle che si chiamano ‘monetine’, che come abbiamo visto servivano ad ottenere una uguaglianza di valori nei crescenti rapporti con le potenti città commerciali (p. es. Atene e Corinto).

 

La serie dell’aquila dura assai poco perché Ipponio (se veramente conia tali monete) si renderà di li a poco indipendente, facendo dell’aquila il simbolo delle sue monete bronzee. Per quanto riguarda Temesa ancora per poco continuerà a produrre monete con il tripode e la sola leggenda TE, e dopo questa serie la sua vita (almeno monetale), finirà totalmente, e con essa l’interesse di Crotone che si sposterà verso Terina, che già emancipata si sgancerà totalmente dalla sua orbita, fino a prendere il posto della potente Temesa.

 

A distanza quasi di 20 anni dal congresso di Temesa, due ipotesi hanno perso già molto credito. La più importante, è quella formulata dal Kraay, che vedeva l’esistenza di due zecche sussidiarie istituite da Crotone, di Temesa ed Ipponio per sopperire alle esigenze di scambio.

 

L’ipotesi del Kraay sembra in procinto di cadere dopo lo studio dello Stazio, secondo cui risulta impossibile separare, le serie del tripode incuso da quelle dell’aquila, serie che non si affiancano ma si integrano, e non è difficile essere suggestionati dal fatto che le due tipologie dichiarino i legami tra Crotone pitagorica con Delfi e Olimpia, e sembra difficile non collegare l’aquila con le olimpiadi private che avrebbe dovuto organizzare Crotone.

 

In questo senso l’ipotesi del Kraay mostra la sua fragilità con l’affiancamento dell’aquila argentea di Crotone con quella più tarda bronzea di Ipponio con leggenda Vei. Tanto più che l’aquila di Crotone è raffigurata in volo, quella di Ipponio è stante in atto di sgozzare un serpente. È stato dimostrato che lo stesso conio usato per battere gli stateri Tripode-Aquila è stato utilizzato anche per battere stateri di Crotone. Tutto ciò significa che la zecca autorizzata a battere gli incusi Tripode-Aquila come quelli Tripode-Tripode a leggenda TEM non era Ipponio ne Temesa, ma Crotone stessa.

 

Con l’introduzione del doppio rilievo, aumenta il numero delle unità monetarie e compare nuovamente il tipo dell’elmo, la coniazione non si intreccia più con quella di Crotone. Non si sa bene quando fu abbandonata definitivamente la tecnica incusa, come datazione, oggi è comunemente accettata è il 480 a.C.

 

Per es. a Taranto gli incusi non conobbero un grande successo, e furono sostituiti già all’inizio del V sec. a.C., a Caulonia la transizione si completa intorno al 475 a.C. e a Poseidonia intorno al 470 a.C. Crotone e Metaponto, per cui abbiamo una cronologia abbastanza sicura che ci riporta al 474 o al 466 a.C., in base ad una riconiazione delle serie di Siracusa, almeno secondo il Kraay continuano a battere gli incusi fino al 440 a.C. ca.

 

Per Crotone non abbiamo sicuramente elementi così sicuri, ma un elemento lo si può ricavare dall’attestazione di uno dei primi doppi rilievi della città. Infatti è nota, dal ritrovamento di Cittanova n. 1889, una moneta a doppio rilievo, che l’IGCH situa tra il 470-460 a.C., ci si è resi conto che il ripostiglio, proprio per questa presenza si dovrebbe datare in un periodo più “basso”, ma preferisce conservare la datazione e considerare la moneta come il primo tentativo di coniazione a doppio rilievo.

 

Quando finisce il cambiamento del passaggio da incuso a doppio rilievo nella monetazione Crotone-Temesa ? Dunbabin ha connesso la fine della monetazione con l’avanzata locrese verso il Tirreno, Strabone dice solo che la notizia è messa in relazione con la mitica lotta di Eutimo, pugile di Locri, con il demone di Temesa., che si potrebbe collocare intorno al 480 a.C. Infatti quando Locri prende la città, la legenda vuole che il pugile avrebbe combattuto contro l’eroe di Temesa.

 

Pausania (Paus. VI 6, 5 sgg.) ci informa che Eutimo fu tre volte campione ad Olimpia nel pugilato, negli anni 484, 476 e 472 a.C.: gli scavi di Olimpia hanno anche restituito il basamento della statua del pugile, con l’iscrizione. Quindi se i Locresi furono spinti o guidati da Eutimo dobbiamo riferire la presa a dopo il 484 a.C.. Le monete ci dicono di abbassare la datazione di tale avvenimento, e possiamo arrivare all’intervento di Gerone nella Sibaritide, che avrebbe favorito Locri nella sua avanzata.

 

Alcuni studiosi hanno immaginato una datazione più alta, non senza fondamento, da riferirsi a dopo la battaglia della Sagra, nel periodo in cui si colloca la vittoria, con dedica di Ipponiati, Locresi e Medmei (SEG XI 1211). Quando Temesa fu occupata da Locri, intorno al 480-470 a.C., nel V secolo le testimonianze numismatiche parlano di una grande potenza politico militare di Terina, sotto l’egemonia di Crotone, e non di Temesa. In Stefano Bizantino, ma prima ancora nello Ps.-Scimno si parla del nome di Terina legato al motto Megale Hellas (Ps. Scimnus 300-308; Steph. Byz. S.v. Terina); intorno al 380 a.C. nella lista delle città italiote invitate a partecipare alle feste dell’Asklepeion di Epidauro vengono chiamate: Reggio, Locri, Turi, Metaponto, Taranto e Terina, ma non Temesa.

 

Certo è che intorno al 460 a.C. Terina, a fronte sulla piana di Lamezia, si era fatta indipendente ed aveva già iniziato a battere moneta propria.

 

Inoltre intorno al 480 a.C. sembra fermarsi la coniazione delle monete tra Crotone e Pandosia, iniziata a detta concorde di Stazio e Parise intorno al 500 a.C., a tondello largo e corrisponde più a sud all’inizio della monetazione di Terina (che alcuni vorrebbero fondata in questo periodo) che si presenta del tutto immune ad influenze crotoniate. La Pozzi Paolini avrebbe visto forse le monete di Terina tagliate su piede foceo; nel 480-470 a.C. si denota l’apparire sui mercati meridionali della penisola la moneta di Poseidonia, pochissimi esemplari incusi e moltissimi a doppio rilievo.



 

 

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