N. 20 - Agosto 2009
(LI)
Un tuffo nell’oro
Storia dei mondiali di sport acquatici - Parte II
di
Simone Valtieri
A
sette
anni
di
distanza
dai
mondiali
del
1991,
la
capitale
del
Western
Australia
torna
ad
ospitare
la
rassegna
iridata.
Nella
piscina
scoperta
dell’Aquatic
Center
di
Perth
l’australiano
di
origine
polacca
Michael
Klim
conquista
sette
medaglie
facendo
impazzire
il
pubblico
di
casa
e
guadagnandosi
il
titolo
di
uomo
dei
campionati.
Non
bastano
però
alla
nazionale
australiana
le
imprese
del
ragazzo
di
Gdynia
per
bissare
il
trionfale
medagliere
ottenuto
sette
anni
prima.
A
spuntarla
saranno
gli
Stati
Uniti,
che
conseguiranno
un
numero
di
medaglie
d’oro
più
che
doppio
(15
contro
7)
rispetto
ai
canguri
ed
esattamente
il
triplo
della
terza
forza
in
campo,
la
Cina,
molto
ridimensionata
rispetto
a
Roma
1994,
anche
perché
che
alcuni
elementi
della
squadra
saranno
bloccati
all’aeroporto
con
sostanze
dopanti
tra
i
bagagli
(tredici
fiale
contenenti
ormone
della
crescita
ed
altre
sostanze
proibite)
e
rispediti
in
patria.
Nella
terra
dei
canguri
l’eroe
è,
come
detto,
il
ventunenne
Klim,
che
riporta
quattro
ori
(200
stile
libero,
100
farfalla,
4x200
stile
libero
e
4x100
mista),
due
argenti
(4x100
e
100
stile
libero,
battuto
in
questo
caso
soltanto
dal
fuoriclasse
russo
Alexander
Popov)
e un
bronzo
nella
gara
più
veloce
(50
stile
libero).
A
destare
la
maggiore
impressione
è
però
un
suo
giovanissimo
connazionale:
Ian
Thorpe,
che
ad
appena
15
anni
e 3
mesi
vince
di
un
soffio
la
gara
dei
400
stile
libero
sul
compagno
di
squadra
Grant
Hackett
(diciottenne,
pochi
giorni
dopo
campione
nei
1500),
diventando
il
più
giovane
nuotatore
della
storia
a
fregiarsi
di
un
titolo
mondiale.
A
tenere
alta
la
bandiera
del
vecchio
continente
nell’emisfero
australe
ci
pensano,
oltre
allo
“Zar”
Popov,
il
belga
Fred
Deburghghraeve,
già
oro
olimpico
due
anni
prima,
che
vince
i
100
metri
rana,
l’ucraino
Denis
Silantiev
nei
200
farfalla
e
l’olandese
Marcel
Wouda
nei
200
misti.
Il
resto
è
una
sinfonia
americana.
Bill
Pilczuk
è
l’uomo
più
rapido
in
acqua,
aggiudicandosi
i 50
stile
libero,
Lenny
Krayzelburg
il
dominatore
incontrastato
del
dorso,
Kurt
Grote
dei
200
rana
e
Tom
Dolan,
che
neanche
doveva
gareggiare
perché
afflitto
da
un
sensibile
problema
asmatico,
il
campione
del
mondo
dei
400
misti.
L’Italia
è
ben
rappresentata
da
due
giovani
rampanti:
Emiliano
Brembilla,
argento
dietro
Hackett
nei
1500
stile
libero,
e
Massimiliano
Rosolino,
secondo
dietro
l’idolo
di
casa
Klim
nei
200.
Tra
le
donne
solo
due
nuotatrici
escono
dalla
vasca
di
Perth
con
più
di
un
oro
individuale
al
collo:
Yan
Chen,
cinese,
che
fa
sue
le
due
gare
in
programma
sui
400
metri
(misti
e
stile
libero)
e
Jenny
Thompson,
che
si
aggiudica
le
gare
di
100
stile
libero
e
farfalla,
e
contribuisce
ai
trionfi
statunitensi
nelle
4x100.
Dopo
la
Thompson,
l’atleta
più
medagliata
risulta
essere
la
venticinquenne
statunitense
Amy
van
Dyken,
già
quattro
volte
campionessa
olimpica
ad
Atlanta,
che
torna
a
casa
dall’Australia
con
tre
titoli
mondiali
(50
stile
libero
e le
due
staffette
veloci).
Come
il
suo
compagno
di
squadra
Tom
Dolan,
anche
la
Van
Dyken
soffre
di
asma
e
sin
da
piccola
si
avvicina
al
nuoto,
su
consiglio
del
medico,
per
rafforzare
i
polmoni
e
prevenire
futuri
attacchi.
Nella
rana
è
l’ungherese
Agnes
Kovacs
a
privare
della
doppietta
l’americana
Kowal,
vincendo
i
200,
mentre
nella
farfalla
a
fare
oro-argento
nella
gara
lunga
sono
le
due
beniamine
del
pubblico
locale
Susan
O’Neill
e
Petria
Thomas.
Le
gare
di
dorso
vanno
a
sorpresa
all’americana
Lea
Loveless
(100)
e
alla
francese,
di
chiare
origini
rumene,
Roxana
Maracineanu
(200)
mentre
nei
200
stile
libero
conferma
il
titolo
olimpico
di
due
anni
prima
la
costaricana
Claudia
Poll.
Gli
ultimi
due
ori
individuali
vanno
all’americana
Brooke
Bennett
negli
800
stile
libero
e
alla
cinese
Wu
nei
200
misti,
gara
in
cui
arriva
terza
la
ragazza
d’argento
del
nuoto
mondiale,
la
slovacca
Martina
Moravcova
(seconda
nei
100
e
200
stile
libero),
così
definita
per
l’enorme
quantità
di
piazzamenti
a
sfiorare
l’oro
(ben
27
in
carriera
in
manifestazioni
ufficiali)
ottenuti
senza
mai
vincere
un
titolo
olimpico
o
mondiale.
Delle
sei
nuove
gare
in
programma
a
Perth,
ben
quattro
fanno
parte
del
programma
dei
tuffi.
Sono
le
due
prove
sincronizzate
(trampolino
da
tre
metri
e
piattaforma
da
dieci
per
entrambi
i
sessi),
discipline
spettacolari
in
cui
più
che
l’esecuzione
perfetta
del
singolo
tuffo
conta
saltare,
carpiare,
roteare
e
sparire
all’unisono
nell’acqua.
Tra
gli
uomini
i
primi
campioni
mondiali
di
questa
nuova
specialità
sono
le
due
coppie
cinesi
Xu-Yu
e
Sun-Tian,
mentre
tra
le
donne
il
titolo
dal
trampolino
va
al
formidabile
duo
russo
composto
da
Julia
Pakhalina
(oro
anche
nella
gara
classica
da 3
metri)
e
Irina
Lashko
(iridata
da
un
metro)
e
quello
dalla
piattaforma
alla
forte
coppie
ucraina
Olena
Zhupina
(prima
anche
nell’individuale)
e
Svitlana
Serbina.
Alle
spalle
della
Pakhalina,
nel
trampolino
da
tre
metri
c’è
da
annotare
sul
taccuino
un
nome,
quello
della
cinese
Guo
Jingjing
(il
cognome
va
sempre
prima
del
nome
secondo
l’uso
cinese)
che
si
farà
“notare”
negli
anni
a
seguire.
Dal
futuro
dei
tuffi
al
presente,
il
favoloso
russo
Dimitri
Sautin,
che
conferma
il
titolo
di
Roma
nella
piattaforma
cui
aggiunge
l’iride
dal
trampolino
da 3
metri,
andando
a
far
compagnia
al
campione
del
mondo
da
un
metro,
il
cinese
Yu
Zhuocheng.
Le
ultime
due
nuove
gare
in
programma
sono
le 5
km
maschile
e
femminile
del
nuoto
di
fondo,
che
assegna
in
questo
mondiale
anche
due
titoli
a
squadre
misti
(si
sommano
i
tempi
di
donne
e
uomini)
sia
per
la 5
che
per
la
25
km.
Il
nome
predominante
è
quello
del
russo
Aleksey
Akatiev
che
fa
bottino
pieno
vincendo
entrambe
le
gare
individuali
e
cui
sfugge
l’oro
a
squadre
della
5 km
per
un
soffio
(4
secondi
su
oltre
due
ore
e
cinquanta
minuti
di
gara)
alle
spalle
degli
americani.
Tra
le
donne
vincono
le
due
americane
Erica
Rose
(5
km)
e
Tobie
Smith
(25
km)
e
sono
autrici
di
ottime
prove
anche
i
nuotatori
italiani,
tanto
da
aggiudicarsi
due
bronzi
(Luca
Baldini
e la
squadra
mista
dei
5
km)
e un
oro
(il
team
dei
25
km
composto
da
Claudio
Gargaro,
Fabrizio
Pescatori
e
Valeria
Casprini).
Nel
sincronizzato
sono
le
russe
a
primeggiare
in
entrambe
le
prove
(solo,
duo
e
squadre)
guidate
dalla
fuoriclasse
Olga
Sedakova
che
nel
singolo
si
mette
alle
spalle
altre
due
atlete
sublimi
come
la
francese
Virginie
Dedieu
e la
giapponese
Miya
Tachibana.
Nella
pallanuoto
a
prendersi
la
rivincita
rispetto
a
quattro
anni
prima
è la
Spagna,
che
vince
il
titolo
sconfiggendo
in
finale
per
6-4
i
maestri
ungheresi
che
avevano
contribuito
in
precedenza
all’eliminazione
del
“Settebello”
azzurro.
La
squadra
maschile
italiana
verrà
però
riscattata
da
quella
femminile,
il
cosiddetto
“Setterosa”
che
sorprende
il
mondo
conquistando,
dopo
il
terzo
posto
di
Roma,
l’oro
mondiale
a
Perth,
ai
danni
delle
rivali
storiche
dell’Olanda
per
7-6.
Dopo
un
girone
eliminatorio
ai
limiti
del
disastroso
ed
una
qualificazione
agguantata
in
extremis
con
il
quarto
posto,
il
cammino
delle
azzurre
guidate
da
Pierluigi
Formiconi
si
fa
esaltante,
fino
al
successo
finale
contro
le
“Orange”,
che
le
avevano
sconfitte
nel
girone
di
qualificazione
per
11-10.
Dall’edizione
successiva
i
dirigenti
della
Fina
decidono
di
fare
ordine
nei
calendari
internazionali.
Stop
alla
cadenza
quadriennale,
si
torna
in
vasca
per
i
titoli
mondiali
negli
anni
dispari
con
cadenza
biennale,
copiando
la
“sorella”
atletica
leggera,
e
lasciando
gli
anni
pari
alle
manifestazioni
continentali
e
alle
olimpiadi.
Nel
2001
si
va
dunque
a
Fukuoka,
in
Giappone,
per
vedere
l’esplosione
dell’uomo
pesce
Ian
Thorpe
e
l’esordio
di
un
altro
giovane
fenomeno,
Michael
Phelps.
Quelli
di
Fukuoka
saranno
però
ricordati
dagli
italiani
anche
come
i
mondiali
del
boom
di
medaglie,
ben
dodici
di
cui
sei
d’oro
che
valgono
all’Italia
un
quinto
posto
nel
medagliere
a
diretto
contatto
con
le
grandi
potenze
degli
sport
acquatici.
Il
16
luglio
2001,
giorno
inaugurale,
si
contano
1498
atleti
iscritti
alle
gare,
un
centinaio
in
più
rispetto
all’ultima
edizione,
provenienti
da
ben
121
nazioni.
Oltre
centomila
sono
i
biglietti
venduti
per
le
gare
in
piscina,
numero
che
esclude
le
migliaia
di
spettatori
che
hanno
affollato
la
spiaggia
di
Momochi
dove
si
sono
svolte
le
gare
di
fondo.
Proprio
dalle
grandi
maratone
in
acque
aperte
comincia
la
raccolta
delle
medaglie
azzurre:
Viola
Valli
e
Luca
Baldini
vincono
l’oro
nella
5 km
davanti
al
russo
Bezroutchenko
e
alla
tedesca
Peggy
Buchse
(entrambi
si
rifaranno
nella
nuova
specialità
dei
10
km
vincendo
il
titolo).
Dalla
classica
maratona
da
25
km
arriverà
poi
il
terzo
oro
per
l’Italia,
sempre
firmato
Viola
Valli,
varesina
ventinovenne
che
da
neanche
due
anni
aveva
deciso
di
uscire
dalla
piscina,
dove
faticava
ad
ottenere
risultati,
per
tuffarsi
nel
mare
in
acque
aperte
e
trovare
la
sua
giusta
dimensione.
La
piscina
Marine
Messe
del
Fukuoka
Convention
Center
ospita
nella
prima
settimana
le
gare
del
sincronizzato,
prima
di
lasciare
spazio
agli
atleti
del
nuoto.
A
vincere,
ma
non
a
dominare,
saranno
sempre
le
russe.
Olga
Brusnukuna
prende
il
posto
dell’omonima
Sedakova,
ma
il
risultato
non
cambia:
oro
davanti
a
Dedieu
e
Tachybana.
La
sorpresa
arriva
dalla
prova
del
duo
(nella
gara
a
squadre
la
Russia
vince
un
altro
oro)
dove
la
coppia
giapponese
Tachibana-Takeda,
sospinta
da
un
tifo
calorosissimo,
ottiene
ben
cinque
“10”
dalla
giuria
e si
aggiudica
la
prova
sopravanzando
di
una
manciata
di
centesimi
la
coppia
russa
Ermakova-Davydova.
Nei
tuffi
non
c’è
storia,
gli
atleti
provenienti
dalla
Cina
mettono
una
“muraglia”
tra
loro
e il
resto
del
mondo:
otto
ori
su
dieci
prove,
en
plein
negato
loro
dalla
canadese
Blythe
Hartley,
prima
nel
trampolino
da
un
metro
per
tre
soli
punti
sulla
Wu
Minxia,
e da
Dmitri
Sautin,
che
mette
otto
punti
(725
contro
717)
tra
se
stesso
e
Wang
Tianling.
Nella
pallanuoto
si
confermano
campioni
del
mondo
la
Spagna
(che
elimina
il
Settebello
in
semifinale
uomini)
e
l’Italia
nel
femminile,
autrice,
come
tre
anni
prima,
di
un
torneo
in
crescendo
dal
terzo
posto
del
girone
iniziale
fino
al
trionfo
finale
per
7-3
sull’Ungheria.
Tra
le
corsie
della
piscina
Marine
Messe
le
gare
passano
dalle
tradizionali
32 a
40.
Si
aggiungono
sei
prove
rapidissime
(50
metri
rana,
farfalla
e
dorso)
e
due
gare
lunghe
(800
metri
maschili
e
1500
metri
femminili)
queste
ultime
due
ad
equiparare
finalmente
le
gare
in
programma
sia
per
gli
uomini
che
per
le
donne.
L’uomo
siluro
è
Anthony
Ervin,
oro
nei
50 e
100
stile
libero
maschile
davanti,
in
entrambe
le
occasioni,
al
fortissimo
ventitreenne
olandese
Pieter
Van
den
Hoogenband.
L’uomo
squalo
è
invece
Ian
Thorpe.
A
soli
19
anni
il
prodigio
di
Sydney,
già
vincitore
di
cinque
medaglie
alle
olimpiadi
casalinghe
di
dieci
mesi
prima,
fa
sue
le
prove
dei
200,
400
e
800
stile
libero,
in
tutti
i
casi
con
clamorosi
record
del
mondo.
Alle
sue
spalle
una
volta
Van
den
Hoogenband,
al
terzo
argento,
e
due
volte
Grant
Hackett,
l’altro
fenomeno
australiano
che
marca
un’impressionante
14
minuti
e 34
secondi
nei
1500
stile
libero
distanziando
il
secondo
classificato,
l’inglese
Graeme
Smith,
di
quasi
una
vasca.
Grazie
a
questi
due
campioni
ed
un
team
di
altri
formidabili
nuotatori
(tra
i
quali
Geoff
Huegill
oro
nei
50
farfalla,
Matt
Welsh
nei
100
dorso
e il
già
noto
Michael
Klim),
l’Australia
compie
una
storica
impresa
conquistando
i
titoli
in
tutte
e
tre
le
gare
di
staffetta.
Gli
Stati
Uniti
rispondono
agli
oceanici
con
quattro
giovani
talenti:
Aaron
Peirsol,
diciotto,
e
Randall
Bal,
ventuno
anni,
ori
nel
dorso,
Brendan
Hansen,
oro
nei
200
rana
a
vent’anni
e
Michael
Phelps,
ragazzino
di
16
anni
che
si
permette
di
vincere
l’oro
col
record
del
mondo
nei
200
farfalla
all’esordio
mondiale.
Per
tenere
il
passo
il
Vecchio
Continente
si
aggrappa
alla
farfalla
svedese
Lars
Frolander,
alle
rane
del
russo
Sludnov
e
dell’ucraino
Lisogor
e
alla
polivalenza
tutta
italiana
di
Massimiliano
Rosolino
ed
Alessio
Boggiatto,
campioni
del
mondo
nei
200
e
400
misti.
La
donna
dei
campionati
è
una
ragazzona
olandese
di
28
anni,
Inge
De
Bruijin,
bellissima
nell’aspetto
e
con
una
nuotata
potente
che
gli
permetterà
di
vincere
le
gare
più
muscolari
in
programma,
50 e
100
stile
libero
e 50
farfalla.
Nelle
distanze
lunghe
emerge
la
regolare
tedesca
Hannah
Stockbauer
che
fa
doppietta
con
800
e
1500
stile
libero
mentre
nelle
due
prove
di
400
metri
(stile
libero
e
misti)
vince
l’ucraina
Yana
Klochkova
che
ripete
l’impresa
della
Chen
a
Perth.
Quattro
gli
ori
australiani,
la
nazione
più
vincente
tra
le
corsie
al
femminile,
con
la
doppietta
100-200
farfalla
di
Petria
Thomas,
il
trionfo
nei
200
stile
libero
di
Giaan
Rooney
e la
staffetta
4x100
femminile.
Gli
Stati
Uniti,
a
bocca
asciutta
nelle
staffette
(le
altre
due
prove
vanno
a
tedesche
e
britanniche)
si
rifanno
con
l’oro
di
Martha
Bowen
nei
200
misti,
e
con
il
doppio
successo
nei
dorso
con
di
Haley
Cope
nei
50 e
con
la
bellissima
diciannovenne
Natalie
Coughlin
nei
100.
Le
ultime
quattro
medaglie
in
rassegna
le
conquistano
la
diciassettenne
rumena
Diana
Mocanu,
già
con
un
palmares
da
veterana
alle
spalle
(doppio
oro
olimpico
ai
giochi
di
Sydney),
l’ungherese
Kovacs
che
bissa
il
titolo
di
Perth
1998
nei
200
rana
e la
cinese
Luo
Xuejuan,
doppio
oro
nelle
tre
vasche
a
rana
nuotate
(50
più
100).
Nel
2003
il
circo
acquatico
sbarca
a
Barcellona.
I
numeri
sono
colossali:
oltre
duemila
atleti
iscritti
da
157
diverse
nazioni
e
con
una
cornice
di
pubblico
raddoppiata
rispetto
a
Fukuoka
(si
contano
205.000
spettatori
nelle
due
settimane
mondiali).
Le
gare
passano
da
61 a
62:
la
novità
è
nel
nuoto
sincronizzato
che
assegna
il
titolo
del
libero
combinato,
una
prova
a
squadre
con
10
sincronette
in
acqua,
contro
le 8
tradizionali,
impegnate
in
coreografie
ibride,
contenenti
elementi
di
solo,
duo
e
team.
Il
medagliere
in
questa
specialità
viene
inaugurato
dal
Giappone,
che
approfitta
dell’assenza
delle
fortissime
russe,
non
avvezze
a
questa
novità.
Nelle
altre
gare
però,
come
da
tradizione,
le
atlete
dell’ex
armata
vincono
due
ori,
beffati
nella
gara
del
solo
dalla
classe
e
dall’eleganza
della
sirenetta
francese
Virginie
Dedieu.
La
novità
più
rilevante
è
però
la
crescita
della
Spagna,
guidata
dalla
bravissima
Gemma
Mengual,
che
conquista
due
medaglie
di
bronzo
nelle
prestigiose
prove
di
solo
e
duo.
La
nazionale
iberica
davanti
al
pubblico
di
casa
conquista
medaglie
anche
nel
fondo
con
David
Meca
che
riporta
due
bei
piazzamenti
(un
argento
e un
bronzo)
nella
10
km e
nella
25
km
alle
spalle
degli
imbattibili
russi
(tre
ori
per
loro
al
maschile).
Tra
le
donne
Viola
Valli
non
lascia
ma
raddoppia
il
bottino
di
due
anni
prima
con
altre
due
splendide
medaglie
d’oro
nelle
due
gare
“brevi”
del
fondo,
non
partecipando
alla
maratona
delle
acque
appannaggio
dell’olandese
Edith
van
Dijk.
I
tuffi
parlano
meno
cinese
del
solito.
Si
conferma
nelle
sue
due
gare
la
campionessa
Guo
Jingjing
che
dai
tre
metri
(da
sola
e in
coppia
con
Wu
Minxia)
non
trova
rivali
e si
aggiungono
ai
suoi
trionfi
quelli
delle
piattaformiste
Lao
e Li
e
del
trampolinista
Xu.
Il
resto
è
Russia,
Canada
e
Australia.
Emilie
Haymans
e
Alexandre
Despatie
sono
i
due
fuoriclasse
canadesi
che
si
tuffano
nell’oro
dalla
piattaforma,
Aleksandr
Dobroskok
è
l’erede
di
Sautin
con
due
ori
dal
trampolino
3
metri
(quello
nel
sincronizzato
proprio
in
coppia
con
lo
Zar
Dimitri)
mentre
la
russa
naturalizzata
Irina
Lashko
e la
coppia
Helm-Newbery
sono
infine
gli
iridati
australiani.
La
pallanuoto
regala
due
argenti
alle
formazioni
italiane,
entrambe
uscite
sconfitte
dalle
finali.
Il
torneo
maschile
va
all’Ungheria,
che
supera
un
ottimo
Settebello
per
11-9,
mentre
quello
femminile
alle
statunitensi,
capaci
di
vincere
per
8-6
sulle
bicampionesse
del
mondo.
Delude,
nonostante
il
calorosissimo
supporto
del
pubblico
barcellonese,
la
Spagna,
autrice
di
una
partenza
col
botto
(tre
successi
su
tre
nel
girone)
e di
un
tonfo
nei
quarti
di
finale
con
la
Serbia-Montenegro,
persi
per
7-3.
Nel
nuoto
in
piscina
tra
le
ragazze
emerge
la
tedesca
Stockbauer,
che
allunga
il
predominio
anche
sulla
gara
dei
400
stile
libero,
dopo
essersi
riconfermata
negli
800
e
nei
1500.
La
Spagna
esulta
per
il
titolo
mondiale
conquistato
dalla
russa
naturalizzata
iberica,
Nina
Zhivanevskaya,
capace
di
far
rivivere
la
gioia
dell’oro
al
pubblico
spagnolo
nello
stesso
stile,
il
dorso,
che
fu
di
Martin
Lopez-Zubero.
La
rassegna
dei
titoli
ottenuti
da
atleti
europei
è
solamente
cominciata:
Inge
De
Bruijn
vince
50
stile
libero
e
farfalla,
la
finlandese
Hanna
Maria
Seppala
trionfa
a
sorpresa
nei
100
stile
libero,
così
come
la
bielorussa
Alena
Popchanka
nella
doppia
distanza
(argento
l’eterna
seconda
Moravcova).
La
britannica
Katy
Sexton
e la
tedesca
Antje
Buschschulte
si
spartiscono
i
due
titoli
sulle
distanze
classiche
del
dorso,
mentre
l’ucraina
Yana
Klochkova
fa
sue
entrambe
le
gare
nei
misti.
L’ultimo
oro
europeo
al
femminile
se
lo
aggiudica
una
brava
polacca
dal
cognome
impronunciabile,
Otylia
Jedrzejczak,
nei
200
farfalla,
lasciando
quello
dei
100
all’americana
Jenny
Thompson
per
una
manciata
di
centesimi.
Eccezione,
in
questo
dominio
del
vecchio
continente,
è
quello
che
accade
nelle
staffette
e
nelle
gare
a
rana.
I
tre
titoli
individuali
di
quest’ultimo
stile
trovano
una
sola
atleta
europea
sul
podio
(la
britannica
Zoe
Baker
terza
nei
50)
e un
duello
del
resto
del
mondo
per
i
piazzamenti
che
contano.
Finisce
con
due
ori
della
cinese
Luo
Xuejuan
e
uno
(nei
200)
della
avvenente
americana
Amanda
Beard.
Le
staffette
invece
invertono
la
situazione:
due
vittorie
americane
nello
stile
libero
e
trionfo
delle
atlete
dagli
occhi
a
mandorla
nei
misti.
Dalle
corsie
del
nuoto
maschile
arrivano
conferme,
delusioni
e
novità.
Le
conferme
sono
quelle
dei
fortissimi
Popov,
Thorpe
e
Hackett,
che
si
spartiscono
le
prove
a
stile
libero.
Le
delusioni
arrivano
da
Pieter
Van
den
Hoogenband,
che
proprio
non
riesce
a
strappare
un
oro
mondiale,
terminando
due
volte
secondo
ed
una
volta
terzo.
La
novità
è
Kosuke
Kitajima,
giapponese
che
divora
le
due
gare
classiche
a
rana
con
i
rispettivi
record
mondiali.
Nella
gara
veloce
invece
(50
metri),
sempre
nello
stile
anfibio,
vince
il
britannico
James
Gibson,
imitato
nelle
sprint
a
farfalla
dall’australiano
Matthew
Welsh
e
dal
tedesco
Thomas
Rupprath
nel
dorso,
entrambi
con
il
record
del
mondo
delle
giovani
distanze.
Con
due
anni
di
più
sulle
spalle,
il
diciottenne
Michael
Phelps
sorprende
ogni
volta
che
entra
in
vasca:
tre
ori
con
due
record
del
mondo
nelle
gare
individuali
dei
200
e
400
misti
e
dei
200
farfalla,
argento
invece,
beffato
di
12
centesimi
dal
rapidissimo
connazionale
Ian
Crocker
nei
100.
Se a
quest’ultimo,
capace
di
battere
Phelps,
si
aggiungono
il
dominatore
del
dorso
Aaron
Peirsol
(sue
le
gare
dei
100
e
200),
il
comprimario
di
Kitajima
nelle
gare
a
rana
Brendan
Hansen
e
lo
specialista
della
velocità
Jason
Lezak,
quello
che
ne
deriva
è
una
staffetta
4x100
mista
inarrivabile
per
chiunque.
Nell’ultima
gara
dell’ultimo
giorno
di
gare
infatti,
come
da
pronostico,
arriva
il
record
del
mondo
per
gli
americani
che
vendicano
così
le
controprestazioni
delle
altre
due
staffette
a
stelle
e
strisce
(seconde
alle
spalle
di
Russia
e
Australia
nella
4x100
e
nella
4x200
stile
libero).