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storia & sport


N. 20 - Agosto 2009 (LI)

Un tuffo nell’oro
Storia dei mondiali di sport acquatici - Parte II

di Simone Valtieri

 

A sette anni di distanza dai mondiali del 1991, la capitale del Western Australia torna ad ospitare la rassegna iridata. Nella piscina scoperta dell’Aquatic Center di Perth l’australiano di origine polacca Michael Klim conquista sette medaglie facendo impazzire il pubblico di casa e guadagnandosi il titolo di uomo dei campionati.

 

Non bastano però alla nazionale australiana le imprese del ragazzo di Gdynia per bissare il trionfale medagliere ottenuto sette anni prima. A spuntarla saranno gli Stati Uniti, che conseguiranno un numero di medaglie d’oro più che doppio (15 contro 7) rispetto ai canguri ed esattamente il triplo della terza forza in campo, la Cina, molto ridimensionata rispetto a Roma 1994, anche perché che alcuni elementi della squadra saranno bloccati all’aeroporto con sostanze dopanti tra i bagagli (tredici fiale contenenti ormone della crescita ed altre sostanze proibite) e rispediti in patria.

 

Nella terra dei canguri l’eroe è, come detto, il ventunenne Klim, che riporta quattro ori (200 stile libero, 100 farfalla, 4x200 stile libero e 4x100 mista), due argenti (4x100 e 100 stile libero, battuto in questo caso soltanto dal fuoriclasse russo Alexander Popov) e un bronzo nella gara più veloce (50 stile libero). A destare la maggiore impressione è però un suo giovanissimo connazionale: Ian Thorpe, che ad appena 15 anni e 3 mesi vince di un soffio la gara dei 400 stile libero sul compagno di squadra Grant Hackett (diciottenne, pochi giorni dopo campione nei 1500), diventando il più giovane nuotatore della storia a fregiarsi di un titolo mondiale.

 

A tenere alta la bandiera del vecchio continente nell’emisfero australe ci pensano, oltre allo “Zar” Popov, il belga Fred Deburghghraeve, già oro olimpico due anni prima, che vince i 100 metri rana, l’ucraino Denis Silantiev nei 200 farfalla e l’olandese Marcel Wouda nei 200 misti. Il resto è una sinfonia americana. Bill Pilczuk è l’uomo più rapido in acqua, aggiudicandosi i 50 stile libero, Lenny Krayzelburg il dominatore incontrastato del dorso, Kurt Grote dei 200 rana e Tom Dolan, che neanche doveva gareggiare perché afflitto da un sensibile problema asmatico, il campione del mondo dei 400 misti. L’Italia è ben rappresentata da due giovani rampanti: Emiliano Brembilla, argento dietro Hackett nei 1500 stile libero, e Massimiliano Rosolino, secondo dietro l’idolo di casa Klim nei 200.

 

Tra le donne solo due nuotatrici escono dalla vasca di Perth con più di un oro individuale al collo: Yan Chen, cinese, che fa sue le due gare in programma sui 400 metri (misti e stile libero) e Jenny Thompson, che si aggiudica le gare di 100 stile libero e farfalla, e contribuisce ai trionfi statunitensi nelle 4x100. Dopo la Thompson, l’atleta più medagliata risulta essere la venticinquenne statunitense Amy van Dyken, già quattro volte campionessa olimpica ad Atlanta, che torna a casa dall’Australia con tre titoli mondiali (50 stile libero e le due staffette veloci). Come il suo compagno di squadra Tom Dolan, anche la Van Dyken soffre di asma e sin da piccola si avvicina al nuoto, su consiglio del medico, per rafforzare i polmoni e prevenire futuri attacchi.

 

Nella rana è l’ungherese Agnes Kovacs a privare della doppietta l’americana Kowal, vincendo i 200, mentre nella farfalla a fare oro-argento nella gara lunga sono le due beniamine del pubblico locale Susan O’Neill e Petria Thomas. Le gare di dorso vanno a sorpresa all’americana Lea Loveless (100) e alla francese, di chiare origini rumene, Roxana Maracineanu (200) mentre nei 200 stile libero conferma il titolo olimpico di due anni prima la costaricana Claudia Poll. Gli ultimi due ori individuali vanno all’americana Brooke Bennett negli 800 stile libero e alla cinese Wu nei 200 misti, gara in cui arriva terza la ragazza d’argento del nuoto mondiale, la slovacca Martina Moravcova (seconda nei 100 e 200 stile libero), così definita per l’enorme quantità di piazzamenti a sfiorare l’oro (ben 27 in carriera in manifestazioni ufficiali) ottenuti senza mai vincere un titolo olimpico o mondiale.

 

Delle sei nuove gare in programma a Perth, ben quattro fanno parte del programma dei tuffi. Sono le due prove sincronizzate (trampolino da tre metri e piattaforma da dieci per entrambi i sessi), discipline spettacolari in cui più che l’esecuzione perfetta del singolo tuffo conta saltare, carpiare, roteare e sparire all’unisono nell’acqua. Tra gli uomini i primi campioni mondiali di questa nuova specialità sono le due coppie cinesi Xu-Yu e Sun-Tian, mentre tra le donne il titolo dal trampolino va al formidabile duo russo composto da Julia Pakhalina (oro anche nella gara classica da 3 metri) e Irina Lashko (iridata da un metro) e quello dalla piattaforma alla forte coppie ucraina Olena Zhupina (prima anche nell’individuale) e Svitlana Serbina.

 

Alle spalle della Pakhalina, nel trampolino da tre metri c’è da annotare sul taccuino un nome, quello della cinese Guo Jingjing (il cognome va sempre prima del nome secondo l’uso cinese) che si farà “notare” negli anni a seguire. Dal futuro dei tuffi al presente, il favoloso russo Dimitri Sautin, che conferma il titolo di Roma nella piattaforma cui aggiunge l’iride dal trampolino da 3 metri, andando a far compagnia al campione del mondo da un metro, il cinese Yu Zhuocheng.

 

Le ultime due nuove gare in programma sono le 5 km maschile e femminile del nuoto di fondo, che assegna in questo mondiale anche due titoli a squadre misti (si sommano i tempi di donne e uomini) sia per la 5 che per la 25 km. Il nome predominante è quello del russo Aleksey Akatiev che fa bottino pieno vincendo entrambe le gare individuali e cui sfugge l’oro a squadre della 5 km per un soffio (4 secondi su oltre due ore e cinquanta minuti di gara) alle spalle degli americani. Tra le donne vincono le due americane Erica Rose (5 km) e Tobie Smith (25 km) e sono autrici di ottime prove anche i nuotatori italiani, tanto da aggiudicarsi due bronzi (Luca Baldini e la squadra mista dei 5 km) e un oro (il team dei 25 km composto da Claudio Gargaro, Fabrizio Pescatori e Valeria Casprini).

 

Nel sincronizzato sono le russe a primeggiare in entrambe le prove (solo, duo e squadre) guidate dalla fuoriclasse Olga Sedakova che nel singolo si mette alle spalle altre due atlete sublimi come la francese Virginie Dedieu e la giapponese Miya Tachibana. Nella pallanuoto a prendersi la rivincita rispetto a quattro anni prima è la Spagna, che vince il titolo sconfiggendo in finale per 6-4 i maestri ungheresi che avevano contribuito in precedenza all’eliminazione del “Settebello” azzurro. La squadra maschile italiana verrà però riscattata da quella femminile, il cosiddetto “Setterosa” che sorprende il mondo conquistando, dopo il terzo posto di Roma, l’oro mondiale a Perth, ai danni delle rivali storiche dell’Olanda per 7-6. Dopo un girone eliminatorio ai limiti del disastroso ed una qualificazione agguantata in extremis con il quarto posto, il cammino delle azzurre guidate da Pierluigi Formiconi si fa esaltante, fino al successo finale contro le “Orange”, che le avevano sconfitte nel girone di qualificazione per 11-10.

 

Dall’edizione successiva i dirigenti della Fina decidono di fare ordine nei calendari internazionali. Stop alla cadenza quadriennale, si torna in vasca per i titoli mondiali negli anni dispari con cadenza biennale, copiando la “sorella” atletica leggera, e lasciando gli anni pari alle manifestazioni continentali e alle olimpiadi. Nel 2001 si va dunque a Fukuoka, in Giappone, per vedere l’esplosione dell’uomo pesce Ian Thorpe e l’esordio di un altro giovane fenomeno, Michael Phelps. Quelli di Fukuoka saranno però ricordati dagli italiani anche come i mondiali del boom di medaglie, ben dodici di cui sei d’oro che valgono all’Italia un quinto posto nel medagliere a diretto contatto con le grandi potenze degli sport acquatici.

 

Il 16 luglio 2001, giorno inaugurale, si contano 1498 atleti iscritti alle gare, un centinaio in più rispetto all’ultima edizione, provenienti da ben 121 nazioni. Oltre centomila sono i biglietti venduti per le gare in piscina, numero che esclude le migliaia di spettatori che hanno affollato la spiaggia di Momochi dove si sono svolte le gare di fondo.

 

Proprio dalle grandi maratone in acque aperte comincia la raccolta delle medaglie azzurre: Viola Valli e Luca Baldini vincono l’oro nella 5 km davanti al russo Bezroutchenko e alla tedesca Peggy Buchse (entrambi si rifaranno nella nuova specialità dei 10 km vincendo il titolo). Dalla classica maratona da 25 km arriverà poi il terzo oro per l’Italia, sempre firmato Viola Valli, varesina ventinovenne che da neanche due anni aveva deciso di uscire dalla piscina, dove faticava ad ottenere risultati, per tuffarsi nel mare in acque aperte e trovare la sua giusta dimensione. La piscina Marine Messe del Fukuoka Convention Center ospita nella prima settimana le gare del sincronizzato, prima di lasciare spazio agli atleti del nuoto.

 

A vincere, ma non a dominare, saranno sempre le russe. Olga Brusnukuna prende il posto dell’omonima Sedakova, ma il risultato non cambia: oro davanti a Dedieu e Tachybana. La sorpresa arriva dalla prova del duo (nella gara a squadre la Russia vince un altro oro) dove la coppia giapponese Tachibana-Takeda, sospinta da un tifo calorosissimo, ottiene ben cinque “10” dalla giuria e si aggiudica la prova sopravanzando di una manciata di centesimi la coppia russa Ermakova-Davydova. Nei tuffi non c’è storia, gli atleti provenienti dalla Cina mettono una “muraglia” tra loro e il resto del mondo: otto ori su dieci prove, en plein negato loro dalla canadese Blythe Hartley, prima nel trampolino da un metro per tre soli punti sulla Wu Minxia, e da Dmitri Sautin, che mette otto punti (725 contro 717) tra se stesso e Wang Tianling. Nella pallanuoto si confermano campioni del mondo la Spagna (che elimina il Settebello in semifinale uomini) e l’Italia nel femminile, autrice, come tre anni prima, di un torneo in crescendo dal terzo posto del girone iniziale fino al trionfo finale per 7-3 sull’Ungheria.

 

Tra le corsie della piscina Marine Messe le gare passano dalle tradizionali 32 a 40. Si aggiungono sei prove rapidissime (50 metri rana, farfalla e dorso) e due gare lunghe (800 metri maschili e 1500 metri femminili) queste ultime due ad equiparare finalmente le gare in programma sia per gli uomini che per le donne. L’uomo siluro è Anthony Ervin, oro nei 50 e 100 stile libero maschile davanti, in entrambe le occasioni, al fortissimo ventitreenne olandese Pieter Van den Hoogenband. L’uomo squalo è invece Ian Thorpe. A soli 19 anni il prodigio di Sydney, già vincitore di cinque medaglie alle olimpiadi casalinghe di dieci mesi prima, fa sue le prove dei 200, 400 e 800 stile libero, in tutti i casi con clamorosi record del mondo. Alle sue spalle una volta Van den Hoogenband, al terzo argento, e due volte Grant Hackett, l’altro fenomeno australiano che marca un’impressionante 14 minuti e 34 secondi nei 1500 stile libero distanziando il secondo classificato, l’inglese Graeme Smith, di quasi una vasca. Grazie a questi due campioni ed un team di altri formidabili nuotatori (tra i quali Geoff Huegill oro nei 50 farfalla, Matt Welsh nei 100 dorso e il già noto Michael Klim), l’Australia compie una storica impresa conquistando i titoli in tutte e tre le gare di staffetta.

 

Gli Stati Uniti rispondono agli oceanici con quattro giovani talenti: Aaron Peirsol, diciotto, e Randall Bal, ventuno anni, ori nel dorso, Brendan Hansen, oro nei 200 rana a vent’anni e Michael Phelps, ragazzino di 16 anni che si permette di vincere l’oro col record del mondo nei 200 farfalla all’esordio mondiale. Per tenere il passo il Vecchio Continente si aggrappa alla farfalla svedese Lars Frolander, alle rane del russo Sludnov e dell’ucraino Lisogor e alla polivalenza tutta italiana di Massimiliano Rosolino ed Alessio Boggiatto, campioni del mondo nei 200 e 400 misti.

 

La donna dei campionati è una ragazzona olandese di 28 anni, Inge De Bruijin, bellissima nell’aspetto e con una nuotata potente che gli permetterà di vincere le gare più muscolari in programma, 50 e 100 stile libero e 50 farfalla. Nelle distanze lunghe emerge la regolare tedesca Hannah Stockbauer che fa doppietta con 800 e 1500 stile libero mentre nelle due prove di 400 metri (stile libero e misti) vince l’ucraina Yana Klochkova che ripete l’impresa della Chen a Perth. Quattro gli ori australiani, la nazione più vincente tra le corsie al femminile, con la doppietta 100-200 farfalla di Petria Thomas, il trionfo nei 200 stile libero di Giaan Rooney e la staffetta 4x100 femminile.

 

Gli Stati Uniti, a bocca asciutta nelle staffette (le altre due prove vanno a tedesche e britanniche) si rifanno con l’oro di Martha Bowen nei 200 misti, e con il doppio successo nei dorso con di Haley Cope nei 50 e con la bellissima diciannovenne Natalie Coughlin nei 100. Le ultime quattro medaglie in rassegna le conquistano la diciassettenne rumena Diana Mocanu, già con un palmares da veterana alle spalle (doppio oro olimpico ai giochi di Sydney), l’ungherese Kovacs che bissa il titolo di Perth 1998 nei 200 rana e la cinese Luo Xuejuan, doppio oro nelle tre vasche a rana nuotate (50 più 100).

 

Nel 2003 il circo acquatico sbarca a Barcellona. I numeri sono colossali: oltre duemila atleti iscritti da 157 diverse nazioni e con una cornice di pubblico raddoppiata rispetto a Fukuoka (si contano 205.000 spettatori nelle due settimane mondiali).

 

Le gare passano da 61 a 62: la novità è nel nuoto sincronizzato che assegna il titolo del libero combinato, una prova a squadre con 10 sincronette in acqua, contro le 8 tradizionali, impegnate in coreografie ibride, contenenti elementi di solo, duo e team. Il medagliere in questa specialità viene inaugurato dal Giappone, che approfitta dell’assenza delle fortissime russe, non avvezze a questa novità. Nelle altre gare però, come da tradizione, le atlete dell’ex armata vincono due ori, beffati nella gara del solo dalla classe e dall’eleganza della sirenetta francese Virginie Dedieu.

 

La novità più rilevante è però la crescita della Spagna, guidata dalla bravissima Gemma Mengual, che conquista due medaglie di bronzo nelle prestigiose prove di solo e duo. La nazionale iberica davanti al pubblico di casa conquista medaglie anche nel fondo con David Meca che riporta due bei piazzamenti (un argento e un bronzo) nella 10 km e nella 25 km alle spalle degli imbattibili russi (tre ori per loro al maschile). Tra le donne Viola Valli non lascia ma raddoppia il bottino di due anni prima con altre due splendide medaglie d’oro nelle due gare “brevi” del fondo, non partecipando alla maratona delle acque appannaggio dell’olandese Edith van Dijk.

 

I tuffi parlano meno cinese del solito. Si conferma nelle sue due gare la campionessa Guo Jingjing che dai tre metri (da sola e in coppia con Wu Minxia) non trova rivali e si aggiungono ai suoi trionfi quelli delle piattaformiste Lao e Li e del trampolinista Xu. Il resto è Russia, Canada e Australia. Emilie Haymans e Alexandre Despatie sono i due fuoriclasse canadesi che si tuffano nell’oro dalla piattaforma, Aleksandr Dobroskok è l’erede di Sautin con due ori dal trampolino 3 metri (quello nel sincronizzato proprio in coppia con lo Zar Dimitri) mentre la russa naturalizzata Irina Lashko e la coppia Helm-Newbery sono infine gli iridati australiani. La pallanuoto regala due argenti alle formazioni italiane, entrambe uscite sconfitte dalle finali.

 

Il torneo maschile va all’Ungheria, che supera un ottimo Settebello per 11-9, mentre quello femminile alle statunitensi, capaci di vincere per 8-6 sulle bicampionesse del mondo. Delude, nonostante il calorosissimo supporto del pubblico barcellonese, la Spagna, autrice di una partenza col botto (tre successi su tre nel girone) e di un tonfo nei quarti di finale con la Serbia-Montenegro, persi per 7-3.

 

Nel nuoto in piscina tra le ragazze emerge la tedesca Stockbauer, che allunga il predominio anche sulla gara dei 400 stile libero, dopo essersi riconfermata negli 800 e nei 1500. La Spagna esulta per il titolo mondiale conquistato dalla russa naturalizzata iberica, Nina Zhivanevskaya, capace di far rivivere la gioia dell’oro al pubblico spagnolo nello stesso stile, il dorso, che fu di Martin Lopez-Zubero. La rassegna dei titoli ottenuti da atleti europei è solamente cominciata: Inge De Bruijn vince 50 stile libero e farfalla, la finlandese Hanna Maria Seppala trionfa a sorpresa nei 100 stile libero, così come la bielorussa Alena Popchanka nella doppia distanza (argento l’eterna seconda Moravcova). La britannica Katy Sexton e la tedesca Antje Buschschulte si spartiscono i due titoli sulle distanze classiche del dorso, mentre l’ucraina Yana Klochkova fa sue entrambe le gare nei misti.

 

L’ultimo oro europeo al femminile se lo aggiudica una brava polacca dal cognome impronunciabile, Otylia Jedrzejczak, nei 200 farfalla, lasciando quello dei 100 all’americana Jenny Thompson per una manciata di centesimi. Eccezione, in questo dominio del vecchio continente, è quello che accade nelle staffette e nelle gare a rana. I tre titoli individuali di quest’ultimo stile trovano una sola atleta europea sul podio (la britannica Zoe Baker terza nei 50) e un duello del resto del mondo per i piazzamenti che contano. Finisce con due ori della cinese Luo Xuejuan e uno (nei 200) della avvenente americana Amanda Beard. Le staffette invece invertono la situazione: due vittorie americane nello stile libero e trionfo delle atlete dagli occhi a mandorla nei misti.

 

Dalle corsie del nuoto maschile arrivano conferme, delusioni e novità. Le conferme sono quelle dei fortissimi Popov, Thorpe e Hackett, che si spartiscono le prove a stile libero. Le delusioni arrivano da Pieter Van den Hoogenband, che proprio non riesce a strappare un oro mondiale, terminando due volte secondo ed una volta terzo. La novità è Kosuke Kitajima, giapponese che divora le due gare classiche a rana con i rispettivi record mondiali. Nella gara veloce invece (50 metri), sempre nello stile anfibio, vince il britannico James Gibson, imitato nelle sprint a farfalla dall’australiano Matthew Welsh e dal tedesco Thomas Rupprath nel dorso, entrambi con il record del mondo delle giovani distanze.

 

Con due anni di più sulle spalle, il diciottenne Michael Phelps sorprende ogni volta che entra in vasca: tre ori con due record del mondo nelle gare individuali dei 200 e 400 misti e dei 200 farfalla, argento invece, beffato di 12 centesimi dal rapidissimo connazionale Ian Crocker nei 100.

 

Se a quest’ultimo, capace di battere Phelps, si aggiungono il dominatore del dorso Aaron Peirsol (sue le gare dei 100 e 200), il comprimario di Kitajima nelle gare a rana Brendan Hansen e  lo specialista della velocità Jason Lezak, quello che ne deriva è una staffetta 4x100 mista inarrivabile per chiunque.

 

Nell’ultima gara dell’ultimo giorno di gare infatti, come da pronostico, arriva il record del mondo per gli americani che vendicano così le controprestazioni delle altre due staffette a stelle e strisce (seconde alle spalle di Russia e Australia nella 4x100 e nella 4x200 stile libero).



 

 

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