N. 120 - Dicembre 2017
(CLI)
Vichinghi e paganesimo
La mitologia norrena Al cinema tra storia e invenzione
di Ilaria La Fauci
Lo scorso autunno 2017 è uscito nelle sale cinematografiche il film Thor: Ragnarok, terzo episodio della saga che vede come protagonista il supereroe della Marvel. Di recente la cinematografia attinge spesso alla storia per creare prodotti televisivi affascinanti e travolgenti: in questo modo tale disciplina, vista solitamente come noiosa e inutile (conseguenza ricorrente dei pessimi insegnamenti effettuati nelle scuole medie e superiori), acquista un fascino in grado di tenere incollate le persone agli schermi del cinema e della tv.
Un
ottimo
modo
dunque
per
insegnare
la
storia
risulta
essere
l’utilizzo
multimediale
della
stessa
ai
fini
del
creare
un
prodotto
carico
di
suspense,
fascino
e
vita.
Nei
decenni
scorsi,
la
storia
acquistava
un
ruolo
di
sfondo
fine
a se
stesso
nei
film
e
nelle
serie
tv:
ovvero
era
necessario
un
tempo
e
uno
spazio
in
cui
inserire
storie
d’amore,
gialli
o
qualsivoglia
storiella
e si
sceglieva
un’epoca
storica
piuttosto
statica
e ai
margini
della
narrazione.
Esistevano
i
film
di
storia,
ma
anche
quelli,
come
i
manuali,
venivano
definiti
pesanti
o
noiosi.
Da
diversi
anni
invece
ha
fatto
capolino
un
nuovo
modo
di
utilizzare
le
meravigliose
vicende
del
passato:
esattamente
come
fece
Manzoni
ne
I
Promessi
Sposi,
oggi
gli
sceneggiatori
danno
un
ruolo
di
rilevanza
alla
storia,
ponendo
l’accento
non
più
sulla
storiella
superficiale,
ma
concedendo
un
enorme
spazio
alla
trattazione
di
eventi
accaduti
nel
passato.
Gli
esempi
sono
molteplici:
Sherlock
Holmes:
Gioco
di
Ombre
narra
alcune
vicende
relative
alla
fine
del
XIX
secolo,
ovvero
ciò
che
accadde
alle
porte
della
Prima
Guerra
Mondiale
e
come
le
potenze
europee
stessero
gettando
le
basi
per
effettuare
una
corsa
agli
armamenti,
consci
delle
conseguenze
che
le
ostilità
potessero
portare;
Il
Gladiatore,
Alexander
o
Troy
che,
seppur
con
diversi
errori
storici,
narrano
vicende
romane,
greche
e
leggendarie;
anche
Il
Padrino
è un
buon
esempio
di
storia
degli
anni
Venti.
Questa
moda
si è
estesa
alla
televisione,
attraverso
serie
tv
come
Genius
(la
prima
stagione
espone
la
vita
di
Einstein
e le
difficoltà
di
un
ebreo
vissuto
nella
Germania
nazista),
Medici:
Masters
of
Florence
(sull’ascesa
della
potente
famiglia
fiorentina),
I
Borgia,
Reign
(sulla
vita
della
regina
di
Scozia
Maria
Tudor),
Vikings
(sul
mondo
scandinavo
e
sul
contatto
con
il
mondo
europeo).
Tanti
sono
gli
esempi
che
si
potrebbero
elencare
e la
cosa
che
maggiormente
colpisce
è
l’attenzione
ai
dettagli
nella
creazione
di
una
trama
che
coincida
il
più
possibile
con
l’epoca
storica
trattata
(ci
sono
delle
eccezioni
come
l’avvicinamento
temporale
di
personaggi
vissuti
in
epoche
diverse
al
fine
di
conferire
maggiore
complessità
alla
trama,
ma
tutto
sommato
conoscendo
queste
variazioni
si
può
ottenere
una
discreta
conoscenza
di
quel
periodo
storico
tramite
la
pacata
visione
di
una
serie
tv).
Il
mondo
del
cinema
ha
sempre
attratto
ammiratori
e
appassionati:
inserirvi
la
storia
è
geniale
perché,
nel
momento
in
cui
si
rimane
fedeli
alla
verità,
si
creano
prodotti
televisivi
in
grado
di
fornire
una
conoscenza
base
di
alcune
vicissitudine
del
passato,
acquistando
dunque
una
validità
educativa.
Tornando
a
Thor:
Ragnarok,
il
mitologico
mondo
di
Odino,
l’albero
dei
mondi
Yggdrasil,
la
complessità
della
visione
del
mondo
circa
la
vita
e la
morte
hanno
attratto
innanzitutto
gli
autori
dei
fumetti
(la
Marvel,
così
come
la
DC
Comics,
vanta
numerosi
eroi
ambientati
in
uno
sfondo
storico
dettagliato,
primo
tra
tutti
Capitan
America
nel
periodo
della
seconda
guerra
mondiale
e
dello
scontro
tra
America
e
Germania)
e
sono
risultati
un’ottima
sceneggiatura
da
presentare
nel
mondo
cinematografico:
ovviamente
per
esigenza
di
trama,
i
personaggi
sono
supereroi
in
contatto
con
gli
esseri
umani,
spesso
vengono
inserite
vicende
frutto
di
fantasia,
ma
la
base
storica/leggendaria
di
fondo
è
forte
e si
percepisce.
In
particolar
modo
si
può
fare
riferimento
al
Ragnarok
perché
questo
termine
strano
di
origine
scandinava
nasconde
una
credenza
pagana
ben
radicata,
spesso
citata
a
bassa
voce
e
con
paura
dai
personaggi
della
serie
tv
Vikings.
Si
racconta
che
il
caos
vincerà
sull’ordine,
Loki
avvierà
una
distruzione
in
cui
le
due
forze,
ordine
e
disordine,
si
scontreranno
e
non
ci
saranno
vincitori
né
vinti:
un
nuovo
mondo
risorgerà
dalle
ceneri
di
questo
conflitto.
Ci
sono
diverse
assonanze
con
l’apocalisse
cristiana,
così
come
si
riscontrano
nell’idea
del
sacrificio
(i
norreni
però
compivano
sacrifici
umani
e
non
solo
animali)
e
nell’idea
di
un
aldilà
che
gli
esseri
umani
devono
guadagnarsi
attraverso
una
vita
vissuta
in
maniera
conforme
ai
principi
dettati
dalle
divinità.
In
Vikings
un
monaco
cristiano
viene
rapito
dal
futuro
conte
nordico
e
portato
in
Scandinavia:
il
personaggio
prenderà
consapevolezza
dei
costumi
e
delle
tradizioni
norrene
e,
successivamente,
riporterà
questo
confronto
ai
re
cristiani,
in
relazione
alle
somiglianze
delle
due
religioni,
a
prescindere
dalle
etichette
e
definizioni
dogmatiche
di
cristianesimo
e
paganesimo.
Adamo
di
Brema,
autore
delle
Gesta
dei
vescovi
delle
chiese
di
Amburgo,
descrive
brevemente
del
culto
pagano
vichingo:
“In
questo
tempio
adornato
tutto
d’oro,
il
popolo
venera
le
statue
di
tre
dèi:
il
più
potente
di
essi
è
Thor
ed
ha
il
suo
tronco
al
centro;
Wodan
(Odino)
e
Fricco
(Freyr,
fratello
di
Freya)
hanno
i
loro
posti
ai
due
lati.
Il
loro
significato
è
questo:
Thor
dicono
governa
il
cillo
ed è
signore
del
tuono,
fulmine,
vento,
pioggia,
bel
tempo
e
prodotti
del
suolo.
Il
secondo
è
Wodan,
cioè
furore:
egli
fa
guerra
ed
incute
agli
uomini
coraggio
davanti
ai
nemici.
Il
terzo
Fricco,
che
distribuisce
la
pace
e il
piacere
fra
gli
uomini,
il
cui
idolo
adorno
di
un
gigantesco
priapo.
Wodan
lo
descrivono
come
il
nostro
popolo
descrive
Marte.
Thor
con
il
suo
scettro
rassomiglia
a
Giove”.
Il
tempio
cui
si
fa
riferimento,
citato
anche
in
Vikings,
è il
quello
di
Uppsale:
ogni
nove
anni
gli
uomini
compivano
dei
sacrifici
umani
e
animali,
nove
per
ogni
genere;
questo
era
un
modo
per
ringraziare,
placare,
chiedere,
rispettare
gli
dèi.
Non
era
possibile
sfuggirvi
e le
vittime
sacrificali,
nel
caso
degli
uomini,
erano
spesso
volontari
consenzienti,
convinti
di
poter
in
tal
modo
accedere
al
Valhalla.
Tutto
ciò
che
veniva
fatto
in
vita
aveva
infatti
l’obiettivo
di
raggiungere
questo
paradiso
dei
guerrieri:
ogni
razzia,
ogni
sacrificio,
ogni
scelta
venivano
compiuti
a
questo
scopo.
Nel
terzo
episodio
della
saga
di
Thor,
il
tema
dell’apocalisse
scandinava
è
riportato
seppur
con
toni
più
leggeri:
l’imminente
distruzione
è
inevitabile
e
coinvolgerà
la
terra
natia
della
mitologia
norrena,
ovvero
Asgard.
Tuttavia
la
popolazione
migrerà
sulla
terra,
proprio
in
Scandinavia.
A
inizio
film
infatti
il
dio
Odino
vive
i
suoi
ultimi
giorni
presso
una
terra
verdeggiante,
tra
il
mare
e le
montagne,
in
cui
si
sente
a
casa:
è la
penisola
Scandinava,
il
luogo
esatto
in
cui
la
mitologia
norrena
ha
avuto
origine,
la
culla
di
una
religione
di
uomini
barbari,
ma
molto
credenti.
Queste
trame
e
queste
conoscenze
provengono
da
un
testo
antico
datato
al
XII
secolo,
ovvero
Il
Canzoniere
Eddico:
in
quest’opera
sono
racchiusi
tutti
gli
ideali,
le
storie,
l’origine,
la
distruzione,
gli
scontri,
la
rinascita,
i
personaggi
e le
divinità
del
mondo
vichingo.
L’epoca
vichinga
(VIII-XI
secolo)
vantava
una
trasmissione
orale,
di
padre
in
figlio,
fin
quando
nel
XII
secolo
in
Islanda
sono
stati
scritti
l’Edda
in
prosa
e
l’Edda
poetica:
in
questi
testi
le
divinità
non
sono
altro
che
eroi
umani
o
sovrani
divinizzati,
idoli
cui
i
vichinghi
affidavano
la
propria
vita
e
ogni
loro
singola
azione.
Yggdrasill
era
il
frassino
dei
nove
mondi:
Midgard,
la
terra
di
mezzo,
era
la
Terra;
Asgard
era
la
dimora
degli
dèi
cui
si
poteva
accedere
mediante
il
Bifrost,
il
ponte
dell’Arcobaleno
(esattamente
quello
della
saga
Thor
che
permette
al
supereroe
di
viaggiare
e
alla
popolazione
di
fuggire);
i
Giganti
(nei
quali
si
riscontrano
somiglianze
con
i
Titani
greci)
vivono
a
nord,
all’esterno
del
mondo;
infine
la
dea
Hel
vive
nel
regno
sotterraneo,
la
dimora
dei
defunti.
Questo
nome
ricorda
Hela,
che
nel
film
viene
definita
la
sorella
di
Thor
e
Loki:
in
realtà,
per
la
mitologia,
Hel
è la
figlia
di
Loki,
confinata
da
Odino
sotto
i
nove
mondi
a
seguito
di
atteggiamenti
“spiacevoli”
del
dio
degli
inganni
Loki.
A
tal
riguardo
infatti
è
d’obbligo
segnalare
alcune
sostanziali
differenze
tra
il
cinema
e la
mitologia
norrena:
il
Bifrost
intanto
collega
unicamente
il
mondo
degli
uomini
ad
Asgard
e
viceversa,
non
è un
ponte
per
tutti
gli
altri
pianeti;
Loki
fu
accolto
da
Odino
nonostante
la
parentela
con
i
giganti
ed è
il
dio
dell’astuzia
e
del
disordine,
un
male,
spesso
riscontrato
in
tante
religioni,
che
è
necessario
affinché
esista
il
bene
(molte
sono
le
teorie
secondo
cui
la
definizione
del
male
sia
utile
per
poter
comprendere
cosa
sia
il
bene),
si
dice
infatti
che
a
volte
insulti
gli
dèi
ed
altre
volte
li
aiuti
allo
scopo
di
preservare
l’equilibrio
cosmico;
Odino
aveva
un
figlio
di
nome
Baldr,
innocente,
saggio,
puro
e
bello,
fu
ucciso
per
volontà
di
Loki
(il
che
causò
l’ira
furente
di
Odino
scagliata
su
Loki
e
sui
suoi
figli,
ovvero
Hel,
Fenrir
il
lupo
e
Midgardsormr
il
serpente
che
cinge
il
mondo).
Thor,
proprio
come
nei
film,
è
figlio
di
Odino,
ma
non
di
Freya,
bensì
della
Terra:
egli
è il
dio
del
tuono
e
dei
fulmini,
girovago
tra
i
regni
per
placare
la
sete
di
guerra,
eredità
pericolosa
del
padre.
Ha
con
sé
dei
“gadgets”:
una
cintura
costruita
da
esseri
magici
(solitamente
i
nani,
fabbri
autori
di
Gungnir,
la
lancia
infallibile
di
Odino
e
l’anello
d’oro
di
Draupnir)
per
aumentare
il
suo
potere,
e il
famoso
Mjollnir,
il
fantastico
martello
il
cui
nome
significa
“stritolatore”.
Odino
infine
è il
padre
degli
dèi
e
degli
uomini:
ha
perso
un
occhio
poiché,
avendo
sete
di
conoscenza,
lo
sacrificò
al
gigante
Mimir
per
poter
avere
informazioni
sul
futuro
che
lo
avrebbe
atteso
(nel
canzoniere
eddico
tutto
ciò
è
trascritto
alla
voce
“Profezia
della
Veggente”,
in
cui
si
raccontano
l’origine
ed
il
destino
del
mondo).
Personaggi
nuovi
introdotti
nel
terzo
episodio
della
saga
cinematografica
sono
le
Valchirie:
nel
mondo
nordico,
la
donna-guerriero
era
stimata
e
lodata,
ricordava
appunto
gli
esseri
femminili
dalla
bellezza
notevole
al
servizio
di
Odino
che
accoglievano
i
caduti
in
guerra
portandoli
nel
Valhalla
(ovvero
una
parte
dell’aldilà
riservata
ai
guerrieri).
Nel
film
infatti
la
valchiria
che
svolge
il
ruolo
di
aiutante
ai
fini
della
trama
viene
vista
in
alcune
scene
di
battaglia
a
fianco
ad
Odino.
Un’immagine
piuttosto
poetica
è la
spiegazione
che
i
Vichinghi
davano
sulle
aurore
boreali:
queste
infatti
erano
semplicemente
i
bagliori
sfavillanti,
colorati
e
luminosi
degli
scudi
delle
valchirie.
Dopo
la
morte
di
Baldr,
Loki
viene
catturato
e
incatenato
a
tre
rocce
appuntite,
legato
con
le
budella
di
uno
dei
figli,
sotto
il
veleno
gocciolante
di
un
serpente
(si
legge
che
Loki
sussultasse
al
cadere
di
queste
gocce
provocando
così
i
terremoti):
nel
momento
del
Ragnarok,
Fenrir
il
lupo
mangerà
Odino
e
Midgardsormr,
colpito
a
morte
da
Thor,
soffierà
il
mortale
veleno
su
di
esso.
Si
evince
appunto
che
non
ci
sono
vincitori
o
vinti,
ma
solo
una
distruzione
totale
da
cui
rinascere.
Sutr,
il
gigante
del
fuoco,
è
autore
di
quest’ultima
distruzione
apocalittica,
poiché
avvolge
i
nove
mondi:
è lo
stesso
personaggio
usato
nella
trama
di
Thor:
Ragnarok
al
fine
di
distruggere,
in
questo
caso,
solo
Asgard
e
Hela.
Per
i
vichinghi
lo
scontro
finale
si
tenne
presso
Vigridhr,
un
campo
di
scontro
tra
Sutr
e
gli
dèi
benevoli.
Nel
primo
film
si
sottolinea
spesso
il
forte
legame
del
martello
magico
con
Thor
o
con
chiunque
ne
sia
degno:
in
realtà,
la
leggenda
non
parla
chiaramente
di
ciò,
difatti
nel
Carme
di
Hrymr
del
canzoniere
eddico
questo
oggetto
è
nelle
mani
di
un
gigante
che
lo
rubò
a
Thor.
Tutto
ciò
conferma
dunque
la
nuova
visione
della
storia
e il
nuovo
ruolo
che
essa
occupa
nei
prodotti
televisivi
e
cinematografici:
l’esattezza
dei
nomi,
la
narrazione
di
scontri
passati,
l’elenco
delle
peripezie
degli
dèi,
sono
dettagli
non
più
marginali
bensì
importanti
ai
fini
della
trama,
per
migliorarne
la
comprensione.
Non
sono
più
semplici
decorazioni
o
cornici
che
non
hanno
nulla
a
che
vedere
con
ciò
che
contengono:
si
insinuano
nella
trama,
la
rendono
più
complessa,
più
accattivante
ed
oserei
dire
anche
più
formativa.
Inconsciamente
una
persona
che
ignora
la
mitologia
norrena,
ma
ama
il
cinema,
ne
uscirà
con
una
piccola
dose
di
cultura
inerente
quel
mondo
meraviglioso
tanto
quanto
complesso
e
ricco
che
è la
storia
degli
uomini
e
del
mondo,
dei
loro
miti
e
dei
loro
ideali.
Questo
è un
buon
inizio
per
avvicinare
la
gente
alla
cultura:
destando
curiosità
e
rendendo
giustizia
al
fascino
che
la
storia
nasconde.
Riferimenti
bibliografici:
Adamo
di
Brema,
Gesta
dei
vescovi
delle
chiese
di
Amburgo,
in
Monumenta
Germaniae
Historica,
IV,
Hannover,
1846.
Gianna
Chiesa
Isnardi,
I
miti
nordici,
1991.
Il
canzoniere
eddico,
a
cura
di
Piergiuseppe
Scardigli,
2009.
Maria
Leonarda
Leone,
Gli
ispiratori,
in
Focus
Storia
n°122
(Dicembre
2016),
pp.
68-73.
Mario
Polia,
La
Volupsà.
I
detti
di
colui
che
vede,
Rimini,
1983.
Mario
Polia,
Le
rune
e
gli
dèi
del
nord,
Rimini,
1994.