parigi 1900, le
gare all'ombra
dell'esposizione
universale
la gloria in cinque
cerchi
– parte Iii
di Simone Valtieri
Nel 1900 le Olimpiadi si svolsero a Parigi, inserite nel
programma delle manifestazioni sportive alla Esposizione
Universale.
In realtà all’epoca non furono appellati
come giochi “olimpici” e solo parecchi anni più tardi,
quando il Cio si decise a fare ordine tra tutti i
risultati di quell’edizione salvando 87 gare, ottennero
lo status di olimpiade.
Gli atleti avevano superato le
mille unità, 1200 circa, con la novità di diciannove
donne partecipanti, e si sfidavano in sedici diverse
discipline.
Fecero il loro esordio rispetto a quattro
anni prima golf, croquet e ben sei sport di squadra:
calcio, cricket, pallanuoto, polo, rugby e tiro alla
fune.
La prima donna olimpionica fu Charlotte Cooper,
già vincitrice a Wimbledon, che si aggiudicò il torneo
di tennis sconfiggendo la francese Prévost.
L’Italia
debuttò per la prima volta ufficialmente con una squadra
di ventinove componenti che alla fine portò a casa tre
affermazioni.
I vincitori di ogni gara ricevevano in
premio un ombrello o alcuni libri.
Alvin Kraenzlein,
americano, vincitore nei 60 metri piani, nei 110 e 200
ostacoli e nel salto in lungo, portò a casa ben quattro…
parapioggia.
Rimane tuttora l’unico atleta della storia
ad aver vinto in quattro competizioni individuali
nell’atletica leggera, sebbene quella del salto in lungo
sia stata agevolata dall’assenza di molti atleti la cui
religione impediva loro di gareggiare la domenica.
L’edizione del 1900 rischiò di essere anche l’ultima delle
nuove Olimpiadi moderne, in quanto ci furono notevoli
problemi logistici, generati in primis dalla decisione
di spostare i giochi dalla Grecia e successivamente da
beghe interne all’organizzazione francese.
Le gare di
atletica si svolsero su una pista di cinquecento metri
in erba con parecchie irregolarità del terreno e con il
rettilineo finale disseminato di alberi.
Gli stessi
alberi furono malaugurati protagonisti nelle gare di
lancio, dove il favorito del disco e del martello,
l’americano Martin Sheridan, neanche si classificò
scagliando ogni volta i suoi attrezzi tra i rami.
Ray Ewry, soprannominato “uomo rana”, vinse le sue prime tre
medaglie olimpiche delle dieci che conquisterà in
carriera, dominando il salto in alto, in lungo e triplo
da fermo, ossia senza rincorsa.
Ray era stato affetto in
giovane età da poliomelite e non imparò mai a correre in
quanto i postumi del suo male gli avevano limitato la
coordinazione del movimento: in ogni caso divenne
imbattibile nei salti da fermo grazie al fatto che,
costretto a casa dalla malattia, si allenava saltando
una cordicella tesa dentro la sua stanza.
Si
aggiudicarono i primi posti della maratona due atleti di
casa, Théato e Champion, terzo arrivò lo svedese Fast
(un destino nel cognome) che sbagliò strada a causa
dell’errata indicazione di un poliziotto, quinto
l’americano Newton che dopo l’arrivo aspettò invano
l’incoronazione convinto di essere arrivato primo, e che
quando si accorse di non esserlo, intentò un’inutile
causa al Cio sostenendo che gli atleti giunti prima di
lui avessero preso delle scorciatoie.
Il primo oro azzurro arrivò dall’equitazione, dove il conte
Giovanni Giorgio Trissino sul cavallo Oreste si impose
nella gara di salto in alto.
Gli altri due dalla scherma
con Antonio Conte e dal ciclismo con Ernesto Mario
Brusoni.
Quest’ultimo non seppe mai di aver vinto un
alloro olimpico, in quanto il Cio riconobbe come
ufficiale la gara che egli disputò solamente nel 1998,
ben cinquanta anni dopo la sua morte.
Nel nuoto fu
stabilita una valanga di record del mondo, soprattutto
grazie al fatto che le gare si svolsero nella Senna, tra
l’altro molto inquinata, a favore di corrente.
Il
canottaggio passerà alla storia in quelle Olimpiadi per
la vicenda di un giovane sconosciuto, che fu raccattato
tra il pubblico prima della gara del “due con” dagli
olandesi Roelof Klein e Francois Antoine Brandt per
sostituire il loro timoniere in evidente sovrappeso.
Il
ragazzo condusse la coppia alla vittoria ed è oggi
sospettato di essere il più giovane medagliato olimpico
della storia, visto che dall’unica fotografia che è
pervenuta fino ai giorni nostri, non dimostra più di
dieci anni.
Per il torneo di calcio dagli Stati Uniti
arrivò una squadra di football… americano! Gli atleti
rimasero comunque a Parigi e disputarono alcune
amichevoli contro formazioni dilettantistiche di rugby.
Nel torneo di pallanuoto le uniche squadre iscritte,
Inghilterra e Francia, si affrontarono seguendo ognuna
le proprie regole mentre l’arbitro tedesco applicò il
regolamento vigente in Germania.
L’incontro terminò
inevitabilmente in rissa.