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N. 9 - Settembre 2008 (XL)

atene 1896, i primi giochi dell'era moderna

la gloria in cinque cerchi – parte Ii

di Simone Valtieri

 

Il livello tecnico dei primi giochi risultò modesto. Su 245 partecipanti ben 197 erano greci e i migliori atleti del tempo erano quasi tutti assenti.

 

Si disputarono gare di atletica leggera, ginnastica, nuoto, ciclismo, pugilato, lotta, sollevamento pesi, scherma, tiro a segno, vela ed equitazione.

 

Le competizioni di canottaggio, che pure erano in programma, non furono disputate a causa delle avverse condizioni meteorologiche.

 

I greci furono gli atleti più medagliati ma gli americani ottennero più successi ottenendo undici primi posti.

 

Gli Stati Uniti erano rappresentati da un pugno di studenti provenienti dalle università di Harvard e Princeton e sbaragliarono la concorrenza nell’atletica leggera, i tedeschi fecero altrettanto nella ginnastica e gli ungheresi nel nuoto.

 

Al tempo non esisteva ancora il podio: venivano premiati solamente il primo classificato, con un ramo d’ulivo e con una medaglia d’argento, mentre il secondo ne riceveva una di bronzo.

 

Non erano presenti italiani in gara sebbene si pensa che uno, tale Giuseppe Rivabella, abbia partecipato alle competizioni nel tiro a segno.

 

Un altro atleta italiano, il lombardo Carlo Airoldi, avrebbe dovuto prendere parte alla maratona olimpica ma dopo aver raggiunto Atene a piedi (una passeggiata di oltre 1300 chilometri) fu respinto dai giudici a causa di un premio di 2000 pesetas vinto qualche mese prima in una competizione.

 

In antitesi con i nostri tempi, allora il professionismo era avversato in ogni maniera, e gli unici atleti aventi diritto a partecipare erano i dilettanti.

 

Nel programma di atletica venne inserita anche la gara della maratona.

 

Prima di allora mai si era disputata una corsa su lunghezza maggiore di cinque chilometri e la proposta di una massacrante competizione su strada venne avanzata da un linguista francese, Michel Bréal.

 

Lo studioso si era ispirato alle vicende del soldato greco Filippide, che, leggenda narra, fu inviato nella capitale Atene dal suo generale Milziade a dare notizia della vittoria sui Persiani.

 

Poco più di quaranta chilometri che il giovane soldato percorse in circa quattro ore, spirando subito dopo l’arrivo in città, non prima però di aver portato a termine il suo compito.

 

La prima maratona della storia, orfana di Airoldi, andò al greco Spiridon Louis.

 

Louis non si era in realtà qualificato per la gara e poté parteciparvi solo grazie alla rinuncia di un suo connazionale, così si presentò alla partenza da sfavorito sorprendendo tutti con la vittoria.

 

Al termine della gara, diventato improvvisamente l’idolo dell’intera Grecia, fino alla sua prestazione ancora a secco di medaglie nell’atletica leggera, ricevette le più svariate offerte: la figlia di un funzionario in moglie, un orologio d’oro, buoni pasto, 900 chili di cioccolata, soldi.

 

Louis rifiutò ogni dono e chiese al re Giorgio I solamente un cavallo e un carro per poter svolgere più velocemente il suo mestiere, ossia trasportare l’acqua fresca da Maroussi ad Atene.

 

Da quel giorno si ritirò a vita contadina e riapparse in pubblico solamente quaranta anni più tardi come portabandiera per la Grecia alle Olimpiadi di Berlino.

 

Lo statunitense Thomas Burke è il nome più noto tra gli atleti partecipanti e vinse le gare sui 100 e sui 400 metri piani.

 

Nella gara di salto triplo i suoi connazionali non avevano atleti iscritti per competere contro il favorito francese Tufféri, così decisero di far disputare la gara al saltatore in alto James Brendan Connelly, giunto da neanche ventiquattro ore ad Atene dopo un estenuante viaggio di sedici giorni da lui stesso finanziato.

 

L’americano, che non aveva mai disputato il salto triplo se non con le regole del suo Paese, diverse da quelle in uso in Europa, dopo aver visto il salto del francese favorito, lasciò cadere il suo berretto una yard oltre il punto dove era atterrato Tufféri.

 

Poco dopo prese la rincorsa e saltò planando esattamente dove aveva lasciato il copricapo, vincendo con un triplo balzo da 13.71 metri.

 

Nei giorni seguenti Connelly arriverà anche secondo nel salto in alto e terzo nel lungo.

 

Nella gara a cui i greci tenevano di più, ossia il lancio del disco dell’epico discobolo di Mirone, un americano, Robert Garrett, conquista il successo nettamente.

 

I greci usavano lanciare un disco di due soli chilogrammi, mentre Garrett si era allenato con uno che ne pesava ben cinque da lui stesso fabbricato. Non fu difficile per lui aggiudicarsi anche la gara di lancio del peso, oltre a due secondi posti nell’alto e nel lungo.

 

Le gare di nuoto si svolsero nelle acque gelide del Mar Egeo.

 

A farla da padrone fu l’ungherese Alfred Hajos, che era giunto ad Atene contro la volontà del suo professore, il noto chimico Lajos Ilsovay, il quale minacciava di fargli ripetere tutti gli esami se fosse partito.

 

In barba al docente, il giovane Alfred, il cui vero cognome era Guttman, giunse in terra ellenica, vinse 100 e 1200 stile libero e tornò dal professore che lo apostrofò duramente, salvo ricredersi dopo gli eccellenti risultati agli esami del nuotatore olimpionico.

 

Nella ginnastica emerse il tedesco Carl Schuhmann, che oltre a centrare tre ori nella sua disciplina, vinse anche un bronzo nel sollevamento pesi e partecipò al salto in lungo.

 

Il re Giorgio lo definì, “l’uomo più popolare di Grecia, anche di me”.

 

Lo stesso sovrano era soprannominato “ercolino” e aveva fama di essere molto forte.

 

Durante una gara di sollevamento pesi, nella quale era designato giudice, dimostrò questo suo appellativo aiutando un giovane inserviente che stava faticando nello spostare i pesi degli atleti, afferrando il più pesante e scaraventandolo a diversi metri di distanza.



 

 

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