[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 203 / NOVEMBRE 2024 (CCXXXIV)


arte

SI FA PRESTO A DIRE GIOCONDA
UNA MUSA DALL'identità misteriosa

di Matteo Liberti
 

Qual è il ritratto più famoso di tutti i tempi? Ovunque nel mondo, la risposta a tale domanda sarà probabilmente la stessa: la Monna Lisa di Leonardo, o Gioconda che dir si voglia. Tale dipinto, divenuto una vera icona pop, nasconderebbe però ancora il mistero di chi sia la sua vera “musa”. L’esatta identità della donna in esso ritratta, nota per l’enigmatico sorriso e scrutata ogni anno da milioni di persone nella sua teca di vetro al Louvre, è infatti tuttora dibattuta, e per saperne di più è utile partire da quella che è l’attribuzione canonica, secondo cui la dama in questione sarebbe la nobildonna fiorentina Lisa Gherardini, alias Monna Lisa (il primo termine è un diminutivo di “madonna”, da intendersi come “signora”).

Incongruenze

A suggerire che dietro al dipinto di Leonardo si celi la Gherardini fu per primo il pittore e biografo aretino Giorgio Vasari, nella celebre opera Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori (1550). Secondo tale versione della vicenda, a commissionare l’opera fu il mercante fiorentino Francesco di Bartolomeo del Giocondo (1465-1538), il quale volle farvi ritrarre la moglie Lisa (1479-1542), detta anche Gioconda con riferimento al nome del consorte. Tra il 1503 e il 1506, Leonardo elaborò quindi un olio su tavola – di 77×53 centimetri – dall’enorme impatto visivo. Ebbene, nel descriverlo il Vasari si sofferma su alcuni particolari come il disegno delle sopraciglia della donna, e qui cominciano le incongruenze, dacché la donna del quadro esposto al Louvre è priva di ciglia e sopraciglia. Se ne dovrebbe dedurre che la dama non sia Lisa? Non è detto: dopo la prima realizzazione del dipinto, Leonardo vi praticò diversi ritocchi (le analisi ai raggi X hanno rivelato tre revisioni), portando con sé l’opera in Francia allorché, nel 1517, si trasferì in località Amboise su invito del sovrano francese Francesco I, che acquistò il quadro (finito al Louvre dopo la rivoluzione francese). È dunque possibile che il Vasari abbia descritto il ritratto sulla base d’un resoconto di altri, facendo riferimento all’aspetto originario del dipinto. Certezze però non ne abbiamo, così come non si sa perché Leonardo abbia portato in Francia il dipinto anziché lasciarlo al committente, e a partire da tali domande sono emerse varie ricostruzioni alternative.

Ipotesi alternative

Tra le donne chiamate in ballo quali possibili muse alternative alla Gherardini, spicca il nome di Isabella d’Este, marchesa di Mantova già ritratta da Leonardo attorno al 1500, in uno schizzo a carboncino, dopo che questi era stato ospite della nobildonna, nota mecenate. È quindi possibile che la Gioconda sia lei, ma anche in tal caso non mancano le incongruenze, riguardanti sia il colore dei capelli (quelli di Isabella sarebbero stati chiari) sia i lineamenti del volto, che in vari ritratti della marchesa appaiono diversi. Ecco allora spuntare un’altra ipotesi, secondo cui il dipinto sarebbe stato commissionato da Giuliano de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Questi avrebbe chiesto a Leonardo d’immortalare il volto della sua amante Pacifica Brandani, morta nel 1511, dopo avergli dato un figlio (Ippolito). L’artista toscano avrebbe quindi messo mano al quadro tra il 1514 e il 1516, mentre soggiornava a Roma. Tale teoria, pur suffragata da illustri esperti, lascia però molti dubbi inerenti proprio alla datazione, che la maggior parte delle fonti ritengono precedente. Allo stesso modo, non reggerebbe la teoria in base alla quale la fanciulla sarebbe un’altra amante di Giuliano de’ Medici, Isabella Gualanda (o Gualandi), e ancor meno credito hanno ricevuto le ipotesi riguardanti, rispettivamente: Bianca Giovanna Sforza, figlia del duca di Milano Ludovico il Moro, Caterina Sforza, signora di Imola e Forlì, Isabella D’Aragona, duchessa di Milano, e Costanza d’Avalos, principessa di Francavilla. Senza dimenticare due teorie direttamente connesse a Leonardo: una secondo cui la Gioconda sarebbe un suo autoritratto al femminile; l’altra, di natura psicanalitica, che vede nella protagonista del dipinto la madre dell’artista, Caterina. Infine, c’è chi ha ipotizzato che il ritratto, nella versione ultima, non raffiguri alcuna donna in particolare, costituendo una sorta d’immagine idealizzata di volto femminile, forse con intenti allegorici.

Gli altri misteri

Ad accrescere il fascino della Gioconda – il cui successo internazionale è esploso dal 1911, quando il quadro fu rubato dall’italiano Vincenzo Peruggia, venendo recuperato nel 1913 – ha contribuito anche il fatto che ne esistano più copie di eccellente fattura, ognuna diversa in qualche particolare. Su tutte, si segnalano: la Gioconda esposta al Prado (Madrid), attribuita a Francesco Melzi, allievo di Leonardo, quella dell’Ermitage (San Pietroburgo), realizzata nel seicento da mano ignota, e la cosiddetta Monna Lisa di Isleworth, parte di una collezione privata svizzera e attribuita da alcuni allo stesso Leonardo. Insomma, quando si parla di Gioconda nulla appare certo, e a togliere il sonno agli studiosi è stato anche il paesaggio sullo sfondo. Considerando la cura dell’artista per i dettagli, molti sostengono che si tratti di un luogo preciso, ma anche in tal caso le teorie sono varie. La più nota rimanda a un punto dell’Arno oltre le campagne di Arezzo, vicino al ponte Buriano (che sarebbe visibile nella parte destra del quadro), mentre lo studio recente di alcune carte geografiche disegnate da Leonardo suggerirebbe che il luogo sia nella campagna pisana, tra i comuni di Calci e Vicopisano. C’è poi chi ritiene che lo sfondo non siano toscano, ma ispirato ad altri luoghi d’Italia. Infine, è sempre viva l’ipotesi che il paesaggio sia frutto della fantasia dell’artista, come potrebbe esserlo lo stesso volto in primo piano. Tale doppio alone di mistero ha ulteriormente contribuito al successo del dipinto, ma tra tanti dubbi una certezza forse c’è: qualunque fosse il volto che ha ispirato l’opera, essendo essa stata modificata da Leonardo in quasi ogni parte, è probabile che la vera identità della Gioconda – non volendo credere alla teoria riguardante Lisa Gherardini – possa non essere mai svelata.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]