THE MIRROR LINE
UNA SMART CITY TRA FUTURO E
INCERTEZZE
di Francesca Zamboni
The Mirror Line,
una linea lunga 170 chilometri,
larga solamente 200 metri e alta 500
sopra il livello del mare al cui
interno potranno vivere, circolare,
rapportarsi 9 milioni di persone,
ovvero un quarto dell’intera
popolazione saudita.
Una struttura verticale (ma anche
orizzontale) nel deserto,
precisamente nella regione di Tabuk
e che coprirà un’area di 34
chilometri quadrati. Un edificio
completamente specchiato per
attirare l’energia solare,
immagazzinarla e riutilizzarla per
tutte quelle attività concepite e
annunciate durante il Vision 2030,
l’agenda realizzata per pianificare
l’energia sostenibile.
Il vero protagonista di questa
megalopoli green? L’uomo.
La città tanto utopica quanto reale,
ideata tra dubbi e incertezze nel
2017 dal principe ereditario
dell’Arabia Saudita Mohammed bin
Salman, sta effettivamente
prendendo forma in questi mesi; un
grattacielo avveniristico con
quartieri a impatto zero; all’atto
pratico una smart city da 1.000
miliardi di dollari da realizzarsi
entro il 2025.
Il progetto madre si chiama Neom,
dall’omonima società di Stato
fondata per trasformare il Paese
attraverso l’ingegneria, la
sostenibilità, ovvero l’intelligenza
artificiale i cui ingranaggi
spingono verso il futuro e le cui
priorità sono la salute e il
benessere psicofisico dell’uomo,
mettendo in secondo piano i mezzi di
trasporto e le infrastrutture.
L’assenza di auto sarà difatti una
particolarità preponderante di
questa città, dove gli abitanti
potranno muoversi agilmente da una
zona pedonale all’altra impiegando
soltanto cinque minuti e venti per
percorrere l’intero edificio.
L’unico mezzo di trasporto
consentito sarà un treno sotterraneo
ad alta velocità.
I quartieri caratterizzati da aree
verdi saranno funzionali per ogni
esigenza mettendo a disposizione
cinema, scuole, ambulatori e negozi.
Il giardino pensile fungerà da tetto
panoramico e il clima, ideale tutto
l’anno, sarà frutto del perfetto
connubio di luce e aerazione
naturale abilmente combinate. La
forza motrice risiederà dunque
nell’energia rinnovabile, da quella
solare a quella eolica. Sarà un
incontro tra l’uomo e la natura, tra
l’elemento antropico e quello
naturale.
Il
design di ultima generazione e
l’utilizzo delle fonti energetiche
rinnovabili permetteranno inoltre il
risparmio la conservazione del
territorio e la
riduzione di emissioni Co2
nell’atmosfera; un
binomio che la renderà una creatura
architettonica
rivoluzionaria e un trampolino di
lancio per altri simili costruzioni
progettate sempre dall’azienda Neom
e sempre ispirate al concetto di
Zero Gravity Urbanism.
Basti pensare a Oxagon, la
paradigmatica città dalle linee
geometriche, punto d’incontro tra
persone e tecnologia per la
creazione di prodotti industriali
innovativi o al lussuoso parco
eco-turistico di Trojena a 50
chilometri dal Golfo di Aqaba,
circondato dalle montagne arabe e
già candidata a ospitare i Giochi
invernali asiatici nel 2029 .
Una sfida epica, che si erge a
paladina della difesa dell’ambiente
contro l’inquinamento, le
infrastrutture superate e il
traffico, pensando anche alla
creazione di numerosi posti di
lavoro. Insomma un paradiso
terrestre in chiave moderna.
Almeno in questo modo il progetto ci
viene presentato. Ma è doveroso
andare oltre le apparenze. Se è vero
che The Mirror Line è stato
concepito dal principe saudita con
lo scopo di contraddistinguere
l’economia petrolifera del regno in
nome della salute e di un mondo
migliore, sarebbe necessario che sua
altezza chiarisse con altrettanta
dovizia di particolari le
motivazioni per le quali l’Arabia
Saudita si è rifiutata di inserire
il concetto di decarbonizzazione
negli accordi di Parigi, un processo
volto proprio a ridurre la quantità
di anidride carbonica
nell’atmosfera.
Inoltre da un punto di vista
geopolitico è anche vero che si
tratta pur sempre di una linea che
taglia con incredibile precisione il
deserto, in maniera elegante, ma si
tratta pur sempre di un muro che,
visto dall’alto o riprodotto
topograficamente, ha tutte le
caratteristiche di un confine con
dei limiti palesi che riguardano
l’accessibilità economica dei futuri
cittadini a una simile struttura dal
sapore fantascientifico.
Il design avveniristico e i buoni
propositi poi ne fanno sicuramente
un progetto senza eguali dove
tuttavia la mano dell’uomo si posa
sull’elemento naturale; un incontro
che deve avvenire sempre nel
rispetto reciproco e dove il denaro
non deve esserne la causa forza
maggiore.