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N. 25 - Gennaio 2010
(LVI)
IL MIO AMICO ERIC
Il calcio insegna...
di Giovanna D’Arbitrio
Ken
Loach
di
solito
affronta
nei
suoi
film
temi
duri
di
carattere
socio
-
politico,
rappresentandoli
in
modo
drammatico
con
possenti
e
cupe
atmosfere,
come
nel
“Vento
che
accarezza
l’erba”
ad
esempio.
Nel
“Mio
amico
Eric”,
invece,
l’angoscia
creata
da
difficoltà
grandi
e
piccole
della
vita
quotidiana
viene
temprata
da
un
pizzico
di
ironia
e da
una
“ventata”
di
ottimismo
che
spazza
ogni
negatività,
grazie
proprio
ai
valori
positivi
dello
Sport,
in
questo
caso
impersonati
dal
campione
di
calcio
Eric
Cantona.
Nel
film
si
narra
la
storia
di
un
impiegato
delle
poste,
Eric,
(lo
stesso
nome
di
Cantona)
in
crisi
per
decisioni
sbagliate
del
passato
che
lo
indussero
a
lasciare
la
prima
moglie
Lily
e la
sua
bambina.
Patrigno
di
due
ribelli
adolescenti,
figli
della
sua
seconda
compagna
che
lo
ha
abbandonato,
triste
e
depresso,
riesce
a
trovare
un
po’
di
evasione
solo
nella
squadra
del
cuore,
il
Manchester
United,
e
nel
suo
idolo,
Eric
Cantona,
che
ad
un
certo
punto
nel
film
“si
materializza”
e lo
segue
ovunque,
parlandogli
e
consigliandolo
come
una
sorta
di
angelo
custode.
Simbolica
e
significativa
l’apertura
di
un
vecchio
baule
che
racchiude
oggetti
e
ricordi
della
vita
passata.
Cantona
invita
Eric
ad
aprirlo
per
affrontare
negatività
ed
errori,
con
un
tuffo
nell’inconscio
che
va
“ripulito”
per
poter
finalmente
cambiar
vita
e
trovar
soluzioni.
L’atmosfera
è
talvolta
cupa
ed
opprimente,
ma
gli
sprazzi
gioiosi
di
luce
che
improvvisamente
inondano
lo
schermo
mostrando
i
tifosi
allo
stadio
o
gli
affettuosi
amici
postini,
anch’essi
appassionati
di
calcio,
che
sono
sempre
pronti
a
confortare
Eric,
aiutano
lo
spettatore
a
seguire
con
attenzione
il
racconto.
Cantona,
novello
mentore,
gli
è
sempre
accanto
donandogli
saggi
consigli
che
gli
consentono
di
riaprire
il
dialogo
con
Lily
e i
figli,
ritrovare
fiducia
in
se
stesso
e di
ricostruire
la
propria
vita.
I
valori
positivi
del
calcio
vengono
convogliati
nella
vita
di
tutti
i
giorni:
“fair
play”,
rispetto
di
se
stessi
e
degli
altri,
solidarietà,
“fare
squadra”
contro
prepotenti
e
tracotanti
con
l’aiuto
degli
amici.
Eric
Cantona,
anche
produttore
del
film,
emana
una
gran
forza
magnetica
che
avvince
lo
spettatore,
bravi
anche
gli
attori
Steve
Evets,
Stefanie
Bishop
ed
altri,
notevole
Barry
Arckrod,
direttore
della
fotografia.
Un
film
da
vedere,
che
all’inizio
dà
un
leggero
senso
di
oppressione,
per
le
sue
cupe
atmosfere
ma
che
pian
piano
si
apre
verso
luminose
scene
piene
di
positività
e di
speranza,
in
un
perfetto
equilibrio
tra
pianto
e
riso,
realtà
e
fantasia
e
soprattutto
con
l’esaltazione
di
tanti
valori
positivi.
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