N. 44 - Agosto 2011
(LXXV)
Il Teatro Romano di Milano
Un angolo di impero nel cuore economico d’Italia
di Benedetta Rinaldi
Pensando
a
Milano
come
città
culturale,
dimensione
cui
spesso
si
fatica
ad
associarla,
affiorano
subito
alla
mente
il
Duomo,
il
Castello
Sforzesco
e
sì,
forse
anche
il
Pirellone.
Eppure
Milano
nasconde
molti
altri
tesori,
che
non
sfuggono
all’occhio
attento
di
chi
voglia
ogni
giorno
farsi
stupire
da
questa
città
frenetica,
che
a
primo
acchito
sembra
solo
grigiore
e
affari.
E
proprio
nel
cuore
della
Milano
economica,
in
piazza
Affari,
di
fianco
a
Palazzo
Mezzanotte,
sede
della
Borsa
Italiana,
si
trova
una
di
queste
piccole
e
sorprendenti
perle.
Scendendo
nelle
fondamenta
di
Palazzo
Turati,
attuale
sede
della
Camera
di
Commercio
cittadina,
è
possibile
infatti
ammirare
quel
che
resta
del
Teatro
Romano
di
Milano.
L’esistenza
delle
rovine
del
Teatro
è
nota
dalla
fine
dell’Ottocento,
quando
appunto
nella
zona
si
iniziarono
i
lavori
per
la
costruzione
di
nuovi
edifici.
In
realtà,
l’approccio
pragmatico
e
poco
attento
di
tecnici
e
ingegneri
avrebbe
probabilmente
portato
alla
distruzione
di
quel
poco
che
del
Teatro
ancora
restava,
ma
si
rivelò
assai
utile
poter
riutilizzare
le
solide
fondamenta
romane
per
la
costruzione
di
Palazzo
Turati,
su
cui
effettivamente
ancora
oggi
ha
le
proprie
basi.
Fu
poi
l’intervento
salvifico
di
una
donna,
Alda
Levi,
responsabile
della
soprintendenza
alle
antichità
per
il
territorio
lombardo
negli
anni
’20
e
’30,
a
salvare
il
reperto
da
un
più
triste
destino
durante
gli
scavi
di
Palazzo
Mezzanotte,
sede
della
Borsa,
che
è
costruito
sul
palcoscenico
del
teatro,
ad
oggi
non
è
visitabile
ma
solo
visibile
dall’interno
del
palazzo,
protetto
da
un
vetro.
In
ogni
caso,
coloro
che
tra
fine
‘800
e
inizio
‘900
intervenirono
nell’area
mostrando
poca
cura
per
il
reperto
furono
solo
gli
ultimi
detrattori
di
un
monumento
che
per
anni
fu
assolutamente
cancellato
dalla
memoria
della
città.
Il
primo
e
più
feroce
attacco
al
teatro
è da
far
risalire
probabilmente
al
Barbarossa,
che
durante
l’occupazione
della
città
mise
a
ferro
e
fuoco
tutto
il
possibile,
accanendosi
con
particolare
forza
proprio
sul
Teatro
che,
secondo
le
attuali
ricostruzioni
degli
archeologi,
era
di
dimensioni
davvero
importanti.
Pare
infatti
che
il
Teatro
contraddistinguesse
lo
skyline
milanese
di
epoca
imperiale
e
post
imperiale,
essendo
addirittura
più
alto
delle
mura
di
cinta
della
città.
A
seguito
della
distruzione
del
Barbarossa,
nei
pressi
del
Teatro
si
sviluppò
un’area
religiosa
connessa
al
monastero
femminile
di
San
Maurizio,
a
cui
facevano
capo
2
chiese,
di
cui
una
-
quella
di
San
Vittore
al
Teatro
appunto
-
oggi
non
più
esistente.
Al
momento
della
costruzione
di
quest’area
religiosa,
prevalentemente
agricola,
del
teatro
già
non
restava
più
nulla
di
visibile:
questo
è
confermato
dal
ritrovamento
di
un
pozzo,
di
materiale
non
databile,
scavato
all’interno
delle
fondamenta
della
struttura
romana.
Il
Teatro,
di
epoca
Augustea,
fu
probabilmente
tra
i
più
imponenti
dell’Impero,
con
la
possibilità
di
ospitare
fino
a
7000/8000
persone.
Questo
conferma
l’importanza
di
Mediolanum
all’interno
dell’impero:
è
noto
infatti
il
ruolo
anche
politico
del
Teatro
nella
società
romana.
Altresì,
la
presenza
di
questo
Teatro
si
pone
all’interno
della
lunga
tradizione
che
lega
la
città
meneghina
al
Teatro,
di
cui
il
più
fulgido
e
recente
esempio
resta
“La
Scala”
del
Piermarini.
Il
restauro
del
Teatro,
effettuato
grazie
all’importante
contributo
economico
della
Camera
di
Commercio,
è
iniziato
solo
nel
2004
e si
è
concluso
nel
2007.
I
lavori
sono
stati
affidati
all’Istituto
di
Archeologia
dell’Università
Cattolica
di
Milano,
che
oggi
segue
le
attività
relative
alle
visite
guidate
del
Teatro.
Ciò
che
resta
del
Teatro
è
davvero
poco
paragonato
ai
reperti
ammirabili
a
Roma
o
anche
in
altre
città
del
Nord
Italia. Ma è
comunque
interessante
la
valorizzazione
che
si
sta
facendo
di
queste
rovine,
per
troppi
anni
dimenticate
o
bistrattate.
Sulla
scia
di
quelli
che
sono
i
più
recenti
interventi
mirati
alla
godibilità
di
reperti
archeologici,
il
Teatro
Romano
è
stato
reso
un
“Museo
Sensibile”.
Attraverso
immagini,
suoni
e
persino
odori,
il
visitatore
ha
modo
di
calarsi
nel
passato,
di
capire
in
parte
cosa
doveva
significare
trovarsi
a
teatro
2000
anni
fa,
sotto
il
sole
cocente
e in
mezzo
ad
altre
7000
persone.
Qualcosa
di
simile,
per
chi
ha
avuto
la
fortuna
di
visitarlo,
a
quanto
è
stato
allestito
a
Barcellona,
nelle
fondamenta
di
Barcino,
seppur
ovviamente
assai
più
limitato.
Certo
Milano
non
è e
non
sarà
famosa
nel
mondo
per
il
proprio
passato
romano,
ma è
importante
appurare
come
la
città
abbia
avuto
anche
un
glorioso
passato
imperiale,
nonostante
la
velocità
dei
cambiamenti
delle
architetture
abbia
lasciato
ben
pochi
segni
di
quella
storia.
Come
gli
archeologi
ben
sanno,
data
la
naturale
espansione
di
Roma
molti
di
quei
rappresentanti
della
cultura
romana
che
oggi
studiamo
a
scuola
provenivano
in
realtà
dal
Nord
Italia:
ne
sono
un
esempio
Virgilio
e
Catullo.
È
dunque
lecito
pensare
che
Milano
fosse
una
città
culturalmente
vivace
anche
in
epoca
romana.
Ed è
un
dettaglio
rilevante
per
una
città
che
spesso,
concentrata
su
altre
eccellenze
che
la
contraddistinguono,
come
la
moda
o il
design,
si
dimentica
dell’importanza
del
proprio
patrimonio
artistico
e
della
sua
storia.
Riferimenti
bibliografici:
Alla
scoperta
del
Teatro
Romano
di
Milano,
ed. Cciaa
Milano
e
Università
Cattolica
del
Sacro
Cuore
di
Milano,
2007