N. 73 - Gennaio 2014
(CIV)
Michael Jordan
Il re del Basket
di Francesco Agostini
L’immagine
di
un
giovane
uomo
che
schiaccia
a
canestro
mostrando
la
linguaccia
è
rimasta
a
lungo
nell’immaginario
collettivo,
decretando
Michael
Jordan
come
un’icona
del
basket.
Di
ruolo
guardia,
è
stato
uno
dei
più
forti
giocatori
del
mondo
(se
non
il
migliore)
che
abbiano
mai
calcato
i
campi
dell’NBA,
dominando
la
scena
negli
anni
’90
con
i
Chicago Bulls.
Jordan
aveva
nella
rapidità
d’esecuzione
del
tiro
e
nella
velocità
la
sua
arma
migliore,
oltre
alle
sue
innate
doti
da
leader
fuori
e
dentro
il
campo.
Proprio
per
questa
sua
speciale
peculiarità
era
in
grado
di
addossare
su
di
sé
tutte
le
pressioni
della
stampa
e
lasciare
tranquilli
i
compagni
di
squadra
per
farli
rendere
al
meglio.
Ottimo
tiratore
dalla
media
distanza,
con
gli
anni
migliorò
anche
la
sua
capacità
nell’esecuzione
da
tre
punti,
mantenendo
sempre
una
buona
media.
La
sua
bacheca
è
stracolma
di
trofei,
avendo
vinto
per
ben
sei
volte
il
titolo
di
MVP
(miglior
giocatore
nelle
finali)
e
per
altrettante
volte
il
titolo
NBA
con
i
Chicago Bulls
nelle
annate
1991-1992-1993
e
1996-1997-1998.
Dopo
un
inizio
in
sordina,
Michael
nei
primi
anni
novanta
riesce
a
vincere
il
cosiddetto
“Three
–
peat”:
i
“Tori
di
Chicago”
si
aggiudicano
per
tre
anni
di
fila
il
titolo
contro
vere
e
proprie
corazzate
come
Los
Angeles
Lakers,
Portland
Trail
Blazers
e
Phoenix
Suns.
A
coronare
questi
anni
di
vittorie,
si
aggiunge
anche
l’oro
olimpico
conquistato
dagli
U.S.A.
alle
Olimpiadi
di
Barcellona
del
1992
dove
il
Dream
Team
ha
vita
facile.
Nel
1993,
nel
momento
più
alto
della
sua
carriera,
il
padre
di
Michael
Jordan
viene
assassinato
da
alcuni
ladri
che
volevano
rubargli
la
Lexus
regalata
dal
figlio.
Verranno
rintracciati
immediatamente
dopo
e
messi
in
carcere.
Questo
evento
segna
profondamente
la
mente
di
Michael
Jordan
che
decide
di
chiudere
con
il
basket
per
dedicarsi
al
baseball.
Alla
base
di
questa
scelta
c’è
il
fatto
che
lo
sport
preferito
del
padre
era
proprio
il
baseball
e lì
avrebbe
voluto
indirizzare
Michael
fin
da
piccolo.
L’esperienza
nel
mondo
del
baseball
però
non
è
positiva
e
dopo
aver
militato
nei
Birmingham
Barons
e
nei
Scottsdale
Scorpions,
Michael
Jordan
termina
la
sua
avventura
e
decide
di
ritornare
al
basket,
dai
suoi
amati
Chicago
Bulls.
L’evento
è
straordinario,
aiutato
anche
dall’attenzione
mediatica
e
dallo
stesso
Jordan
che
lancia
lo
slogan
del
suo
ritorno:
I’m
back.
I
Chicago
Bulls
sono
una
squadra
stellare
e
con
Jordan
di
nuovo
nei
ranghi
diventano
imbattibili:
Scottie
Pippen,
Dennis
Rodman,
Ron
Harper
e
Luc
Longley,
con
in
panchina
campioni
come
Toni
Kukoc,
dominano
l’NBA
e
vincono
per
altri
tre
anni
il
titolo.
Nel
1998
arriva
il
secondo
ritiro
dall’attività
agonistica
che
verrà
smentito
un’altra
volta
nel
2001,
quando
tornerà
a
giocare
nei
Washington
Wizards.
Qui
Jordan
riesce
a
battere
un
altro
record,
quando
in
una
partita
contro
i
New
Jersey
Nets
diviene
l’unico
giocatore
di
quarant’anni
ad
aver
segnato
più
di
quaranta
punti.
Dopo
una
carriera
straordinaria
Michael
Jordan
si
ritira
per
la
terza
e
ultima
volta,
ricevendo
applausi
in
tutti
gli
stadi.
Terminata
l’attività
agonistica,
si
dedica
al
golf
e
rimane
nell’ambiente
NBA,
acquistando
il
club
degli
Charlotte
Bobcats.
Michael
Jordan
è
ancora,
a
distanza
di
anni,
l’immagine
del
basket
nel
mondo
perché,
con
il
suo
talento
e la
sua
forte
personalità,
ha
saputo
stregare
il
pubblico
di
tutto
il
mondo
lasciando
nel
cuore
di
tutti
un
bellissimo
ricordo.