N. 9 - Febbraio 2006
OBELISCHI E MISURAZIONE DEL TEMPO
Dall'orologio di Augusto alla meridiana di
Montecitorio
di
Matteo Liberti
.
Alcune tra le principali
piazze di Roma sono spesso decorate da alti obelischi:
alcuni sono egiziani, altri sono copie di epoca
romana. Il primo imperatore a portare gli obelischi in
città fu Augusto, ma il suo esempio fu seguito da
numerosi imperatori dopo di lui.
In epoca imperiale gli
obelischi non avevano una funzione decorativa, come
oggi, ma avevano un significato politico e religioso:
erano un bottino di guerra, il segno della potenza e
della capacità tecnica dell’impero, ed erano collocati
nei templi egizi (numerosi a Roma in quel periodo),
nelle aree consacrate al dio Sole o davanti a
monumenti funerari. Quasi tutti trovavano quindi in
luoghi diversi da quelli in cui sono posizionati ai
nostri giorni.
Oggi a Roma ci sono
ancora 13 antichi obelischi, ma originariamente erano
di più, almeno 17. Uno degli obelischi romani ancora
visibili è quello augustiano situato in piazza di
Montecitorio.
.
Figura 1 |
Figura 2 |
Figura 3.
Il
toponimo di questa piazza è oggetto di varie
interpretazioni nel tempo: una afferma che derivi dal
latino
Mon septorium,
per la vicinanza con la saetta, luogo ove si riunivano
i cittadini per essere chiamati ad entrare nei recinti
per le votazioni.
Oppure, c’è chi ha
considerato l’epiteto
“accettatorio” per
indicare la funzione di scarico dei rifiuti, o più
verosimilmente, di terra di riporto, perché essendo
una zona paludosa, a rischio malarico, furono
ricoperte le acque stagnanti con un grosso cumulo (mons).
L’imperatore Augusto,
tra gli anni 9 e 10 a.C., fece arrivare dall’Egitto
(precisamente da Eliopoli) un obelisco di circa 22
metri, per celebrare la vittoria dei Romani
sull’esercito egizio. L’obelisco era stato fatto
erigere dal faraone Psammetico II intorno al 586 a.C.,
per commemorare la vittoria sull’Etiopia.
Il grande monolite
in granito rosso fu pensato come gnomone di una
meridiana che (considerate anche le relazioni con i
monumenti a lui vicini ), attraverso la sua ombra,
segnasse le ricorrenze più importanti legate
all’imperatore stesso e alla sua politica, nonché il
mezzogiorno solare
dei vari giorni dell’anno su di un quadrante lapideo
attraversato da una striscia di bronzo dorato. Quest’ultima,
graduata, era la materializzazione della linea
meridiana (Nord-Sud).
Dunque duplice funzione:
indicatore giornaliero del mezzogiorno reale e
calendario.
L’obelisco doveva essere
collocato a nord-est dell’attuale incrocio tra via del
Campo Marzio e Via dei Prefetti, nella parte
settentrionale di Campo Marzio, che all’epoca
d’Augusto era completamente disabitato: c’era solo la
Via Flaminia (oggi via del corso), fiancheggiata da
tombe monumentali, tra le quali una piramide (o forse
due); non esistevano né le mura Aureliane, né la porta
Flaminia, realizzate circa 300 anni dopo.
Era un enorme spazio
libero, scelto da Augusto per manifestare
simbolicamente la sua potenza. Difatti era inserito in
un sistema di monumenti carichi di significato: tra
l’Ara Pacis, l’altare marmoreo fatto costruire
nell’anno 9 a.C. ( celebrazione dell’età augustea
come periodo di prosperità e pace dopo le lunghe
guerre civili) e il Mausoleo della famiglia imperiale.
Risulta importante
ricordare come l’asse mediano della base (quadrata)
dell’obelisco, diversa da quella attuale, non
risultasse coincidente con la linea meridiana, ma
rispetto ad essa deviata di 15° verso ovest. Ciò
faceva sì che all’alba del 21 Aprile, giorno della
nascita di Roma, il lato est della base dello gnomone
si trovasse esattamente perpendicolare alla direzione
del Sole in quel momento, nonché perpendicolare
all’asse dell’Ara Pacis.
Un altro evento
importante, sia dal punto di vista astronomico che
legato alla vita dell’imperatore, era l’Equinozio
d’autunno (il 23 settembre), giorno del compleanno
di Augusto: in questo giorno, al tramonto, l’ombra
dello gnomone toccava l’Ara Pacis.
Il giorno del Solstizio
d’inverno, 22 dicembre (inizio del Segno del
Capricorno, nonché data presunta del concepimento
dell’imperatore), sappiamo che il Sole si trova nel
suo punto più basso sull’Eclittica e l’ombra segnata
dallo gnomone presumibilmente copriva interamente la
lastra lapidea alla base dello stesso, per poi
decrescere lentamente: il decrescere dell’ombra
corrisponde all’ascesa del Sole, a simboleggiare il
nascere di una nuova era di pace...
.
L’orologio ha smesso di
funzionare pochi decenni dopo la sua realizzazione,
perché la piazza era continuamente ricoperta di
detriti portati dalle inondazioni del Tevere.
.
L’obelisco è rimasto in
piedi fino all’undicesimo secolo d.C., poi è crollato,
forse a causa di un incendio, ma c'è chi afferma che
già precedentemente fosse stato spezzato in cinque
parti, dopo l’invasione di Totila nel sesto secolo d.C.,
rimanendo coperto dai detriti.
I primi frammenti
dell’obelisco, furono ritrovati casualmente nel 1502
e papa Sisto V tentò più volte di rimetterlo in piedi
ma invano.
Ci riuscì Pio VI che nel
1794, lo ricompose definitivamente, collocandolo in
Piazza Montecitorio, dove è ancora oggi.
Il 7 giugno del 1998,
con l’inaugurazione della nuova sistemazione della
piazza, è stata anche riattivata la funzione gnomonica
dell’obelisco (vedi riproduzione). Attualmente
l’obelisco, con la nuova base, è alto 33,97 metri.
Ad oggi, in ogni caso,
non è più possibile ricostruire integralmente l’antica
e imponente meridiana augustea. Per quanto riguarda
gli studi fatti in epoca recente sul funzionamento
della meridiana di Montecitorio, non si possono non
ricordare le ricostruzioni sul progetto della
meridiana augustea, e la sua interpretazione da parte
di illustri personalità come l’archeologo tedesco
E.Buchner e gli studiosi R.Almeida e Claudio Assandri.
Nel 1979 l’archeologo
tedesco Buchner effettuò degli scavi in via del Campo
Marzio. Dagli scavi emerse, a 6,30 metri di
profondità, un lastricato in travertino dove erano
impresse, con lettere in bronzo, i nomi greci delle
costellazioni zodiacali e alcune indicazioni
astronomiche, come ”ETHESIAI PAUONTAI”, cioè "cessano
i venti Etesii", oppure “QEROUS ARCH”, cioè "inizio
dell’estate"…
Il lastricato era
inoltre attraversato perpendicolarmente da tacche di
3-4 cm di larghezza. Si trattava, dunque, di una linea
meridiana.
Buchner sosteneva che
l’orologio di Augusto comprendesse un’area molto
estesa e che fungesse anche da orologio giornaliero,
con le ore segnate dall’alba al tramonto.
L’indicazione dei giorni
di ogni mese, sarebbe stata data, secondo Buchner, da
un reticolo di linee orizzontali (curve)
rappresentanti l’ombra nell’arco di una giornata, e da
linee verticali (rette) rappresentanti la lunghezza
dell’ombra in relazione alla maggiore o minore altezza
del Sole sull’orizzonte.
Effettivamente, delle
curve/linee da oriente a occidente orizzontali, solo
una era retta, la linea degli Equinozi. Delle
verticali, la linea centrale, la più corta,
rappresentava il mezzogiorno.
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Ma come già detto dagli
scavi è emersa solo la linea meridiana del
mezzogiorno: del resto dell’aracne non vi era
traccia...
.
A
sostenere che lo gnomone servisse esclusivamente da
calendario e indicatore del mezzogiorno sono gli
studiosi Almeyda e Assandri.
La loro ipotesi, più
recente di quella di Buchner, si basa anche su un
passo di Plinio il Vecchio tratto dalla Naturalis
Historia (78 d.C.). Da Plinio si desume che la
platea dell’orologio avesse una lunghezza pari a
quella dell’ombra dell’obelisco all’ora sesta
(mezzogiorno) del giorno del Solstizio invernale (22
dicembre), inoltre si parla solo di una lastra con
righelli di bronzo: è esclusa la presenza di altre
indicazioni orizzontali orarie che farebbero dello
gnomone parte di un orologio.
.
Lo stesso Buchner,
d’altronde, ha ritrovato solo la linea del
mezzogiorno: è
allontanata, dunque, l’ipotesi della presenza di un
arachne
(sistema di linee
orarie).
Figura 4
La ricostruzione di
Almeida ed Assandri, si è rivelata la più attendibile
secondo gli studi ed i rilevamenti eseguiti oggi sul
luogo.
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Per concludere
citiamo l'opera di Plinio. Vi si può leggere come tale
meridiana fosse “…un congegno
che vale la pena di conoscere, e che si deve all’acume
del matematico Facondo Novio…”.
Riferimenti bibliografici:
www.romaspqr.it/Roma
www. Romaguide.it/passeggiate romane
www.romaonline.net/guida turistica/monumenti
www.scudit.net
www.montagnedoc.it
www.gnomonicaitaliana.it
www.augustoplacanica.it
www.romaturismo.it |