N. 84 - Dicembre 2014
(CXV)
La Meridiana di Santa Maria degli Angeli a Roma
Il Sole tangente - Parte II
di Federica Campanelli
Clemente
XI,
in
occasione
del
Giubileo
del
1700,
incaricò
una
Congregazione
per
la
Riforma
del
Calendario
presieduta
dal
cardinale
Enrico
Noris
e
con
segretario
il
già
citato
Bianchini,
che
per
la
progettazione
della
meridiana
si
farà
affiancare
dagli
astronomi
Giacomo
Filippo
Maraldi
e
Giovanni
Domenico
Cassini.
Scopo
è
verificare
l'efficacia
della
riforma
calendariale
gregoriana
(1582)
al
fine
di
determinare
con
la
massima
precisione
la
Pasqua
cristiana.
In
conformità
ai
dettami
del
Concilio
di
Nicea
(325),
infatti,
la
festa
della
resurrezione
doveva
coincidere
con
la
domenica
successiva
al
primo
plenilunio
seguente
l'equinozio
di
primavera.
Ecco,
dunque,
la
frase
Terminus
Paschae
due
volte
incastonata
lungo
il
segmento
della
meridiana,
a
indicare
il
range
temporale
entro
cui
può
cadere
la
Pasqua
cristiana;
l'equinozio
di
primavera
rappresenta
il
limite
inferiore.
Ancora,
i
due
pannelli
lapidei
al
di
sotto
dell'iscrizione
appena
citata
(più
precisamente
quella
incisa
all'equinozio),
mostrano
due
incisioni
ellittiche
contenenti
ognuna
due
regoli
metallici
la
cui
scala
graduata
è
stata
cancellata
dall'usura
del
calpestio.
I
due
riquadri
appaiono
perfettamente
speculari.
I
regoli
sistemati
lungo
l'asse
maggiore
dell'ellisse,
risultano
sfasati
di
circa
1,5
centimetri.
La
corretta
interpretazione
di
questo
impianto
del
tutto
singolare,
si
deve
a
Cesare
Lucarini
e
Mario
Catamo,
autori
del
volume
Il
Cielo
in
Basilica
(2002).
Questo
dispositivo,
definito
in
maniera
impropria
ma
calzante
cronometro
degli
equinozi,
permetterebbe
la
lettura,
oltretutto
con
una
certa
accuratezza,
del
numero
di
ore
che
precedono
(o
seguono)
l'equinozio.
Gli
autori
spiegano,
innanzitutto,
che
ogni
regolo
doveva
essere
suddiviso
in
30
segmenti
numerati,
vale
a
dire
le
ore
necessarie
alla
macchia
solare
perché
ne
percorresse
l'intera
lunghezza.
La
"misura"
del
tempo
in
cui
si
verificherà
l'equinozio,
si
compirebbe
osservando
il
numero
del
segmento
lambito
dal
bordo
inferiore
dell'ellissi
solare.
Le
indicazioni
per
la
corretta
direzione
di
lettura,
una
volta
incise
su
ognuno
dei
regoli,
ad
oggi
sono
riscontrabili
solo
parzialmente.
Il
prezioso
lavoro
svolto
da
Lucarini
e
Catamo,
tuttavia,
ha
dimostrato
come
due
lamine
adiacenti
portassero
l'una
la
frase
Ante
Aequinoctium
Vernum
Et
Post
Autumnale
per
la
lettura
delle
ore
antecedenti
l'equinozio
di
primavera
(aequinoctium
vernum);
e
l'altra
la
frase
Ante
Aequinoctium
Autumnale
Et
Post
Aequinoctium
Vernum
per
la
lettura
delle
ore
antecedenti
l'equinozio
d'autunno.
Lungo
i
due
fianchi
della
linea
meridiana,
sono
riportate
due
colonne
di
numeri
interi:
i
Gradus
Distantiae
A
Vertice
(gradi
di
distanza
dal
vertice)
a
sinistra
e le
Radii
Partes
Centesimae
(centesime
parti
del
raggio)
a
destra.
I
primi
rappresentano
la
distanza
zenitale
del
Sole
al
mezzogiorno
locale
vero.
La
seconda
serie
di
numeri,
dal
37
al
220,
riproduce
i
segmenti
centesimali
dell'altezza
del
foro
(assunta
pari
a
100).
Interessante
notare
come
la
funzione
trigonometrica
della
tangente
sia
ancora
una
volta
protagonista
del
sistema
di
riferimento
che
stiamo
descrivendo:
ognuno
dei
valori
centesimali
incisi
sulla
destra
della
meridiana
è
appunto
pari
alla
tangente
dell'angolo
zenitale,
moltiplicata
per
100.
Sullo
stesso
lato,
infine,
possiamo
leggere
una
delle
due
coordinate
celesti
del
sistema
equatoriale
cosiddetto
"mobile"
o
"assoluto"
(invariabile
con
la
posizione
dell'osservatore,
quindi
solidale
con
la
sfera
celeste).
Si
tratta
dell'ascensione
retta
di
22
stelle
fisse
relativa
al
1701:
Ascensio
Recta
Stellarum
Anno
MDCCI.
Questa
esprime
la
distanza
angolare,
misurata
sull'equatore
celeste,
tra
il
meridiano
celeste
passante
per
l'astro
e il
punto
equinoziale
di
primavera
(punto
vernale
o
punto
γ).
È
opportuno
tener
presente
che
parte
di
questo
complesso
sistema
di
riferimento
è
stato
nel
tempo
alterato
da
usura,
rimaneggiamenti
e
interventi
di
restauro
che
hanno
evidentemente
privilegiato
il
ripristino
del
solo
valore
estetico,
tralasciando
quello
tecnico.
Vi è
un
aspetto
che
seppur
ignorato
da
molti,
rende
la
grande
meridiana
di
Bianchini
ancor
più
affascinante
e
unica
nel
suo
genere.
La
Linea
Clementina
potrebbe
esser
definita
infatti
una
"meridiana
doppia"
dato
che
il
suo
meccanismo
contempla
anche
la
presenza
di
una
meridiana
boreale,
vale
a
dire
un
ulteriore
sistema
di
riferimento
dedicato
alla
mira
della
Stella
Polare.
Guardando
in
alto,
verso
la
parete
opposta
a
quella
in
cui
è
stato
praticato
il
foro
gnomonico
della
meridiana
australe,
osserveremo
una
croce
inscritta
in
un
cerchio
posta
davanti
una
grande
vetrata
rivolta
a
Nord.
Qui
si
apriva
una
finestra
attraverso
la
quale
gli
osservatori
astronomici
potevano
puntare
i
loro
strumenti
ottici.
.
La
meridiana
boreale
di
Bianchini
da
De
Calendario
(1703)
Sul
pavimento
marmoreo
della
Basilica,
parallelamente
alla
parte
iniziale
della
meridiana
australe,
Bianchini
ha
materializzato
il
moto
ellittico
apparente
della
Stella
Polare
intorno
al
polo
Nord
per
ogni
anno
giubilare,
dal
1700
(MDCC)
fino
al
2500
(MMD).
L'incisione
che
recita
Stellae
Polaris
Orbitae
Ad
Annos
Octigentos
chiarisce
che
il
lasso
di
tempo
coperto
da
tale
dispositivo
è di
800
anni.
La
meridiana
boreale,
pur
essendo
oggi
inutilizzabile,
rimane
potenzialmente
funzionante.