N. 83 - Novembre 2014
(CXIV)
La Meridiana di Santa Maria degli Angeli a Roma
Il Sole tangente - Parte I
di Federica Campanelli
Nel
transetto
destro
di
Santa
Maria
degli
Angeli
e
dei
Martiri
in
Roma,
incastonata
nella
splendida
pavimentazione
in
marmi
policromi
della
basilica,
si
estende
una
linea
meridiana
di
44,89
metri
facente
parte
di
un
grande
orologio
solare
–
tra
i
più
pregevoli
della
Capitale
–
inaugurato
il 6
ottobre
1702
e
tuttora
funzionante.
.
Foto
di
J.P.
Grandmont
Si
tratta
di
un’opera
notevole
sia
per
valore
estetico
sia
in
termini
di
qualità
tecnica,
e,
come
recita
l’epigrafe
collocata
in
basilica,
essa
«[...]
servì
a
regolare
gli
orologi
di
Roma
fino
al
1846
quando
il
cannone
cominciò
ad
annunciare
il
mezzodì».
Questo
strumento
astronomico,
conosciuto
come
Linea
Clementina
da
papa
Clemente
XI
(Giovanni
Francesco
Albani,
1649-1721),
che
ne
affidò
la
realizzazione
al
canonico
matematico
Francesco
Bianchini,
è
detto
meridiana
a
camera
oscura
per
la
presenza
di
un
foro
stenopeico
(foro
gnomonico)
posto
a
Sud.
A
Santa
Maria
degli
Angeli,
il
diametro
originario
del
foro
gnomonico
convertito
nel
sistema
metrico
decimale
è
approssimativamente
due
centimetri,
cioè
pari
alla
millesima
parte
della
sua
altezza
dal
pavimento
(20,34
metri),
così
come
previsto
dalla
prassi
costruttiva
dell’epoca.
A
differenza
di
orologi
solari
orizzontali
o
verticali
in
cui
è
presente
un
asse
gnomonico
opportunamente
orientato
rispetto
all’asse
terrestre
(parallelamente
o
perpendicolarmente
a
esso),
i
tipi
a
camera
oscura
proiettano
non
un’ombra
ma
una
macchia
solare
ellittica
(nel
caso
della
Linea
Clementina,
il
semiasse
maggiore
può
superare
i
110
centimetri
al
solstizio
d’inverno).
Il
contesto
ideale
è
pertanto
un
ambiente
chiuso
e
poco
illuminato.
Siffatte
meridiane
in
passato
erano
preferibilmente
definite
a
tangente
in
virtù
del
principio
matematico
alla
base
del
loro
funzionamento:
la
distanza
tra
la
macchia
solare
sulla
meridiana
(in
un
qualsiasi
periodo
dell’anno)
e la
proiezione
ideale
del
foro
gnomonico
sul
pavimento,
è
pari
alla
tangente
della
latitudine
geografica
corretta
con
la
declinazione
solare
(ai
solstizi
vale
±23°27’,
agli
equinozi
0°)
moltiplicata
per
l’altezza
gnomonica.
La
linea
meridiana
è
essa
stessa
la
materializzazione
della
retta
tangente
una
grande
circonferenza
immaginaria
centrata
sul
foro
stenopeico.
In
tal
modo
è
possibile
prevedere
le
posizioni
dell’ellissi
luminosa
durante
i
principali
eventi
astronomici:
solstizio
d’inverno
e
solstizio
d’estate
in
cui
si
raggiungono,
rispettivamente,
la
distanza
massima
e
minima
dal
foro
gnomonico,
e
punto
equinoziale
in
cui
il
Sole
entra
–
nel
suo
moto
apparente
–
nelle
costellazioni
dell’Ariete
in
Primavera
e
della
Bilancia
in
Autunno
(a
causa
del
moto
precessionale
del
pianeta,
in
realtà
il
Sole
transita
nelle
costellazioni
Pesci
e
Vergine).
Lungo
tutta
la
linea
meridiana
possiamo
osservare
le
diverse
costellazioni
zodiacali
riprodotte
attraverso
bellissime
tarsie
marmoree
realizzate
perlopiù
con
materiali
di
provenienza
archeologica.
A
destra
della
linea
vi
sono
le
costellazioni
estive
e
autunnali,
a
sinistra
quelle
primaverili
e
invernali.
Il
Cancro
e il
Capricorno,
coincidendo
con
i
solstizi,
sono
invece
collocati
alle
due
estremità
della
meridiana.
Le
figure
sono
inserite
entro
spazi
quadrangolari
con
lato
di
circa
90
centimetri,
fatta
eccezione
per
lo
Scorpione,
che
giace
in
uno
spazio
triangolare
alla
base
di
una
colonna
del
transetto.
Su
ogni
immagine
è
stata
riprodotta
la
relativa
costellazione
incastonando
stelle
bronzee
di
dimensioni
variabili
in
funzione
della
magnitudine
apparente.
Il
progetto
grafico
dei
segni
zodiacali
–
ispirato
alle
incisioni
firmate
Alexander
Mair
per
il
catalogo
stellare
Uranometria
di
Johann
Bayer
(1603)
– è
opera
di
Carlo
Maratta,
il
celebre
pittore
che
in
questa
stessa
basilica
troverà
sepoltura
nel
1713.