N. 96 - Dicembre 2015
(CXXVII)
IL MERCANTILISMO
FONDAMENTI ECONOMICI DEL XVI E XVII SECOLO
di Christian Vannozzi
Ci sono stati secoli, come il XVI e il XVII, in cui l’intera economia mondiale era appannaggio delle grandi potenze marittime europee come Spagna, Olanda, Inghilterra, Francia e Venezia. Erano i secoli del mercantilismo, una corrente, o per meglio dire una politica economica, che si basava sul fatto che la potenza di una nazione si basava sulla prevalenza delle esportazioni sulle importazioni.
In
pratica
secondo
questa
corrente
di
pensiero
ogni
nazione
doveva
sviluppare
al
massimo
il
settore
in
cui
poteva
vantare
maggiore
competenza
o
maggiori
risorse,
in
modo
da
poter
arricchire
se
stessa,
il
proprio
sovrano
e di
conseguenza
l’intero
popolo.
Le
politiche
economiche
messe
in
atto
dalle
grandi
potenze
marittime
dell’epoca
si
basavano
infatti
sull’affinità
economica
naturale
seguendo
i
tre
grandi
filoni
rappresentati
dall’agricoltura,
l’artigianato
e il
commercio.
Su
questa
base
gli
olandesi,
che
eccellevano
nel
commercio,
svilupparono
una
grande
e
forte
flotta
mercantile
in
grado
di
solcare
in
mari
in
sicurezza
e
scambiare
ogni
tipo
di
merce,
mentre
i
veneziani
svilupparono
l’artigianato,
oltre
alla
flotta
mercantile,
e
così
via.
Ogni
potenza
produceva
al
massimo
la
merce
di
cui
poteva
vantare
e la
scambiava
sul
mercato
per
arricchirsi.
Figura
centrale
del
mercantilismo
è
per
l’appunto
il
mercante,
dal
quale
la
corrente
economica
prende
il
nome.
Questo
diventa
una
sorta
di
figura
mitologica
che
si
stacca
dalla
morale
comune
muovendosi
nel
piano
sociale
ed
economico
che
lo
spinge
a
perseguire
prima
di
tutto
il
profitto,
dimostrando
il
suo
talento
come
commerciante,
imprenditore
e
banchiere.
Tra
il
mercante
e il
Governo
Statale
esiste
una
vera
e
propria
alleanza,
o
patto,
per
l’accrescimento
reciproco.
Grazie
al
suo
genio
economico
il
mercante
accresce
infatti
la
ricchezza
dello
stato
facendo
aumentare
le
esportazioni.
In
questo
modo
lo
stato
accresce
il
suo
potere
economico
essendo
al
centro
delle
politiche
economiche
degli
altri
stati.
Da
parte
sua
il
Governo
deve
garantire
la
sicurezza
e la
stabilità
dello
stato,
nonché
l’ampliamento
dei
mercati
e
delle
risorse
naturali
attraverso
la
politica
coloniale
e
gli
accordi
commerciali
interstatali.
L’economia
è
così
al
servizio
dello
stato
che
a
sua
volta
garantisce
stabilità
e
mercati
di
espansione
per
i
vari
mercanti
che
in
questa
maniera
hanno
la
possibilità
di
agire
senza
problemi
per
il
proprio
arricchimento
e
per
l’arricchimento
dello
stato
che
rappresentano.
Tra
gli
economisti
mercantilisti
più
famosi
ci
sono
gli
italiani
Giovanni
Botero,
Bernardo
Davanzati,
Antonio
Serra
e
Ferdinando
Galiani;
i
francesi
Jean
Bodin,
Antoine
de
Montchrétien
e
Jean-Baptiste
Colbert;
l'anglo-francese
John
Law;
i
britannici
Josiah
Child,
Charles
Davenant,
Gerard
de
Malynes,
Edward
Misselden,
Thomas
Mun,
William
Petty
e
James
Steuart;
l'anglo-olandese
Bernard
de
Mandeville,
autore
de
La
favola
delle
api;
lo
statunitense
Alexander
Hamilton
(nel
XVIII
secolo).