N. 78 - Giugno 2014
(CIX)
lE MERAVIGLIE
Grand Prix DU JURY a Cannes
di Giovanna D’Arbitrio
Pienamente
meritato
ci è
sembrato
il
premio
assegnato
a
Cannes
al
film
di
Alice
Rohrwacher,
Le
Meraviglie,
che
narra
la
storia
di
una
famiglia
particolare
di
apicoltori
in
cui
si
parla
italiano,
tedesco
e
francese.
La
trama
ha
indotto
molti
a
pensare
che
fosse
un’opera
autobiografica,
poiché
il
padre
della
regista
era
un
apicoltore
tedesco
sposato
con
un’italiana,
ma
in
un’intervista
ella
ha
dichiarato
quanto
segue:
“Il
film
non
è un
film
autobiografico,
ma
racconta
la
storia
di
una
famiglia
che
io e
mia
sorella
Alba
conosciamo
bene…
è
nato
dal
desiderio
di
raccontare
i
luoghi
dove
sono
nata,
ma
avevo
voglia
di
lavorare
con
lo
sguardo
ibrido.
è
una
fiaba
cruda,
si
può
leggere
come
la
storia
di
un
re,
una
regina
e di
una
ragazza
che
incontra
una
dama
bianca,
ma
essendo
legato
ad
un
lavoro
vero
e
faticoso,
è un
film
anche
sulla
realtà
e
lascia
spazio
allo
spettatore
per
un’interpretazione.
è
un
racconto
sul
perdono,
sulla
tenerezza
e
anche
sulla
sconfitta.
Non
ci
sono
buoni
o
cattivi,
ma
solo
due
possibilità
di
proteggersi
o di
esporsi
e
chi
si
espone,
come
qualcuno
a
modo
suo
nelle
Meraviglie,
spesso
fallisce”.
In
effetti
il
film
ci
fa
riflettere
su
tali
temi,
narrandoci
la
dura
e
faticosa
vita
di
una
famiglia
che
si
svolge
in
una
piccola
fattoria
della
campagna
umbra
in
cui
tutto
ruota
intorno
ad
alveari
e
produzione
del
miele:
tutte
donne
Angelica,
la
madre
(Alba
Rohwacher),
4
figlie
e
Cocò,
un’amica
(Sabine
Timoteo)
che
si
svegliano
all’alba
per
lavorare
e
obbedire
agli
ordini
di
Wolfgang
(Sam
Louwyck),
una
specie
di
“padre-
padrone”,
in
fondo
un
burbero
benefico
molto
amato
e
temuto
da
moglie
e
figlie,
in
particolare
dalla
sua
primogenita,
Gelsomina,
la
quale
lo
ammira
come
unico
mitizzato
referente
maschile.
Due
personaggi
inaspettatamente
portano
cambiamenti
nelle
loro
vite:
Martin,
un
ragazzo
disadattato
con
precedenti
penali
che
deve
seguire
un
programma
di
reinserimento
lavorando
nella
fattoria;
Milly
Catena,
un’affascinante
conduttrice
Tv
(Monica
Bedllucci),
travestita
da
mitologica
dea
etrusca
avvolta
in
svolazzanti
veli
bianchi,
che
cerca
iscrizioni
al
concorso
“le
Meraviglie”
per
sponsorizzare
le
produzioni
agricole
più
genuine
risalenti
alle
origini
antiche
del
luogo.
Delineando
i
personaggi
di
Angelica
e di
Martin,
Alice
Rohrwacher
(come
nel
precedente
film
”Corpo
Celeste”)
rivela
grande
sensibilità
e
delicatezza
nell’analizzare
quella
particolare
fase
della
vita
che
è
l’adolescenza
con
le
prime
esperienze
amorose
e
il
desiderio
di
libertà
;
allo
stesso
tempo,
inserendo
la
storia
in
un
mondo
campestre
che
non
ha
più
niente
dell’
antica
serenità
bucolica,
ci
dimostra
con
precisione
documentaristica
come
la
disperata
lotta
degli
apicultori
sia
destinata
a
fallire.
Il
mondo
volgare
della
Tv
locale
con
il
suo
concorso
a
premi
si
pasce
di
vuote
parole,
di
danze,
suoni
e
costumi
kitsch
vagamente
etruschi
e
non
può
comprendere
e
premiare
il
duro
lavoro
di
Wolfgang,
né
l’aspetto
poetico
della
performance
di
Gelsomina
dalla
cui
bocca,
dischiusa
come
un
fiore,
emergono
api
ammaestrate
che
lievi
ne
sfiorano
il
volto
al
suono
melodioso
del
fischio
di
Martin,
qualcosa
di
ancestrale
che
ci
riporta
davvero
ad
un
mondo
lontano.
Restano
impresse
le
parole
di
Wolfgang
che
con
semplicità
ed
umiltà
parla
di
verità
che
nessuno
ascolta
davanti
alle
telecamere:
“Tutto
naturale,
solo
miele
puro
di
api...
Il
mondo
sta
per
finire...”,
ma
imbarazzato
non
completa
il
suo
discorso,
intuendo
che
le
sue
parole
cadono
nel
vuoto.
Mentre
scorrono
i
titoli
di
coda
si
prova
un
sentimento
di
grande
dolcezza
per
i
valori
esaltati
dal
film
e
nello
stesso
tempo
si
pensa
con
amarezza
ad
un
mondo
rurale
in
estinzione
e
alla
vita
difficile
delle
api
che
oggi
diminuiscono
sempre
più.
Non
a
caso
Albert
Einstein
affermò:
“Se
sparissero
tutte
le
api
dalla
Terra,
allora
l’Uomo
avrebbe
soltanto
quattro
anni
di
vita.
Niente
impollinazione,
niente
piante,
né
animali,
né
uomini”.